Hurt
him to save him
Secondo
capitolo – Invincible madness
Providence,
17 aprile 2005
Ore
14.00
Tour
bus
Quattro
lunghi mesi erano ormai passati dalla morte di Gaia e quella mattina, sul tour
bus, l’aria era decisamente tesa.
In quei mesi erano successe parecchie cose
e il comportamento di Matthew, in alcuni momenti, aveva più che fatto
preoccupare i suoi amici.
Era tornato a casa sua, per l’ultima volta:
l’aveva chiusa, senza spostare neanche un oggetto. Aveva raccolto le sue cose ed
era scappato da quelle mura: sinceramente, non aveva idea di cosa ne avrebbe
fatto. Venderla, tenerla per tornarci o semplicemente lasciarla marcire lì: in
quel momento la cosa poteva benissimo essere messa in secondo piano. L’unica
cosa certa, però, era che non ci sarebbe tornato subito: l’idea di tornare in
quella casa, fra i loro oggetti e i loro ricordi, gli faceva scorrere brividi
freddi per tutto il corpo. Si era sistemato da Dominic, come quando erano
giovani: un po’ di distrazione sarebbe stata sicuramente l’ideale, in una
situazione come quella. Poi, ne siamo consapevoli tutti, Dominic era il mago
delle distrazioni, con quei lati giocosi e un po’ infantili della sua
personalità.
Fu però proprio il batterista ad accorgersi dei suoi strani
comportamenti, durante questa convivenza: naturalmente non era plausibile
neanche prendere in considerazione una completa “guarigione” del ragazzo in
pochi mesi, ma certe volte Matthew assumeva degli strani comportamenti, la
maggior parte dei quali non aveva assunto nel periodo più vicino alla notizia
della morte di Gaia. Era come se fossero nati con il tempo, giorno per giorno,
accompagnando forse la consapevolezza della sua morte.
Certe volte si
perdeva a guardare fuori dal finestrino, di punto in bianco: qualsiasi fosse la
situazione, anche durante una conversazione, i suoi occhi venivano attratti da
qualche particolare al di fuori del bus e si perdevano nel paesaggio. Oppure
passava dall’essere estremamente amichevole, all’urlare senza un apparente
motivo o comunque usando scusanti che poco riguardavano la situazione che si era
creata.
Tutti erano più che preoccupate ma, più per una questione di
sopravvivenza che altro, cercavano di non darlo a vedere: se c’era una cosa, una
sola cosa che Matthew proprio non poteva soffrire, era quella di avere addosso
la pena o le preoccupazioni degli altri.
Questa presa di posizione,
però, morì l’otto aprile a Boca Raton, primo concerto della ripresa del tour.
Dopo i primi quaranta minuti di spettacolo, non appena le prime note di
Blackout avevano cominciato a farsi spazio nell’aria, Matthew improvvisamente
aveva lasciato il palco. Era corso su per le scale, fino ad arrivare in
camerino, con tutta la forza che possedeva in corpo, lasciando così i due amici
a gestire la situazione e scusarsi con il pubblico.
Quando Chris, Dominic e
Tom corsero in camerino, lo trovarono seduto sul divano, le gambe incrociate e
lo sguardo di chi non ha coscienza delle proprie azioni e reazioni. Era stato
come se le note di quella canzone gli avessero immesso nel cervello un allarme:
scappa, fuggi via. Per quei pochi
ultimi secondi di lucidità riuscì a pensare solo quello. Correre.
“Si può sapere che cazzo ti è preso?” Urlò Tom,
entrando e sbattendo la porta. Matthew lo guardò senza vederlo veramente: era
come se tutto intorno a lui fosse così tremendamente grigio da non riconoscere
più i contorni delle cose.
“Scusa Tom, io non so cosa sia successo.” Rispose
con voce flebile, sperando che quelle parole potessero in qualche modo bastare
al suo manager.
Tom si gonfiò di rabbia e frustrazione. “Scusa? Scusa un
cazzo, Bellamy!” Urlò ancora. “Hai detto d’essere pronto. –Sì, ragazzi,
ricominciamo il tuor! Non possiamo certo deludere così tante persone solo perché
io sono un po’ giù!- Cazzate! Cazzate su cazzate, Bellamy! E ora? Credi di non
aver deluso tutte quelle persone? Credi che ci porterà buona pubblicità, tutto
questo? Prima di fare cazzate, pensaci la prossima volta. E pensa soprattutto a
quelli che porti giù con te.”
Probabilmente, pensò Matthew, Tom aveva
ragione. Ma ormai era fatta.
“Adesso tu stai qui e ti calmi con Chris. Al
pubblico ci penso io.” Disse solamente Dominic, non riuscendo nemmeno a
guardarlo negli occhi. Così come era arrivato, attraversando la porta quasi
sperando di essere invisibile, così torno indietro: in silenzio.
Sedevano l’uno davanti all’altro, in silenzio: tutto intorno a loro
sembrava essere in attesa. Un attesa pesante, insopportabile per la mente già
provata di Matthew. Chris, le pareti, il mondo intorno a lui tacevano, pronti ad
ascoltare una spiegazione che il cantante non era in grado di dare nemmeno a se
stesso.
Cercando di respirare più silenziosamente possibile – per paura che
Chris potesse alzare gli occhi e parlare, immagino – Matt si portò una mano alla
bocca e cominciò a mangiarsi le unghie con foga.
Se c’era una cosa, una
sola cosa, che Chris non poteva sopportare era il mangiarsi le unghie. L’idea,
sinceramente, gli faceva anche un po’ schifo. Con uno scatto felino – e
ricordate di chi stiamo parlando: “felino” nel modo in cui Chris potesse esserlo
– afferrò il polso del suo amico e lo riportò giù.
Matthew lo guardò
spalancando gli occhi: non era certo da lui reagire con gesti così bruschi.
Vedete, nei tre, Chris era sempre stato il tipo calmo. Era il tipo razionale,
quello che fa programmi e segue sempre ciò che dice, seguendo un filo logico.
Sapeva prendere ogni situazione esattamente come andava presa, dando alle cose
il giusto valore. In effetti, era rassicurante per Matthew averlo intorno.
“Matthew, ascoltami. Quello che è successo oggi non è sano.” Disse con
voce calma, quasi apprensiva. “Sono molto preoccupato per te, Matt. So che hai
passato un momento difficile: è stato orrendo per noi, figuriamoci per te, e
questo lo capisco. Quindi se vuoi interrompere il tour, o rimandarlo o quello
che ti pare, insomma. Basta dirlo, ok? Non voglio che ti prenda un esaurimento
nervoso.” Continuò, cercando di trovare le parole giuste, per non sembrar dire
“Matt, sembravi un pazzo psicotico, porco cazzo.”
Matthew si portò una mano
alla nuca, sospirando.
“Chris. Non è che non ce la faccio. Anzi, direi che
devo farcela. Non m’è rimasto nient’altro, capisci? Ci sono solo delle cose
che…” Disse, portandosi una mano al volto. Fece per dire qualcos’altro ma Chris
lo interruppe.
“Capisco, sì. La morte di Gaia, il cambio di casa, il nuovo
tour…” Sospirò, annuendo lentamente.
“Veramente io Gaia la volevo già
lasciare da un po’.” Sussurrò, alzandosi e correndo via.
Lasciare. Come lasciare?
Chris
si alzò di scatto, si passò una mano sul viso e lanciò un pugno al
muro.
Senza un apparente motivo.
Era
per questo che quel giorno – 17 aprile 2005 – l’atmosfera non era delle
migliori. Matthew sembrava parecchio agitato e “fuori”, lo stesso comportamento
che aveva assunto quel giorno a Boca Raton. Tutti i ragazzi rimasero sorpresi:
quando erano andati via, l’otto aprile, Matthew sembrava essere tornato normale.
Non c’erano più stati casi come quello – o almeno non così gravi. Certo, ogni
tanto durante i concerti smetteva di cantare o si limitava a fare il suo
lavoro.
Quella passione, quella fiamma che l’aveva guidato nel suo lavoro per
tutti quegli anni si era ridotta ad una flebile fiammella – come una candela
priva d’ossigeno, troppo stanca e consumata per continuare a brillare.
Il
concerto di Providence, infatti, andò come doveva andare: non ci furono nemmeno
più le ormai consuete situazioni di silenzio. Semplicemente, Matthew fece c’ho
che c’era da fare e accontentò così il pubblico.
Nelle ore successive sembrò
tornare tutto normale: Matthew era anche tornato a sorridere agli strani
comportamenti di Dominic o alle battute di Chris.
Sembrava andare tutto
bene.
Sembrava.
PurpleMally’s
Note
Buonsalve!
Beh,
beh, beh! Non pensavo che il primo capitolo sarebbe stato così ben accolto!
Spero che anche il secondo – piccolo, corto, cortissimo secondo capitolo-
v’aggradi così.
Ps. Maledetta
me, ho scoperto solo pochi giorni fa la possibilità di rispondere alle
recensioni direttamente sotto le stesse. Quindi lascio i ringraziamenti a questa
sera, quando mi metterò lì e risponderò alle recensioni una per una.
Grazie
mille per le vostre opinioni,
Baci baci.
Mally.