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Autore: Mia Swatt    01/01/2011    7 recensioni
2O/O2/2O13 INIZIO REVISIONE STORIA.
[ PRIMA STORIA della Trilogia: L'amore in bilico. ]
Bella vive a Forks con suo padre, Charlie. È figlia unica fino a quando suo zio, fratello di suo padre, non annuncia una partenza imminente per l’Italia insieme alla moglie e chiede a loro di tenere la loro figlia, Elisabeth. Inizia il nuovo anno scolastico, l’ultimo, e l’attenzione della nuova arrivata punta subito su uno dei ragazzi più ambiti della scuola, Jason Cullen. Ma i Cullen hanno un segreto che custodiscono gelosamente. Intanto alla Forks High School arrivano due nuovi ragazzi: Edward e Alice Masen. Bella rimane quasi da subito folgorata dal ragazzo dagli occhi verdi, ma quest’ultimo sembra non ricambiare. Ma c’è qualcosa di strano nel modo in cui Edward guarda Bella. Odio o Amore? E cosa nascondono i nuovi arrivati?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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BUON ANNO A TUTTI QUANTI! Come state? Bhé io maluccio, perchè ho la febbre XD ma vi ho postato come promesso il nuovo capitolo! Chiedo scusa se troverete errori, ma non sono in forma per rileggere tutto!! Quindi scusate! Non mi dilungo molto, rispondo a blocco alle recensioni e vi lascio al capitolo! Un bacione!

Cosa dirvi? Grazie infinitamente per le recensioni che vedo aumentano ogni capitolo di più! Mi raccomando non mi abbandonate :) MAIA96 la tua idea direi che è molto bella! Ma purtroppo Edward è un osso duro, o forse no? Continua a leggere e lo scoprirai! SWEET BLEEDING STAR se hai ragione lo scoprirai presto, ma per adesso no! Continua a recensire mi raccomando! La prossima volta ti risponderò in modo più appropiato, adesso è colpa dei 38 di febbre XD ANTONELLA64 sono contenta che la mia storia ti piaccia! E per scoprire cosa sono Edward e Alice dovrai aspettare ancora un pò, ma già nel prossimo capitolo qualcosa si scoprirà! BELNINA se pensavi che quella fosse una tortura devi vedere questo capitolo! Penso che scapperò in Groellandia per non essere uccisa da voi ahahahah MARIE grazie cara!! E non voglio liberarmi di te e delle tue recensioni! Purtroppo Edward resterà stronzo, ma già in questo capitolo qualcosina, molto -ina, cambia! LILYANNE89MASEN io ho la febbre per colpa tua! Sappilo ù.ù quindi per il prossimo capitolo voglio una recensione formidabile!! AMANTIDE Cinziolina! Sai già che ho la febbre XD quindi ti dico solo che dopo tutti i tartassamenti per avere spoiler eccoti qui il capitolo! Spero che ti piaccia!

Quattordicesimo Capitolo : Clair de Lune

Pov. Bella

Era ormai passata una settimana dalla festa di Halloween organizzata dai Cullen, proprio a casa loro. Eravamo a Dicembre. Per tutta la città si sentiva già aria natalizia. Alcune vetrine e strade erano addobbate e altre in fase di costruzione. Tra due settimane sarebbe arrivato Natale.
Nonostante facessi di tutto per non pensare, la mia mente tornava spesso a quel bacio, quella sera. Dio mio! Ma ero forse ubriaca? Come diavolo mi era saltato in mente di baciare un emerito sconosciuto? Non sapevo assolutamente nulla di lui! Dopo il bacio era semplicemente scomparso.
Le ragazze si erano preoccupate non trovandomi più, così, non appena mi voltai a rispondere, lui prese l’occasione per andare via. Quando mi rigirai per dirgli che forse era meglio che io tornassi dai miei amici, lui non c’era più. E come se non bastasse, Lis mi considera pazza!
Ricordo ancora la discussione del giorno dopo:

<< Ti ha baciata? E tu lo hai baciato? Oddio e chi è? Chi era? >> chiese lei sistemandosi meglio sul mio letto
<< Ehm non lo so >> dissi arrossendo. Mi sentivo una povera sciocca
<< Come sarebbe che non lo sai? >>
<< Non abbiamo parlato molto… >>
<< Ok Bella, ma saprai qualcosa! Che ne so >> mise l’indice sotto il mento e cominciò a pensare << come si chiama? >>
<< Non lo so >> risposi
<< Anni? >>
<< Non lo so >>
<< Che voce aveva? >>
<< Non lo so >>
<< Colore degli occhi? >>
<< Lis, non lo so! >>
<< Oh mio Dio, Bella! >> urlò spazientita, alzandosi dal letto << questa è facile! Dovrai saperla, spero! Quanto era alto? >>
Ci pensai un attimo << Mm direi sul metro e ottanta, si. Più o meno come… >> mi interruppe
<< Edward? >> chiese lei
<< Si, era alto quanto Edward >> ma non era Edward. Lui non mi avrebbe mai baciata o guardata o toccata in quel modo. Mai. Purtroppo.
<< Allora il mistero è risolto! >> disse Lis, enfatizzando il gesto con uno schiocco di dita << hai sognato Edward! Oppure ti sei semplicemente immaginata lui che ti baciava perché, diciamocelo, gli vuoi saltare addosso da quando ha messo piede in questa piccola città! >>
<< Lis! Ma cosa dici? E comunque non sono pazza! >>

<< Bella? Guarda che dovevi girare a destra! La scuola è là! >> mi richiamò Lis
<< Oddio è vero! Di qua andiamo a Port Angeles! >> cavolo! Così saremmo arrivate in ritardo!
<< Ma va? >> chiese sarcastica << ma cosa ti prende stamattina? >>
<< Niente scusa, ero solo soprapensiero e non mi sono accorta che eravamo già praticamente sulla via di scuola >> risposi in mia difesa
<< E a cosa pensavi? Oddio non dirmi che stavi ancora pensando al tipo mascherato?! >>
<< No, veramente stavo pensando al fatto che tu mi hai presa per una visionaria! >>
<< Andiamo non solo io! Anche Rose ti ha detto di non aver visto nessuno vicino a te quando siamo arrivate in cortile! E nemmeno Alice. E vogliamo ricordarci del piccolo particolare delle foto? >> oh no, ancora con questa storia no << Jason ed Emmett hanno spulciato tutte le foto fatte in quella serate, più i video, e non c’è nessuna traccia del ragazzo che tu hai descritto >>
<< Ma ti ho detto che non era alla festa! Cioè si, forse, ma io non l’ho visto all’interno della casa, ma fuori. Anche io ero alla festa e sulle foto non compaio >> dissi
<< Si, ma perché tu non te le fai mai fare! E non c’eri quando sono state scattate >> mi rispose, pentendosi di ciò che aveva appena detto. La sua teoria stava crollando miseramente
<< Appunto Lis! Io non c’ero nelle foto. Però ero presente alla festa. Quindi per la regola non può valere anche per lui? >>
Mentre aspettavo la risposta entrai nel parcheggio della scuola. Vidi l’auto di Rose così la affiancai. Spensi la radio, tirai il freno a mano e uscii dall’auto. Lis prese la sua borsa e mi parlò dal sopra il tettuccio.
<< Perché lui non lo ha visto nessuno! >>
<< Lui chi? >> la voce di Edward mi fece sobbalzare. Mi voltai e lo vedi a pochi centimetri da me. Cosa ci faceva così vicino?
<< E a te cosa te ne importa? >> rispose Lis
<< Sempre gentile, vero? >> disse lui
<< Bhè tu a gentilezza non sei secondo a nessuno >>
<< La volete finire? Ma non andate proprio d’accordo voi due, eh? >> intervenni, cercando di allontanarmi da Edward. Stranamente ci riuscii.
<< È tua cugina >> mi rispose lui
<< Bella scusa, bravo! >> ribatté lei, applaudendo
<< I bambini >> dissi sottovoce
<< Fratellone! Potresti aspettarmi però! >> disse il folletto Alice << ciao Bella! >> e mi abbracciò << Lis, buongiorno! >>
<< Ciao Alice! >> rispose sorridente mia cugina << wow, bella giacca! >>
<< Grazie! >>
<< Ciao ragazzi! >> dissero in coro i Cullen, ci voltammo verso di loro e salutammo. Jason si avvicinò a Lis, le mise un braccio in torno alla vita, lei si voltò e si scambiarono un tenero bacio. Emmett e Rose si tenevano per mano e Jasper fissava Alice, la quale gli si avvicinò dandogli un leggero bacio sulla guancia.
Con tutte quelle coppie mi sentivo a disagio. Mi voltai verso Edward e lo vidi guardarsi in torno. Sembrava imbarazzato anche lui.
<< Edward! >> sentii chiamare Tanya
<< Bhè ragazzi, il dovere mi chiama. Ciao a tutti >> ci disse lui e con passo svelto raggiunge la Barbie. Mi soffermai a guardarla. Aveva una coda di cavallo, tacchi alti, fin troppo, una minigonna, davvero mini! Nera. Il giubbotto, rosa, aveva un unico bottone all’altezza del seno e un collo di pellicciotto. Sembrava proprio una sgualdrina. Mi chiedevo cosa avesse di tanto speciale per attirare l’attenzione di Edward. Certo era molto bella, ma il resto? Non si poteva dire che brillasse in fatto di intelligenza, non era simpatica, forse antipatica quanto subdola. E aveva una risata agghiacciante.
<< Bella, andiamo? >> chiese Alice
<< Si, arrivo! >> mi affrettai a raggiungerla e ci dirigemmo tutti insieme verso l’edificio scolastico.
Con mia somma gioia, e in questo caso “ gioia “ è ironico, mi ricordai che alla prima ora ci sarebbe stata Biologia. Fantastico.

Quando arrivai nell’aula vidi Tanya seduta sul mio banco che chiacchierava con Edward. Il nervoso mi assalii. Raggiunsi la mia postazione a grandi passi, lanciai la borsa sulla sedia e le dissi, in tono tagliente << Questo è il mio posto, inoltre non ricordo che noi due abbiamo Biologia insieme, o mi sbaglio? Non dovresti essere a lezione, Tanya? >> mi fulminò e scese, agilmente, dal tavolo.
<< Ci vediamo, Eddy >> mi superò, urtandomi la spalla con la sua, e sempre senza degnarmi di uno sguardo uscì.
<< Sgualdrina >> mi accorsi troppo tardi di averlo detto a voce alta. Sperai solo che lui non avesse sentito
<< Isabella Swan che dice le parolacce >> speranza svanita << cosa ti ha fatto di tanto brutto Tanya? >>
<< Non credo che sia affari tuoi, Edward >> risposi senza voltarmi
<< Mm questa mattina siamo di cattivo umore, non è vero? >>
<< Ripeto. Non sono affari tuoi, Edward >>
Successe tutto in una frazione di secondo. Prese la mia sedia e la trascinò vicino a lui. Le sue labbra erano quasi appoggiate al mio orecchio. Potevo sentire il suo respiro solleticarmi la pelle, fresco. Sapeva di menta.
<< Non sarai forse… Gelosa? >> che razza di stronzo! In preda all’irritazione mi voltai a guardarlo. Mossa sbagliata. I nostri nasi si scontrarono. Era così…così vicino! Mise un braccio sullo schienale della sedia e l’altro sul tavolo del laboratorio. Ero paralizzata tra le sue braccia. I suoi occhi verdi erano ad un movimento dai miei. Ogni volta che stavamo così vicini sentivo qualcosa. Un calore sconosciuto mi invadeva il cuore. E avvertivo una sensazione famigliare, di tranquillità, di pace. Stare con lui, vicino a lui, mi faceva sentire completa. A casa.
<< Io non… Io… >> non riuscivo a parlare e lui sorrise. Quel sorriso sghembo che mi faceva perdere la testa! Era sicuro di sé, era furbo ed era stramaledettamente sexy!
<< Si? >> mi chiese << tu non… Cosa? >>
<< Non sono gelosa… Io non lo sono >> riuscii a dire, con voce tremante. Sentivo il cuore battere all’impazzita. Sicuri che non lo sentisse anche lui?
<< Chissà perché, ma non ci credo nemmeno un po’ >> e mi spinse via, tornando al suo posto. Ripresi così lucidità.
<< Non sono gelosa di te, razza di idiota! Anzi, spero proprio che tu e Tanya viviate felici e contenti! >>
<< Questa è una reazione da ragazza gelosa >> mio Dio se era irritante!
<< Ti ho detto che non sono gelosa! >>
<< Allora lui chi è? >> chiese di punto in bianco
<< Come scusa? >>
<< Il ragazzo di cui stavi parlando con la tua simpaticissima cugina >>
<< Ma cosa ti interessa, eh? >> dovevo mantenere il controllo << mi hai fatto capire più di una volta che di me, di quello che faccio, non ti importa niente. Quindi spiegami perché dovrei dirti quello che faccio della mia vita >>
<< Touché >> rispose nel momento stesso in cui arrivò il professore e ci richiamò all’ordine.
La lezione passò in fretta e quando la campanella suonò vidi Edward alzarsi e andare via. Non mi accorsi che si era soffermato dietro di me, finché con sentii la sua voce vicino al mio orecchio
<< Ci vediamo più tardi a Francese, Bella >> e si diresse verso la porta
<< Francese! Strepitoso >> qualcuno ce l’aveva con me. Senza ombra di dubbio.

Finalmente la giornata era quasi conclusa. Mi stavo dirigendo all’ora di Francese quando ebbi la terribile sensazione di essere spiata. Mi voltai più di una volta, ma il corridoio era deserto. Accelerai il passo e raggiunsi l’aula. Vidi Edward seduto vicino alla finestra. Era appoggiato allo schienale della sedia, una gambe appoggiata perpendicolarmente sull’altra e mi guardava sorridendo. Quella faccia da strafottente era da prendere a schiaffi. Io raggiunsi un banco accanto al muro, in fondo all’aula. Mi sedetti, appoggiando i libri, e gli rivolsi un sorriso più che falso.
<< Bene ragazzi, ora che ci siete tutti possiamo iniziare >> iniziò la professore << visto che tra poco è Natale ho pensato di chiudere qualche voto e per farlo ho intenzione di assegnarvi una relazione >> un mormorio di disapprovazione si levò dalla classe, ma la professoressa non gli diede peso << vi metterò a coppie. Ed ogni coppia dovrà portare una ricerca dettagliata su vita, modi e costumi della città francese che gli è stata assegnata. Avete dieci giorni >> tutti i ragazzi iniziarono a chiedere se potevano stare con uno piuttosto che con l’altro, ma subito la signorina Moreau ruppe le, cosiddette, uova nel paniere.
<< Le coppie sono già state scelte, da me. In base ai vostri voti >> quando cominciò a elencare pregai con tutte le mie forse di non finire con Edward
<< Cullen con Swan. A voi la capitale: Parigi >> ma perché ogni volta che speravo qualcosa succedeva sempre l’opposto? Mi voltai verso Edward, il quale mi fece cenno col capo e mi sorride. Sarebbero stati giorni molto lunghi.
Quando la campanella suonò lo vidi avvicinarsi al mio banco.
<< Ci ho pensato e sono arrivato alla conclusione che… >>
<< Tu pensi? Wow, questa si che è una scoperta >> dissi interrompendolo
<< Dicevo >> disse visibilmente irritato << la relazione posso farla io e poi la firmi anche tu. So molto sulla Francia, soprattutto di Parigi. Così non dovremo vederci più del dovuto >> ma stava dicendo sul serio?
<< Stai scherzando, vero? >>
<< Mai stato più serio >>
<< Edward, non so come funziona il tuo cervello, ma il mio mi dice che la tua è una proposta ridicola. Non sono scema, quindi la ricerca la si fa insieme, visto che vale come voto finale del primo semestre >>
<< D’accordo allora! Ci vediamo da me domani dopo la scuola >> lo guardai interdetta. Ma soffriva di qualche disturbo mentale?
<< I tuoi cambiamenti d’umore mi fanno girare la testa >> dissi prendendo la borsa e uscendo fuori. Lui mi seguì.
<< Perché? Ti ho fatto un’offerta, l’hai rifiutata. Cosa dovrei fare? Non posso obbligarti ad accettare. Vuoi collaborare, ti ho fornito il quando e il dove >>
<< Perfetto! >> risposi
<< Perfetto >> ribatté lui, facendomi eco
<< Me lo dai questo indirizzo o no? >>
Non rispose. Lo vidi strappare un foglio dal quaderno e scriverci sopra. Dopodiché me lo porse << Sai arrivarci? >> guardai il nome della strada
<< Ma non ci sono case da quelle parti >> risposi
<< Bhè ti sbagli >> mi disse << io e mia sorella abitiamo là. Quando arrivi al bosco taglia a sinistra, passato un viale stretto, ma accessibile in auto, c’è la casa >>
<< Va bene >>
<< Senti facciamo così, non si sa mai che il tuo senso dell’orientamento faccia schifo >> lo guardai stizzita << domani vieni direttamente con me, così vedi la strada >>
<< Come ti pare >>
<< Bene, allora io vado. A domani, Bella >>
<< Ciao! >> gli risposi in tono non molto gentile.
Arrivai alla mia auto e aspettai che Lis mi raggiungesse per poter tornare a casa. Le spiegai che l’indomani sarebbe dovuta tornare da sola perché, a causa di una stupidissima ricerca, io sarei dovuta andare a casa Masen.

Per mia sfortuna il giorno dopo arrivò molto in fretta.
Stavo aspettando Lis davanti alla mia Micra, per darle le chiavi. Edward accanto a me sbuffava.
<< Potresti smetterla? >> gli chiesi << sono infastidita quanto te >>
<< Se tu fossi davvero infastidita, adesso, saremo già a casa mia a fare quella stupida relazione >>
<< Non posso lasciarla a piedi! >>
<< Ma Jason non è ancora uscito >> mi fece notare. In effetti l’auto dei Cullen era ancora al suo posto << non avevano l’ora di Ginnastica insieme? >> mi chiese ed io annuii << benissimo, quindi saranno da qualche parte a sbaciucchiarsi! >> mio Dio quanto era irritante!
<< Edward non ho nessuna intenzione di… >> non mi fece finire. Mi sfilò le chiavi della macchina. La MIA macchina! E si diresse verso l’edificio
<< Emmett! >> mi sporsi un po’ e vidi l’orso uscire
<< Dimmi Eddy >>
<< Noi dovremmo andare via. Potresti dire a Lis che queste sono le chiavi dell’auto di Bella? >> e gli porse le chiave
<< Certo amico! Nessun problema! >>
<< Finalmente! >> disse voltandosi verso di me << Grazie! >> parlò ad Emmett << ora possiamo andare >> ero interdetta. Ma chi diavolo si credeva di essere? Non mi mossi. Incrociai le braccia e alzai un sopracciglio
<< D’accordo >> disse e mi afferrò il gomito trascinandomi verso la Volvo
<< Ehi! >> mi lamentai, ma nulla. Aprì la portiera col telecomando che aveva in tasca, mi fece scivolare sul sedile anteriore del passeggero e mi allacciò perfino la cintura! Dopodiché fece il giro dell’auto e salì anche lui.
<< Questo è sequestro di persona >> dissi mentre metteva in moto e uscivamo dal parcheggio della Forks High School
<< Non credo lo sia >> disse sorridendo << tu dovevi già venire da me, lo sa mezza scuola. Quindi, spiacente signorina Swan, ma la sua affermazione decade pietosamente >> decisi di non parlare e non starlo nemmeno a sentire. Mi voltai verso il finestrino e guardai fuori. Lui accese la radio, ma forse era un Cd, e la melodia che partì mi fece voltare
<< Clair de Lune? >> chiesi esterrefatta
<< Si, conosci Debussy? >> mi chiese, staccando per qualche secondo gli occhi dalla strada
<< Si, lo conosco. Mi piace quel genere di musica >>
Non so spiegare il motivo. Ma tutto ciò che era legato al pianoforte mi aveva sempre affascinata, più degli altri proprio Claude Debussy. Era stato un compositore e musicista francese. Ancora oggi è ricordato in patria e nel mondo come uno dei più importanti compositori francesi di tutti i tempi, nonché uno dei massimi protagonisti, insieme a Maurice Ravel, dell'impressionismo musicale, definizione che però lui disprezzava fortemente accostata alle sue opere.
<< Clair de Lune è molto bella, come melodia. Credo che in un certo senso si possa paragonare al corso della vita >> lo ascoltavo assorta << se l’ascolti bene, la sua melodia cambia man mano che si va avanti a suonarla. All’inizio è incerta, come un bambino che si trova davanti al mondo per la prima volta. È spaesato, insicuro. E poi qualcosa cambia. Le note diventano più decise, più sicure, più coraggiose. Si sa che si commetteranno sbagli, ma c’è coscienza nel compierli. E poi la musica cambia, un’altra volta. C’è determinazione, come se l’autore avesse capito cosa vuole davvero ed ora sa anche come ottenerlo. E, in fine, piano si ritorna al principio. La melodia perde decisione e si affievolisce. Ritornando a quello stato di tenerezza, di incertezza, di tristezza. Stando a quello che si dice Debussy si ispirò all’omonimo poema
Clair de Lune di Paul Vérlaine. Esso diceva:

Votre âme est un paysage choisi
Que vont charmant masques et bergamasques
Jouant du luth et dansant et quasi
Tristes sous leurs déguisements fantasques.

Tout en chantant sur le mode mineur
L’amour vainqueur et la vie opportune
Ils n’ont pas l’air de croire à leur bonheur
Et leur chanson se mêle au clair de lune,

Au calme clair de lune triste et beau,
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres
Et sangloter d’extase les jets d’eau,
Les grands jets d’eau sveltes parmi les marbres. >>

Ero senza parole. La sua pronuncia era impeccabile. Ma non era solamente il suo perfetto francese a lasciarmi di stucco, ma anche, soprattutto, la profondità che si nascondeva dietro quella maschera da duro che aveva eretto. Almeno con me.
<< La traduzione è… >> cercò di continuare ma lo anticipai

<< La tua anima è un paesaggio fantasioso
Dove vanno figure mascherate e travestite
Suonando il liuto e danzando, quasi
tristi sotto i loro costumi ingannevoli.

E tutte cantano in tono minore
di Amor che vince tutto e del Fato propizio
Non sembrano credere alla loro felicità
E il loro canto si confonde con il chiaro di luna.

Il chiaro di luna, immobile, triste e bello
Che fa sognare gli uccelli sugli alberi
E fa guizzare in estasi le fontane -
Le grandi e svelte fontane – tra i marmi. >>

Finii senza aggiungere altro. E poco dopo mi voltai verso di lui.
<< La conoscevi? >> mi chiese
<< Veramente no… >> era vero << l’ho tradotta al momento >> sperai di non aver fatto qualche gaffe.
<< Te la cavi bene col francese, vedo >>
<< Si, è una lingua che mi ha sempre affascinata. Ci sono semplicemente portata, credo. Lo parlo e leggo senza problemi fin da piccola >>
<< Capisco >> disse tirando il freno a mano e spegnendo il motore << comunque siamo arrivati >>
Ci eravamo così persi nei discorsi che non mi ero accorta neppure di aver passato venti minuti in macchina. Assurdo. Edward aveva il potere di farmi dimenticare tutto. Quando uscii dall’auto restai senza parole. La casa, anzi villa, era grandissima! Era completamente bianca, posta su due livelli, uno più visibile dell’altro. A sinistra c’era una piccola Dependance accerchiata da bellissimi ulivi secolari. L’edificio principale, invece, era circondato da
un parco con bellissime piante e pratino all'inglese. Era tutto meraviglioso.
<< È una casa molto bella >> dissi chiudendo la portiera << non l’avevo mai notata >> lo sentì ghignare
<< Perché, sei venuta da queste parti? >> chiese
<< Effettivamente no >> risposi mordendomi il labbro inferiore
Scosse la testa, in senso di negazione, e si diresse verso la porta d’ingresso. Lo seguii senza fiatare.
L’interno, come l’esterno, era immenso. Il grande salone, bianco anch’esso, era veramente enorme. C’erano pochi mobili, quindi lo spazio risaltava maggiormente. I due divani erano di pelle nera, al c’entro vi era un piccolo tavolino di cristallo, suppongo. La libreria occupava tutta la parete a destra rispetto all’entrata. Appeso al muro un grosso televisore al plasma di almeno 42 pollici. E nella parte opposta alla libreria un bellissimo tavolo in vetro con i piedi in ferro battuto, neri.
Edward si tolse la giacca e la posò sul divano più grande.
<< Fai come se fossi a casa tua. Io vado un momento di sopra a prendere i libri e il portatile, non si sa mai che possa ritornarci utile >> annuii con il capo e lo osservai salire la grande scala in legno.

Eravamo su quei libri da due ore ormai, forse di più. Il grande orologio appena al muro segnava le 18:00 passate. La ricerca era già a buon punto. La struttura era già impostata, dovevamo solo arricchirla con le informazioni vere e proprie. All’improvviso sentimmo un rumore. Un suono proveniva dalla mia borsa.
<< Il tuo cellulare >> disse Edward
Mi alzai di volata, quasi inciampando nei miei stessi piedi, e raggiunsi il divano. Afferrai la borsa ed estrassi il mio Balckberry. Sul Display la foto e il nome di Lis lampeggiavano.
<< Dimmi Lis >> dissi
<< Bella, ma dove sei? Ancora a casa di Mr. Stronzaggine? >>
<< Lis… >> la ammonì << comunque si, sono ancora da Edward >>
<< Ma abbiamo finito per oggi >> intervenne lui. Mi voltai e lo vidi chiudere libri e portatile e alzarsi dalla sedia
<< Ehm Lis abbiamo finito… il tempo di rientrare, ok? >>
<< Si, si. Ma tanto volevo avvisarti che per cena non ci sarò >> rispose lei
<< Come scusa? >> chiesi
<< Si, Jason mi ha invitato a cena! Quindi ho accettato. Ti ho chiamata solo perché non sapevo se avessi dietro le chiavi di casa o meno >>
<< Si le ho Lis, grazie >>
<< Bene! Allora corro a prepararmi che alle sette passerà a prendermi! Un bacione cugina, ti voglio bene! >>
<< Anche io Lis… >> troppo tardi, aveva già riagganciato
Sbuffai e rimisi il telefonino in borsa. Vedendo che Edward aveva già indossato la giacca lo feci anche io.
<< Allora sei pronta? >> mi chiese lui
<< Si, si, ho fatto! >>
Lo vidi trafficare, cercando qualcosa. Pensai stesse cercando le chiavi della macchina, infatti fu così. Le agitò, prese anche quelle di casa a ci avviammo all’ingresso. Proprio mentre Edward apriva la porta, Alice sbucò sotto il portico
<< Ciao ragazzi! >> disse il folletto stracolmo di borse
<< Ciao Alice >> risposi io
<< Alice, potrei sapere dove diamine sei stata tutto il pomeriggio? >> domandò Edward, esaminandola da capo a piede
<< Sono andata con Rose a Seattle! Pomeriggio shopping! >> urlò lei entrando, mentre agitava vigorosamente le borse
Edward alzò gli occhi al cielo e poi parlò << Io accompagno Bella a casa >>
<< Ok! Buona serata allora! >>
<< Alice, ho detto solo che la riaccompagno a casa >> spiegò lui
<< Si, si. Ho capito! Su andate o si fa tardi! Ciao fratellone, ciao Bella! >>
Salutammo quel piccolo uragano e andammo alla macchina.
Il viaggio di ritorno fu molto diverso da quello dell’andata. Nessuno parlava, la radio era spenta. C’era imbarazzo e tensione. Non ne capivo il motivo, eppure una vocina dentro di me mi diceva di starmene zitta, perché se avessi parlato avrei rovinato quella giornata.
Arrivati sul vialetto di casa, mi voltai per prendere la borsa dai sedili posteriori e mi limitai a salutarlo
<< Bhè allora grazie del passaggio e ci vediamo domani >> aprii la portiera e conclusi << ciao Edward >>
<< Ehi aspetta un minuto! >> mi richiamò lui. Mi sporsi sul finestrino aperto
<< Dimmi >> dissi
<< Come mai è tutto spento? >> chiese, si riferiva alla casa
<< Perché Lis è andata via dieci minuti fa, cenetta romantica con Jason suppongo >>
<< E tuo padre? >> da quando gli portava chi ci fosse in casa mia?
<< Ha il turno di notte alla centrale. Penso che cenerò da sola >>
Non rispose. Spense il motore dell’auto e uscì. Camminò fino ad arrivarmi davanti, era vicino. Troppo…
<< Ti piace la cucina italiana? >> domandò
<< Scusa? >> chiesi
<< Ti piace la cucina italiana? >> fece il suo sorrisetto sghembo e continuò << visto che dovresti mangiare da sola, mi offro di cucinare per te. E per me, ovviamente >> si staccò dall’auto e si avviò alla porta << ah non accetto un no come risposta >>
Fantastico. E adesso cosa diavolo dovevo fare?

TANYA (chi vedo per la mia Tanya è Taylor Swift non so perchè, ed ecco come è vestita nella storia)
CASA MASEN ; DEPENDANCE ; VIALETTO NEL BOSCO PER ARRIVARE ALLA CASA.

  
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