Cosa dirvi? Grazie infinitamente per le recensioni che vedo aumentano ogni capitolo di più! Mi raccomando non mi abbandonate :) MAIA96 la tua idea direi che è molto bella! Ma purtroppo Edward è un osso duro, o forse no? Continua a leggere e lo scoprirai! SWEET BLEEDING STAR se hai ragione lo scoprirai presto, ma per adesso no! Continua a recensire mi raccomando! La prossima volta ti risponderò in modo più appropiato, adesso è colpa dei 38 di febbre XD ANTONELLA64 sono contenta che la mia storia ti piaccia! E per scoprire cosa sono Edward e Alice dovrai aspettare ancora un pò, ma già nel prossimo capitolo qualcosa si scoprirà! BELNINA se pensavi che quella fosse una tortura devi vedere questo capitolo! Penso che scapperò in Groellandia per non essere uccisa da voi ahahahah MARIE grazie cara!! E non voglio liberarmi di te e delle tue recensioni! Purtroppo Edward resterà stronzo, ma già in questo capitolo qualcosina, molto -ina, cambia! LILYANNE89MASEN io ho la febbre per colpa tua! Sappilo ù.ù quindi per il prossimo capitolo voglio una recensione formidabile!! AMANTIDE Cinziolina! Sai già che ho la febbre XD quindi ti dico solo che dopo tutti i tartassamenti per avere spoiler eccoti qui il capitolo! Spero che ti piaccia!
Quattordicesimo
Capitolo : Clair de Lune
Era ormai
passata una settimana dalla festa di
Halloween organizzata dai Cullen, proprio a casa loro. Eravamo a
Dicembre. Per
tutta la città si sentiva già aria natalizia.
Alcune vetrine e strade erano
addobbate e altre in fase di costruzione. Tra due settimane sarebbe
arrivato
Natale.
Nonostante facessi di tutto per non pensare, la mia
mente tornava spesso a quel bacio, quella sera. Dio mio! Ma ero forse
ubriaca?
Come diavolo mi era saltato in mente di baciare un emerito sconosciuto?
Non
sapevo assolutamente nulla di lui! Dopo il bacio era semplicemente
scomparso.
Le ragazze si erano preoccupate non trovandomi più,
così, non appena mi voltai a rispondere, lui prese
l’occasione per andare via.
Quando mi rigirai per dirgli che forse era meglio che io tornassi dai
miei
amici, lui non c’era più. E come se non bastasse,
Lis mi considera pazza!
Ricordo ancora la discussione del giorno dopo:
<< Ti ha baciata?
E
tu lo hai baciato? Oddio e chi è? Chi era? >>
chiese lei sistemandosi
meglio sul mio letto
<< Ehm non
lo so
>> dissi arrossendo. Mi sentivo una povera sciocca
<< Come
sarebbe che
non lo sai? >>
<< Non
abbiamo
parlato molto… >>
<< Ok
Bella, ma
saprai qualcosa! Che ne so >> mise l’indice
sotto il mento e cominciò a
pensare << come si chiama? >>
<< Non lo
so >>
risposi
<< Anni?
>>
<< Non lo
so >>
<< Che
voce aveva?
>>
<< Non lo
so >>
<< Colore
degli
occhi? >>
<< Lis,
non lo so!
>>
<< Oh mio
Dio, Bella!
>> urlò spazientita, alzandosi dal letto
<< questa è facile! Dovrai
saperla, spero! Quanto era alto? >>
Ci pensai un attimo
<< Mm direi sul metro e ottanta, si. Più o
meno come… >> mi
interruppe
<< Edward?
>>
chiese lei
<< Si, era
alto
quanto Edward >> ma non era Edward. Lui non mi avrebbe
mai baciata o
guardata o toccata in quel modo. Mai. Purtroppo.
<< Allora
il mistero
è risolto! >> disse Lis, enfatizzando il gesto
con uno schiocco di dita
<< hai sognato Edward! Oppure ti sei semplicemente
immaginata lui che ti
baciava perché, diciamocelo, gli vuoi saltare addosso da
quando ha messo piede
in questa piccola città! >>
<< Lis! Ma
cosa dici?
E comunque non sono pazza! >>
<< Oddio è vero! Di qua andiamo a Port
Angeles! >> cavolo! Così saremmo arrivate in
ritardo!
<< Ma va? >> chiese sarcastica
<<
ma cosa ti prende stamattina? >>
<< Niente scusa, ero solo soprapensiero e non
mi sono accorta che eravamo già praticamente sulla via di
scuola >>
risposi in mia difesa
<< E a cosa pensavi? Oddio non dirmi che
stavi ancora pensando al tipo mascherato?! >>
<< No, veramente stavo pensando al fatto che
tu mi hai presa per una visionaria! >>
<< Andiamo non solo io! Anche Rose ti ha
detto di non aver visto nessuno vicino a te quando siamo arrivate in
cortile! E
nemmeno Alice. E vogliamo ricordarci del piccolo particolare delle
foto?
>> oh no, ancora con questa storia no <<
Jason ed Emmett hanno
spulciato tutte le foto fatte in quella serate, più i video,
e non c’è nessuna
traccia del ragazzo che tu hai descritto >>
<< Ma ti ho detto che non era alla festa!
Cioè si, forse, ma io non l’ho visto
all’interno della casa, ma fuori. Anche io
ero alla festa e sulle foto non compaio >> dissi
<< Si, ma perché tu non te le fai mai fare! E
non c’eri quando sono state scattate >> mi
rispose, pentendosi di ciò che
aveva appena detto. La sua teoria stava crollando miseramente
<< Appunto Lis! Io non c’ero nelle foto.
Però
ero presente alla festa. Quindi per la regola non può valere
anche per lui?
>>
Mentre aspettavo la risposta entrai nel parcheggio
della scuola. Vidi l’auto di Rose così la
affiancai. Spensi la radio, tirai il
freno a mano e uscii dall’auto. Lis prese la sua borsa e mi
parlò dal sopra il
tettuccio.
<< Perché lui non lo ha visto nessuno!
>>
<< Lui chi? >> la voce di Edward mi
fece sobbalzare. Mi voltai e lo vedi a pochi centimetri da me. Cosa ci
faceva
così vicino?
<< E a te cosa te ne importa? >>
rispose Lis
<< Sempre gentile, vero? >> disse lui
<< Bhè tu a gentilezza non sei secondo a
nessuno >>
<< La volete finire? Ma non andate proprio
d’accordo voi due, eh? >> intervenni, cercando
di allontanarmi da Edward.
Stranamente ci riuscii.
<< È tua cugina >> mi rispose lui
<< Bella scusa, bravo! >>
ribatté lei,
applaudendo
<< I bambini >> dissi sottovoce
<< Fratellone! Potresti aspettarmi però!
>> disse il folletto Alice << ciao Bella!
>> e mi abbracciò
<< Lis, buongiorno! >>
<< Ciao Alice! >> rispose sorridente
mia cugina << wow, bella giacca! >>
<< Grazie! >>
<< Ciao ragazzi! >> dissero in coro i
Cullen, ci voltammo verso di loro e salutammo. Jason si
avvicinò a Lis, le mise
un braccio in torno alla vita, lei si voltò e si scambiarono
un tenero bacio.
Emmett e Rose si tenevano per mano e Jasper fissava Alice, la quale gli
si
avvicinò dandogli un leggero bacio sulla guancia.
Con tutte quelle coppie mi sentivo a disagio. Mi
voltai verso Edward e lo vidi guardarsi in torno. Sembrava imbarazzato
anche
lui.
<< Edward! >> sentii chiamare Tanya
<< Bhè ragazzi, il dovere mi chiama. Ciao a
tutti >> ci disse lui e con passo svelto raggiunge
<< Bella, andiamo? >> chiese Alice
<< Si, arrivo! >> mi affrettai a
raggiungerla e ci dirigemmo tutti insieme verso l’edificio
scolastico.
Con mia somma gioia, e in questo caso “ gioia “
è
ironico, mi ricordai che alla prima ora ci sarebbe stata Biologia.
Fantastico.
<< Ci vediamo, Eddy >> mi
superò,
urtandomi la spalla con la sua, e sempre senza degnarmi di uno sguardo
uscì.
<< Sgualdrina >> mi accorsi troppo
tardi di averlo detto a voce alta. Sperai solo che lui non avesse
sentito
<< Isabella Swan che dice le parolacce
>> speranza svanita << cosa ti ha fatto di
tanto brutto Tanya?
>>
<< Non credo che sia affari tuoi, Edward
>> risposi senza voltarmi
<< Mm questa mattina siamo di cattivo umore,
non è vero? >>
<< Ripeto. Non sono affari tuoi, Edward
>>
Successe tutto in una frazione di secondo. Prese la
mia sedia e la trascinò vicino a lui. Le sue labbra erano
quasi appoggiate al
mio orecchio. Potevo sentire il suo respiro solleticarmi la pelle,
fresco.
Sapeva di menta.
<< Non sarai forse… Gelosa? >>
che
razza di stronzo! In preda all’irritazione mi voltai a
guardarlo. Mossa
sbagliata. I nostri nasi si scontrarono. Era
così…così vicino! Mise un braccio
sullo schienale della sedia e l’altro sul tavolo del
laboratorio. Ero paralizzata
tra le sue braccia. I suoi occhi verdi erano ad un movimento dai miei.
Ogni volta
che stavamo così vicini sentivo qualcosa. Un calore
sconosciuto mi invadeva il
cuore. E avvertivo una sensazione famigliare, di
tranquillità, di pace. Stare
con lui, vicino a lui, mi faceva sentire completa. A casa.
<< Io non… Io… >> non
riuscivo a
parlare e lui sorrise. Quel sorriso sghembo che mi faceva perdere la
testa! Era
sicuro di sé, era furbo ed era stramaledettamente sexy!
<< Si? >> mi chiese << tu
non…
Cosa? >>
<< Non sono gelosa… Io non lo sono
>>
riuscii a dire, con voce tremante. Sentivo il cuore battere
all’impazzita.
Sicuri che non lo sentisse anche lui?
<< Chissà perché, ma non ci credo
nemmeno un
po’ >> e mi spinse via, tornando al suo posto.
Ripresi così lucidità.
<< Non sono gelosa di te, razza di idiota!
Anzi, spero proprio che tu e Tanya viviate felici e contenti!
>>
<< Questa è una reazione da ragazza gelosa
>> mio Dio se era irritante!
<< Ti ho detto che non sono gelosa! >>
<< Allora lui chi è? >> chiese
di punto
in bianco
<< Come scusa? >>
<< Il ragazzo di cui stavi parlando con la
tua simpaticissima cugina >>
<< Ma cosa ti interessa, eh? >> dovevo
mantenere il controllo << mi hai fatto capire
più di una volta che di me,
di quello che faccio, non ti importa niente. Quindi spiegami
perché dovrei dirti
quello che faccio della mia vita >>
<< Touché >> rispose nel momento
stesso
in cui arrivò il professore e ci richiamò
all’ordine.
La lezione passò in fretta e quando la campanella
suonò vidi Edward alzarsi e andare via. Non mi accorsi che
si era soffermato
dietro di me, finché con sentii la sua voce vicino al mio
orecchio
<< Ci vediamo più tardi a Francese, Bella
>> e si diresse verso la porta
<< Francese! Strepitoso >> qualcuno ce
l’aveva con me. Senza ombra di dubbio.
<< Bene ragazzi, ora che ci siete tutti
possiamo iniziare >> iniziò la professore
<< visto che tra poco è
Natale ho pensato di chiudere qualche voto e per farlo ho intenzione di
assegnarvi una relazione >> un mormorio di
disapprovazione si levò dalla
classe, ma la professoressa non gli diede peso << vi
metterò a coppie. Ed
ogni coppia dovrà portare una ricerca dettagliata su vita,
modi e costumi della
città francese che gli è stata assegnata. Avete
dieci giorni >> tutti i
ragazzi iniziarono a chiedere se potevano stare con uno piuttosto che
con
l’altro, ma subito la signorina Moreau ruppe le, cosiddette,
uova nel paniere.
<< Le coppie sono già state scelte, da me. In
base ai vostri voti >> quando cominciò a
elencare pregai con tutte le mie
forse di non finire con Edward
<< Cullen con Swan. A voi la capitale: Parigi
>> ma perché ogni volta che speravo qualcosa
succedeva sempre l’opposto?
Mi voltai verso Edward, il quale mi fece cenno col capo e mi sorride.
Sarebbero
stati giorni molto lunghi.
Quando la campanella suonò lo vidi avvicinarsi al
mio banco.
<< Ci ho pensato e sono arrivato alla
conclusione che… >>
<< Tu pensi? Wow, questa si che è una
scoperta >> dissi interrompendolo
<< Dicevo >> disse visibilmente
irritato << la relazione posso farla io e poi la firmi
anche tu. So molto
sulla Francia, soprattutto di Parigi. Così non dovremo
vederci più del dovuto
>> ma stava dicendo sul serio?
<< Stai scherzando, vero? >>
<< Mai stato più serio >>
<< Edward, non so come funziona il tuo
cervello, ma il mio mi dice che la tua è una proposta
ridicola. Non sono scema,
quindi la ricerca la si fa insieme, visto che vale come voto finale del
primo
semestre >>
<< D’accordo allora! Ci vediamo da me domani
dopo la scuola >> lo guardai interdetta. Ma soffriva di
qualche disturbo
mentale?
<< I tuoi cambiamenti d’umore mi fanno girare
la testa >> dissi prendendo la borsa e uscendo fuori. Lui
mi seguì.
<< Perché? Ti ho fatto un’offerta,
l’hai
rifiutata. Cosa dovrei fare? Non posso obbligarti ad accettare. Vuoi
collaborare, ti ho fornito il quando e il dove >>
<< Perfetto! >> risposi
<< Perfetto >> ribatté lui,
facendomi eco
<< Me lo dai questo indirizzo o no? >>
Non rispose. Lo vidi strappare un foglio dal
quaderno e scriverci sopra. Dopodiché me lo porse
<< Sai arrivarci?
>> guardai il nome della strada
<< Ma non ci sono case da quelle parti
>> risposi
<< Bhè ti sbagli >> mi disse
<<
io e mia sorella abitiamo là. Quando arrivi al bosco taglia
a sinistra, passato
un viale stretto, ma accessibile in auto, c’è la
casa >>
<< Va bene >>
<< Senti facciamo così, non si sa mai che il
tuo senso dell’orientamento faccia schifo >> lo
guardai stizzita <<
domani vieni direttamente con me, così vedi la strada
>>
<< Come ti pare >>
<< Bene, allora io vado. A domani, Bella
>>
<< Ciao! >> gli risposi in tono non
molto gentile.
Arrivai alla mia auto e aspettai che Lis mi
raggiungesse per poter tornare a casa. Le spiegai che
l’indomani sarebbe dovuta
tornare da sola perché, a causa di una stupidissima ricerca,
io sarei dovuta
andare a casa Masen.
Stavo aspettando Lis davanti alla mia Micra, per
darle le chiavi. Edward accanto a me sbuffava.
<< Potresti smetterla? >> gli chiesi
<< sono infastidita quanto te >>
<< Se tu fossi davvero infastidita, adesso,
saremo già a casa mia a fare quella stupida relazione
>>
<< Non posso lasciarla a piedi! >>
<< Ma Jason non è ancora uscito
>> mi
fece notare. In effetti l’auto dei Cullen era ancora al suo
posto << non
avevano l’ora di Ginnastica insieme? >> mi
chiese ed io annuii <<
benissimo, quindi saranno da qualche parte a sbaciucchiarsi!
>> mio Dio quanto
era irritante!
<< Edward non ho nessuna intenzione di…
>> non mi fece finire. Mi sfilò le chiavi
della macchina.
<< Emmett! >> mi sporsi un po’ e
vidi
l’orso uscire
<< Dimmi Eddy >>
<< Noi dovremmo andare via. Potresti dire a
Lis che queste sono le chiavi dell’auto di Bella?
>> e gli porse le
chiave
<< Certo amico! Nessun problema! >>
<< Finalmente! >> disse voltandosi
verso di me << Grazie! >> parlò
ad Emmett << ora possiamo
andare >> ero interdetta. Ma chi diavolo si credeva di
essere? Non mi
mossi. Incrociai le braccia e alzai un sopracciglio
<< D’accordo >> disse e mi
afferrò il
gomito trascinandomi verso
<< Ehi! >> mi lamentai, ma nulla.
Aprì
la portiera col telecomando che aveva in tasca, mi fece scivolare sul
sedile
anteriore del passeggero e mi allacciò perfino la cintura!
Dopodiché fece il
giro dell’auto e salì anche lui.
<< Questo è sequestro di persona
>>
dissi mentre metteva in moto e uscivamo dal parcheggio della Forks High
School
<< Non credo lo sia >> disse sorridendo
<< tu dovevi già venire da me, lo sa mezza
scuola. Quindi, spiacente
signorina Swan, ma la sua affermazione decade pietosamente
>> decisi di
non parlare e non starlo nemmeno a sentire. Mi voltai verso il
finestrino e guardai
fuori. Lui accese la radio, ma forse era un Cd, e la melodia che
partì mi fece
voltare
<< Clair de Lune? >> chiesi
esterrefatta
<< Si, conosci Debussy? >> mi chiese,
staccando per qualche secondo gli occhi dalla strada
<< Si, lo conosco. Mi piace quel genere di
musica >>
Non so spiegare il motivo. Ma tutto ciò che era
legato al pianoforte mi aveva sempre affascinata, più degli
altri proprio
Claude Debussy. Era stato un compositore e musicista francese. Ancora
oggi è
ricordato in patria e nel mondo come uno dei più importanti
compositori
francesi di tutti i tempi, nonché uno dei massimi
protagonisti, insieme a
Maurice Ravel, dell'impressionismo musicale, definizione che
però lui
disprezzava fortemente accostata alle sue opere.
<< Clair de Lune è molto bella, come melodia.
Credo che in un certo senso si possa paragonare al corso della vita
>> lo
ascoltavo assorta << se l’ascolti bene, la sua
melodia cambia man mano
che si va avanti a suonarla. All’inizio è incerta,
come un bambino che si trova
davanti al mondo per la prima volta. È spaesato, insicuro. E
poi qualcosa
cambia. Le note diventano più decise, più sicure,
più coraggiose. Si sa che si
commetteranno sbagli, ma c’è coscienza nel
compierli. E poi la musica cambia,
un’altra volta. C’è determinazione, come
se l’autore avesse capito cosa vuole
davvero ed ora sa anche come ottenerlo. E, in fine, piano si ritorna al
principio. La melodia perde decisione e si affievolisce. Ritornando a
quello
stato di tenerezza, di incertezza, di tristezza. Stando a quello che si
dice
Debussy si ispirò all’omonimo poema Clair
de Lune di Paul
Vérlaine. Esso diceva:
Votre âme est un paysage
choisi
Que vont charmant masques et bergamasques
Jouant du luth et dansant et quasi
Tristes sous leurs déguisements fantasques.
Tout en chantant sur le mode mineur
L’amour vainqueur et la vie opportune
Ils n’ont pas l’air de croire à leur
bonheur
Et leur chanson se mêle au clair de lune,
Au calme clair de lune triste et beau,
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres
Et sangloter d’extase les jets d’eau,
Les grands jets d’eau sveltes parmi les marbres.
>>
<< La traduzione è…
>> cercò di
continuare ma lo anticipai
<< La tua anima
è un paesaggio
fantasioso
Dove vanno figure mascherate e travestite
Suonando il liuto e danzando, quasi
tristi sotto i loro costumi ingannevoli.
E tutte cantano
in tono minore
di Amor che vince tutto e del Fato propizio
Non sembrano credere alla loro felicità
E il loro canto si confonde con il chiaro di luna.
Il chiaro di
luna, immobile, triste
e bello
Che fa sognare gli uccelli sugli alberi
E fa guizzare in estasi le fontane -
Le grandi e svelte fontane – tra i marmi. >>
Finii
senza aggiungere altro. E poco dopo mi voltai verso di lui.
<<
La conoscevi? >> mi chiese
<<
Veramente no… >> era vero <<
l’ho tradotta al momento >> sperai
di non aver fatto qualche gaffe.
<<
Te la cavi bene col francese, vedo >>
<<
Si, è una lingua che mi ha sempre affascinata. Ci sono
semplicemente portata,
credo. Lo parlo e leggo senza problemi fin da piccola >>
<<
Capisco >> disse tirando il freno a mano e spegnendo il
motore <<
comunque siamo arrivati >>
Ci
eravamo così persi nei discorsi che non mi ero accorta
neppure di aver passato
venti minuti in macchina. Assurdo. Edward aveva il potere di farmi
dimenticare
tutto. Quando uscii dall’auto restai senza parole. La casa,
anzi villa, era
grandissima! Era completamente bianca, posta su due livelli, uno
più visibile
dell’altro. A sinistra c’era una piccola Dependance
accerchiata da bellissimi
ulivi secolari. L’edificio principale, invece, era circondato
da
un parco
con bellissime piante e pratino all'inglese. Era tutto meraviglioso.
<< È una casa molto bella >>
dissi
chiudendo la portiera << non l’avevo mai notata
>> lo sentì
ghignare
<< Perché, sei venuta da queste parti?
>> chiese
<< Effettivamente no >> risposi
mordendomi il labbro inferiore
Scosse la testa, in senso di negazione, e si
diresse verso la porta d’ingresso. Lo seguii senza fiatare.
L’interno, come l’esterno, era immenso. Il grande
salone, bianco anch’esso, era veramente enorme.
C’erano pochi mobili, quindi lo
spazio risaltava maggiormente. I due divani erano di pelle nera, al
c’entro vi
era un piccolo tavolino di cristallo, suppongo. La libreria occupava
tutta la
parete a destra rispetto all’entrata. Appeso al muro un
grosso televisore al plasma
di almeno
Edward si tolse la giacca e la posò sul divano
più
grande.
<< Fai come se fossi a casa tua. Io vado un
momento di sopra a prendere i libri e il portatile, non si sa mai che
possa
ritornarci utile >> annuii con il capo e lo osservai
salire la grande
scala in legno.
<< Il tuo cellulare >> disse Edward
Mi alzai di volata, quasi inciampando nei miei
stessi piedi, e raggiunsi il divano. Afferrai la borsa ed estrassi il
mio
Balckberry. Sul Display la foto e il nome di Lis lampeggiavano.
<< Dimmi Lis >> dissi
<< Bella, ma dove sei? Ancora a casa di Mr.
Stronzaggine? >>
<< Lis… >> la ammonì
<< comunque
si, sono ancora da Edward >>
<< Ma abbiamo finito per oggi >>
intervenne lui. Mi voltai e lo vidi chiudere libri e portatile e
alzarsi dalla
sedia
<< Ehm Lis abbiamo finito… il tempo di
rientrare, ok? >>
<< Si, si. Ma tanto volevo avvisarti che per
cena non ci sarò >> rispose lei
<< Come scusa? >> chiesi
<< Si, Jason mi ha invitato a cena! Quindi ho
accettato. Ti ho chiamata solo perché non sapevo se avessi
dietro le chiavi di
casa o meno >>
<< Si le ho Lis, grazie >>
<< Bene! Allora corro a prepararmi che alle
sette passerà a prendermi! Un bacione cugina, ti voglio
bene! >>
<< Anche io Lis… >> troppo
tardi, aveva
già riagganciato
Sbuffai e rimisi il telefonino in borsa. Vedendo
che Edward aveva già indossato la giacca lo feci anche io.
<< Allora sei pronta? >> mi chiese lui
<< Si, si, ho fatto! >>
Lo vidi trafficare, cercando qualcosa. Pensai
stesse cercando le chiavi della macchina, infatti fu così.
Le agitò, prese
anche quelle di casa a ci avviammo all’ingresso. Proprio
mentre Edward apriva
la porta, Alice sbucò sotto il portico
<< Ciao ragazzi! >> disse il folletto
stracolmo di borse
<< Ciao Alice >> risposi io
<< Alice, potrei sapere dove diamine sei
stata tutto il pomeriggio? >> domandò Edward,
esaminandola da capo a
piede
<< Sono andata con Rose a Seattle! Pomeriggio
shopping! >> urlò lei entrando, mentre agitava
vigorosamente le borse
Edward alzò gli occhi al cielo e poi parlò
<<
Io accompagno Bella a casa >>
<< Ok! Buona serata allora! >>
<< Alice, ho detto solo che la riaccompagno a
casa >> spiegò lui
<< Si, si. Ho capito! Su andate o si fa
tardi! Ciao fratellone, ciao Bella! >>
Salutammo quel piccolo uragano e andammo alla
macchina.
Il viaggio di ritorno fu molto diverso da quello
dell’andata. Nessuno parlava, la radio era spenta.
C’era imbarazzo e tensione.
Non ne capivo il motivo, eppure una vocina dentro di me mi diceva di
starmene
zitta, perché se avessi parlato avrei rovinato quella
giornata.
Arrivati sul vialetto di casa, mi voltai per
prendere la borsa dai sedili posteriori e mi limitai a salutarlo
<< Bhè allora grazie del passaggio e ci
vediamo domani >> aprii la portiera e conclusi
<< ciao Edward
>>
<< Ehi aspetta un minuto! >> mi
richiamò lui. Mi sporsi sul finestrino aperto
<< Dimmi >> dissi
<< Come mai è tutto spento? >>
chiese,
si riferiva alla casa
<< Perché Lis è andata via dieci
minuti fa,
cenetta romantica con Jason suppongo >>
<< E tuo padre? >> da quando gli
portava chi ci fosse in casa mia?
<< Ha il turno di notte alla centrale. Penso
che cenerò da sola >>
Non rispose. Spense il motore dell’auto e uscì.
Camminò fino ad arrivarmi davanti, era vicino.
Troppo…
<< Ti piace la cucina italiana? >>
domandò
<< Scusa? >> chiesi
<< Ti piace la cucina italiana? >> fece
il suo sorrisetto sghembo e continuò << visto
che dovresti mangiare da
sola, mi offro di cucinare per te. E per me, ovviamente
>> si staccò
dall’auto e si avviò alla porta <<
ah non accetto un no come risposta
>>
Fantastico. E adesso cosa diavolo dovevo fare?
TANYA (chi vedo per la mia Tanya
è Taylor Swift non so perchè, ed ecco come
è vestita nella storia)
CASA
MASEN ; DEPENDANCE
; VIALETTO
NEL BOSCO PER ARRIVARE ALLA CASA.