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Autore: Scarcy90    03/01/2011    34 recensioni
Da "Il Figlio Della Prof" la storia raccontata dal POV di Massi
Un leggero colpo di tosse attirò la mia attenzione per un istante ma decisi di non dare peso a quel rumore. Riprovai a rispondere alla domanda di quella ragazza ma qualcos’altro mi costrinse ad alzare lo sguardo.
-Scusate-, disse una voce piuttosto scocciata.
Era una ragazza. Di certo anche lei doveva essere all’ultimo anno come noi ma aveva un viso serio e deciso che la faceva apparire addirittura più matura della sua età. I capelli castani le ricadevano sulle spalle in fluidi boccoli appena accentuati e il suo viso non troppo piccolo era di una forma un po’ paffuta ma molto attraente. Sarebbe potuta essere una ragazza bellissima se solo i suoi profondi occhi castani non continuassero a scrutarmi in modo così severo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Ragazza Delle Macchinette- Capitolo 3
Quando non faceva il cafone,
Massimiliano Draco risultava morbosamente affascinante
Il Figlio Della Prof- Capitolo 3
 

 
 Capitolo 3: Odio Vedermi Sbattuta In Faccia La Verità!

 
 In quel momento nella mia mente poche cose erano veramente chiare e messe a fuoco: ragazza, mezza nuda e asciugamano. Anche se quella davanti a me era la rompiscatole delle macchinette che Marco idolatrava come una dea e che io non sopportavo, restava comunque uno schianto di donna appena uscito dalla doccia, e io ero pur sempre un adolescente preda degli ormoni.
 Non potei fare a meno di fissare il suo corpo. Ero consapevole del fatto che lei si sarebbe accorta del mio sguardo ai raggi X ma proprio non riuscivo a fermarmi.
 I miei occhi partirono dal basso analizzando le sue gambe, lunghe e piuttosto slanciate, finché non incontrarono la stoffa rosa dell’asciugamano che cominciava a coprirla da metà coscia. Risalii lentamente e notai i suoi fianchi stretti in quel tessuto inutile che li fasciava alla perfezione, mentre sulle sue braccia nude scorrevano delle goccioline d’acqua che rendevano la sua pelle quasi luminosa. Le spalle erano ricoperte dai lunghi capelli scuri bagnati e gocciolanti e il suo viso, sempre imbronciato, mi fissava con un misto di sorpresa e irritazione. Sembrava un vulcano pronto ad esplodere da un momento all’altro e dovevo ammettere che l’idea di vederla sbraitare mi attirava e mi eccitava. Quella ragazza riusciva a farmi un effetto davvero inspiegabile.
 Incontrai i suoi occhi scuri e mi fu quasi impossibile riuscire ad assumere un’aria diversa dallo scocciato. Volevo farla arrabbiare, volevo vedere le sue sopracciglia corrucciarsi e renderla ancora più bella. Perché era inutile negarlo: quella ragazza era davvero bella.
 Probabilmente mi stava antipatica, o forse la odiavo, però non potevo fare a meno di vederla incavolata. Era qualcosa che mi attirava e mi faceva sentire stranamente bene.
 -Ci si rivede.-
 Era stato Marco a parlare con uno dei suoi sorrisi più dolci e che io trovavo letteralmente da vomito. Senza contare che dubitavo che lei sarebbe stata contenta di quel suo sorriso così mieloso.
 -Che ci fate qui?- la sua acidità mi aveva appena dato ragione.
 -Te l’ho detto: ripetizioni.-
 -Tu sei il ragazzo a cui dovrei dare ripetizioni di matematica?-
 Sembrava parecchio sorpresa. Forse non credeva che Marco Iovine, il ragazzo più famoso della scuola, potesse avere qualche problema nello studio. Si vedeva che proprio non lo conosceva. Marco aveva e creava problemi in continuazione, gli piaceva sguazzare nei guai. Solo il fatto che volesse conquistare quella ragazza così acida e difficile ne era una prova.
 Mi sentii in dovere di intervenire, giusto per farla arrabbiare ancora un po’.
 -La domanda è un’altra.-
 Lei mi rivolse uno sguardo talmente duro che per poco non decisi di azzittirmi.
 -E cioè?- ribatté lei sollevando un sopracciglio.
 Era così allentante farla arrabbiare, non potei davvero fermarmi.
 -Tu dovresti essere quella che darà ripetizioni di matematica?- misi volutamente una nota ironica in quella frase.
 -Sì. Qualche problema in proposito?-
 Alzai anch’io un sopracciglio e la fissai dritta negli occhi.
 -Mi chiedevo semplicemente come un asino potesse insegnare la matematica.-
 -Se fossi in te, Draco, mi chiederei come fa un asino come me ad avere più cervello di te.-
 Incrociò le braccia, sicuramente era incavolata nera. La rabbia era però riuscita a farle dimenticare che indossava solo un sottile asciugamano ed io non potei fare a meno di notare come quell’inutile pezzo di stoffa stesse cominciando a scivolare lungo quel corpo così invitante.
 Non potei davvero resistere dallo stuzzicarla.
 -Tu accogli sempre gli ospiti vestita così?- le chiesi indicando il suo corpo con lo sguardo. –Oppure volevi riservare un trattamento speciale al tuo nuovo allievo? In fondo ci sono un mucchio di insegnanti che lo fanno.-
 Vidi nel suo sguardo una voglia matta di strangolarmi e di rispondere in modo molto poco educato.
 -Se avessi saputo che avrei incontrato voi due mi sarei vestita da suora, ma purtroppo avete deciso di farmi questa “gradita” sorpresa, e dire che speravo di trovarmi davanti qualcuno che somigliasse a Brad Pitt o a Johnny Depp…-
 Stavo per ribattere a tono come mio solito quando mi trovavo davanti a quella ragazza ma Marco decise di intervenire bloccando sul nascere la mia risposta.
 -Ti è andata decisamente meglio. Comunque sono venuto qua per parlare davvero delle ripetizioni. Ti dispiace se entriamo, Vale?-
 Spalancai gli occhi quasi incredulo.
 -Vale?!- esclamò lei con molto disappunto, praticamente per poco non aveva sbranato Marco.
 -Vale?- chiesi cercando di trattenere una risata ma senza riuscirci.
 -Che c’è? Che ho detto?-. “Marco, amico mio, hai detto quello che basta per farmi ottenere il mio scopo: farla incavolare di brutto” pensai con un sorriso mentale a trentadue denti.
 -Che razza di nome-, a quel punto scoppia veramente a ridere come un pazzo.
 Vidi lo sguardo di quella ragazza scrutarmi per poi trapassarmi con un odio quasi palpabile.
 -Che ti prende?- mi chiese scocciata.
 In tutta risposta io non riuscivo a smettere di ridere, e alla fine non sapevo neanche io il perché.
 -Vale…?- chiesi ancora mentre quella ragazza mi incendiava con il suo sguardo.
 -Sì, mi chiamo Valeria Ferrari e allora? E’ un nome italiano come qualsiasi altro.-
 -Lo so perfettamente, è solo che… Che credi essere la regina della Giustizia, e confesso che per te mi sarei aspettato un nome più altisonante tipo Mariagrazia Sangirolamo o Carlotta Maria Anna Ambrogiani, questi sarebbero stati dei nomi adatti a te.-
 Sapevo di averla fatta infuriare sul serio. Lo capii osservando come il suo sopracciglio destro si fosse sollevato in modo quasi inverosimile.
 -Ma pensa al tuo di nome!- sbottò furiosa. –Almeno il mio nome non sembra appena uscito da un libro della Rowling, ti mancano solo i capelli biondo platino, Draco.-
 Okay, questa battuta me l’avevano rifilata tante di quelle volte che ormai non avrei più dovuto farci caso; eppure sentire quelle parole pronunciate da lei mi irritò più del solito.
 -La volete finire voi due?- con il suo tono tranquillo Marco stava cercando di calmare la ragazza. –Vale che tu ci creda o no, siamo venuti in pace e disarmati…-
 Ma perché parlava al plurale? Io ero armato eccome! Avevo una quantità industriale di odio da riversale addosso.
 -Io non direi-, e infatti anche lei lo sapeva che le mie intenzioni non era proprio buone visto il modo duro con cui mi guardava.
 -Ti giuro che lo terrò a bada io, ma adesso potremmo sederci e parlare del mio problema? So che potrebbe sembrarti melodrammatico ma sono davvero disperato.-
 Marco era impazzito. Non riuscivo a capire se fosse così gentile con quella tizia solo per le ripetizioni o perché gli piaceva davvero. Una cosa era certa: se non l’avesse convinta a parlare delle ripetizioni sua madre lo avrebbe ucciso.
 Forse avevo esagerato un po’ mettendolo in quella situazione, dopotutto non era affar mio se lui e la racchia avrebbero studiato insieme.
 Però se per caso mi avesse attaccato con qualche frecciatina non mi sarei di certo risparmiato, ne andava del mio orgoglio e del mio amor proprio. Marco era mio amico ma non avrei trattato bene quella lì solo per fare un piacere a lui.
 -Va bene-, disse lei spostandosi dalla porta. –Entrate pure.-
 -Grazie-, rispose Marco con quella sua voce mielosa e con un sorriso talmente brillante da far impallidire una stella.
 Alzai un sopracciglio per quella sua reazione da schifo ma non dissi nulla. Volevo soltanto che quel momento passasse il più in fretta possibile altrimenti avrei davvero rischiato di fare quella ragazza a pezzi.
 Ci accompagnò in sala da pranzo. Non era male come stanza: mobili color ciliegio in stile moderno e un enorme tappeto poco prima del tavolo davano un’aria molto calda a tutto l’ambiente.
 -Mi perdonerete-, quel tono gentile che Ferrari aveva usato era quanto di più falso avessi mai sentito. –Andrei a vestirmi, se non avete nulla in contrario.-
 -Un paio di argomenti contrari li avrei-, mi aveva servito quella provocazione su un piatto d’argento, non avrei mai potuto ignorarla. Rincarai quella risposta accompagnandola ad un sorriso pieno di sicurezza.
 Ci mancò poco che Ferrari non mi saltasse addosso per azzannarmi, dal suo sguardo si capiva benissimo che avrebbe voluto uccidermi.
 -Massi-, mi rimproverò Marco, -cerca di darti una calmata.-
 -Ok, ok…-, che rottura! Neanche le avessi ordinato di spogliarsi! Era solo una risposta come un’altra.
 -Va’ pure a vestirti, Vale-, disse Marco in tono gentile. Tutta quella sua dolcezza stava davvero rischiando di farmi incazzare. Non lo sopportavo quando faceva così.
 Alzai gli occhi e scossi la testa: stavo veramente cominciando a stancarmi di quella situazione. Per quanto guardare quella ragazza mezza nuda fosse un bel modo di passare il pomeriggio, cominciavo a credere che sarebbe stato meglio se me ne fossi andato immediatamente da quella casa. Ma non potevo farlo visto che ero il mezzo di trasporto del caro Iovine.
 -Tutto bene?- chiese ad un certo punto Marco rivolto a Ferrari. Adesso che lo notavo se ne stava ferma in mezzo alla stanza a fissarci. Non aveva detto che doveva andare a vestirsi?
 La ragazza prese un profondo respiro e poi sbottò: -Mentre sono di là, cercate di non toccare niente, di non rompere niente, di non spostare niente, e soprattutto state lontani dalla cucina e dal frigorifero.-
 Restai un attimino sconvolto da tutti quegli avvertimenti, neanche fossimo dei teppisti.
 -Possiamo respirare almeno?- chiesi incrociando le braccia.
 -Non troppo e solo se è necessario. Riducete il numero delle ispirazioni al minimo indispensabile.-
 La guardai quasi sconvolto mentre si voltava e si dirigeva verso le camere. Vidi l’orlo dell’asciugamano sparire dietro la porta e il mio cervello partì in quarta cominciando a coniare nuovi insulti da rivolgere a quella tizia idiota.
 Mi voltai verso Marco che era ancora intento a fissare il punto in cui Ferrari era sparita pochi istanti prima. Sembrava quasi che avesse intenzione di ergere un altare in quel punto esatto.
 -Ti prego, dimmi che non fai sul serio con quella lì. E’ completamente fuori di testa-, dissi con un misto di esasperazione e speranza nella voce. Non volevo che il mio amico si intestardisse per una tipa come quella.
 -Mi piace, mi piace davvero tanto-, mormorò Marco con aria sognante. –E’ forte, molto più di quanto pensassi.-
 -Forte?- chiesi scettico. –Quella ragazza è una mina vagante, rischia di far esplodere mezzo mondo e tu ci andrai di mezzo.-
 -Tranquillo, lo troverò un modo per gestirla. Secondo me è molto dolce in fondo-, ci mancava poco che dopo quelle parole i suoi occhi si trasformassero in due cuoricini palpitanti. Che schifo!
 -Vorrai dire molto in fondo… Se proprio vuoi, ti procuro una pala così cominci a scavare? Guarda che quella lì non sa neanche cosa sia la dolcezza-, di questo ne ero assolutamente certo. Era l’acidità fatta persona.
 -Non chiamarla “quella lì”, ha un nome-, disse Marco guardandomi con aria stizzita.
 -Porca miseria, sei proprio cotto-, risposi esasperato.
 -Non posso farci nulla, quella ragazza è sconvolgente. Ha attirato totalmente la mia attenzione-, ribatté Marco con un altro sorriso ebete.
 Non poteva essere che Valeria Ferrari fosse riuscita ad attrarre così tanto Marco nel giro di poche ore. Possibile che avesse ragione lui e che quella ragazza possedesse qualcosa di speciale che io non riuscivo a vedere?
 Ripensai per un attimo a tutte le brevi conversazioni che avevo con lei ma la sola cosa evidente era la sua assoluta acidità. Marco si stava sbagliando di grosso!
 Pochi minuti dopo Ferrari tornò e ci sedemmo tranquillamente al tavolo. Aveva tirato su i capelli in una coda seria, e non aveva neanche un filo di trucco. Non le importava un fino secco di apparire affascinante per noi due.
 Lei si sedette di fronte e me e io continuavo a fissarla negli occhi, ero curioso di capire cosa ci trovasse Marco in lei. Sostenne il mio sguardo senza imbarazzarsi o cedere, da quel punto di vista dovevo ammettere che era davvero molto determinata. In genere tutte le altre ragazze avevano sempre ceduto a uno sguardo come il mio.
 Ferrari si voltò verso Marco e cominciò a parlare.
 -So che abbiamo stabilito una sorta di tregua, ma non posso fare a meno di chiedermi perché ti sei fatto accompagnare da questo… cioè… dal tuo amico.-
 -Preferisci che vi lasci soli?- chiese con un ghigno, di certo a Marco non sarebbe dispiaciuto.
 -Non era questo che intendevo-, rispose lei scocciata. –Però le ripetizioni sono di Marco, tu che diavolo c’entri? Non credo che lui abbia bisogno di una guardia del corpo, e credo ancor meno che un tipo come te sarebbe in grado di assolvere un compito del genere.-
 Le lanciai uno sguardo di fuoco. Come si permetteva di fare certe insinuazioni senza neanche conoscermi? Altro che forte, era solo una maleducata.
 -Il mio scooter è dal meccanico-, cercò di spiegarle Marco, mettendoci anche troppa gentilezza per quanto mi riguardava. –Ho chiesto a Massi di accompagnarmi, è per questo che è qui.-
 Continuavo a pensare che fosse stato troppo gentile perciò mi sentii in dovere di dire qualcosa.
 -Ti basta come risposta Sherlock Holmes?-
 Lei socchiuse gli occhi arrabbiata ma non me ne fregava un cavolo. Aveva cominciato lei ad offendere ed io c’ero andato anche troppo leggero.
 Non parlò, evidentemente aveva capito che era meglio non rispondere alla mia frecciatina perché non le avrei reso vita facile.
 -Lo so che probabilmente ti infurierai-, cominciò Marco. –Ma sono davvero curioso di sapere che ci facevi con indosso un asciugamano.-
 Quella risposta interessava un pochino anche me se dovevo essere del tutto sincero.
 -Hai ragione, sto per infuriarmi-, e si vedeva proprio che era incavolata, per poco non ci aveva incenerito con gli occhi.
 -E’ solo una domanda-, dissi io sorridendo sornione. –Non mi sembra tanto difficile rispondere, a meno che in questo preciso istante non ci sia qualcuno che sta uscendo da questa casa di soppiatto dopo essere stato nel tuo letto.-
 Non ero riuscito a resistere, quella frecciatina era d’obbligo in una situazione del genere. Volevo farla arrabbiare ancora di più, non sapevo perché ma vederla infuriata mi piaceva parecchio.
 Lei alzò gli occhi al cielo esasperata.
 -Non c’è nessun ragazzo, se è questo che volevi sapere, tantomeno nel mio letto.-
 Non risposi. Stranamente sentire quelle parole mi aveva dato un senso di sollievo che non riuscivo a spiegarmi. Marco, dal canto suo, sorrise soddisfatto da quell’informazione.
 -Ho passato le ultime due ore a preparare un dolce. Quando ho finito ero impresentabile, perciò mi sono fatta una doccia confidando che il ragazzo che stavo aspettando fosse un ritardatario.-
 Rimasi un attimo basito per quella frase e anche Marco si rese conto di quanto fosse comica quella situazione visto che mi lanciò un’occhiata veloce, che ovviamente non sfuggì alla vipera.
 -Che ho detto?- chiese sorpresa.
 -Niente-, cominciò Marco imbarazzato. –Ecco… In effetti ci hai azzeccato.-
 -Ma se siete arrivati in anticipo-, ribatté lei risentita.
 Sì, eravamo arrivati in anticipo ma non per merito di Marco, quello era in grado di fare più ritardo di un treno bloccato dalla neve.
 -E’ vero, ma è Massi quello puntuale, per quanto mi riguarda invece sono perennemente in ritardo, è più forte di me-, il tono di Marco era sempre più imbarazzato.
 Ferrari sembrò parecchio sorpresa da quello che Marco le aveva detto e sinceramente non riuscivo a capirne il perché.
 I suoi occhi scuri e caldi incontrarono i miei e per un attimo mi sentii smarrito, come se in realtà non fossi davvero in quella stanza. Mi fissava con odio, ma questa volta non avevo detto nulla, perché ce l’aveva con me? Quella ragazza era davvero strana.
 A quel punto non ne potei più, meglio dire qualcosa che mi avrebbe reso abbastanza colpevole da meritare quello sguardo pieno d’odio.
 -Se avessi saputo chi avrei incontrato venendo qua me la sarei presa con molta più calma-, incrociai le braccia stizzito. –Anzi magari mi sarei dato malato, almeno avrei avuto una scusa plausibile per evitare questo incontro.-
 -Magari lo avessi fatto-, quella ragazza cominciava a darmi davvero sui nervi.
 -Quindi avresti preferito non vedermi affatto?- Non sapevo perché le avevo fatto quella domanda, ma stranamente speravo in una risposta totalmente diversa da quella che invece lei mi diede.
 -Senti, non credo sia un mistero quello che provo nei tuoi confronti, Draco-, il suo sguardo era tremendamente deciso. –Non mi sei affatto simpatico…-
 Alzai un sopracciglio divertito, anche se in realtà non mi sentivo per nulla in vena di divertirmi.
 -Ma no, e io che pensavo fosse solo passione e desiderio nascosto. Avevo il terrore che potessi saltarmi addosso da un momento all’altro, ora mi sento più tranquillo.-
 Le sorrisi con più decisione, per confermare quanto le sue parole mi fossero indifferenti. Non riuscivo ad ammettere con me stesso che non volevo l’odio di quella ragazza. Non la sopportavo e mi faceva incazzare anche solo guardandomi ma non volevo che mi odiasse. Non sapevo perché e non ci tenevo a scoprirlo.
 Ma quello che uscì dalla mia bocca fu totalmente diverso dai miei pensieri.
 -Ti assicuro che neanche tu mi vai a genio, Ferrari.- La mia voce era molto più aspra di quanto avessi voluto ma era stata lei a provocare, io mi ero limitato a rispondere.
 -Non le piace essere chiamata per cognome-, era stato Marco a parlare.
 Mi voltai verso di lui e poi tornando a guardare quella ragazza che fissava Marco con sguardo omicida mi lasciai andare ad un ghigno. La fissai negli occhi con decisione, volevo che si infastidisse al punto da odiarmi sul serio.
 -Preferisci che ti chiami Vale?- mi sembrava una domanda più che legittima visto che non voleva essere chiamata per cognome. Forse però il mio tono divertito non le era piaciuto per niente.
 -Perché cercare un modo con cui mi puoi chiamare quando io e te non parleremo mai più per tutto il resto delle nostre vite?-
 -Mai mettere limiti al destino, mia cara.- E no, non l’avrei lasciata in pace tanto facilmente dopo tutto quello che aveva avuto il coraggio di dirmi. Doveva pagare.
 I nostri occhi non si staccarono neanche per un secondo, cercando in tutti i modi di vincere quella battaglia silenziosa che si stava tenendo tra noi.
 -Quando voi due avrete finito di sembrare una coppia di innamorati a cui piace punzecchiarsi, io avrei ancora da risolvere un problema con la matematica.-
 Spalancai un attimo gli occhi sorpreso per quella affermazione. La voce di Marco era risultata piuttosto infastidita mentre Ferrari sembrava averlo sentito a malapena visto che i suoi occhi continuavano a restare ancorati ai miei. Non potei farne a meno, il suo sguardo così caldo mi fece uno strano effetto, qualcosa che non mi sarei aspettato. Le mie guance si tinsero di un tenue rosso e quando non riuscii più a sostenere il suo sguardo fui costretto a distoglierlo fissandolo sul cesto di frutta che si trovava al centro del tavolo.
 Non la vedevo ma sapevo che Ferrari non poteva credere ai suoi occhi. Io per primo non avevo idea del perché il mio corpo avesse reagito così al suo sguardo.
 -Cos’hai detto?- chiese poi con tono distratto a Marco.
 -Ho detto che sembrate una coppia di innamorati a cui piace punzecchiarsi.-
 La cosa faceva davvero venir voglia di ridere e lo avrei fatto se non fossi rimasto così stupito dalla mia reazione.
 -Io e quest’individuo innamorati?- ovviamente Ferrari non aveva avuto nessuna difficoltà a scoppiare a ridere. Prendersi gioco di me era davvero facile per lei. –Marco dì la verità, quante canne ti sei fumato prima di venire qua?-
 -Più che di canne parlerei di cannoni-, dissi rivolgendomi a Marco con una voglia inesprimibile di farlo fuori. Aveva capito che quella ragazza aveva uno strano effetto su di me e non aveva perso tempo nel cercare di farlo notare anche a lei. –Per la prima volta mi trovo d’accordo con te Ferrari. Marco deve avere qualche rotella fuori posto se pensa una cosa del genere.-
 -Stavo solo constatando un fatto-, rispose lui con calma. –Da come vi stavate guardando c’era poco da fraintendere.-
 -Invece mi sa che hai frainteso tutto-, esclamò lei continuando a ridere. –Per quanto mi riguarda stavo cercando di appiccare fuoco alla testa del tuo amico con la forza del pensiero.-
 -Anche io stavo facendo una cosa del genere.- Non era proprio la verità, in quel momento stavo pensando a tutto tranne a quello ma Ferrari scatenava in me un’irritazione così profonda che non potei fare a meno di rispondere a tono.
 -Stavi sperando che prendessi fuoco?- la sua voce lasciava trapelare tutta la rabbia che stava provando.
 -Sì, lo ammetto.- Volevo che si arrabbiasse ancora di più, sempre di più.
 -Come ti sei permesso?-
 -Parli proprio tu-, cominciavo ad arrabbiarmi sul serio anch’io. –Sei stata tu a tirare fuori questa storia di bruciare le teste.-
 -Stavo scherzando, idiota!- si alzò in piedi e batté un pugno sul tavolo. Potevo quasi respirare il suo odio.
 -Io no-, ribattei alzandomi e fronteggiandola.
 I nostri volti ormai erano vicini e i nostri occhi continuavano a fissarsi con quello che potei definire solo come odio.
 -La volete finire?- Marco cercò di farci abbassare i toni ma anche lui si era alzato per poterci affrontare.
 Ferrari socchiuse gli occhi risentita e si rimise a sedere.
 Osservai ogni sua mossa mentre anche Marco si sedeva.
 Avrei voluto farlo anch’io ma le fiamme di irritazione che mi divampavano dentro non me lo permisero. Quando ero con lei perdevo letteralmente il controllo, l’avrei uccisa di sicuro prima o poi, non ne potevo più delle sue frasi sconclusionate del cazzo!
 Non bastava mia madre o tutte le ragazzine che mi venivano dietro a rendermi la vita impossibile, adesso ci si metteva anche questa stupida sconosciuta che sparlava a sproposito!
 Era davvero troppo e la mia sopportazione aveva un limite.
 Ma perché cavolo la mia vita aveva incrociato quella di Ferrari? Stavo tanto bene prima di quella maledetta mattina!
 -Massi siediti-, avvertii la nota di irritazione nella voce di Marco anche se stava cercando di mantenersi calmo.
 Alzai gli occhi al cielo esasperato e sbuffando mi sedetti.
 -Ora possiamo parlare delle ripetizioni?- chiese Marco, e stavolta non riuscì a nascondere la sua irritazione.
 Ferrari si voltò a guardarlo. Era evidente che aveva deciso di ignorare la mia presenza. E no, dolcezza, Massimiliano Draco non è un tipo che si può ignorare!
 -Scommetto che la tua torta fa schifo.-
 Era la prima frase che mi era venuta in mente ma aveva avuto l’effetto desiderato visto che lei s’irrigidì e poi si voltò a guardarmi irritata.
 -Puoi pensare quello che ti pare, tanto non avrai mai occasione per sperimentare sul campo quello che hai detto.-
 -Vuoi dire che non offriresti un pezzo della tua brodaglia… cioè del tuo capolavoro ai tuoi graditi ospiti?-
 Vidi la sua fronte corrucciarsi lievemente per cercare di trattenere la rabbia.
 -Intanto solo Marco è un mio ospite, tu sei solo… sei solo…-
 -Sono solo?- adesso volevo proprio sentire cosa aveva da dire su di me visto che si credeva di essere la persona più giusta del mondo. Sorrisi soddisfatto all’idea di un suo sfogo.
 -Tu non sei nessuno.-
 Spalancai gli occhi, ero rimasto parecchio stupito per quella affermazione così forte.
 -Credi di essere l’individuo perfetto che ogni ragazzo vorrebbe avere come amico e che ogni ragazza desidererebbe come fidanzato ma non hai capito un fico secco di quello che ti accade intorno. Le ragazze ti vengono dietro semplicemente perché sperano di incontrare Marco, e poi voglio dire, ma non vi accorgete che il fatto che tutte le ragazze vi muoiano dietro è qualcosa di squallido? Dicono di amarvi e di avervi sempre sognato ma non vi conoscono affatto, se fossi al vostro posto le manderei tutte a quel paese. Tornando a te, sappi che i ragazzi, tutti tranne Marco credo, vogliono esserti amici solo perché sei il figlio della professoressa D’Arcangelo, anche se non hanno ancora capito che essere amici di suo figlio non significa essere raccomandati, visto che lei apprezza solo chi le conviene e non chi le viene imposto. Possibile che tu non ti sia mai accorto che stranamente tutti quelli che ti stanno più intorno sono nelle classi di tua madre?-
 Quella ragazza aveva davvero passato il segno. Non poteva sbraitarmi contro tutte quelle stronzate senza neanche conoscermi.
 -Un’ultima cosa e chiudo qui il discorso… Draco non credere di essere il ragazzo più simpatico che esista sulla faccia della Terra, non hai idea di quanti doppiogiochisti ti stiano intorno. Davanti ti dicono una cosa, ma appena ne hanno l’occasione ti criticano e ti deridono.-
 La fissai allibito mentre cercavo con tutte le forze un modo per non mandarla platealmente a fanculo! Pensava che non sapessi già di mio tutte quello cose? Non ero stupido, sapevo perfettamente che molti ragazzi mi erano amici solo per via di mia madre e io ero il primo ad odiare le ragazze che mi venivano dietro, anche se a volte non era male uscire con qualcuna di loro.
 Quella vipera non mi conosceva e non aveva nessun diritto per farmi una ramanzina come quella. Ero arrabbiato all’idea che lei pensasse questo di me ed ero deluso dal fatto che una come lei si fermasse solo alle apparenze senza neanche cercare di capire se i suoi pensieri avessero un fondamento o fossero dettati solo dall’odio che provava nei miei confronti.
 La guardai, e sinceramente non avevo idea di cosa trasparisse dal mio sguardo in quel momento.
 -Avete intenzione di restare imbambolati come due statue per tutto il resto del pomeriggio?-
 La sua voce era calma, quasi esitante. Aveva notato che il suo sproloquio aveva creato un’aria davvero pesante, quasi irrespirabile. Cosa si aspettava? Che accettassi tutti quegli insulti senza sentirmi neanche un po’ incazzato?
 Avrei voluto urlarle contro, dirle che non me ne fregava un cazzo di quello che pensava di me e che non poteva permettersi di parlarmi così, non a me.
 Eppure non lo feci.
 Abbassai lo sguardo e senza che me ne accorgessi un sorriso amaro prese possesso del mio viso. Sapevo che aveva ragione ma odiavo quando la gente mi sbatteva in faccia la verità, e la gente non lo faceva mai. Ma lei sì, lei lo aveva appena fatto.
 Dovevo dire qualcosa, l’aria stava diventando davvero irrespirabile.
 -Allora-, stavo cercando un insulto adatto a zittirla per sempre ma non ne trovai. –Questo schifo di torta si può vedere?-
 Avevo deciso di cambiare argomento, di fingere di non aver ascoltato le sue parole. Forse sarebbe stato più logico risponderle a tono o mandarla a quel paese, ma davvero non ce l’avevo fatta. Non con lei, le sue parole mi avevano totalmente bloccato.
 -Draco…-
 No! Non doveva neanche provare a consolarmi! Non volevo la sua compassione e se solo ci avesse provato mi sarei alzato e me ne sarei andato immediatamente da quella casa!
 Le sue parole mi aveva già ferito abbastanza, non potevo anche permettere che provasse pena nei miei confronti.
 Accidenti! Ero pur sempre Massimiliano Draco, non le avrei permesso di fare la crocerossina con me. Non lei! Non con me!
 Con la coda dell’occhio vidi Marco fare di no con la testa in direzione di Ferrari. Speravo che seguisse il suggerimento del mio amico, lui mi conosceva e sapeva che stavo per esplodere.
 -Sei proprio sicuro di voler rischiare?- mi chiese lei con un sorriso ironico.
 La fissai per un attimo, incerto su come rispondere poi sollevai un sopracciglio e con sicurezza dissi: -Al massimo mi pagherai i danni, Ferrari.-
 Lei si alzò e dopo avermi riservato una linguaccia che per poco non mi fece scoppiare a ridere, si diresse con calma verso il frigorifero.
 -Non che lo speri-, disse aprendo lo sportello e cominciando a cercare la torta. –Ma quando avrai assaggiato questo manicaretto tutti gli altri dolci ti sembreranno senza sapore. Chi mi conosce dice che sono un genio della pasticceria.-
 -Che modestia-, rispose Marco con una strana ammirazione nella voce.
 -Non è un mio parere.- Posò la torta sul tavolo e iniziò a tagliarla.
 Quando mi porse la mia fetta mi sentii ad un tratto molto poco invogliato ad assaggiarla. L’aspetto non era male ma c’era sempre la possibilità che fosse uno schifo.
 -Prima tu-, dissi rivolto a Marco. –Le stai più simpatico non cercherebbe di avvelenarti.-
 -Come sei spiritoso-, sbottò lei risentita.
 Marco fece un sorriso e poi si portò subito alla bocca un cucchiaino colmo di Torta Mimosa. Subito notai con quanta soddisfazione si stesse godendo quel piccolo pezzo di dolce.
 -Quindi?- chiesi indeciso su cosa fare. Tenevo il cucchiaino sospeso a mezz’aria come se stessi aspettando la sentenza di un giudice che avrebbe potuto decretare la mia morte o la mia assoluzione.
 -Non ci sono parole-, rispose Marco con aria sognante mandando giù il boccone. –L’unico modo per capire è assaggiarla.-
 Ferrari lo guardava confusa.
 -Spero che questo non sia il tuo modo per vendicarti di quando mi hai prestato la PSP e te l’ho riportata dopo tre mesi-, mormorai dubbioso. Affondai il cucchiaino nel mio pezzo di dolce e ne presi la dose più piccola che potei.
 -Conosco altri modi per vendicarmi.- Non sapevo se fidarmi o no delle sue parole visto che le accompagnava ad un’aria davvero divertita. –Assaggia e alla fine mi ringrazierai.-
 Portai il cucchiaino agli occhi osservandolo con indecisione. Non era da me comportarmi in quel modo ma dopo quello che Ferrari mi aveva detto, mi risultava davvero difficile riuscire a fidarmi di quel suo dannatissimo dolce. Una ragazza del genere non poteva essere poi così brava in cucina, e non riuscivo a fidarmi di lei.
 Probabilmente mi stavo comportando davvero come un bambino agli occhi di quella ragazza: fare tante storie solo per assaggiare uno stupido dolce non era esattamente uno dei comportamenti a cui avevo abituato me stesso e chi mi conosceva.
 L’unica giustificazione che potei trovare era che quella ragazza mi indispettiva: qualsiasi cosa potesse mandarla in confusione e metterla in crisi mi esaltava.
 Non riuscivo a spiegarmi come mai mi interessasse così tanto farla arrabbiare o cedere, ma sapevo che il mio atteggiamento la stava irritando moltissimo.
 Alzai gli occhi e i nostri sguardi si incontrarono. Ebbi una strana sensazione, come se quegli occhi mi stessero scrutando fin dentro l’anima. Erano così scuri eppure, allo stesso tempo, erano luminosi e arguti, non avevo mai visto una luce del genere negli occhi di qualcuno.
 Di certo non potevo negare che quegli stessero cominciando ad avere un certo ascendente su di me. Ero convinto che fosse tutta colpa del fatto che erano così belli, molto più belli di quanto avessi mai notato prima.
 All’improvviso mi resi conto di quanto guardare quella ragazza negli occhi e farla irritare mi divertisse. Mi sentivo davvero come un bambino in un parco giochi, felice e spensierato, nonostante l’acidume con cui Ferrari mi rispondeva.
 Alla fine decisi di portare a termine quella strana scenetta comica che si era venuta a creare e assaggiai quel piccolo pezzo di torta. Senza volerlo i miei occhi si chiusero e assaporai completamente il dolce. Era buono, era tremendamente buono. Non avrei neanche potuto trovare le parole per descriverlo. Quella ragazza così acida e scorbutica non poteva essere in grado di cucinare qualcosa di così paradisiaco.
 -Allora-, sentii mormorare come in lontananza quelle parole. A quanto sembrava Ferrari era ansiosa di ricevere la mia risposta. –Non hai niente da dire?-
 Aprii lentamente gli occhi e subito incontrai il suo sguardo: mi sorpresi nel notare quanto sembrasse diversa. Era come se la mia risposta la interessasse più del dovuto.
 -Qualcosa da dire l’avrei…-, cominciai cercando le parole giuste per continuare.
 Forse avrei dovuto nascondere la mia soddisfazione e cimentarmi in una delle mie frecciatine ma davvero non ne trovai il coraggio. Non avrei mai potuto mentire riguardo quel dolce, non potevo proprio. Ero certo che lei sarebbe riuscita a rispondermi a tono se l’avessi offesa ma in quel momento non avevo voglia di deriderla. Non ne avevo motivo.
 -…ma non trovo le parole per esprimermi.- Optai per la verità, probabilmente era la mossa migliore. –Credo che la mia capacità di ragionare sia stata annullata da questa torta meravigliosa.- Meglio dare il merito di tutto alla torta e non soffermarsi su altre sensazioni che stavo provando.
 Vidi la sorpresa dipingersi sul volto di Ferrari, neanche lei si aspettava quella frase e il fatto di averla stupita così tanto mi riempiva di soddisfazione. Alla fine sapevo riconoscere quando qualcuno meritava un complimento e quella torta poteva essere descritta solo con belle parole.
 Lanciai una veloce occhiata a Marco e non potei fare a meno di notare una nota di disappunto nei suoi occhi. Che gli era preso? Avevo pure fatto dei complimenti alla torta della sua “amata” non capivo perché adesso si fosse rabbuiato.
 Anche Ferrari lo stava guardando e mi accorsi che sembrava sorpresa almeno quanto me.
 Io quello proprio non lo capivo: non era mai contento! Adesso stava facendo l’offeso senza neanche un motivo… Perché non c’era alcun motivo per prendersela.
 -Possiamo parlare delle ripetizioni ora?- chiese lui cercando di essere gentile, ma io colsi subito quella nota stonata nel tono della sua voce.
 -Certo-, rispose Ferrari con calma. Era tornata in possesso di tutta la sua sicurezza.
 Per i minuti successivi quei due furono completamente assorbiti dall’argomento ripetizioni. Marco era assolutamente negato per la matematica e quella ragazza se ne stava lentamente rendendo conto.
 Visto che non ero per niente interessato ne approfittai per prendere d’assalto quella meraviglia di torta che aspettava solo che io la divorassi. Per non sembrare troppo ingordo inventai un calo di zuccheri ma quando Ferrari mi fulminò notando che avevo mangiato metà della torta decisi di fermarmi perché oltre all’indigestione stavo anche rischiando che lei mi trucidasse.
 Marco si era accorto che Ferrari stava iniziando ad irritarsi seriamente perché proprio in quel momento decise che l’incontro era finito e che era meglio andare a casa.
  Non sapevo perché ma l’idea di tornare a casa non mi allettava più di tanto, forse volevo ancora un po’ di quella torta.
 Ferrari invece era sollevata che andassimo via, si vedeva lontano un chilometro.
 Uscimmo da casa sua prima che me ne rendessi conto e pochi secondi dopo eravamo davanti al mio scooter pronti per tornare a casa di Marco.
 -Smettila-, mi disse a un certo punto Marco. Stavo per infilarmi il casco ma a quelle parole mi bloccai.
 -Come scusa?- chiesi sorpreso.
 -Smettila di fingere-, continuò lui guardandomi seriamente.
 Ma si era completamente rincitrullito?! Di fingere? Fingere cosa?
 -Fai finta di niente? O forse neanche tu lo hai ancora capito-, il suo sguardo era sempre più serio.
 -Marco… Tu non stai per niente bene. Stai dicendo una marea di cazzate.-
 -Dirò anche una marea di cazzate ma almeno so riconoscere i miei sentimenti-, detto questo si infilò il casco e si sedette sullo scooter in attesa che anch’io mi decidessi a salire.
 Sapevo che era inutile parlare, Marco non mi avrebbe dato altre spiegazioni.
 Che andasse al diavolo! Lì l’unico fuori di testa era lui. Speravo che facesse in fretta pace con il cervello!










 ***L'Autrice***
 E anche questo nuovo capitolo è andato! Uff... è una vera faticaccia scrivere il POV di Massi, ma devo ammettere che quando ho finito il capitolo mi sono sentita davvero soddisfatta per essere arrivata sana e salva fino alla fine... xD Adesso mi aspetta il capitolo 4... AIUTO! *trema all'idea di non riuscire a scrivere neanche un rigo decente*
 Comunque, come avete notato, Vale scatena davvero l'incazzite di Massi, e lui vuole sempre farla arrabbiare... xD Secondo me è amore... u.u e non lo dico tanto per dire... ahahah xD Okay, adesso la smetto di dire stupidaggini... xD
 A parte i nostri cari piccioncini, questo è il mio primo aggiornamento del 2011! E questo mi ricorda che... TANTISSIMI AUGURI A TUTTI! Un nuovo anno è cominciato e io spero che mi porti tante cose belle, il 2010 non è stato male ma spero che il 2011 sia mille volte meglio. xD
 Per il prossimo capitolo, non so ancora quando aggiornerò... Purtroppo devo ancora scriverlo e visto che tra poco ho un esame sono veramente sommersa dalla studio, comunque vi prometto che cercherò di non farvi aspettare troppo... ^^
 Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno lasciato una recensione per i primi due capitoli, e tutti colo che hanno messo questa storia tra i preferiti e le seguite, siete fantastici! Ovviamente ringrazio ogni singolo lettore!




Comunque vi ricordo che potete trovare molto altro riguardo "Il Figlio Della Prof" in questi siti:

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