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Autore: rox_sole    09/01/2011    5 recensioni
Questa serie parla di un viaggio, di posti in cui vorrei andare e posti che ho già visto... del nostro mondo insomma.
Per ora la mia voglia di evadere si ferma qui, poi chissà!
Fatemi sapere cosa ne pensate, è un esperimento.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1-casa

1-CASA: Stabio, CH

Lanciai il borsone sul tappeto rossiccio dell’ingresso, ci legai il sacco a pelo e poi feci un rapido giro della casa per vedere cos’avevo scordato: ero sicura che ci fosse qualcosa.

Dopo aver raccattato tutto ciò che pensavo potesse servirmi (medicinali, telefono, soldi, abbonamento dell’autobus, giornale, i-pod, documento… ma avevo preso qualcosa a parte le mutande?) e averlo cacciato nella borsa andai nella mia stanza. Salutai Timmy Salvatore con un bacetto sul suo peloso naso di stoffa: -Spiacente tesoro, ma stavolta resti qui.-

Timmy, il mio cagnolino di peluche che dormiva con me tutte le notti e mi aveva sempre accompagnata ovunque, fino a quel momento, sembrò guardarmi male con le biglie nere che aveva al posto degli occhi, ma decisi di ignorarlo: in tenda c’era posto solo per me e Matt, proprio non potevo portarmelo.

Diedi un’ultima volta dell’acqua al mio povero cactus semi-morto, spingendo con i polpastrelli un po’ di terra attorno al suo “tronchetto” verde e spinoso. –Ma si, che magari mentre sto via ti riprendi pure!- gli dissi, ammiccandogli.

“Ok”, pensai, “sto facendo l’occhiolino a una pianta. Ho proprio bisogno di questo viaggio; il Liceo fa male, l’ho sempre detto io!”   Diedi un’ultima occhiata alle foto appese contro l’armadio: me da piccola, con mamma e papà, abbracciata al mio “adorabile” fratello (chissà quanto mi avevano pagata per poter scattare quella foto!), io a tre anni mentre addento una gigantesca fetta d’anguria con i miei due unici ed enormi dentoni, una foto di classe e una con gli amici, fuori dal LiMe*, sorridenti e felici dopo il riuscito (o meno) esame di maturità.

“Aaah, le mie amiche. Chissà come se la prenderanno: parto da sola con Matt dopo che abbiamo tanto progettato di girare il mondo insieme!” pensavo. “Dopotutto però Zoe deve ancora finire il liceo, così come Iris; Alba non può venire comunque, o sua mamma la sventra e ne cucina le budella. Joyce invece… beh, non sarebbe mai venuta, nonostante tutti i buoni propositi ha troppa paura di quel che non conosce! Per fortuna c’è Eric, che speriamo se la porti a Ginevra a studiare la loro amata musica insieme.

Mi accorsi allora di essermi incantata a guardare in aria, cosa che capita -purtroppo- molto spesso. A confermare i miei timori ci pensò il rombo di un motore: Matt era già arrivato! Mi affacciai sorridendo alla finestra che dà sul piazzale. –Arrivo subito tesoro, tu intanto puoi entrare a salutare i miei? Così stanno più tranquilli e non ci telefonano ogni due ore!- Lui annuì, sfoderando quel suo sorriso sghembo di cui mi ero innamorata, un po’ più di un anno prima, e io schizzai in bagno con una manciata di mollettine colorate in mano.

Due minuti più tardi ne uscii con la mia strana pettinatura piena di fermagli multi color e i due piccoli rasta che mi ballonzolavano sulla spalla. Entrai in cucina, dove mamma stava versando il caffè in cinque piccole tazzine, e seduti intorno al tavolo stavano Matt, papà, con una strana espressione nostalgica nascosta sotto l’espressione impassibile di sempre e il mio fratellino Giò, che più tanto piccolo non era.

Mi sedetti con loro e addentai un biscotto, ma subito sentii una palla pelosa schiantarsi con il suo musetto bagnato contro la mia pancia, facendomi strozzare con il boccone che stavo mandando giù. -Hei Leo, piano!- gli urlai, ma poi mi intenerii grattandogli un po’ la testa: mi sarebbe mancato molto il mio adorabile gatto. Chiacchierammo del più e del meno, della meteo, delle tappe del viaggio, dei fusi orari, di quando potevamo chiamare… circa un’oretta più tardi ci dirigemmo alla porta: se avessimo avuto una tabella di marcia si sarebbe già sballata, ma fortunatamente non l’avevamo.

Sbaciucchiai il mio fratellone che anche se faceva finta di niente, era triste della mia partenza, come ogni volta, poi fu la volta dei miei genitori, che mi riempirono di raccomandazioni. Io li stetti ad ascoltare con un bel sorriso stampato in faccia, rassicurando ogni loro obbiezione: sapevo che lasciarmi partire era stata dura e già mi immaginavo mia mamma seduta in cucina a sospirare: ha solo diciannove anni...-

Alla fine riuscimmo ad uscire di casa e a salire, bagagli alla mano, sulla Twingo gialla del mio ragazzo (era anche per la sua macchina che mi ero innamorata di lui, io adoro le Twingo!) Mentre già stavamo partendo mia nonna si affacciò al balcone, ancora in vestaglia, e urlò: -Mi raccomando Matthew, prenditi cura di lei!- e lui di rimando: -Non si preoccupi signora Angela, sua nipote è in buone mani!- e, ammiccandole, mise in moto e lanciò l’auto giù per il vialetto assolato.

Appoggiò la mano sul cambio e io vi misi sopra la mia: fu così, tenendoci per mano, che vedemmo sfilare campi e paesini noti e ci infilammo in autostrada; quella domenica d’inizio estate il nostro grande viaggio attorno al mondo ebbe inizio.

 

 

*Liceo di Mendrisio

 

Ringrazio LukaC per aver aggiunto puntine al mio mondo personale, e spero che questa nuova storia vi piaccia. Qualsiasi cosa vi venga in mente RECENSITE! :D

  
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