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Autore: Soffiotta    12/01/2011    15 recensioni
Questa è la storia di Alex e Monique.
Lei, orfana che vive con la nonna.
E lui, ragazzo che frequenta “l’alta società della scuola”.
Due ragazzi che vivono ai giorni nostri.
Fin qui tutto normale. O no?
Alex e Monique non si conoscono, se non di vista. Il loro primo incontro avverrà in un luogo caratteristico: l’ospedale.
Perché?
Beh, perché Monique tre volte la settimana accompagna la nonna a fare la dialisi.
Ma Alex, lui per un incidente finisce in coma.
E chi l’ha detto che gli incidenti portano solo danni?
Potrebbero portare… amore?
Ma prima di arrivare al tanto agognato amore Alex e Monique dovranno superare parecchie avversità.
Una fra tante i loro caratteri.
Benvenuti nel mondo di Alex e Monique.
DAL PROLOGO
Tutti. Tutti siamo destinati ad arrivare al capolinea.
La nostra vita è un treno che non si ferma per niente e nessuno.
Ma possiamo controllare le fermate, e decidere chi far salire sul nostro vagone. O chi far scendere.
Solo così, possiamo ingannare il tempo, tenendo vicino a noi le persone che amiamo. Quelle che veramente sono essenziali per noi.
La vita, sì la vita, in realtà è solo un viaggio.
E io, Monique, vi racconterò il mio, di viaggio.
 
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Monique.





CAPITOLO 3 – CLARA
 
 







Sono sotto la tettoia del bar che aspetto l’arrivo del pullman che mi porterà dritta dritta a scuola. Clara dovrebbe arrivare a momenti.
Più in là, alla fine della tettoia, ci sono due ragazzi. Li vedo tutte le mattine, quando prendono il pullman. Li vedo da un anno e più. Li saprei descrivere, viste tutte le volte che mi sono passati accanto e che ho avuto modo di osservarli.
Ma in realtà non so niente di loro. In realtà sono solo due figure che mi passano davanti agli occhi ogni giorno, ma di cui non so nemmeno i nomi.
Strano eh? Eppure ci sono valanghe di persone che ci passano davanti agli occhi costantemente ma di cui non sappiamo assolutamente niente. Nulla.
“Allora? Non mi saluti nemmeno?” Mi giro di soprassalto. È Clara. E io naturalmente ero persa nei miei abituali pensieri.
“Oh! Sì, scusa.” Le dico mentre ci scambiamo due baci sulle guance. Questa mattina ha lasciato i capelli sciolti. Biondissimi e lisci. L’opposto dei miei.
Sento il suo profumo che mi invade le narici. Pesca. È il profumo che le ho regalato per il suo compleanno.
“Allora” mi dice sorridente “studiato per l’interrogazione di Diritto?”
Sgrano gli occhi di colpo. Cavolo. Diritto! L’ho dimenticato!
“Oddio no! E adesso come faccio? Se non prendo almeno un 7 sono rovinata! Lo sai che ho la media del 5 e mezzo!” dico cercando di trovare una soluzione. Me l’ero completamente scordato. Mannaggia a me.
Clara, davanti a me, sorride. So già dove vuole arrivare. Per lei il problema si risolve con il “tagliare” scuola. Lei infatti lo fa molto frequentemente. E per lei ogni scusa è buona per cercare di convincermi a farlo.
Io non ho mai tagliato. Non è da me. E poi dovrei trovare una scusa plausibile con la nonna, e io le bugie non le so dire!
“Be’, potresti…” non la lascio finire.
“Clara. Te lo ripeto oggi e te lo ripeterò all’infinito. No. NON – SALTO - SCUOLA.” Scandisco per bene le ultime tre parole nella speranza che le arrivi dritto il messaggio.
“Ok, ok! Non insisto.” Bene. Mi tolgo la cartella dalle spalle e l’appoggio a terra. Prendo il libro di Diritto e la richiudo.
Quaranta minuti di viaggio prima di arrivare a scuola. Qualcosa riuscirò a farmi entrare in testa?
Intanto il pullman arriva, e tutti cercano di salire per primi con l’intenzione di accaparrarsi i posti migliori. Io e Clara ne rimediamo due all’inizio del pullman.
Apro il libro. Norme, diritti, doveri. Nei quaranta minuti di viaggio mi arrivano un sacco di informazioni al cervello che reputo noiosissime. Ma tutto sbiadisce quando i miei occhi cadono in basso, a pagina 256.
In basso, c’è un’immagine raffigurante una donna che piange. Mi torna automaticamente in mente, come un flashback, la donna che piangeva nel corridoio d’ospedale.
Chissà cosa le era successo. Era distrutta. Poverina.
 

*

 
“Buongiorno ragazzi. State comodi.”
La Germolini. Professoressa di Matematica. Oggi ha la prima ora. Per tutto il tempo non fa altro che spiegare e spiegare argomenti che non catturano la mia attenzione. Sono troppo impegnata a parlare con la mia vicina di banco. Elena. Dice che il ragazzo l’ha mollata e che lei sta troppo male per poter voltare pagina.
Il mio, di ragazzo, invece sta seduto dall’altra parte dell’aula. Mi giro verso di lui. Scarabocchia su un foglio, di sicuro starà componendo una delle sue tante sottospecie di canzoni. Piene di parolacce e con nessun senso logico.
Ogni volta che lo guardo non faccio che ripetermi quanto sia stata stupida a fidanzarmi con lui. Eppure all’inizio sembrava un ragazzo davvero carino. Quando ci siamo conosciuti faceva il tipo romantico, proprio come il mio ideale di ragazzo. E forse è proprio grazie a quella scarsa interpretazione di romanticismo che mi ha conquistata.
Col tempo si è rivelato tutt’altro. Ragazzo romantico? Ma quando mai. Lui pensa solo a vantarsi della sua “bellezza”, quando in realtà, secondo me, non ha molto di cui vantarsi.
Per di più mi tratta solo come un oggetto. Mi porta in giro solo per mostrarmi ai suoi amici.
Tipo romantico eh?
Voglio lasciarlo. Devo solo trovare il momento giusto, in modo che lui non mi faccia troppe scenate come è successo alla sua ex.
La prof continua a spiegare, e la mia compagna di banco continua a parlare. Elena mi dice che io sono fortunata ad avere un ragazzo come Mattia. Non rispondo. Ma penso che glielo cederei volentieri.
La campanella suona. Fine dell’ora di Matematica. Ora, la tanto temuta ora di Diritto.
 

*

 
Alla fine scopriamo che la prof di Diritto è rimasta a casa per malattia. Influenza. Se lo avessi saputo non avrei passato la mattinata a tentare di studiare freneticamente Diritto.
Nell’ora buca io e Clara andiamo nella biblioteca della scuola. Adoriamo i libri. Possiamo considerarli la nostra droga. Già da piccole, alle elementari, tutti passavano il tempo a giocare con le bambole e le macchinine. Noi, invece, ci mettevamo in un angolino sotto una finestra e leggevamo la fiaba di Cappuccetto Rosso.
Clara si ferma davanti alla porta della biblioteca e scoppia a ridere. Mi giro verso di lei stranita.
“Cosa c’è di tanto comico? Una porta?” le chiedo sorridendo leggermente. So già che fra poco scoppierò a ridere pure io. È inutile negarlo. La risata delle amiche è contagiosa.
“Non ti ricorda niente questa porta?”
Fisso la porta cercando di ricordare qualsiasi cosa. Poi, facendo una smorfia, rispondo.
“Non direi.”
“E se ti dico… naso?” A quel punto scoppio a ridere. È una risata allegra e spensierata. Una risata che sento sempre di meno. Clara si riferisce ad un fatto successo in prima superiore, quando eravamo appena entrate nella nuova scuola. Ragioneria. Eravamo andate a visitare la biblioteca alla ricerca di libri da leggere, Clara si era chiusa dentro e non mi voleva lasciare entrare. Teneva la porta chiusa con tutte le forze che aveva. A quel punto mi ero avvicinata alla porta per dirle qualcosa del tipo: “Claretta? Aprimi!”, ma non avevo avuto nemmeno il tempo di cominciare la frase perché Clara aveva aperto la porta all’improvviso, colpendo in pieno il mio naso.
Di solito una persona normale dopo un colpo così forte al naso diventa seria. Io no, ero scoppiata a ridere mentre le lacrime mi scendevano dagli occhi per il dolore. E Clara era ancora più ridicola. Non sapeva se ridere o accompagnarmi al bagno per mettere il naso sotto l’acqua fredda.
Alla fine eravamo rimaste lì per circa un’ora e mezza sedute per terra senza smettere di ridere. Il mio naso per fortuna non era rotto, quella botta aveva portato solo un mare di risate.
Ovviamente tutto ciò era successo in prima superiore. Quando ancora avevo una famiglia, e quando ridere era l’azione più importante della giornata. Mi mancano quelle risate. Così spensierate e che portano un uragano di buonumore.
Io e Clara ci abbracciamo. È un gesto naturale. Ci viene spontaneo ormai. Chiunque ci veda non potrebbe mai obiettare sul fatto che ci vogliamo bene.
Io e lei. Unicamente, eternamente insieme.















Pietà (: Vi imploro pietà per averci messo così tanto tempo ad aggiornare (: Da ora se le recensioni continueranno ad essere parecchie aggiornerò nei giorni multipli di 5 (5,10,15,20,25,30 di ogni mese)Altrimenti continuerò con la classica settimana.
Poi.. un grazie davvero ENORME a tutti quelli che hanno recensito, ma quanto siete gentili? *-*


Beh, questo è ancora un capitolo di "presentazione", infatti qui conosciamo Clara, la migliore amica.
Vi dico solo che nel prossimo ci sarà un fattore molto importante che entrerà nella storia (:


Ho creato anche una pagina su Facebook ( http://www.facebook.com/pages/Nel-mondo-di-Soffiotta__/176329402398720?v=wall&ref=ts ) dove inserirò spoiler e altro ^^



Che dire ancora? Spero che il capitolo vi sia piaciuto,

Un bacio,
Sofia.

   
 
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