Un anno
dopo
Un anno dopo quella notte la bambina
era ancora con me, sera
dopo sera avevo giurato a me stesso che l’indomani
l’avrei portata in città
sperando che qualcuno potesse prendersi cura di lei, ma
l’alba arrivava e io
non trovavo la forza di allontanarmene.
Il pensiero di tornare a vivere come un mostro mi
tormentava, non volevo più quella vita, anche se per la
bambina stare con me
non era giusto.
Ero un egoista, cercavo mille giustificazioni per fare ciò
che più mi premeva, per non allontanarmi da lei.
I primi giorni erano stati difficili, faticosi, non sapevo
come curare quella creatura così piccola, ma soprattutto,
non sapevo come
difenderla da me stesso.
L’aroma del suo sangue dolce e appetitoso a volte copriva
completamente qualsiasi altro pensiero e io mi ritrovavo con gli occhi
neri e i
denti scoperti davanti a quel fagotto, schiavo ancora una volta di
istinti
mostruosi. Solo la visione di quegli occhi chiari e luminosi mi
facevano
riaffiorare dall’oblio, e mi permettevano di confinare il
mostro.
Dopo un po’, però mi abituai alla sua presenza e
starle
vicino fu più facile, anche se innaturale.
La cosa più assurda fu la decisione che presi, iniziai a
cacciare solo animali, nei paraggi della casa, ma sempre a distanza
sufficiente
dalla bambina, se l’avessi avuta vicina al momento della
caccia l’avrei uccisa
senza scrupoli, anche se poi mi sarei condannato per il resto
dell’esistenza.
Per rispetto nei suoi confronti e per la mia rinata
coscienza non cacciai più gli umani, credo che la mia dieta
si potesse definire
vegetariana.
Una sera però la mia sete, mi tradì, stavo
rimandando la
caccia da troppo tempo, perché temevo che la bambina fosse
malata, si dimenava
e piangeva e non sapevo più cosa fare, rimanevo
lì a guardarla senza capire.
Quella sera Lily piangeva e piangeva e piangeva, e io ero
esasperato da quel suono forte e insistente che chiedeva di essere
placato
senza tregua, avevo provato di tutto ma niente era servito.
Mi irritai e il mostro approfittò di quel momento di
debolezza,
per venir fuori, la sollevai con troppa forza e avvicinai il naso alle
sue
guance paffute, stavo per saziare la mia sete a sue spese quando Lily
allungò
le manine e le strinse dietro il mio collo, si accucciò tra
le mie braccia e,
smettendo di piangere si assopì.
Quel gesto, così naturale per lei, così
inaspettato per me,
mi riportò alla realtà, a
quello che
stavo per fare, mi maledissi in tutte le lingue che conoscevo, mi odiai
intensamente, mentre cullavo quella piccola creatura tra le braccia.
La bambina voleva solo un contatto, una dimostrazione di
affetto che io non potevo darle.
Ancora una volta mi si presentava davanti agli occhi tutta
la nostra diversità, e ancora una volta mi colpiva come un
pugno allo stomaco;
le nostre nature non potevano convivere, io ero nato per uccidere
quelli come
lei, lei era nata per vivere inconsapevole dell’esistenza dei
mostri.
Quella sera capii che la bambina non poteva stare un attimo
in più lì con me e mi avviai a
velocità disumana alla cittadina di Lengs.