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Autore: ChiaraPs    13/01/2011    0 recensioni
Quella bambina con la sua sola presenza aveva risvegliato una parte di me che era assopita da lungo tempo, era la parte umana di me, di quello che ero stato.
Avevo dovuta nasconderla, confinarla, rigettarla, perché sentirsi un mostro mi dilaniava, e spingersi a riflessioni su una morale che avevo stracciato e calpestato, a favore della sete, mi avrebbe fatto impazzire.
Fatto sta che quella sera non trovai un posto adatto a Lily e decisi che per solo per quella sera mi sarei preso io cura di lei, per quanto ciò avesse dell’assurdo, glielo dovevo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un anno dopo

Un anno dopo quella notte la bambina era ancora con me, sera dopo sera avevo giurato a me stesso che l’indomani l’avrei portata in città sperando che qualcuno potesse prendersi cura di lei, ma l’alba arrivava e io non trovavo la forza di allontanarmene.
Il pensiero di tornare a vivere come un mostro mi tormentava, non volevo più quella vita, anche se per la bambina stare con me non era giusto.
Ero un egoista, cercavo mille giustificazioni per fare ciò che più mi premeva, per non allontanarmi da lei.
I primi giorni erano stati difficili, faticosi, non sapevo come curare quella creatura così piccola, ma soprattutto, non sapevo come difenderla da me stesso.
L’aroma del suo sangue dolce e appetitoso a volte copriva completamente qualsiasi altro pensiero e io mi ritrovavo con gli occhi neri e i denti scoperti davanti a quel fagotto, schiavo ancora una volta di istinti mostruosi. Solo la visione di quegli occhi chiari e luminosi mi facevano riaffiorare dall’oblio, e mi permettevano di confinare il mostro.
Dopo un po’, però mi abituai alla sua presenza e starle vicino fu più facile, anche se innaturale.
La cosa più assurda fu la decisione che presi, iniziai a cacciare solo animali, nei paraggi della casa, ma sempre a distanza sufficiente dalla bambina, se l’avessi avuta vicina al momento della caccia l’avrei uccisa senza scrupoli, anche se poi mi sarei condannato per il resto dell’esistenza.
Per rispetto nei suoi confronti e per la mia rinata coscienza non cacciai più gli umani, credo che la mia dieta si potesse definire vegetariana.
Una sera però la mia sete, mi tradì, stavo rimandando la caccia da troppo tempo, perché temevo che la bambina fosse malata, si dimenava e piangeva e non sapevo più cosa fare, rimanevo lì a guardarla senza capire.
Quella sera Lily piangeva e piangeva e piangeva, e io ero esasperato da quel suono forte e insistente che chiedeva di essere placato senza tregua, avevo provato di tutto ma niente era servito. 
Mi irritai e il mostro approfittò di quel momento di debolezza, per venir fuori, la sollevai con troppa forza e avvicinai il naso alle sue guance paffute, stavo per saziare la mia sete a sue spese quando Lily allungò le manine e le strinse dietro il mio collo, si accucciò tra le mie braccia e, smettendo di piangere si assopì.
Quel gesto, così naturale per lei, così inaspettato per me, mi riportò alla realtà, a  quello che stavo per fare, mi maledissi in tutte le lingue che conoscevo, mi odiai intensamente, mentre cullavo quella piccola creatura tra le braccia.
La bambina voleva solo un contatto, una dimostrazione di affetto che io non potevo darle.
Ancora una volta mi si presentava davanti agli occhi tutta la nostra diversità, e ancora una volta mi colpiva come un pugno allo stomaco; le nostre nature non potevano convivere, io ero nato per uccidere quelli come lei, lei era nata per vivere inconsapevole dell’esistenza dei mostri.
Quella sera capii che la bambina non poteva stare un attimo in più lì con me e mi avviai a velocità disumana alla cittadina di Lengs.

  
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