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Autore: Wild Dragon    13/01/2011    1 recensioni
Questa è una Fan Fiction ambientata nel periodo di massimo splendore dei Cavalieri. Tratta della storia di Brom e Morzan: come si sono incontrati, voluti bene, separati e scontrati.
Oromis disfece il fagotto rivelando due rilucenti uova di drago. Le uova catturarono all'istante i riflessi del sole, brillando come pietre preziose. Una era blu oltremare, mentre l'altra rosso sangue.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brom, Galbatorix, Selena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Il figlio del Generale

La riva settentrionale del lago Isenstar era baciata dal sole estivo, le acque luminose e limpide perfettamente piatte. La riva composta da sabbia spessa e bruna era solcata dalle leggere impronte di un ragazzo alto e slanciato, i capelli neri come inchiostro ondulati e lunghi fino alle spalle. Camminava con passo distratto, lo sguardo perso nell'orizzonte in direzione della Valle Palancar. 

Morzan camminava a petto scoperto e piedi nudi, le mani sprofondate nelle tasche delle braghe ed un'espessione assente stampata in volto. Si grattò distrattamente il mento liscio carezzando le acqua calme del lago con lo sguardo. Solo.

Gli piaceva stare solo: non sopportava avere gente che gli ronzasse attorno. 

Si avvicinò al lago, saggiando l'acqua col piede: era piacevolmente tiepida.

Morzan si immerse fino alla cintola, trovando pace dal caldo della giornata. Fece due profondi respiri e scomparve senza quasi un rumore nell'acqua, per poi riaffiorare alzando una miriade di goccioline. Respirò a pieni polmoni e si passò una mano fra i capelli fradici. Nuotò per qualche minuto prima di uscire dall'acqua sentendosi rinfrancato e soddisfatto.

Recuperò camicia e stivali dietro ad un arbusto ancorato ad una piccola duna, li indossò e si avviò suo malgrado verso la città.

Il cielo stava pian piano assumendo le sfumature rossastre del tramonto, anche se il sole aveva appena comnciato la sua discesa. Le prime luci di Gil'ead erano già state accese e Morzan le seguì per tornare a casa.

____________________________________

Si ritrovò sull'uscio che il sole era appena più basso. Le ombre si stavano lentamente allungando sulla città, creando un'atmosfera leggermente spettale.

Morzan bussò con un paio di sonori colpi. Solo la fame lo aveva convinto a tornare: si sarebbe volentieri trattenuto fuori più a lungo.

Sulla porta comparve la minuta figura di Johanna, la loro umile servetta. Johanna era una donna giovane e graziosa dai grandi occhi color nocciola ed i capelli racchiusi in un fazzoletto arancione. Portava una semplice veste bruna ed un grembiule bianco macchiato in diversi punti.

"Padron Morzan" disse sorpresa con la sua vocina incerta.

"Per favore, evita di chiamarmi padrone." sibilò Morzan con una smorfia. "Mi sa di falsità e mi infastidisce."

"Perdonatemi." sussurrò chinando il capo e facendosi da parte per lasciarlo passare.

"Mio padre è in casa?" domandò il giovane mentre entrava gocciando acqua dai capelli bagnati.

"Sì, ed ha ospiti."

Morzan imprecò, ed una volta all'ingresso si fiondò su per le scale che portavano al piano di sopra, ma fece troppo rumore.

"Morzan?" chiamò una voce severa.

Il giovane si bloccò a metà delle scale e digrignò i denti. Scuro in volto, si girò e prese a scenderle lentamente, tentando di sistemarsi il più possibile i capelli umidi. Entrò nel grande salone circolare illuminato da una luce calda ed accogliente. Tre uomini erano sedutti attorno ad un tavolo sorseggiando qualche alcolico. Erano tutte persone vestite spartanamente ed armate. Uno aveva una folta barba bionda, il volto solcato da numerose cicatrici ed una pipa fumante fra i denti. I suoi occhi lo scrutavano con muto interesse, cosa che innervosì non poco Morzan. 

Il padre del giovane si alzò. Aveva corti capelli brizzolati, barba leggera e curata. La sua espressione severa dava l'idea di disciplina ed inflessibilità. Una cicatrice gli sfregiava una guancia. Il suo sguardo scuro ed intimidatorio era fisso sul figlio.

Gunner era un generale dell'armata imperiale che da pressocchè tutta la vita combatteva in prima fila, fedele al re. Le innumerevoli guerre avevano profondamente inciso il suo animo, rendendolo forte, saggio, ma non propenso alle emozioni.

"Morzan." disse con voce seccata. Si avvicinò e, agguantandolo per un braccio, lo portò all'ingresso, in modo da potergli parlare a quattr'occhi. "Oggi è venuto il maestro, ed indovina un po', tu non c'eri." Era arrabbiato. Gunner arrabbiato era pericoloso.

Morzan lo fissò gelido, senza abbassare lo sguardo. Se ne stava perfettamente immobile, il volto attraversato da un'ombra di ostilità. "Ti avevo detto che non voglio più seguire quelle dannate lezioni."

"Ed io" ringhiò il generale. "ti avevo detto che le avresti seguite."

"Ed io faccio quello che voglio." Ben consapevole di essersi spinto troppo oltre, Morzan continuò a fissare sfacciato il padre, in attesa dell'esplosione che sapeva ci sarebbe stata molto presto.

"No che non lo fai!" latrò Gunner con furia. "Sono tuo padre e decido io quello che fai! Non osare contrastarmi ancora una volta, Morzan!" Morzan non abbassò lo sguardo. "Dopo essere stato tutto il giorno fuori ti presenti così, in casa mia, bagnato e spettinato! Che figura mi fai fare coi miei ospiti?"

"Se la gente ha una pessima opinione di te, padre, stai pur certo che non è colpa mia."

In uno scatto d'ira, Gunner tentò di colpire il figlio in viso, ma Morzan fu rapido a scostarsi ed in meno di un istante infilò il portone di casa, immergendosi fra le ombre di Gil'ead. Il sole era appena tramontato.

Corse con tutte le sue forze, sfogando una rabbia repressa in accumulo da anni col lavoro dei muscoli. Dietro di lui, Gunner urlava: "Morzan!"

Morzan accelerò.

"Morzan, torna subito qui!"

Neanche si voltò. Ma sapeva che quell'insubordinazione gli sarebbe costata molto cara. Ci sarebbero voluti giorni, forse, a far sbollire l'ira del generale e Morzan sapeva che sarebbe potuto tornare solo con le acque acquietate. Anche se ormai, ogni volta che usciva aveva meno voglia di tornare.

Andrò via di qui, si disse risoluto. Presto.

  
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