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Autore: Sognatrice85    15/01/2011    1 recensioni
Marghe, una giovane ragazza italiana, in crisi con se stessa, decide di lasciare il suo paese di origine e di andare a studiare a Londra.
Un segreto nel cuore, un amore smisurato per una persona che non conosce nella realtà, ma che la porterà a scontrarsi più volte con i suoi sogni e la cruda verità.
(Storia già presente su efp, ma revisionata. Una nuova versione, spero migliore della precedente)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio riflesso

Buongiorno e buon sabato a tutti!
Vi ringrazio per l'accoglienza che avete riservato a questa storia. Non mi aspettavo di ricevere tre recensioni, anzi credevo che l'avreste ignorata :), quindi davvero mille grazie!
E così con questo primo capitolo diamo inizio al viaggio della protagonista.
Rileggere e corregere questa fan fiction è un piacere, perchè ritrovo molti lati di me e recupero ricordi di attimi precisi di due anni e mezzo fa che a volte tendo a dimenticare.

Vi auguro una buona lettura e se avete da segnalarmi qualsiasi errore, fatelo! Ho bisogno di migliorare!
Buona lettura!

1° Capitolo “Il mio riflesso”

 


"Guardami quella che tu vedi non sono io,

tu non mi conosci, è così la mia parte è questa qua...

eccomi, ciò che mostro è solo esteriorità, certo non il cuore mio...

dimmi, dimmi chi è l'ombra che riflette me,

non è come sono io e il perchè non so…

sono qui obbligata sempre a nascondere

quello in cui più credo,

essere fuori e dentro uguale un'identità,

in un mondo in libertà..."

(Syria)

 

È strano provare quell’aliena sensazione che ti porta a desiderare di essere al posto di qualcun altro.
Io avvertivo quella sensazione da un pò e mi sentivo stupida. Forse più grave era il sentirmi costantemente triste. Come se all’improvviso avessi capito di aver commesso uno sbaglio dopo l’altro.
Continuavano a ronzarmi dentro, le emozioni suscitatemi da quel libro. Non mi capacitavo del perché dovevo sentirmi così legata ad una persona che non esisteva se non nella fantasia di una scrittrice…
Camminavo per Piano di Sorrento, piccolo paesino vicino casa mia, immersa, come al solito in quell’ultimo periodo, nei miei pensieri, tanto da non essermi accorta di aver iniziato a piangere. Mi accadeva spesso ultimamente.
Scossi la testa, incredula. Cominciavo davvero a non capirmi più.cadeva spesso ultimamente. senza per iniziato a piangere. mi
Tutto era iniziato qualche giorno prima, dopo aver visto quel maledetto film. Mi ero sentita, come molti, attratta dalla storia d’amore fra i due protagonisti, così da decidere immediatamente di acquistare i libri che avevano ispirato quel film. Li lessi tutti con una foga che non riconoscevo mia e capitolo, dopo capitolo, avvertivo sempre di più, dentro di me il desiderio di vivere quella stessa vicenda, tanto che ogni qualvolta si verificava un evento doloroso mi sentivo colpire al cuore, neanche fossi io la protagonista del romanzo. Forse era proprio quello il problema: volevo essere “lei”…lo volevo ardentemente!
Quel libro, senza volerlo, aveva risvegliato in me un vecchio desiderio, la vecchia “me” sopita dal tempo e dalle delusioni. Colei che amava sognare ad occhi aperti l’arrivo del grande amore della sua vita, un amore che si struggesse per lei e che fosse così forte da superare qualsiasi ostacolo e confine. Un amore che nella realtà, non avevo ancora incontrato, perché non esisteva. E questa certezza mi faceva stare peggio.
I miei passi erano lenti, misurati, pesanti. Quasi strisciavo i piedi per terra.
Mi resi conto che ero proprio stanca, la giornata era stata lunga e per questo decisi che dovevo sedermi per almeno cinque minuti. Così mi gettai letteralmente sulla prima panchina trovata per strada, accanto a quel parco giochi che mi aveva vista correre e sorridere da bambina.
Avevo gli occhi fissi nel vuoto, guardavo il cielo e mai come in quel momento speravo che piovesse. Con un movimento repentino, afferrai dalla borsa quel libro. Lo rigirai tremila volte tra le mani, fin quando, non cominciai a parlare con me stessa: “Sono proprio pazza!!! Come posso sentire questi sentimenti per lui. Lui non c’è, non è reale…” soffiai con una voce irriconoscibile.
Cercavo di fare opera di auto convincimento, senza ottenere alcun risultato. Pensavo alla descrizione del suo sguardo, del suo sorriso e mi sentivo il cuore battere forte.
Da folli. Da pazzi. Assurdo!
Lui non esisteva. O meglio, non c’era Edward Cullen, ma viveva e respirava sulla Terra, il suo rappresentante più degno: Robert. Robert Pattinson.
Stufa, mi portai la mano sul petto e cercai di respirare lentamente. Ad interrompere questo folle momento ci pensò lo squillare incessante del mio cellulare.
Sobbalzai per lo spavento.
Dopo un primo momento di smarrimento, lo cercai nella borsa.
”Pronto?” risposi con affanno.
”Marghe ma dove sei? Ti sei dimenticata che dovevamo vederci oggi?” la voce di una ragazza, quasi urlò quelle parole.
A quel punto, mi riscossi dal mio stato di trance e controllai l’orologio, rendendomi finalmente conto che erano le sei di pomeriggio e che mi ero dimenticata dell’appuntamento con la mia amica Daniela, colei che consideravo la mia migliore amica, la persona più dolce e tenera che si potesse incontrare nella vita.
“Uh hai ragione Dany!” esclamai “Scusa, ho avuto un contrattempo. Ora ti raggiungo subito!” dissi sperando che mi perdonasse.
Una chiusa la telefonata, corsi a prendere l’auto.
Mi guardai nello specchietto retrovisore per sistemarmi dopo la corsa, ma con mio sommo dispiacere scoprii che sembravo un mostro, anzi lo ero. Cercai di celare, per quanto potevo, il mio stato d’animo, infondo ero abituata a fingere di stare bene. Fino ad allora avevo saputo tenere nascosto anche a me stessa quello che ero realmente e quello che volevo. Quindi non avrei avuto problemi nel continuare quella recita.
Arrivai sul luogo dell’appuntamento e vidi Daniela corrermi incontro preoccupata. Il rimorso mi divorò l’anima. Perché mi comportavo in quel modo? Stavo trascurando tutto e tutti per…lui!
“Ma che fine hai fatto? Potevi almeno mandarmi un messaggio o telefonarmi, mi hai fatto fare i vermi” esordì Daniela, entrando in auto.
Risi istericamente “Scusa, scusa” tentai di dire.
La mia amica mi guardò torva prima di ricominciare a parlare ”Cos’hai Marghe? In questi giorni sei così strana. Parli e mangi poco, sei sempre assente con la mente. Quando siamo tutti insieme, parliamo, tu fingi di ascoltarci, ma in realtà pensi a tutt’altro. Siamo tutti preoccupati per te!” ed ecco di nuovo il senso di colpa, strisciare viscido nelle mie vene.
“Non ho nulla, Dany. Stai tranquilla! Mi conosci e sai che a volte mi lascio andare…è solo stanchezza, passerà…” sperai che la mia stupida scusa, la convincesse. Non mi andava di parlarne.
A quelle parole vidi la faccia di Daniela rilassarsi un pò “Dovresti riposare un po’ la notte, invece di leggere” e indicò il libro nella mia borsa.
Risi di nuovo in modo nervoso.
“Non posso farci niente se sono così passionale! Quel libro mi travolge totalmente e non mi rendo conto del tempo che passa” risposi con sincerità.  
“Ma se lo hai letto già trentamila volte!!!” mi accusò la mia amica “Comunque” continuò cambiando argomento “Che contrattempo hai avuto?”.
Ed ecco la domanda che avrei voluto evitare. 
“Beh…sono andata in libreria a comprare l’ultimo libro della saga. Ho perso tempo, perché c’era un bel po’ di gente e ho dovuto aspettare il mio turno…ehm…” balbettai a fatica quelle parole, mi sentivo così sciocca.
“Tu” Daniela mi puntò il dito contro “ Tu sei diventata proprio matta!” disse voltando la testa e puntando lo sguardo fuori dal finestrino.
Sospirai rassegnata. Cercai di cambiare argomento “Allora stasera che si fa?” chiesi gesticolando, come mio solito, con le mani. “Ti prego però niente di stressante, sono stanca” aggiunsi infine.
“Non ti preoccupare Marghe! Ho organizzato una semplice pizza a casa mia col resto del gruppo. Qualcosa di rilassante e che ti piace” rise leggera “…ovviamente mi riferisco alla pizza” e scoppiò a ridere. La guardai e sorrisi per la sua allegria.
Arrivati a casa sua, trovai già tutti là ad aspettarci. Ridevano, scherzavano ed io in quell’esatto momento, mi sentii dannatamente fuori posto. Non ero dell’umore per ridere, ma cavoli non riuscivo a capirne il motivo, stavo bene fisicamente, non avevo altri problemi, ma ero…vuota…o perlomeno era quella sensazione che dominava.
Persa nei meandri dei miei pensieri, udii qualcosa di caldo sulla mia spalla.
“Marghe vuoi ancora una fetta di pizza?” mi domandò con gentilezza, Alessandro.
“Ah Ale, no grazie non ho più fame. Mi sento piena” risposi toccandomi la pancia. Quel gesto automatico che avevo imparato a fare in quegli ultimi giorni.
“Ma se hai mangiato pochissimo!” constatò lui, guardandomi con occhi sbarrati.
Aveva ragione. Tutto quello non era normale per una che come me era abituata a mangiare tanto, soprattutto quando si trattava di pizza. D’altronde era il mio piatto preferito.
“No davvero non ho più fame” insistetti accennando un sorriso, cercando così di convincerlo che stavo bene, ma la mia bocca si piegò controvoglia verso il basso, stanca, come me, di fingere.

 

“Ragazzi che ne dite di vederci un film?” domandò Lucrezia.
Alla parola film sobbalzai e il mio pensiero ancora una volta andò lì.
Scrollai la testa come per fare a pezzi i miei pensieri, ma servì a poco visto che durante tutta la durata del film non feci altro che rivedere nella mia testa quelle scene. Questa volta, però, fu diverso, perché ero io la protagonista.
La verità è che invidiavo l’attrice che interpretava Bella, Kristen Stewart. Non per il ruolo in sé, per sé, ma perché Robert era innamorato di lei. O almeno così si vociferava sui giornali.
Robert aveva qualcosa che suscitava in me sensazioni indescrivibili, forse stavo impazzendo, ma era dalla visione del film che mi ero attaccata al pc, per cercare informazioni, notizie che lo riguardassero, scoprendo ogni giorno di più quanto mi sentissi legata a lui, il suo modo di fare, di parlare così maledettamente attraente, dolce...ero come in trance...
Passarono altre settimane, ma la mia apatia, non accennava a sparire.
Mi ero imposta di non leggere più né tanto meno di avvicinarmi al cinema.
Preferivo immergermi nello studio, come avevo sempre fatto durante l’adolescenza, quando cercavo un pretesto per non pensare. Infondo in quel momento era l’unica cosa che potessi fare, visto che a breve avrei dovuto sostenere gli esami all’università.
Avevo iniziato un nuovo percorso, insieme a Daniela e ad altre amiche in comune. Un’università lontana dal mio paese e mentre all’inizio ne ero entusiasta, in quell’istante provavo solo tanta paura e nostalgia. Sentivo che stavo crescendo e che presto le responsabilità sarebbero aumentate e mi chiedevo se sarei stata in grado di far fronte a tutto. Ero davvero così forte come avevo sempre fatto credere a tutti?
Beh la risposta era proprio davanti ai miei occhi. Bastava che mi guardassi allo specchio per capire che, per come mi ero ridotta, non ero forte per nulla.
Nella mia vita avevo sempre messo al primo posto gli altri, lo studio, ma non avevo mai preso in considerazione me stessa né quello che sentivo e volevo. Avevo rinchiuso nell’angolo più nascosto di me l’amore per la musica, il canto, il desiderio di comunicare agli altri emozioni forti, indelebili e cosa più grave avevo smesso di credere nell’amore. Quel sentimento che fino ai 16 anni aveva illuminato le mie giornate, mi aveva fatto sognare ad occhi aperti, piangere davanti ad un film romantico; quell’amore che mi avrebbe dovuto far sospirare, felicità e dolore allo stesso tempo, purchè fosse amore, amore vero, come quello che ero pronta a donare a tutti senza condizioni, salvo poi sentirmi stupida perché nessuno capiva come realmente ero e perché a volte fossi così entusiasta di stare con gli amici o di parlare semplicemente con qualcuno.
La vita mi aveva cambiata, mi aveva spinta ad adottare un atteggiamento che ben si conformasse con quello che gli altri volevano o meglio a quello che gli altri vedevano in me, o semplicemente si aspettavano da una persona come la sottoscritta.
Niente di più sbagliato…per fare questo avevo rinnegato me stessa.
Dentro di me ribolliva la verità e sempre più prepotentemente voleva emergere, ma avevo troppa paura, perché quello che provavo non era quello che mi ero imposta.
Sono sempre stata la classica ragazza tranquilla, monotona, ma negli ultimi tempo vivevo con la speranza che qualcosa cambiasse, lo volevo fortemente. Dentro di me cominciavano ad avanzare la voglia di evasione. Volevo andare via, lontana da tutto e da tutti per poter vivere alla giornata almeno una volta nella mia vita, senza programmare nulla, senza sperare nulla…volevo solo vivere davvero!!!
Forse fu questa mia voglia di vivere che mi spinse a prendere una scelta che avrebbe cambiato radicalmente tutta la mia vita: partire per Londra.
Londra era una città che non avevo mai amato moltissimo, avendo io una forte avversione verso la lingua inglese. A spingermi verso quella direzione fu l’attrazione che provavo ogni giorno sempre più forte per quell’attore, pur nella consapevolezza che non sarei mai riuscita a incontrarlo, né tantomeno a parlargli.
Eppure c’era qualcosa dentro di me che mi diceva che dovevo provarci e che quella sarebbe stata la mia grande occasione, anche e soprattutto per imparare quella lingua straniera.
La mia fu una decisione che sorprese tutti, me per prima, non credevo di essere così forte da decidere di andare a stare da sola in un posto così grande e così diverso da quello in cui vivevo. Sapevo bene che avrei avuto mille difficoltà, ma lottai con tutta me stessa per convincere i miei genitori.

“Ma come ti vengono in mente certe idee?” gridò mia madre, inveendo contro di me. 
“Prendere e partire così d’improvviso, senza motivazione. Cosa ti manca qua?”
“Mamma, ho solo voglia di mettermi alla prova. Lasciatemi provare. Ho la possibilità di frequentare un’ottima scuola d’inglese. Mi hanno persino dato la borsa di studio, è una possibilità che non posso gettare all’aria così. Ne va del mio futuro!” esclamai, stringendo le mani a pugno.

Forse fu proprio la mia determinazione, quella strana e nuova luce che illuminava il mio sguardo, a convincerli. Ero certa che mia madre si sarebbe preoccupata moltissimo, ma la mia vita in quel momento era più importante.
Non potevo non prendere in considerazione la possibilità che non mi sarei trovata bene a Londra; in quel caso avrei fatto le valigie e sarei tornata a casa, portando con me un nuovo bagaglio d’esperienza, questa volta privo di qualsiasi rimpianto. 
Decisi di partire nel mese di gennaio, uno dei più rigidi di quell’inverno.
Un altro aspetto del mio carattere che spesso sorpendeva, era il mio amore sconfinato per il freddo. Il desiderio di accoccolarsi tra le coperte calde, o davanti al camino con una fumante cioccolata calda, magari in compagnia delle persone più amate. Tutto quello mi rappresentava a pieno.
I miei genitori si offrirono di accompagnarmi all’aeroporto. Lì ebbi la splendida sorpresa di trovare tutti i miei amici.
Fu strano.
Vissi quell’istante come si trattasse di un addio definitivo. Percepivo che presto, ogni cosa sarebbe cambiata, ma fu difficile ammetterlo a me stessa.
Mi pianse il cuore nel lasciare la mia migliore amica.
Di fronte al suo sguardo addolorato, quasi crollai. Ma sapevo che qualsiasi cosa sarebbe successa, noi ci saremmo state per sempre l’una per l’altra.
“Sei proprio sicura di voler partire?” domandò Daniela un’ultima volta.
Annuii nuovamente.
“Sto facendo la cosa giusta” dissi convinta, recependo ciò che il suo sguardo voleva dirmi.
“Se ne sei convinta, non posso che accettarlo ed essere contenta per te” cercò di sorridermi, combattendo inutilmente con le lacrime.
“Non sparisco, Dany. Ci sentiremo sempre, in ogni momento. Sarò sempre la tua migliore amica. Questo non lo cambierà di certo, la distanza” parole con le quali tentavo di convincere entrambe che niente sarebbe realmente mutato. Ma era una bugia.
Quello che mi feriva di più, era la convinzione di tutti che non avrei resistito a lungo e che molto presto, sarei tornata a casa.

Ma si stavano sbagliando tutti.

   
 
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