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Autore: Dominic    16/01/2011    2 recensioni
“Anche per me lo stesso signore...”
dissi con il tono più educato possibile.
“Ma chi siete?”
Non riuscii a trattenere quella domanda, talmente spontanea nel mondo dei mortali ma considerata così insolente in quel momento, che mia madre mi ammonì all'istante.
“Raven! Lui è tuo marito!”
Coooosa?!!!!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era primavera.

Il sole, raggiante come un diamante, brillava sovrano nel cielo di Marzo. I tiepidi raggi carezzavano la vegetazione meglio del calore materno.

I prati erano in fiore. Splendidi fiori dai colori più variati erano protesi verso l'alto come a voler toccare il loro padre lontano, mentre la madre terra proteggeva le loro radici in un bozzolo fresco e amorevole. L'erba era di un verde sfavillante, non aveva niente da invidiare allo smeraldo che portavo intorno al collo e, il profumo che aleggiava nell'aria come fantasmi di stagione, ti portava in un mondo parallelo.

La strada era spianata e regolare. Dritta la maggior parte del tempo, solo qualche curva impercepibile disturbava il rettilineo cammino.

Delle tendine scure poste sui vetri dell'auto,coprivano i raggi del sole.

Era dalle tenebre della notte che eravamo in viaggio e ora, che il giorno era spuntato da almeno sei ore, eravamo ancora a metù strada

Non mi ero resa conto di essere finita così lontano da casa. Ma era così. Molto lontano.

Me ne ero andata quando compii diciotto anni. Subito dopo il mio ballo da debuttante preparai le valigie e partii.

Non avevo in mente una meta precisa, sapevo solo che dovevo andarmene da quella casa, da quell'ambiente così angusto e stretto, come un vestito da modella dopo essere ingrassata cento chili.

Avevo viaggiato molto in anni di libertà, avevo visitato città e conosciuto gente. Umani. Splendidi umani pieni di vita. Figli di ere moderne che ridono, piangono e gioiscono alla luce del sole.

Mi era piaciuto. Fare parte del mondo di luce, mi era piaciuto.

Così diverso dall'incanto della notte.

Ma come tutti i sogni ad occhi aperti anche questo era destinato a finire, solo non credevo che sarebbe accaduto così presto.

Spostai lo sguardo su Kassie accanto a me.

Kassie era una bella ragazza di colore, con boccoli appena accennati lunghi fin oltre le spalle, gli occhi castani così spudorati a volte, e gentili in altre, nascondevano segreti insondabili protetti da una nube di mistero che attirava persino me. Kassie era un Laudax, una specie di demone sotterraneo che ha il compito di proteggere i reali della nostra razza. I principi dei vampiri.

Non avevo mai capito il motivo per cui li seguissero fin dalla loro nascita. Sapevo solo che quando veniva al mondo un sangue puro contemporaneamente nasceva il suo demone guardiano.

Io non sono una principessa, la mia famiglia di nobili origini erano i Conti Faramond. Non possedevo nelle mie vene sangue reale, anche se tutti i vampiri discendevano dal Re solo una famiglia era diretta discendente. Il sangue più puro e più potente.

Perchè Kassie era con me? Semplice. Lei era mia amica, ci conoscevamo da più di trent'anni ed ora non potevo fare a meno di lei.

Sei già stanca Raven?”

Ci crederesti se ti dicessi di no?”

No, per niente”

Allora si, sono già stanca di stare a casa”

Così presto? Su con la vita, ci dovrai passare altri cento anni la dentro. Non demoralizzarti così presto”

Grazie” sbuffai ironica “ora mi sento meglio”

è un piacere tirarti su”

Non potei fare a meno di sorridere, lei era una delle poche creature che mi facevano sorridere anche nei momenti più drammatici della mia esistenza.

Avevo l'irrefrenabile desiderio di aprire la portiera e buttarmi dall'auto in corsa. Correre nei campi in fiore e sparire nella vegetazione come una ninfa dei boschi.

Forse lo avrei fatto se Kassie non mi avesse poggiato una mano sulle mie, conserte sopra il grembo come a voler fermare il mio imbarazzante tentativo di fuga.

Era da molto che non ti vedevo vestita per bene”

ridacchiai osservando il suo lungo abito tutto pomposo e pieno di fronzoli di un azzurrino chiaro e delicato. Le stava molto bene ma non era sicuramente adatto a niente se non ad una serata di gala.

Anche io guardandoti penso la stessa cosa” replicò lei

In effetti io non ero messa meglio. Stesso stile solo colori diversi. Era stretto, il corpetto era per me una tortura. Credevo che con la fine dell'800, fosse finito anche l'obbligo di morire soffocati con quell'indumento femminile. Ed invece mi ritrovavo ad indossarlo ancora oggi, anni e anni dopo.

Avrei tanto voluto indossare qualcosa di più pratico, ma i miei genitori erano fissati con questo tipo di abiti. Non erano al passo con il progresso purtroppo ed io dovevo sorbirmi le loro manie.

Mi trovavo a Traved da sei mesi, partecipare alla vita cittadina era fantastico.

Indossare abiti considerati maschili era una liberazione che mi soddisfaceva molto, niente gonne lunghe e ingombranti e niente acconciature che obbligavano a essere portate per quel tipo di abiti.

Ma come era logico il richiamo delle origini non tardò ad arrivare.

Mio padre mi inviò una lettera che mi obbligava a ritornare a casa il prima possibile. Cose importanti stavano per accadere ed io dovevo esserci perchè la mia vita sarebbe cambiata.

Non mi era piaciuto affatto quella novità di carta, portava brutte novelle.

In oltre, come se non bastasse, mi avevano ordinato di indossare vestiti consoni perchè ci sarebbero stati ospiti al mio rientro.

Ero intenzionata a rispondere che non possedevo vestiti adatti per tale evento, ma il giorno dopo mi arrivò una seconda lettera ed un pacco con dentro “i vestiti adatti”!

Avevo stracciato la lettera senza leggerla, immaginavo cosa ci fosse scritto!

Sei nervosa?”

Si vede così tanto?”

Sorrisi giocherellando nervosamente con il ciondolo che avevo attorno al collo.

No, non così tanto”

Non ci tenevo ad ritornare così presto!”

Lo so, me lo ripeti da delle ore, da quando siamo partite” mi ammonì

Parlare mi aiutava a non pensare e non pensare mi faceva stare meglio.

Viaggiammo per ore ancora e il sole ci accompagnò per un altro tratto, fino a quando non scomparve dietro a delle montagne a me familiari.

Finalmente potei scostare la tendina scura e vedere un po il paesaggio. Il sole non era una bella compagnia per un vampiro, ma era sopportabile.

Avevo bevuto sangue umano prima del viaggio e potevo resistere ai suoi raggi senza particolari problemi.

Il sangue umano era come una membrana per la nostra pelle ultra sensibile. Quando ci scorreva in circolo ci proteggeva dai raggi ultravioletti per un paio di giorni al massimo.

Superammo un ponte largo diversi metri. Lo scroscio dell'acqua del fiume Idra fu come un benvenuto a casa. Nocturnia, la mia città natale. Dimora di molti vampiri e sede del Consilium. Il Consilium non era altro che un gruppo di anziani vampiri intenti a fare leggi e ad organizzare la società.

Di solito i nobili non erano interessati di politica, il massimo dei pensieri che avevamo erano balli e chiacchiere, i vampiri borghesi invece erano molto più pratici.

Non passammo dalla città con l'auto, l'aggirammo dai boschi di Shiversoul. Purtroppo non abitavamo a Nocturnia centro, ma oltre al bosco, in una villa di famiglia.

Mia madre non sopportava la città, troppi umani per lei. Fin da giovane, e parlavo di circa trecento anni fa, non aveva mai avuto molta forza di volontà per resistere al sangue dei mortali.

Quindi era meglio per lei e per tutti noi vivere fuori città.

Contessa siamo arrivati”

l'autista voltò leggermente il viso nella nostra direzione, ma ritornò subito al suo posto dopo un occhiataccia di Cassie che stava a significare “attento alla strada!”

Grazie Marcus”

mormorai, avevo voglia di piangere!

Non tornavo a casa da cento anni e non avevo mai sentito la mancanza di rientrare in “patria”

Ed il paesaggio familiare non aiutava per niente il mio stato d'animo. Un palazzo di enormi dimensioni sovrastava fiero qualsiasi cosa, albero o roccia,che vi si trovava intorno.

Era ricco di colonne architettoniche vecchie del secolo scorso ma perfettamente in buono stato come se fossero delle ottime imitazioni di uno scultore contemporaneo.

Le mura erano di un bianco marmo, lucidato a dovere dai domestici un tempo umani. Noi li chiamavamo redivivi, mortali defunti e rinati come vampiri, un loro difetto era che non potevano avere figli.

I Dhampir, invece, come il mio giovane autista, erano figli di un unione tra umani e vampiri. Sono simili a noi, ma il bello era che potevano uscire alla luce del sole senza dover bere sangue umano.

Cosa che i reali e i nobili dovevano fare abitualmente per potersi permettere un tale privilegio, per fortuna esistevano i donatori.

L'auto entrò nel cancello seguendo il vialetto lungo e spianato, circondato dal giardino che mia madre amava con tutta se stessa.

Forse anche più di me!

La limousine si fermò davanti casa, accostandosi di pochi metri agli scalini che portavano alla porta socchiusa.

Marcus uscì dall'auto e venne ad aprirci lo sportello, avrei potuto anche farlo da me. Ma sicuramente i miei genitori erano a spiarmi da qualche finestra, per vedere se avevo perso le buone maniere.

Una volta fuori, mi allontanai dall'auto tenendomi la gonna alzata per non inciampare, avevo quasi dimenticato quanto fossero stressanti certi vestiti. Scalare quella montagna di marmo fu tutto fuorchè semplice, mi ci volle tutta la mia concentrazione per non sembrare impacciata.

La porta era socchiusa ed io mi concessi un secondo per sistemarmi i ricci corvini e renderli il più presentabili possibili. Notai, con la coda dell'occhio, Marcus e Cassie che scaricavano le valigie dal cofano. Il Dhampir doveva essersi distratto un momento perchè picchiò la zazzera scura contro lo sportello del cofano aperto.

Cassie e il suo fascino avevano colpito ancora. Povero Marcus.

Superai la porta, mi sentii come se avessi abbandonato definitivamente i miei sogni lasciandoli liberi di andarsene. L'atrio era enorme, come me lo ricordavo. Ricordavo tutto veramente. Le statue di venere, i quadri enormi, il pavimento perfettamente lucidato.

Ricordavo tutto di quella casa fredda, ricca di oggetti preziosi ma povera di affetto familiare.

Feci un respiro profondo ed attraversai in poche falcate il lungo corridoio che mi separava dal salone, dove sapevo mi stessero aspettando i miei.

Le loro presenze erano imponenti come l'intero palazzo.

Scimmietta!”

Mi voltai di scatto verso la voce e con un sorrisone mi fiondai contro il padrone di quella voce

Drake!”

Lui mi strinse forte a se con le sue braccia forti e sicure.

Mio fratello maggiore! Un secolo intero che non lo vedevo, anche se ci scrivevamo tutti i giorni mi era mancato immensamente.

Gli presi il viso tra le mani scrutando i suoi occhi blu così simili ai miei, gli scostai una ciocca nera che glieli coprva così spudoratamente.

Sei sempre il solito, non sei cambiato di una virgola”

Scherzavo naturalmente, nessuno di noi invecchiava. Nascevamo e crescevamo certo... fino a quando il nostro organismo vampirico arrivava alla stabilità e quando accadeva, la vecchiaia ci avrebbe abbandonati per sempre.

Drake si era fermato all'età di ventitre anni mentre io mi ero bloccata ai diciotto. Ero stata fortunata, alcuni purtroppo rimanevano adolescenti a vita o degli anziani.... I miei genitori sembravano dei venticinquenni invece. Ma, anche se sembravano giovani, l'aura che emanavano era tutt'altro che fanciullesca.

E tu invece sei rimasta la solita scimmia, ti aggrappi così da quando avevi tre anni”

Lo baciai sulla fronte per poi staccarci.

Loro sono di la?”

Il suo sorriso svanì all'istante annuendo, dovetti ammettere che mi aveva lasciato un velo di inquetudine il suo cambio d'umore improvviso

Avevano detto che ci sarebbero stati degli ospiti”

Si esatto”

Solo ora notai il suo smoking elegante che fasciava perfettamente il suo corpo. Era un bellissimo ragazzo mio fratello, non riuscivo a credere che ancora non volesse alcuna moglie.

Perchè fai quella faccia?”

Non te l'hanno detto?” si incupì ancor di più

Dirmi cosa?”

Niente, lascia stare”

Mi prese delicatamente da un braccio e mi accompagnò verso il mio destino. Non immaginavo che quella parola “destino” fosse molto appropriata.

Il salone era spazioso e illuminato dal sole che filtrava dalle tende chiuse, un enorme pianoforte era appoggiato all'angolo, creava un atmosfera di classe.

I sofà erano già occupati da figure perfettamente erette in pose artistocratiche. Mia madre era intenta a sorseggiare quello che doveva essere sangue, dall'odore che aleggiava nella stanza.

Mi venne l'acquolina in bocca.

Raven”

Padre” salutai con un leggero inchino e la stessa cosa feci con mia madre e con gli altri due vampiri seduti sul divanetto opposto.

Erano biondi e giovani, elegantemente vestiti. Il ragazzo con i capelli lisci e un sorrisetto sfacciato mi squadrava con occhio critico che mi fece innervosire.

Ma che vuole questo?!

Lei è nostra figlia, Raven Faramond”

si intromise mia madre presentandomi agli sconosciuti. Li avevo già visti da qualche parte, ma dove?

Avevo partecipato a così tanti balli che i visi mi erano sbiaditi in quel momento.

Sono onorato di fare la vostra conoscenza Raven”

A parlare fu il biondino sfacciato, ma quel che disse non sembrava la verità, piuttosto il contrario. Pareva seccato.

Anche per me lo stesso signore...”

dissi con il tono più educato possibile.

Ma chi siete?”

Non riuscii a trattenere quella domanda, talmente spontanea nel mondo dei mortali ma considerata così insolente in quel momento che mia madre mi ammonì all'istante.

Raven! Lui è tuo marito!”

Coooosa?!!!!

 

ABABABATBABABAB

 

 

Il cielo era terso da ogni nuvola. Calato il sole, le stelle fecero capolino una ad una, come timide ragazzine.

Troppo timide in confronto alla luna, bella ed elegante nella sua opaca freddezza. Un foro nel cielo da cui si intravedeva la luce del giorno dopo.

O meglio, era un sole. Un sole più luminoso del Sole, torcia per occhi che conoscevano bene la notte.

Dal balcone al quarto piano, potevo vedere qualsiasi cosa. Il bosco si estendeva prepotente come un impero di giganti, protetto da mani di pietra. Una catena montuosa circondava il paesaggio, al centro la città di Nocturnia. Le Dorsali Chimera erano ripide ed irraggiungibili, Dark Vertigo era il picco più alto, meta di leggende innominabili su uomini bestia e spiriti carnivori.

Sciocchi.

C'era anche di peggio.

Un gorgoglio agitato mi fece abbassare lo sguardo sulle rive del fiume Idra, questo corso d'acqua affiancava la mia casa di pochi metri. Era solo un affluente di un fiume ben più grande e molto più pericoloso.

Era stato nominato Venom, l'acqua che uccide. Gli umani avevano chiuso le sue sponde con una recinzione nella parte che affiancava la città. Molti erano morti nelle sue acque....e non perchè non sapessero nuotare.

Loro dicevano che era velenoso. Noi sapevamo che non era esattamente così.

La spiegazione era molto più sinistra.

Feci un respiro profondo godendomi i profumi della notte.

Kandel, sei pronto?”

Mio fratello minore si sporse dalla porta della mia camera con un sorriso impaziente in volto.

Anthon ci sono quasi”

Rientrai in stanza chiudendo le vetrate del mio balcone. Afferrai la giacca scura e la indossai per poi abbottonarmela.

Sbrigati, dobbiamo arrivare prima che Raven rientri a casa”

Scomparve dalla mia vista andando ad avvertire l'autista di essere pronto a breve.

Raven Faramond, l'avevo vista solo un paio di volte nei miei centotrent'anni. Ero andato perfino al suo ballo da debuttante quando aveva solo diciotto anni di vita.

Era impacciata, come tutte le ragazze della sua età, ma lo nascondeva bene. Era ammirevole.

Ballò con tutti i nobili presenti, compreso mio fratello. Ma non con me.

Fu da allora che Anthon perse la testa per lei. Chiese ai genitori la sua mano ma era troppo giovane ancora per sposarsi, in oltre la sua immortalità non era ancora stabile, e rifiutarono.

Oggi, a distanza di cento anni, il suo desiderio era stato realizzato.

Il padre di lei si era presentato a palazzo Blackville un paio di mesi fa ed aveva acconsentito suscitando la felicità ed il buon umore di mio fratello minore.

Buon umore che non era tramontato neanche per un secondo.

Ismael è tutto pronto?”

chiesi al mio guardiano uscendo dalla stanza

Sembra di si, tuo fratello è già in auto”

Perfetto, tu seguici senza farti notare”

Detto questo raggiunsi Anthon e immediatamente partimmo per casa Faramond.

Impiegammo meno di dieci minuti ad arrivare. Viktor e Isabel Faramond ci attendevano alla porta, loro figlia non era ancora arrivata.

Ci condussero nel salone accogliente di casa e fin da subito mio fratello intraprese una vivida conversazione sulla mia futura cognata.

Dopo tre ore di racconti d'infanzia e cotte adolescenziali già mi ero stancato di lei.

La conoscevo come le mie tasche e venni a conoscenza di cose che avrei preferito non conoscere!

Deve essere lei”

mormorò Isabel udendo i freni di un auto.

Finalmente! Mi stavo addormentando sul divanetto.

Drake, va da tua sorella e portala qui”

Vado”

Il fratello di Raven uscì dalla stanza a passo veloce, era evidente che non vedesse l'ora di rivederla.

Feci una smorfia.

Dai racconti su di lei doveva essere una vera strega di donna. Come si faceva a sentire la mancanza di tale creatura?

Ora me la dovevo sorbire però, con il matrimonio poco intelligente di mio fratello la mia tranquilla vita cesserà di essere tale.

Raven”

Padre!”

Alzai lo sguardo sulla figura esile in piedi oltre la porta. Era esattamente come me la ricordavo.

Ricci neri, morbidi sulle spalle. Occhi blu fissi sulle figure dei genitori.

La squadrai bene in ogni punto cercando particolari nuovi.

Quando puntò gli occhi su di noi, la sua espressione interrogativa mi fece intendere che non si ricordava affatto di noi.

Fu così esilarante quel che accadde dopo che quasi ero scoppiato a ridere davanti a tutti.

Svenne. Quando scoprì che era promessa a mio fratello, svenne e si lasciò andare come un sacco di patate contro suo fratello.

 

 

ABABABATBABABAB

 

 

 

Persi conoscenza per i primi tre secondi, il mondo divenne nero come la gonna di mia madre.

Mio..marito?!”

il mio sguardo saettò selvaggiamente dalla mia famiglia ai due ragazzi biondi. Il vampiro accanto a quello seccato aveva un sorriso di dispiacere per la mia condizione.

E ci credo!

Aveva dei capelli ricci ed un viso dolce che pareva quello delle bambole.

Si Raven”

rispose mio padre aggrottando le sopracciglia

Non hai letto la lettera che ti abbiamo spedito insieme al vestito?”

Ah...si!”

A me non sembra che vostra figlia sia a conoscenza di tale evento”

si intromise il biondo antipatico guardandomi scettico. Sembrava stesse scrutando un insetto in attesa di essere schiacciato, forse da lui.

Io lo sapevo signore!” me la presi “E solo che....mi era sfuggito”

Era un patetico tentativo di arrampicarmi sugli specchi, tutti se ne accorsero ma non fecero commenti, tranne quel purosangue insolente che già era passato nelle mia lista nera degli odiati.

Che gioia, una cognata con i fiocchi!”

Signori, vi prego” mio padre parlò interrompendo tutti “Mia figlia è stanca e il viaggio potrebbe averla spossata più del dovuto”

Io sono Anthon Blackville”

si presentò il riccio con un sorriso dolce.

Blackville?!

Ora tutto mi riaffiorava alla memoria, come pesciolini che venivano in superficie attirati da molliche di pane.

I Blackville, la famiglia reale. In casa nostra.

Voleva sposarmi, questo era l'onore più grande che avrebbe mai potuto capitarmi....

Mi rammarica dirlo così, ma siamo fidanzati” si alzò dal sofà dirigendosi verso di me

Mi afferrò una mano e delicatamente se la portò alle labbra baciandola.

Per me è solo un onore avere una moglie bella come te”

Accennai un sorriso di cortesia.

Quello che volevo realmente era urlare a tutti che non volevo!

Come potevo sposarmi?

Io volevo trovarmi un uomo per conto mio, volevo essere come quelle belle umane dei libri.

Corteggiate romanticamente, avrei voluto un principe come quello delle fiabe. Perfetto.

Non può solo esserci l'obbligo nella mia vita, non può solo esserci la parte terribile della mia condizione.

Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma speravo il più “poi” possibile!

E...quando dovremmo sposarci?”

mi sforzai di mantenere un sorriso il più possibile naturale, ma quel che né uscì era una brutta smorfia che pareva un sorriso.

Tra un mese”

Oh...così presto”

Se non avessi avuto anni e anni di esperienza di autocontrollo sarei scoppiata a piangere e avrei spaccato quell'orribile vaso di porcellana che avevo accanto. Proprio a portata di mano.

Purtroppo”

riprese a parlare l'antipatico

Purtroppo lo dico io!! Sono io quella in balia di un matrimonio non voluto!

Lui è Kandel Blackville, mio fratello maggiore”

riprese Anthon indicando il biondo ghignante.

Che nome..”

mi lasciai sfuggire, ultimamente quel che pensavo dicevo quindo non c'era bisogno di scomodarsi a leggermi dentro per scoprire i miei pensieri.

Me ne pentì subito chiaramente, dopo lo sbuffo esasperato di mio padre. Solo il sorrisetto di mio fratello accanto a me mi diede il coraggio di non sentirmi una libertina.

e il suo signorina non è tanto meglio, lo sa che significa corvo? Esattamente come il suo tono di voce, gracchiante. Le sta a pennello” rispose tranquillo.

Maleducato!

Ma come potevo ribattere? Era il mio sovrano.... Dannazione!

Ma perchè i cacciatori di vampiri non esistevano più?! Gli avrei dato volentieri il suo indirizzo.

Credo che sia ora che Raven si riposi un po”

mia madre si alzò in piedi con il chiaro intento di accompagnarmi in camera per dirmene quattro. Ci metterei la mano sul fuoco.

Si” mio padre annuì daccordo

Posso darle del tu?” mi chiese Anthon con un sorriso da bambino

Ahm certo, se lei mi concede lo stesso onore”

è un piacere Raven”

Ok allora, Anthon” gli regalai lo stesso sorriso

Posso invitarti ad un uscita domani? Possiamo prenderci un thè a casa mia e poi fare una gita a cavallo”

Mia madre mi guardò intensamente come a spingermi ad accettare.

Che potevo fare se non accontantare tutti, tranne Kandel ovviamente, che mi fissava freddo come se la mia presenza nella sua casa fosse una cosa di troppo.

Volentieri”

Bene”

Si sporse baciandomi ad una guancia.

Buon riposo”

Dopo di chè feci un profondo inchino insieme a mia madre e sempre insieme uscimmo dal salone.

Le scale verso la mia camera sembravano l'impresa adatta ad uno scalatore professionista. Il mormorio del salone si affievolì sempre più ad ogni scalino conquistato. La mia camera si trovava al secondo piano.

Spaziosa, conservava ancora il mio odore e le mie cose così come le avevo lasciate quattro anni or sono.

Il letto era un miraggio nel deserto, pronto ad essere sfruttato.

Sarei affondata nel materasso e sarei morta tra le lenzuola di seta nella speranza di risvegliarmi in un letto, in una casa, in un paese lontano da qui.

 

 

 

ABABABATBABABAB

 

 

è molto bella, come ricordavo”

commentò Anthon guardando il padre di Raven, aveva gli occhi innamorati di un adolescente.

Sono felice che siate ancora interessato a lei”

Come potrei non esserlo? ? una fanciulla magnifica!”

Magnifica! Tsè!

Mio fratello era sempre stato un tipo che esagerava molto nei commenti, ora era andato addirittura oltre.

Non vedeva quel che vedevo io?! Era cieco fino a questo punto?

Come sarebbe potuta diventare una brava moglie ed una Blackville una vampira che lanciava simili sguardi arroganti.

Era divertente però, dovevo ammetterlo. Metterla in difficoltà era alquanto soddisfacente, soprattutto se rispondeva a tono.
Non c'era gusto se non lo facesse, la battaglia sarebbe finita troppo presto ed io l'avrei disprezzata di più se fosse stata una sottomessa.

Dobbiamo andare, si è fatto tardi”

afferrai per un braccio Anthon e l'obbligai a tirarsi su. Se fosse stato per lui sarebbe stato a parlare della sua futura sposa per altre ore, forse giorni!

Anche il padre di lei sembrava stanco.

Si”

Il padrone di casa ci accompagnò alla porta, senza volerlo lanciai un' occhiata alle scale che portavano ai piani superiori. La stessa cosa fece mio fratello facendo un respiro profondo.

Si stava inebriando del suo profumo, socchiuse per un attimo gli occhi in modo da imprimere ancor più a fondo il suo aroma.

Nel vialetto c'era l'auto con il nostro autista ancora fermo come l'avevamo lasciato. Aveva l'aria assonnata e potevo capirlo.

Poco più avanti notai Ismar, dietro un albero. I suoi capelli scuri, come la sua pelle, si mossero leggermente spostati dal vento fresco.

Stava parlando con una ragazza, un altro demone a giudicare dall'odore.

Una conversazione del genere non bisognava essere interrotta, ma la tentazione era troppo forte per me. Non mi ero divertito abbastanza quella sera.

Mi avvicinai alla coppia con un sorrisetto

Ismael, dobbiamo andare. Vieni in macchina con noi”

Kandel, arrivo...”

Bene!”
Era parecchio seccato e non lo nascose affatto. Era evidente, dalle occhiate che mi lanciava ,che sparava gli concedessi altro tempo per concludere. Voleva mi allontanassi.

Mi limitai a sorridere divertito non spostandomi da li neanche di un centimetro.

La ragazza più scocciata di lui mi lanciò un occhiata profonda poi scomparve dentro casa.

Ora possiamo andare?” chiesi

Si”

  
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