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Autore: Yuuki_Shinsengumi    20/01/2011    3 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli Oni hanno sentimenti umani cap 9
CAPITOLO 8

- Saitou... Hajime?
- Sì... mi rendo conto che la mia richiesta è improvvisa, ma temo di non avere molto tempo a disposizione. Voglio... devo trasformarli tutti. Per Sano. Ma...- Gin si scosto da Raiseki, voltandosi lievemente.
- Ma? - la incalzò l'altra, presa da un brutto presentimento.
Il sospirò rotto dell'altra le fece temere il peggio.
- Ogni volta che uso il mio sangue... mi indebolisco... sempre più... salvarli tutti... potrebbe essere l'ultima cosa che faccio.
- Maledizione, Gin! Ti rendi conto di cosa stai dicendo? - le gridò contro l'altra.
- Di cosa stai facendo? E' un umano !!!- aggiunse, afferrandola per le spalle e voltandola verso di sé.
- Sì, ma non posso fare altrimenti. - le rispose Gin, sostenendone lo sguardo con serenità.
- Tu... tu sei... sei...
- Innamorata. E disposta a morire per lui. Puoi farmene una colpa? Puoi biasimarmi per la stessa colpa di tuo padre? Tu dovresti capirmi meglio di chiunque altro...
- Ma morire per lui... - le disse tristemente, riconoscendo le ragioni dell'amica, le stesse che avevano mosso suo padre, un Oni, ad unirsi con sua madre, un'umana.
- Riuscirai a comprendere anche questo. Quando troverai la persona giusta e te ne innamorerai... allora mi capirai completamente.
- Gin... dannazione... - si arrese Raiseki, abbracciandola forte.
- Raiseki... aiutami ad avere un po' di felicità, te ne prego – le disse Gin, rispondendo all'abbraccio.
La mezza Oni si trovò a deglutire a fatica, inspirando forte nel tentativo di riprendere il controllo.
- Tutto quello che mi chiedi, amica mia.
- Grazie. Grazie infinite. Sapevo di poter contare su di te.
L'altra intensificò l'abbraccio per un attimo, allontanandola poi da sé con gentilezza, le labbra increspate in un sorriso che raggiungeva maliziosamente anche i brillanti occhi gialli.
- Allora, in confidenza... come vanno le cose con Harada-san?
Nel vedere arrossire l'amica, Raiseki scoppiò a ridere.
- Smettila, per favore – mormorò Gin, coprendosi le guance con le mani.
- Oh Kami... ho capito benissimo. - disse la mezza Oni, continuando a ridere imperterrita.
- Rai... per favore...
- E fino a dove vi siete spinti? - chiese, ammiccando.
Non ottenendo risposta, osservò Gin attentamente, spalancando la bocca poco a poco non appena comprese il significato di quel silenzio.
- Sono felice per te, Gin. - le disse sorridendole affettuosamente.
- Grazie.
Poco dopo Kyo fece la sua comparsa, irrompendo nella stanza con un plico di fogli in mano.
- Ehilà, Raiseki-chan...
- Kyo...
- Gin, vi ho portato i documenti che mi avevi chiesto. Sappiamo dove si trova lo shinsengumi... - aggiunse guardando la mezza Oni.
- Ci penserò io a portarlo qui, ma non credo sarà facile. Probabilmente dovrò ferirlo.
- Cerca di portarcelo tutto intero. Più lui è in forma, meno Gin si indebolisce.
- Capisco... Beh – rispose a Kyo, prendendo i fogli che le porgeva – meglio che vada subito.
- Raiseki... dopo che lo avrai trovato...pazienta alcuni giorni. Ti farò raggiungere da Okita Souji... avrai maggiori probabilità di successo.
- Va bene. Ci vediamo presto.
- A presto, Raiseki.

***

Erano trascorsi due giorni dalla partenza di Raiseki e Gin non aveva ancora smesso di chiedersi quale fosse il significato dell'esitazione nella voce della mezza Oni quando aveva pronunciato il nome di Saitou. Aveva la strana impressione che Raiseki sapesse su di lui più cose di quante non avesse lasciato trapelare.
Scosse la testa, dandosi della visionaria per questi suoi pensieri, non potendo però eliminare del tutto quella sensazione.
Riprese a rimestare la cena e stava controllando la cottura del riso quando Kyo si affacciò in cucina annunciandole il ritorno di Sano e Souji. Sotto lo sguardo attento del fratello, si lavò le mani e si sfilò dai pantaloni il panno che vi aveva messo per evitare di macchiarsi la parte anteriore degli abiti con gli schizzi di cibo, per poi correre fuori dalla stanza.
Sano stava smontando da cavallo quando la vide arrivare di corsa, per poi fermarsi improvvisamente alla vista della giovane europea, in sella dietro a Shinpachi.
- Oh... - fu tutto ciò che uscì dalle labbra di Gin, atteggiate in un'espressione sorpresa, mentre faceva scivolare lo sguardo da Shinpachi alla ragazza, a Souji, per poi soffermarsi su Sano, il quale le si avvicinò lentamente, scompigliandole i capelli.
- Stai bene, ragazzino? - le disse, cogliendola di sorpresa.
Gin si guardò attorno, notando solo allora la presenza di diversi uomini del clan, uomini che ancora la credevano un uomo.
- Si grazie, Harada-san – gli rispose, tirandogli impercettibilmente la giacca.
- Qualcuno mi aiuterebbe a scendere da cavallo? - chiese delicatamente la voce dell'europea, che aveva fatto passare lo sguardo su tutti i presenti, soffermandosi sul ragazzo a cui si era avvicinato Harada e che sembrava essere quello meno pericoloso.
La fortuna volle che fosse proprio quest'ultimo ad avvicinarlesi.
- Io sono Gin, piacere. Permette? - le chiese, tendendole una mano.
- Virginie O'Connelly – rispose l'altra, poggiandosi alle sue spalle e lasciandosi scivolare a terra, sostenuta anche da Shinpachi.
Virginie si ritrovò a guardare Gin da una distanza ravvicinata, forse anche troppa per le convenzioni britanniche, tanto da arrossire e balzare quasi all'indietro, mentre la risata di Okita spezzava il silenzio che era venuto a crearsi.
- E bravo Gin... hai fatto colpo – disse prendendo a ridere ancora più forte, a causa dell'improvviso rossore di Gin, mentre quello di Virginie si faceva sempre più acceso.
Sano, dopo un attimo di smarrimento, si unì al compagno, cosa che fecero tutti quanti, ad esclusione di Shinpachi, il quale passava lo sguardo da Virginie, al ragazzino di nome Gin e al braccio di Sano che circondava la vita di quest'ultimo.
- Credo sia meglio entrare – intervenne Kyo, asciugandosi le lacrime dagli occhi mentre, a seguito di uno scappelloto di Gin, cercava di riprendere il controllo di sé.
- Sì... avete bisogno di riposare prima di cena... vi consiglio un buon bagno alle terme. - intervenne Gin – manderemo le spiegazioni a dopo – aggiunse poi, sorridendo a Shinpachi, il quale si trovò ad arrossire lievemente.
Cavolo, quella pulce dagli occhi grigi era veramente pericolosa: non solo esercitava un ascendente non indifferente sulle donne, cosa normale dato che era un bishounen, ma quel sorriso gentile e caldo aveva fatto effetto pure a lui. E forse anche a Sano, vista la “familiarità” tra i due. Questi pensieri portarono il povero Nagakura Shinpachi a rabbrividire, appuntandosi mentalmente di dover affrontare l'argomento con Sano: forse non era ancora tardi.
Circa mezzora più tardi Gin aveva appena consegnato ad una delle donne del clan l'occorrente per far accompagnare Virginie alla pozza termale, quando Sano varcò la soglia della sua stanza, richiudendosi lo shoji alle spalle. Si tolse la giacca e la gettò a terra senza interrompere il contatto con gli occhi di lei, prendendo poi ad avvicinarlesi lentamente, fermandolesi davanti. Sollevò una mano, andando a carezzarle una guancia, mentre con l'altra le dava una lieve spinta nell'incavo della schiena, attirandola a sé.
- Mi sei mancata – le sussurrò a fior di labbra, baciandola dolcemente.
- Anche tu – rispose lei, riprendendo a baciarlo, con passione.
Si separarono ansimanti. Sano le sfiorò la punta del naso con le labbra, allontanandola leggermente da sé.
- Perché? - protestò lei.
- Perché se continuiamo così non rispondo più di me... ed ho bisogno di un buon bagno – le disse carezzandole la pelle delle guance arrossata per lo sfregamento con la sua barba.
- E di radermi – aggiunse infatti, baciandola sulla fronte.
- Serve aiuto? - gli chiese audace, tuttavia rossa per l'imbarazzo, mentre gli faceva scivolare la mano sotto la camicia, ad accarezzargli il petto.
- E la cena? - chiese lui, sorridendole malizioso, godendosi appieno la situazione.
- E' già pronta... - gli rispose allontanandosi da lui giusto per guardarlo negli occhi, adesso pallida per la certezza di essere stata appena rifiutata, seppur con grazia.
- Hai... fame... scusami, sono stata egoista - gli disse, cercando di sfuggire la suo abbraccio, che si fece ancor più serrato.
- Ho fame... è vero... - le disse Sano, sorridendole apertamente, per poi chinare la testa sul suo orecchio e sussurrare – Ma non di cibo... Ed avrei bisogno di una mano a lavarmi la schiena. Ti va?
Inutile dire che, non appena Virginie rientrò al tempio, Sano e Gin si avviarono alle pozza termale, lasciando al tempio uno Shinpachi preoccupato per la sorte dell'amico, tanto che si decise a seguirli. Quando raggiunse la pozza, trovò i due immersi fino alla vita, abbracciati. Gin gli dava le spalle, mostrandogli una cascata di capelli scuri, bagnati, e tutto ciò che riusciva a vedere di Sano erano le braccia strette attorno alla vita del ragazzino e la testa, che in quel momento si stava chinando verso quella di Gin, con il chiaro intento di baciarlo.
- Oh cazzo!!! - fu l'esclamazione di Shinpachi, udita dai due.
Sano si portò davanti a Gin, coprendola con il proprio corpo.
- Chi è la? - urlò con aria minacciosa, mentre Gin gli si stringeva alle spalle.
Shinpachi ritenne opportuno mostrarsi.
- Ahem... io... scusate... non volevo disturbarvi....
- Shinpa?! - chiese Sano, sorpreso.
- Ecco... io... insomma... non pensavo che vi avrei trovato... - si interruppe guardando Sano.
- Voglio dire... tra due uomini.... - aggiunse poco dopo.
- Due... uomini? - chiese Sano, sforzandosi di non ridere, mentre Gin sogghignava nascosta dietro la sua schiena.
- Tu e Gin... voglio dire... ti capisco... è un bishounen... anche io....
- Anche tu... cosa? - lo incalzò Sano, trattenendosi ormai a fatica.
- Beh, quando mi ha sorriso.... prima... mi ha messo in crisi... diciamo così...
- Gin, amore, potresti evitare di sorridere a Shinpachi d'ora innanzi? - chiese Sano, soffocando l'ennesima risata, imitato da Gin, alla vista della faccia dell'amico farsi di tutti i colori.
- Certo, Sano – rispose Gin, facendogli scivolare le mani sugli addominali.
A quella vista, Shinpachi iniziò a sbiancare, raggiungendo il colore della neve nel momento in cui le mani di Gin scivolarono sotto l'ombellico dell'amico.
- Shinpa... ti senti male? - chiese Sano, inizinado a ridere sotto lo sguardo basito dell'amico.
Quando notò che l'altro non reagiva, Sano si avvicinò al bordo della pozza, trascinandosi dietro Gin, in modo da celarne ancora le forme.
- Shinpa...
- Sto... sto bene.... bene...
- Shinpa... tranquillo: non ho cambiato sponda.
- Eh? Come...? Ma no... non è un problema... Mi spiego...
- Lo sarebbe per me e Gin – lo interruppe Sano, ridendo ormai apertamente, imitato dalla ragazza.
- Come?
- Gin... è una donna...
- D... donna?! - chiese Shinpachi, fissando il volto della giovane che adesso gli sorrideva apertamente, facendo cenno di sì con il capo.
- Ah... ecco... - si interrupe per schiarirsi la voce – a dire il vero... lo sospettavo... eheh... sapevo che non potevi essere diventato... Ed io, poi.... ti pare che mi piacccia un ragazzo...?  Ecco.... è ovvio che scherzassi, vero? Lo avevo capito subito... eheheheh.  Adesso vado.... continuate pure da dove ho interrotto, eh? - concluse in una tirata, voltandosi velocemente e correndo verso il tempio.
- Sano... sei stato cattivo... - lo riprese Gin, facendo un leggero broncio.
- Anche tu... se fossi stata contraria non avresti dovuto assecondarmi – le rispose baciandola lievemente.
- Ma era talmente divertente...
- Mh... e cosa avevi intenzione di fare carezzandomi a quel modo? - le chiese, stringendosela contro e prendendo a camminare fino al centro della pozza, mentre le baciava il collo.
- D... di... vertirmi – sussurrò, mentre le si spezzava il respiro a causa di ciò che le stava facendo Sano.
- Oh... - commentò Sano, sollevando la testa per guardarla negli occhi, senza celare le proprie intenzioni.
- Allora adesso mi divertirò io – le sussurrò con voce roca, mentre abbassava la testa sul seno della ragazza e prendeva a torturaglielo con le labbra.

***

Intanto, Raiseki era giunta a destinazione. Aveva individuato Hajime Saitou ed aveva mandato a Gin un messaggero: non le restava che attendere l'arrivo di Okita Souji.
Nel frattempo si sarebbe limitata a non perdere di vista Saitou. E sapeva che avrebbe dovuto fare estrema attenzione a non farsi scoprire.
Innanzitutto, per ridurre al minimo il rischio di essere facilmente individuabile, aveva tinto i capelli con una mistura a base di cenere ed erbe, conferendo loro un colore scurissimo, quasi nero, che se ne sarebbe andato con un po' di acqua e sapone. Per gli occhi, purtroppo non poteva fare molto, salvo tenerli in ombra con il cappuccio del mantello. Era pressoché irriconoscibile, così camuffata si sarebbe confusa con gli umani. Fino a che non avesse preso in mano la katana o si fosse trasformata, ovviamente.
Era seduta su una roccia, le braccia abbandonate sulle gambe, la testa abbassata, coperta dal cappuccio, quel tanto che bastava per osservare i movimenti di Saitou senza farsi scoprire.
Lo osservò mentre parlava con i suoi sottoposti, la schiena dritta, la mano sinistra poggiata sulla katana, il volto impassibile. Era un nemico temibilissimo, Raiseki lo sapeva benissimo, aveva avuto già occasione di vederlo all'opera: era rapido, freddo e letale. E lei lo ammirava proprio per questo. Ed in parte vi si riconosceva. La cosa che la differenziava da lui era la sua irruenza che la portava a dare talvolta giudizi affrettati ed a subirne le conseguenze. Ma il suo essere combattiva le aveva sempre consentito di sopravvivere e di cavarsela. In ogni situazione.
Non appena Saitou prese a muoversi, Raiseki abbandonò la propria postazione, prendendo a seguirlo a distanza. Gli rimase dietro per alcune centinaia di metri, salvo poi vederlo scomparire.
E commise il primo errore.
Iniziò a correre, attirando inevitabilmente su di sé l'attenzione di quella che fino a pochi minuti prima si era sentita su preda e che in quel momento si era trasformato in cacciatore.
Saitou prese a seguire quella figura incappucciata che lo teneva d'occhio ormai da un po' di tempo, decidendo di aspettare il momento più propizio per chiedere spiegazioni circa questo suo comportamento. E se  le risposte non fossero state di suo gusto, l'avrebbe ucciso.
Continuò a seguire quel ragazzino fino a ché non lo vide fermarsi improvvisamente non appena scoprì di aver imboccata una strada senza uscita. Secondo errore
- Merda... - protestò il ragazzino, battendo un pugno sul muro, ignaro di Saitou che gli si stava avvicinando alle spalle. Quando ne percepì la presenza, tutto ciò che Raiseki riuscì a fare fu impugnare lo stiletto che teneva infilato nella cintura, voltandosi di scatto. Si ritrovò così la lama della katana di Saitou premuta sulla gola, mentre il cappuccio scivolava via scoprendole il volto.
- Dobbiamo fare una chiacchierata. Se ciò che mi dirai non sarà di mio gradimento provvederò a tagliarti la gola. - disse il ronin, lo sguardo gelido fisso negli occhi di Raiseki - Anche se sei una donna.
- Hai così tanta fiducia nelle tue capacità? - gli chiese lei, ghignando, muovendo impercettibilmente il capo, indicando così all'uomo lo stiletto che gli teneva puntato alla giugulare.
- Siamo in quella che si chiama situazione di stallo. Che hai intenzione di fare? - aggiunse poco dopo Raiseki, sogghignando, senza togliere lo sguardo dagli occhi azzurro ghiaccio dell'uomo.
- Se tu volessi uccidermi lo avresti già fatto. Non ti è certamente mancata l'occasione.
- E allora?
La risposta dell'uomo fu abbassare la katana e allentare la presa della mano con cui le stringeva il braccio.
Raiseki lo imitò, allontanando lo stiletto dalla gola di Saitou, senza tuttavia liberarsi dalla sua presa, adesso quasi gentile.
- Ottima intuizione, ronin. Sono qui per conto di un'amica. Devo solo starti attaccata al sedere fino a che non arriva Okita. Lui ti spiegherà tutto.
- Okita? - chiese l'altro senza mostrare il minimo stupore.
- Già. Proprio lui. Non è morto. Anzi, per quanto ne so io, è anche guarito dalla tubercolosi.
Hajime la guardò in maniera distaccata.
- Non so se posso fidarmi da te. Ma il fatto che tu non mi abbia ucciso quando ne hai avuto la possibilità, mi impedisce di non crederti. Almeno in parte. Attenderemo assieme l'arrivo di Souji. Tu non devi perdere di vista me; io non voglio perdere di vista te.
La giovane gli si avvicinò ancora, fino a poggiarglisi contro il torace, sorridendo seducente, mentre gli occhi rimanevano inespressivi.
- Cos'è? E da così tanto tempo che non vedi una donna che ti sei invaghito di me al primo sguardo? - gli domandò, facendogli scivolare le mani sul petto, senza riuscire a smettere di stuzzicarlo, nonostante si chiedesse che cosa stesse facendo, certa che ne avrebbe pagato le conseguenze.
- Non sono preda dei sentimenti e dell'istinto. - le disse, senza mutare espressione – Ma è molto che non tocco una donna. Potrei accettare l'invito. - concluse, stringendosela contro, il volto impassibile, mentre lasciava scivolare una mano sul fondo schiena della ragazza.
Raiseki fu colta alla sprovvista, e la cosa fu resa palese dal dilatarsi degli occhi della giovane.
- Ed io non sono una prostituta. - rispose, rabbiosa, cercando di allontanarlo, facendo leva sul petto.
- Lieto di saperlo: non mi trasmetterai malattie veneree. - le rispose, intensificando la stretta  spingendo il bacino contro quello della ragazza, mentre le infilava la mano sinistra nei capelli, immobilizzandola, per poi baciarla.
Raiseki cercò di respingerlo, senza riuscirvi, resistendo alla pressione delle labbra dell'uomo sulle sue fino a quando Saitou non prese a stuzzicargliele con la lingua ed a succhiarle il labbro inferiore. La sorpresa le fece socchiudere lievemente la bocca, consentendo l'accesso alla lingua dell'uomo. Fu costretta a sostenersi a lui, passandogli le braccia attorno al collo, infilandogli le mani nei capelli, mentre la stretta di Saitou si intensificava, facendola aderire contro il suo corpo. Raiseki si ritrovò a rispondere al bacio, mentre uno strano languore si impossessava di lei, portandola a stringersi sempre più all'uomo che, improvvisamente, come lo aveva iniziato, pose fine al bacio.
- Se queste sono le premesse... - le disse freddamente, lasciando intendere il resto, senza però allontanare del tutto la ragazza, avendo notato la sua difficoltà a mantenere l'equilibrio.
- Bastardo. - gli sibilò contro – Era il mio primo bacio.
Gli occhi di Saitou lasciarono intendere un lieve turbamento, salvo tornare immediatamente inespressivi, tanto che Raiseki pensò di essersi sbagliata.
- Come ti chiami?
Raiseki lo guardò come se si trattasse di un essere a tre teste.
- Il tuo nome.
- Raiseki.
- Bene, Raiseki. Adesso che abbiamo entrambi compreso quali sono i confini fissati dall'altro credo che la nostra coabitazione sarà... come dire.... pacifica?
La ragazza lo fissò con astio.
- Sta certo che non ti permetterò più di baciarmi, stronzo.
- Mai dire mai, gatta selvatica. - le rispose l'uomo, togliendole finalmente le mani dai fianchi, per poi voltarle le spalle, invitandola a seguirlo.
In quel momento, si chiesero entrambi fino a che punto la loro convivenza sarebbe realmente stata pacifica; Raiseki dubitò di riuscire a mantenere la promessa fattagli.    
   
 
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