Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ekathle    25/01/2011    2 recensioni
Nonostante ora sembrasse più fragile che mai, ogni traccia di malizia e crudeltà scomparse, Severus non riusciva a guardarla neglio occhi.
"Sei stata solo lo sbaglio di un momento".
Perchè per lui non era ancora tempo di dimenticare. Forse, quel momento non sarebbe mai arrivato.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco il secondo capitolo!! Spero che la storia vi piaccia. Mi raccomando recensite, sono curiosa della vostra opinione!! =)

Capitolo 2

Nonostante quella sera a cena ci fossero l’arrosto con le patate e la meringata, Severus Piton non aveva fame. Non aveva neanche voglia di stare seduto lì, al grande tavolo degli insegnanti, a sfoggiare un sorriso di circostanza.
No, sorriso non era la parola adatta. Smorfia, semmai. Severus Piton non sorride mai,pensò tra sé mentre si costringeva ad ingoiare un’altra forchettata.
Quella sera troppi pensieri gli affollavano la mente perché potesse riposarsi, o gustarsi la cena. Dopo essere tornato dalla riunione, una sensazione di inquietudine si era impadronita di lui, e da allora non lo aveva più lasciato, attanagliandogli lo stomaco e soffocandolo pian piano, come le spire di un enorme serpente.
Non vedeva l’ora di potersi ritirare nelle sue stanze. Non amava l’allegria e il frastuono della Sala Grande e degli studenti quando era in condizioni normali, in quel momento poi gli risultava addirittura intollerabile.
Tuttavia, si sentiva gli occhi di Silente puntati addosso.
Buffo si disse ha sempre un’aria così preoccupata ogni volta che torno da una riunione con i Mangiamorte, un’aria quasi paterna. Salvo poi guardarmi fisso con quei suoi penetranti occhi azzurri quando mostri anche il minimo segno di cedimento di fronte a ciò che ogni giorno mi chiede, e dirmi: “Ricordati di ciò che hai fatto, Severus. Ricordati i tuoi doveri. Pensa alle persone che hai ucciso”.
Salvo poi non ricordarsi che sta facendo esattamente come me tanti anni fa. Che si sta portando via la mia vita.

Accanto a lui, Sibilla Cooman urtò per la quarta volta il bicchiere nel tentativo di servirsi la cena, versando nuovamente tutto il vino sulla tavola. Severus seppe in quell’istante che non sarebbe riuscito a sopportare oltre la compagnia, quella sera. Mentre la professoressa si profondeva in scuse, senza far nulla per fermare il rivolo di vino che ora gocciolava dal lembo della tovaglia sul pavimento, Piton ripulì il tutto con un rapido movimento della bacchetta, poi nascose velocemente il resto della cena nel tovagliolo e, fingendo una forte emicrania, sgusciò via dalla sala senza che il vecchio preside se ne accorgesse.
“Ora sei davanti all’Oscuro Signore… Ti sta interrogando su ciò che succede a Hogwarts. Su quello che ha in mente Silente. Cosa gli dici? Devi nascondere ogni possibile traccia del colloquio dell’altro giorno col preside. Ma cosa gli mostro, al posto di quello?”
“Per la barba di Merlino, non ne ho idea!” sbottò all’improvviso Piton, tenendosi la testa tra le mani. Il capo gli pulsava dolorosamente, e l’idea che il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare un nuovo interrogatorio da parte dell’Oscuro Sire non migliorava certo la situazione.
Cosa gli avrebbe detto? Che giustificazione avrebbe trovato quella volta per il fatto che Silente era ancora vivo e vegeto, e che l’Ordine della Fenice sembrava conoscere in anticipo ogni loro mossa? Non gli veniva in mente un bel nulla, eppure da un ora stava seduto alla sua scrivania, gli occhi fissi sulla finestra di fronte a sé, a pensare. A proposito, avrebbe dovuto eliminare anche i ricordi di quelle ore spese a rimuginare.
Questo pensiero lo schiacciò definitivamente, tanto che si distese sul letto con gli occhi chiusi. Di solito non aveva neppure bisogno di pensare troppo alla bugia che avrebbe confezionato per il suo signore. Lo guardava dritto in quegli occhi rossi così poco umani, e parlava, i pensieri scomparivano da soli e ricordi mai vissuti ma perfetti fin nell’ultimo particolare si formavano nella sua mente.
Quella sera, però, le parole del preside gli turbinavano nella testa con la velocità di una trottola impazzita, rompevano le barriere che la pratica abituale dell’Occlumanzia aveva eretto tra il vero Severus e il mondo, facendo fuoriuscire la sue emozioni e i suoi pensieri, mescolandosi con essi fino a sovrapporsi ad ogni immagine e a rimbombare con un’eco assordante.
Non mi ucciderà Draco. Dovrai farlo tu. Tu.
Il viso di Silente era rimasto tranquillo e impassibile mentre dalle labbra uscivano parole di morte, che si condensavano nell’atmosfera gelida della stanza e rimanevano lì sospese, come piccoli fiocchi di neve. Poi l’orologio a cucù aveva cantato le sei, e Silente si era messo di nuovo a riordinare, con l’espressione seria e concentrata . Curvo su un cassetto pieno di calzini, con la mano avvizzita intenta ad accarezzare e piegare la morbida stoffa, Silente gli aveva fatto tenerezza. Era un’essenza delicata che dietro la forza apparente celava una fragilità estrema, fatta di sciocchezze tanto infantili quanto intrise di una profonda e malinconica tristezza. Era un gioco per lui, la vita; e per quanto sapesse che era destinato a perdere, aveva voluto partecipare alla partita, e giocare.
Un’ anima effimera e preziosa che presto sarebbe sparita per sempre.
Una lacrima cadde sul lenzuolo, ma Severus dormiva già. Stretto al cuscino, sognava di volare.


Quando si svegliò, il sole era appena visibile sopra le colline che circondavano il castello. Dovevano essere passate da poco le sette. Si accorse che aveva dormito vestito, addirittura con le scarpe ai piedi; ma, lungi dall’essere riposato, Severus si sentiva spossato, come se avesse appena affrontato un’intera giornata di lezione con Grifondoro e Serpeverde. O dieci minuti in compagnia di Potter.
Si diresse quindi, bacchetta alla mano, verso il Pensatoio. Il grande bacile di pietra era rimasto tutta la notte appoggiato sulla scrivania, e ora i riflessi dei pensieri argentei, illuminati dai primi timidi raggi del sole ballavano una danza impazzita sul soffitto della stanza ancora immersa nel buio.
Plin! Severus si sfilò un pensiero e lo spinse con delicatezza dentro il Pensatoio. Il viso di Silente lo fissò per un attimo dalla superficie, poi si sfaldò, inghiottito dall’acqua, mentre gli altri fili argentati si affollavano attorno al nuovo arrivato. Un attimo, e la terribile conversazione con il preside, nonché il futuro della sua stessa vita, giacevano in fondo a quelle acque tranquille.
Plin! La serata appena trascorsa e la notte tormentata si unirono agli altri ricordi, mentre la mente di Piton a poco a poco si distendeva.
Plin! Questa volta furono gli occhi di Corinne ad incontrare i suoi. Come una goccia d’olio in un bicchiere, il ricordo rimase nitido, solo appena increspato dal lento movimento dell’acqua. Parlava, e benché non udibili, le parole della sera prima risuonavano nella testa di Severus, forti e chiare come la campana che annunciava l’ora della cena in Sala Grande. Poi il viso di Corinne mutò, la bocca si storse in una smorfia che diventava sempre più beffarda e crudele man mano che l’immagine roteava e finalmente si dissolveva , precipitando verso il basso come un grosso, pesantissimo macigno.
Severus indietreggiò e crollò sulla sedia, le gambe improvvisamente diventate di legno. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di calmare il battito frenetico del suo cuore.
Quegli occhi gli avevano fatto correre un brivido lungo la schiena. Non sembravano emanare alcuna emozione se non qualche lampo di una curiosità divertita, maliziosa e a tratti beffarda. Erano così freddi.
Come i tuoi, del resto. Il pensiero lo fece star male. Cosa esprimono i tuoi se non indifferenza, disprezzo, odio persino? Tu e Corinne siete molto simili, più di quanto tu possa pensare. Come puoi criticarla per le sue scelte, quando sono state anche le tue?
Forse è per questo che hai paura. Non temi per la tua vita, né per ciò che potrebbe farti. No, tu non sei un vigliacco, lo dimostri ogni giorno. Non è del futuro che hai timore. E’ il passato che ti spaventa. Agli occhi di tutti, lei è come te, non importa quanto tu possa lottare per dimostrare il contrario. Sarà per questo che non la sopporti. Perché guardando nei suoi occhi rivedi te stesso, la tua gioventù, le tue scelte sbagliate. Puoi contare i passi falsi che hai fatto, spinto dagli stessi folli sentimenti che ora animano lei. Rivedi ancora, tremulo ed effimero come l’arcobaleno dopo una lunga pioggia, lo spiraglio di una vita diversa; sei di nuovo lì, al centro di quella stanza, a diciannove anni, e ti volti verso la porta per andartene. Ma poi sei di nuovo tu, e la speranza che nutrivi, non sai neppure se per te o per lei, si è infranta ancora contro il duro scoglio della realtà. Lei è come te, quindici anni fa. E’ come tu non vorresti mai essere stato.

Severus guardò l’orologio. Erano quasi le otto, ora di colazione. Benchè sentisse lo stomaco sottosopra, decise di salire lo stesso; sarebbe stato più difficile spiegare la sua assenza che non sedersi là e far finta di mangiare. Si rimise a posto e uscì, sbattendosi la porta alle spalle.
Il viso di Corinne si agitava ancora frenetico nel Pensatoio. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ekathle