L’abisso.
L’oceano.
Il mare.
L’acqua.
Le onde.
Troppo vasto per me che lo guardo e non lo guardo
davvero.
Ho solo gli occhi persi nel vuoto, un vuoto costituito
dalla distesa d’acqua che ho di fronte a me.
Stacco lo sguardo, osservo ciò che c’è
intorno.
In alto, piccoli fasci di luce, figure antiche che mi
scrutano, altre come fari mi indicano la via.
Ma sono sola.
Non c’è nessuno lì.
Giro il viso, prima a destra, poi a sinistra.
Niente.
Solo il mare che lambisce con le sue onde la sabbia
granulosa costretta, nel suo ciclo,
ad essere bagnata e fredda di notte, asciutta e calda, da
bruciare i piedi, di giorno.
Il vestito azzurro, con qualche piccolo ricamo di fiori
dello stesso colore,
fascia il mio corpo lasciando scoperte le braccia e
sfiorandomi dolcemente le ginocchia,
una carezza.
E’ il vento, dolce, leggero, che esplora il mio corpo e
lo rigenera con la brezza marina della notte.
Si, è mezzanotte inoltrata.
La luna è la mia unica lampadina, piena e splendida nel suo
momento di gloria.
Passi.
Attutiti dalla sabbia, ma dietro di me sento il rumore di
passi.
Mi giro, lentamente, il vento frustra i miei capelli
lunghi e i miei occhi turchesi riflettono la luce.
Ciò che mi appare davanti, mi si imprime nella memoria
con forza e prepotenza,
e io non faccio nulla per impedirlo.
-Finalmente..- disse
lui, con sguardo dolce.
… e mi
fece svegliare per
costringermi a uscire dalle coperte e prepararmi per l’ultima,
noiossima giornata di scuola
prima del riposo assoluto chiamato “vacanze estive”!
Infastidita per essere stata
interrotta in un momento stupendo con un ragazzo
che magari poteva essere quello
della mia vita (e se fossi stata sveglia avrei riso), diedi un colpo
secco al pulsante sopra la sveglia e
la feci tacere.
Mugugnai qualcosa di
incomprensibile persino alle mie orecchie e coprì la testa
con il cuscino.
-Aveline.. tesoro! Scendi, o
farai tardi a scuola!-.
Potevo dare un colpo in testa a
mia madre per far tacere anche lei? No, decisamente.
Perciò rinunciai all’idea di
stare a letto, mi alzai e aprendo l’armadio, mi concentrai su
quello che dovevo
indossare.
“Infradito.. ci sono. Pantaloncini
grigi.. ci sono. Magliettina azzurra..
c’è..”.
Mi tornò in mente un
particolare del sogno, così vivido da bruciarmi ancora nella
mente,
dove indossavo un vestito
aderente e azzurro della stessa tonalità della maglietta.
Scossi la testa, e con essa i
miei bei capelli ondulati, biondi e lunghi.
Sistemai tutto sul letto e
andai in bagno a rinfrescarmi per bene.
Una volta fatto e indossati i
vestiti, passai al trucco.
L’ombretto grigio sfumato e la
matita lilla passati con mano esperta facevano risaltare
i miei occhi color turchese a
dispetto della carnagione chiara e lucente.
Mi sentivo bene e anche carina.
Cosa molto rara.
Una rapida passata di lucidalabbra
ed ero già sotto in cucina
con la tracolla per i pochi
libri da portare.
-Ciao mamma, ciao papà, ciao
Max! Vado a scuola!- dissi, cercando di mostrarmi spensierata.
La verità era che quel sogno mi
era rimasto troppo impresso e sembrava troppo vero.
-Non fai colazione?- mia madre
preoccupata si girò a guardarmi.
-No no, in caso prendo qualcosa
al bar con Lia..- uscì di casa, finalmente libera dai loro
sguardi.
A scuola, tutti
fremevano d’eccitazione
e parlavano dei loro progetti per le vacanze.
Io non ne avevo ancora.
Posai la borsa in classe e uscì
nel cortile brulicante di studenti.
-Ehilà Avy!- Lia mi salutò con
il suo solito sorriso.
-Ehm.. Lia, ciao!-.
-M.m.. qualcosa non va.. che è
successo?- disse, scrutando la mia espressione.
Feci una finta risata.
-Non è niente.. sono felice perché
la scuola sta finendo..-
-Oh, si certo, raccoltalo a qualcun
altro..-
Mi morsi il labbro e la
guardai.
-Ecco.. ho fatto un sogno
strano stanotte..-
-Alt! Questa storia dei sogni..
non è nuova.. dai dimmi tutto!- concluse seria.
Non era la prima volta.
Mi era già successo di fare
sogni del genere.. ma non proprio uguali.
Una volta ad esempio, avevo
sognato che la vecchia depandance accanto
al magazzino non lontano da
scuola bruciasse,
e qualche giorno dopo avevamo
visto dalle finestre il fumo innalzarsi
e ricoprire un porzione piccola
di cielo con nuvolette scure
che si dissolsero solo dopo che
i pompieri avevano eliminato l’incendio.
-Nessun disastro stavolta..
solo… riguardava me..- inziai scoccandole un occhiata.
Alzò un sopracciglio, voleva di
più - .. e un ragazzo..-.
Saltò su con un espressione
estasiata sul viso -Tutti.i.dettagli!-.
Roteai gli occhi e cominciai a
raccontarle tutto.
Ma quello che volle
sapere con esattezza era l’aspetto
del ragazzo.
-Mm.. capelli disordinati e scuri,
occhi color cioccolato,
poteva avere un anno in più di
me, fisico slanciato e muscoloso..
e il suo viso era stupendo, i
tratti affilati e morbidi,
la bocca carnosa formava un
sorriso da farti mancare il fiato
e aveva denti bianchissimi e
dritti…-
-.. insomma, il tuo tipo! Un
misterioso ragazzo super sexy
che ti appare nei sogni e ti
sorride..- prese a fare teatralità
ed espressioni buffe sul viso
che mi fecero ridere piacevolmente.
-Appunto.. nei sogni!-.
Mentre parlavo
passavo in rassegna i volti
conosciuti del cortile.
Compagni di classe, amici d’infanzia,
gruppi di varie uscite e.. sgranai gli occhi.
Lui era lì!
Riconobbi subito tutti i tratti
appena descritti a Lia rispecciarsi
in un ragazzo sfuggente passato
nel corridoi davanti alla porta del cortile.
Strattonai il braccio della mia
amica e la costrinsi a correre dietro di me.
Coninuava a chiedere cosa fosse
successo, ma non le davo retta.
“Bene.. è scomparso!” agitai le
braccia sbattendole sulle gambe.
Sicuramente me l’ero
immaginato.
Dopo una giornata
intensa, urla
di gioia al suono dell’ultima campanella
e pomeriggio a casa davanti all’armadio,
mi preparai per la festa al mare.
Una cinquantina di ragazzi si
riunivano lì per divertirsi e concendersi puro
relax dopo un anno pieno di
stress.
E me lo concessi anch’io.
-Aveline! Stai benissimo!!-
urlò Lia venendomi incontro.
Mamma, con mia grande sorpresa,
mi aveva comprato un vestitino nuovo,
azzurro, aderente e stretto in
vita per poi frusciare giù come una gonna fino alle
ginocchia.
Un vestito identico a quello del sogno.
La festa durò tantissimo e ci
divertimmo come matti
a ballare intorno al fuoco e
ridere, ridere, ridere, fino a mezzanotte inoltrata!
Mezzanotte..
Mi scusai con gli altri,
allontanandomi in una zona del mare più isolata.
Mi fermai davanti al mare.
Tutto come il sogno..
Il mare, la sabbia, le stelle,
la luna..
Mi sentivo calma pur sentendo
che i battiti del mio cuore erano aumentati.
Sentì un movimento dietro di me
e istintivamente mi girai.
Era lui.
Lo stesso ragazzo del sogno.
Eravamo entrambi un po’ confusi,
almeno io mi sentivo
così e leggevo la stessa
espressione sul suo viso.
L’una di frontre all’altro.
Sospirai.
-Finalmente..- disse
lui, con sguardo dolce.
Sorrisi. -Ti
aspettavo..-