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Autore: nausicaa black    30/01/2011    3 recensioni
Senza tener conto dell'epilogo finale, ci troviamo al 7° anno di scuola dopo la sconfitta di Voldemort.
Sono tornati tutti a Hogwarts per concludere gli studi: Harry, Ron, Hermione, Draco... e c'è qualcuno che ci mette il piede per la prima volta contro la sua volontà.
Il suo animo è buono, ma è cresciuta nei luoghi più oscuri, circondata dalle persone sbagliate, si trova a frequentare l'unica persona che vorrebbe semplicemente evitare...
E' la mia prima fanfiction. Vive dentro di me da parecchio, non ho mai pensato di scriverla.
Buona Lettura!
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Il giorno dopo la cena in onore di Sirius, è la Vigilia di Natale.

La famiglia Weasley decide di trasferirsi temporaneamente a Grimmauld Place, sotto invito di Harry, che spiega a Nausicaa quanti bei Natali abbia trascorso con loro.

Inoltre, la morte di Fred è ancora così fresca, che rimanere alla Tana sarebbe devastante per tutti loro.

Alla ragazza piace molto Molly. È materna e gentile.

Quel giorno le insegna a incantare i ferri da maglia e a cucinare la zuppa di cipolle senza avvelenare nessuno.

Proprio a lei, che era stata sempre servita dagli elfi domestici, a Villa Malfoy! Le faccende domestiche sono decisamente qualcosa di nuovo per lei, ma le piacciono.

Tutti gli abitanti di Grimmauld Place creano un'atmosfera nuova per la ragazza, traspare così tanto amore in tutto ciò che fanno.

Sorseggiando cioccolata e panna, quella sera, vicino al caminetto della cucina accoccolata tra le braccia di Harry, gli confessa quanto le piaccia la sua nuova vita.

Devo ringraziarti, ora so vivere davvero, Harry” e lo bacia dolcemente. Baci cioccolatosi, caldi e teneri, accanto al tepore del fuoco.

Non può chiedere di meglio.

La mattina di Natale, ai piedi del suo letto (dorme nella stanza che fu di suo zio Regulus, con Hermione e Ginny), c'è un mucchio di pacchetti colorati.

La signora Weasley le ha regalato un vestito-maglioncino in diverse tonalità di azzurro, di lana.

Un pacco enorme, sotto a tutti gli altri, però, attira la sua attenzione.

Contiene diverse tele e colori magici.

C'è anche un bigliettino.

 

Ora puoi dipingere tutto l'amore che c'è.

Ti amo

Harry

 

Sorride, il cuore colmo di gioia. Scarta un libro da parte di Hermione e Ginny (con le quali ha instaurato un rapporto più o meno civile, ormai): Guida Introduttiva alla Medimagia e Pozioni Guaritrici. È un volume pesante, verde acido, ricco di illustrazioni.

Anche George Weasley le ha fatto un regalo. Uno specchietto, dove l'immagine riflessa cambia assumendo smorfie ed espressioni buffe.

Dietro allo specchio, vi è un'incisione fatta dal ragazzo..

 

Se sorridi alla vita, anche lei lo farà con te.

George

 

Draco, che sta passando il Natale in Francia con Astoria, le ha mandato un carrilon del Moulin Rouge, con mini ballerine di Can-Can che ballano ogni volta che si apre, con il sottofondo del Tango di Roxanne.

Per ultimo è rimasto un pacchetto piatto, piuttosto pesante. Mentre lo prende, le sue compagna di stanza si svegliano, augurandole Buon Natale.

Nausicaa ha comprato ad Hermione un diario, che cancella automaticamente le cose brutte, mentre per Ginny, non sapendo minimamente i suoi gusti, ha optato per una grossa scatola di dolci di Mielandia.

Torna al regalo misterioso. Il pacchetto è rosso, con una scritta dorata.

 

Nausicaa significa Principessa del Vento

 

Sorridendo, lo scarta.

È una fotografia di lei da piccola, in una splendida cornice argentata che la ritrae insieme ai suoi genitori. Dev'essere stata scattata il giorno della sua nascita, perchè sua madre è a letto.

La donna le somiglia molto, ha un'espressione buona e felice. Non sembra una Mangiamorte, in quel momento.

Sirius, reca sul volto il sorriso di un padre per la gioia della nascita della sua piccola.

Ma ciò che più piace a Nausicaa è il bigliettino.

 

Sei la mia principessa. Mi hai salvato la vita due volte.

Quando sei nata, rendendomi la persona più felice del mondo, ed ora che fai brillare ogni mio singolo giorno.

Ti voglio bene

Tuo padre

Il tuo papà

 

La gioia la fa commuovere. Mostra la foto ad Hermione e Ginny, che sono molto felici per lei.

Si lava velocemente, indossando una abito rosso, stile impero, con calze nere e stivaletti anch'essi dello stesso colore del vestito. Lascia i capelli ricaderle sulla schiena.

Vuole andare da Harry, per ringraziarlo e fargli vedere il regalo di suo padre.

Bussa alla sua camera, che il ragazzo divide con Ron, George e Charlie (già scesi a colazione) e lo trova sul letto, a scartare i regali.

Fuochi Forsennati Weasley, divise per il Quiddich, un maglione da Molly e al petto porta già il suo pensiero.

Un piccolo ciondolo a saetta, d'oro bianco dei Goblin.

Buon Natale amore mio!” le dice trascinandola sul letto “mi hai fatto un regalo meraviglioso!”

Auguri, Prescelto” gli sorride lei baciandolo “il tuo regalo invece mi ha sorpreso. Sai sempre cos'è giusto per me!”

Poi gli mostra il regalo di suo padre.

Eri stupenda anche da piccola!” le dice Harry baciandola ancora. Anche al ragazzo Sirius ha regalato una foto, li ritrae insieme, il Natale prima della sua morte.

C'è un biglietto anche per lui.

 

Le persone che ci amano non ci lasciano mai veramente.

Possiamo sempre ritrovarle.

Nel nostro cuore.

Sirius

 

E' una frase che mi disse prima di partire latitante, sai quando lo liberammo dai Dissennatori” le spiega sorridendo.

Sai Harry, non ho più paura da quando ci sei tu. Stringimi!”

Un abbraccio lungo, un bacio caldo che risveglia la potente attrazione che c'è tra di loro...

Ma qualcuno apre improvvisamente la porta.

'Giorno!” è George, Nausicaa non può fare a meno di scoppiare a ridere, il ragazzo ha uno spazzolino nel buco dove prima c'era stato il suo orecchio.

Mi dispiace interrompere quella che sicuramente potrebbe diventare una splendida mattinata d'amore selvaggio, ma mia madre reclama la tua presenza in cucina, Nausicaa” li informa sogghignando “anche se io non ti farei cucinare proprio il giorno di Natale...” e si Smaterializza, prima che il cuscino lanciato la ragazza sentendo quell'insinuazione lo colpisca.

Nausicaa decide però di andare prima da suo padre, vuole vedere se è contento del regalo che gli ha fatto e ringraziarlo per la foto. Ci ha messo molto per sceglierlo, ma è certa che gli sarà piaciuto.

Bussa alla porta, dopo averlo sentito invitarla a entrare, apre con un sorriso che diventa uno sguardo meravigliato.

Sirius indossa l'abito che le ha regalto sua figlia in quel suo primo Natale da uomo libero. Un completo pantolni, giacca e gilet di velluto bordeaux, dalle linee sofisticate, eleganti, ricamato riccamente negli orli da fili d'oro che formano ghirigori. Una camicia dorata di seta, semplice, con una cravatta coordinata completa il tutto, rendendolo splendente come il sole.

“Cos'è quella faccia? Sto male?” le chiede l'uomo, guardandosi nello specchio dell'armadio, terrorizato.

“No papà, sei bellissimo! Buon Natale” si disincanta dal guardare l'abito che ha scelto, complimentandosi con sé stessa della scelta azzeccata “il tuo regalo è stupendo! Grazie davvero!” e lo abbraccia, felice.

“Anche il tuo, piccola mia” le accarezza la testa, stringendo finalmente a sé quella figlia che tanto gli era mancata. Mentre si ammira ancora, lei decide che quello è il momento.

 

 

Quel giorno, Sirius, ebbe il primo paragone ufficiale con sua figlia. Più la guardava, più comprendeva il suo malessere interiore, com’era cresciuta in tutti quegli anni senza di lui e, poi, aveva trovato la via.
Aveva incontrato Harry e l’avevano riportato in vita.
Si sentiva intorpidito, stanco, spossato.
Dopotutto, adesso, era insieme al figlio del suo migliore amico e a sua figlia.
Dov’erano i suoi migliori amici? L’amore della sua vita?
In cielo. Lui non c’era mai stato, in cielo.
“Papà?”, domandò Nausicaa, sedendosi sul letto.
“Dimmi, stella”, rispose lui, sorridendole.
La figlia assomigliava a sua madre, tranne i capelli, quei bei boccoli che ricadevano dall’alto verso il basso e che le ricoprivano le grazie.
“Com’era la mamma?”.
Arrivò anche la domanda che Sirius sperava di non udire, mai.
Come poteva spiegare la nascita del loro amore insano, senza intaccare la memoria della defunta?
Semplice. Ci vogliono poche parole.
“Unica”, disse, ma ciò non bastò a sua figlia, perché la vide inarcare un sopracciglio, non senza un certo scetticismo.
“Non m’interessano gli aggettivi, voglio sapere di voi…voglio sapere chi sono”, concluse, infine, tirando su con il naso.
Nausicaa non avrebbe mai compreso il verbo piangere, sua zia le aveva impartito tante lezioni per evitare che le lacrime sgorgassero, inesorabilmente, dagli occhi.
“Sei nostra figlia, questo dovrebbe bastarti”, rincarò Sirius.
Non voleva ricordare momenti troppo dolorosi, perché una volta aperta la porta della memoria era impossibile tornare indietro. Sarebbe stato investito da un fiume in piena, troppo violento perché potesse essere arrestato, ma al contempo, sapeva di doverle la verità.
Doveva dire a sua figlia tutto, dovevano istaurare un rapporto di fiducia.
“Lei era una Mangiamorte, questo lo sapevi, no?”, domandò, e vide la figlia annuire.
“Ci siamo conosciuti, per caso in una via semideserta…da allora l’amore che non avevo mai conosciuto, se non per i miei amici e Lily, nacque”, mentì.
Una parte del discorso era vera, l’altra no. Nausicaa s’infastidì dalla totale mancanza di dettagli, poggiò la sua manina su quella del padre e gli scoccò un bacio in fronte.
Forse, suo padre, un giorno, le avrebbe narrato tutto.
Perché ci sono segreti che devono rimanere tali, che non possono essere visti alla luce del sole.
“Io ho amato tanto tua madre, non ho mai smesso di pensarla, neanche ad Azkaban, quando anche l’ultimo fioco barlume di speranza pareva annientarsi”.
“Lei?”, quella domanda era dolorosa.
“Sono sicuro di sì, Nau. Chi non s’innamorerebbe di me?”, burlò la figlia e la vide ampliarsi in un sorriso.
Lei. Nella mente tornava sempre lei.
Troverai sempre coloro che ami, Harry. Nel tuo cuore.
“Ero programmata?”, un’altra domanda inesplicabile.
“No”.
Verità dolorose.
“Ma ciò non significa che noi non ti abbiamo mai desiderata…”, tentò Sirius, vedendo la figlia abbattuta.
“Non preoccuparti, papà, sono grande le capisco certe cose”, rispose con tono velenoso, un tono che gli ricordò Bellatrix.
Quella donnaccia aveva cresciuto sua figlia in sua assenza, e ne stava per fare un mostro, ma lei, in fondo, era buona.
Aveva la metà di Sirius pronta a salvarla dalle tenebre.
In più, adesso, aveva anche Harry.
Sirius non poteva esserne più felice.
“Tra te e Harry cosa c’è?”, domandò a bruciapelo.
Nausicaa arrossì violentemente, cosa assolutamente estranea per lei. Lei sentì le guance in fiamme, quasi stessero per cuocerci sopra dei Marshmallow!
Sirius scoppiò a ridere, con gli occhi quasi lucidi per la risata sguaiata.
“Ecco…io credo…lo sai”, emise quelle parole con poco fiato e Sirius dovette aizzare le orecchie per udirle.
“Oh, l’amore…questa tragedia!”, tuonò, impetuoso.
Per un attimo gli passò per la mente di provare a impedire la loro relazione, solo per vedere la reazione di Nausicaa.
“Tu non lo accetti?”, la figlia si alzò dal letto e lo guardò con occhi spietati.
Bellatrix.
“Ma certo che lo accetto! Non potrebbe esserci felicità maggiore…se solo James fosse ancora vivo”, disse, destandosi dal letto e mettendosi più comodo. I suoi capelli neri e ricci incorniciavano il viso, quasi non si notava che gli anni erano passati e che non era più un giovanotto: Sirius era rimasto di una bellezza venerante. Il tempo non lo aveva scalfito né accomodato.
Nausicaa cambiò del tutto umore, non era abituata alle stranezze del padre, ma pensò di fare un passo in avanti, magari lui si aspettava qualcosa, un abbraccio ad esempio.
A parte Draco e Harry, nessuno non l’aveva mai avvolta tra delle comode e possenti braccia. O meglio, nessuno l'aveva avvolta in un vero abbraccio affettuoso.
Si chinò su suo padre, facendo attenzione alla veste che aveva indosso, e gli baciò il naso.
Un gesto che non aveva bisogno di parole, perché un gesto ne valeva mille.
“Come vai a scuola?”, esplose Sirius, accarezzandole i capelli e permettendole di risedersi accanto a lui.
“Benissimo, sono una delle migliori”, rispose leggermente altezzosa e fiera.
“Uhm…quindi nessuno scherzo, passatempo, danno?”, domandò Sirius, con viso sorpreso.
“No, io sono una ragazza seria”.
Io sono diversa da te.
Sirius lo avrebbe mai accettato? Pensò Nausicaa.
“Sai, alla tua età, io ero un pericolo, in effetti, non solo io, anche James, Remus e…”, la sua voce si strozzò improvvisamente, “e, beh, brava, devo ammettere che sei davvero una studentessa modello, come Hermione”.
Non appena Sirius nominò Hermione, Nausicaa subì un colpo al cuore. Ci stava provando davvero a instaurare un buon rapporto con la migliore amica del suo ragazzo, ma ancora non si era abituata a lei.
Nessuno poteva paragonarla a nessuno comunque, tantomeno a quella saputella con la faccia da topo.
“Io sono migliore di lei”, tuonò, sistemandosi i capelli all’indietro e imbronciandosi la bocca.
“Oh, ne sono sicuro, ricorda, però, che la sapienza non è tutto”.
“In che senso?”, domandò, scontrosa.
“Devi goderti la vita perché non sai in anticipo il giorno in cui tutto volgerà al termine e, fidati di tuo padre, quel giorno arriva e non ci sono sconti, non passare tutto il tuo tempo su un libro, esci con Harry, anche stasera, hai il mio permesso”.
Suo padre con una frase aveva sbagliato tantissime concezioni.
“Io non passo la mia vita sui libri, io esco, e comunque non ho bisogno del tuo permesso per uscire con Harry!” esclamò, innervosita.
Si dovevano comprendere, avevano ancora molto da imparare.
“Non intendevo questo, Nausicaa, io voglio conoscerti”, disse, sinceramente dispiaciuto.
“Anch’io papà, ho solo bisogno di tempo”, rispose, prima di uscire dalla stanza, inviargli un’occhiata di compassione, e chiudere la porta alle sue spalle.

 

Si abbandonò sul letto, parlare di Morganne gli aveva risvegliato qualcosa dentro, nel cuore. Era come un buco, quel profondo solco nella sua anima che solo lei aveva saputo riempire.
Il vento gelido soffiava impetuoso ma Sirius pareva non avvertirlo.
Aveva appena salutato James e Lily, e regalato a Harry una scopa in miniatura.
Sapeva che, quel piccolo bimbo innocente dagli occhi verde, sarebbe diventato un cercatore straordinario.
Non vedeva l’ora di assistere alle sue partite e di fare il tifo per lui, come aveva fatto con James a suo tempo.
Dovevano sconfiggere Voldemort al più presto o non ci sarebbe stata più nessuna partita a cui assistere.
Voleva partecipare al suo primo volo, lui lo avrebbe cresciuto, perché voleva sentirlo anche un po’ suo, nonostante fosse solo il suo padrino.
James era il suo punto di riferimento, suo fratello.
Remus era il suo centro, il suo migliore amico.
Peter era un’incognita, ma gli voleva bene.
Tutto di un tratto, l’aria si fece più gelida, un soffio gli scarmigliò i capelli e pareva proprio quello della morte.
La morte avvertiva quando arrivava? Quando si abbatteva sulla vita di una persona per strapparla a tutti?
Si voltò e vide una donna, una bellissima donna, che lo stava squadrando.
Era eterea, come se fosse una veela, sentiva il sangue gelato, la testa gli rimbombava.
Tum, tum, tum.
Cos’era quel rumore incessante?
Il suo cuore?
No, non era il cuore di lei.
Era il suo, quello di Sirius Black.
“Ciao”, gli disse la donna, salutandolo con una mano e flettendo un sopracciglio.
Non poteva fidarsi di lei. Poteva essere lì per ordini superiori.
Era una strada deserta, vicina alla casa dei Potter, troppo vicina.
James! Lily! Harry!
Quei nomi esplosero, ma si sentì calmo. Era a causa sua?
“Chi sei?” le domandò, diffidente.
“Una donna”.
“Lo vedo benissimo”, le rispose, immusonito.
La donna si avvicinò, e Sirius poté guardarla meglio.
Era altissima, un fisico perfetto, il volto segnato.
Un volto che stonava con l’insieme.
Sirius agguantò la bacchetta dai suoi pantaloni neri attillati e la donna non fece un passo.
“Vuoi uccidermi?”, gli chiese, mantenendo lo sguardo in alto.
“Se sarà necessario…”, le fece constatare.
Lui non aveva mai ucciso una donna che lo attraesse.
Sarebbe stato difficile ribellarsi alla sua virilità.
La donna, che aveva indosso un abito attillato blu notte, scoppiò a ridere.
“Voglio solo parlare con te”, gli disse, sinceramente dispiaciuta.
“Io no, non ho niente da dirti”, le rispose, forse un po’ troppo brusco.
Mai affezionarsi a una mangiamorte.
Si vedeva lontano un miglio il suo marchio di appartenenza, la voce calma nonostante la situazione preoccupante.
“Tu sei un Black, vero?”, domandò,
“Come fai a saperlo?”.
“Il medaglione”.
Sirius abbassò il capo e notò ciò che aveva appeso al collo. Credeva di averlo tolto, invece, era lì.
“Che cosa vuoi?”, le chiese, scorbutico.
“Te!”, esclamò, improvvisamente, correndo verso di lui e cingendogli la vita.
Sirius rimase sorpreso da quello slancio, ma non disse nulla, non le ricambiò nemmeno l’abbraccio.
“Sei impazzita? Nemmeno ti conosco e ti butti tra le mie braccia”, tuonò, scuotendola da sé.
Lei ci rimase male e il suo viso era dipinto di vergogna mista a paura.
“Ho perso la testa, scusa…”, gli disse.
Gli voltò le spalle, improvvisamente, pareva più vecchia, nessuno l’aveva mai rifiutata e quell’opposizione la fece sentire distrutta. Non sapeva nemmeno lei perché lo aveva agguantato, ma sentiva il bisogno di amare qualcuno, e chi era più adatto di Sirius Black, cui solo il nome era leggenda?
“Aspetta!”, esclamò Sirius, imponendole di fermarsi, ma lei camminò più velocemente, affrettò il passo, quasi cadde nella sua corsa verso il nulla, ma non poteva certo competere con Sirius, infatti, poco dopo, la raggiunse e le strattonò un braccio, gentilmente, non le fece male.
Un’altra soffiata di vento gelido.
Lei si girò come un gattino sperduto. Sirius rimase colpito dal calore che, nonostante tutto, emanava la donna.
“Vieni con me…”, le ribadì, fidandosi per la prima volta di una persona che non fossero i suoi amici.
Aveva bisogno di qualcosa in cui credere.
Aveva bisogno di una donna.
Una donna che, un bel giorno, avrebbe dato alla luce la sua unica figlia.
La ragazzina che adesso sostituiva quel calore che sua madre era in grado di donargli.
E adesso, non poteva fallire. Adesso, doveva crescere sua figlia, recuperare il tempo perduto, e assistere al suo matrimonio con Harry.
Perché, ancora una volta, aveva bisogno di crederci nel suo futuro.

Il paesaggio mutò, i suoi ricordi si spensero, e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla spiaggia. Stava sognando oppure era la realtà?
Cosa si provava dopo la morte di qualcuno che avevi amato, incondizionatamente?
Ansia.
Perché non sai quando lo rivedrai: giorni, mesi, anni?
O attimi.
James, Remus e Peter erano seduti su una spiaggia; da lontano si udivano gli stridi dei gabbiani e le onde infrangersi sugli scogli, mentre i suoi compagni stavano canticchiando una canzone e abbrustolivano del pane sul fuoco appiccato con legna di fortuna.
“Finalmente sei arrivato”, gli disse James, abbastanza infuriato.
“Sono morto, di nuovo?”, domandò Sirius, tastando la sua pelle.
“Oh no, stiamo solo facendo un pic-nic nella tua testa”, gli rispose James.
“Cosa? Perché?”.
“Gli amici stanno insieme a Natale”, disse Remus, con la solita occhiatina di rimando.
Peter era l’unico che non parlava, si limitava a osservare i soliti tre e ad ascoltare i loro battibecchi.
Era questo, ciò che provavi, Peter? Non ti davamo abbastanza emozioni?
Peter si girò verso Sirius, quasi poté udire i suoi pensieri a voce alta.

Ciao, James.
Quanto è amaro il giuramento, e poi l’inganno, di una promessa?
Ti avevo promesso, giurato, che avrei protetto Harry…per sempre.
Invece, sono caduto in un lungo sonno profondo, in cui gli attimi di luce erano ben pochi.
Un giorno rivedevo te e Remus, l’altro rivedevo lui.
L’altro. Quale termine migliore per chiamarlo, adesso?
L’altro; il traditore, colui che ci ha raggirati, colui che vi ha condotto alla morte.
Noi non potevamo capirlo, non potevamo sapere cosa si provasse a essere in disparte, soli e abbandonati.
Peter era ciò: solo.
Tu no, James, tu eri mio fratello.
E adesso, sei la mia anima.

James, con la solita espressione divertita, lo fissò e incrociò le braccia.
“Vuoi smetterla di pensare e sederti con noi?”, domandò.
No, voleva pensare, voleva scusarsi.

Ciao, Remus.
Quante volte ti sei sentito estraniato dalla comunità per il tuo problema?
Ma era davvero un problema, una diversità?
Io adesso, ti guardo, e ti dico: no, tu eri uno dei migliori.
Sei morto per salvare tutti, per permettere loro di vivere in un mondo migliore.
So di Teddy, è un bel bambino, complimenti.
Anch’io ho una figlia, sai? E sta con Harry.
James, udendole quelle parole, si tolse gli occhiali, quasi gli dessero fastidio.
Ricordo che tu eri il più cauto di noi, quello che sapeva sempre prevenire e, infine, curare i danni che ti procuravamo.
Eri il mio braccio destro.
Adesso, sei la mia mente.

“Hai finito?”, chiese il lupo mannaro, masticando della carne appena cucinata.
“No”.
Peter lo sapeva.
Adesso, toccava a lui.

Ciao, Peter.
Dimmi, cosa hai visto? Che cosa hai sentito quando hai venduto i nostri amici al nemico?
Hai provato qualcosa? I ricordi non ti hanno mai offuscato il cervello, in un giorno che, magari, tu avevi voglia di ridere insieme a noi?
Non hai mai riso con noi, Peter?
Non ti abbiamo divertito? Non ti abbiamo insegnato il valore della vera amicizia?
Quel sentimento che ci lega a una persona, anche se questa, infanga la nostra memoria?
Perché, Peter?
Non so immaginare domanda migliore.

“La smetti di torturarti, Sirius?”, chiese James, invitandolo a sedersi.
Sirius fece un passo in avanti, si sporcò i piedi nudi con la sabbia, e si sedette accanto a Remus, che sorrise.
“Dicevi di Harry? Con tua figlia? Oh, James…”, disse Remus, sorridendo a James.
Lui non rispose, anzi, si limitò ad annuire.
“Cosa c’è di strano? Sono i geni di Sirius!”, esclamò James e tutti scoppiarono a ridere in una risata.
Tranne uno.
Peter provò a ridere, ma si contorse dal dolore.
Remus si alzò e lo districò da tutte quelle liane, improvvisamente apparse sul suo corpo.
James gli tenne una mano, mentre Remus gli bagnava la fronte.
“Perché?”, domandò Sirius, l’unico rimasto a un miglio di distanza dal traditore.
“E’ stato dannato, non potrà mai più ridere insieme a noi…”, rispose Remus, capendo che la crisi di Peter era finita, e avvicinandosi a Sirius.
“Lo abbiamo riaccolto, ma cominciamo a pensare di aver sbagliato”, rispose James, fissando Peter negli occhi.
Il vuoto che si dipinse nel volto di Peter fece pena a Sirius.
“Io voglio stare con voi”, disse con una vocina tremante.

Nonostante soffrisse come un pazzo ogni volta che gli altri ridevano e lui non poteva, Peter desiderava passare la sua morte insieme ai suoi migliori amici.
Non voleva tradirli, questa volta.
Non voleva andarsene, solo per poter stare meglio.
Voleva dimostrare loro che non era sempre stato un codardo.

“Ho un favore da chiederti”, disse Remus, fissando Sirius.
“Voglio che tu dica a mio figlio che non c’è bisogno di andare al cimitero, con Andromeda, per parlare con me e Ninfadora, che noi siamo sempre accanto a lui, ogni giorno che passa, e digli di sì”.
James sorrise, erano finiti i tempi in cui parlavano di ragazze e moto.
Adesso, parlavano di addii.
“Sì a cosa?”, chiese Sirius.
“Ci ha chiesto se noi fossimo fieri di lui…sì, lo siamo, tutti i giorni”, concluse con il suo solito sorrisetto e addentò un pezzo di salsiccia.
Una lacrima scese dagli occhi di Peter e James gli diede una pacca sulla spalla.
“Dai, Peter, non vorrai piangere anche adesso, no? Siamo tutti e quattro qui!”, esclamò, divertito.

Sirius non comprendeva il perdono.
Non comprendeva perché i loro amici avessero perdonato le malefatte di Peter.
Ma una cosa la imparò: nulla è per sempre, nemmeno la morte.
Perché loro, adesso, anche se in dimensioni a lui sconosciute, erano insieme, uniti nel giorno di Natale.
I migliori amici devono dimostrarsi tutti i giorni che si vogliono bene, Peter.

“Dov’è Lily?”, chiese Sirius, rivolto a James.
“Lei è tornata in terra, ha deciso di rinascere, io la raggiungerò tra qualche mese, sai ci incontreremo di nuovo…siamo anime gemelle, no?”, domandò.
“E non proteggerete più i vostri figli?”, chiese Sirius, accigliato.
Remus e James si guardarono.
“No, non ne hanno più di bisogno”.
“Cosa?”, domandò Sirius, non era mai stato un padre presente, ma non riusciva a comprendere come potessero abbandonarli e lasciarli in balia del loro destino.
Un angelo custode non è forse per sempre?
“Adesso, ci sei tu”.
Gli stavano affidando l’incarico.
Promesse. Giuramenti.
Vi voglio bene, James, Remus.
Sì, Peter.
Anche a te.

Harry lo destò dopo pochi secondi e lui aprì gli occhi, stordito dal sogno che aveva appena vissuto.
“Sirius! Siamo tutti in cucina! Dormiglione!”, esclamò il suo figlioccio.
“Harry…”, disse, guardandolo in quegli occhi che gli ricordavano tanto la sua migliore amica.
“Dimmi, Sirius”.
“Vola con me, per me. Prendi la tua scopa”.


Quello era il più bel Natale di Sirius Black.
Aveva conosciuto sua figlia.
Aveva rivisto i suoi migliori amici.
Aveva imparato a perdonare.
E adesso, avrebbe assistito al volo di Harry.
Sirius Black, per la prima volta dopo tanti anni, amò quel giorno di festa.

 

Mentre Harry e Sirus sono fuori nel cortile interno di Grimmauld Place (rimesso a nuovo dalla professoressa Sprite), Nausicaa è in cucina a fare colazione, tutti indossano i maglioni della signora Weasley. C'è anche Andromeda, col piccolo Teddy che gioca con un peluche di lana.

E' estasiata da ciò che vede. Sono tutti felici, c'è nell'aria il Natale, in un modo che però lei non ha mai visto.

Nausicaa, cara, dopo che avrai fatto colazione vorrei che mi aiutassi con il tacchino!” la informa Molly, mentre mescola il contenuto di un grosso calderone con gesti circolari della bacchetta.

Dopo aver raccolto abbastanza energie da uova e bacon, tutte le donne che risiedono in quel momento a Grimmauld Place cucinano.

Hermione e Ginny si occupano delle verdure, Fleur prepara un dolce dall'aria sofisticata, mentre Molly e Nausicaa sono alle prese con il tacchino.

Ci vuole mano ferma, mia cara!” la informa la signora Weasley, mentre la osserva farcire il volatile, spiegandole poi come farlo nel modo giusto.

Dopo due ore di estenuante lavoro, il pranzo di Natale è servito!

Harry e Sirius rientrano appena in tempo, infreddolito ma felici. Per l'uomo osservare il figlioccio volare è stato come rivedere il suo migliore amico ai tempi di Hogwarts, riempiendolo di dolore misto a orgoglio.

“Buon Natale!” esclama dando gli auguri a tutti, anche al piccolo Teddy che poco capisce cosa stia accadendo.

Accomodati nella calda cucina di Grimmauld Place, mangiano pasticci di carne di vari tipi, il tacchino con le patate, le sofisticate torte e dolcetti vari di Fleur.

D'un tratto, mentre tutti sorseggiano Whiskey Incendiario per digerire, Sirius richiama l'attenzione degli astanti, facendo trillare il suo calice con la bacchetta.

Si alza, schiarendosi la voce.

Vorrei fare un brindisi a voi che siete qui, in questo giorno di festa, nonostante tutto.

A Molly, per le prelibatezze con cui ci vizia. A George, che stamattina mi ha gentilmente offerto del Torrone Sanguinolento, che ho mangiato con gusto fino a svenire dissanguato. A Hermione che con la sua intelligenza, ha scoperto come farmi tornare. Ad Harry, il mio orgoglio, sei davvero il figlio di tuo padre. Ad Andromeda, la mia cugina preferita che ho ritrovato e al piccolo Teddy, un giorno gli racconterò tutto sulla sua famiglia. A tutti voi altri che avete combattuto nell'Ordine della Fenice. A Nausicaa, per il semplice fatto che è mia figlia e mi ha salvato, permettendomi di essere parte della sua vita.

E a tutti coloro che avrebbero dovuto essere qui con noi. A Silente, a Malocchio, a Ninfadora, a Remus, a Ted e a Fred. Le persone che ci amano non ci lasciano mai veramente. Possiamo sempre ritrovarle qui.” indicandosi il petto, porta il calice in alto, in silenzio.

Tutti fecero lo stesso. C'era chi, come Ginny e sua madre, nascondeva in un sorriso le lacrime.

Nausicaa, dopo un pomeriggio estenuante fatto di chiacchere, scherzi e Whiskey Incendiario, è scesa in salotto.

Tutti dormono. Ma non la sua mente, che lavora frenetica, arrovellandosi.

Sirius non è riuscito a dirle molto su sua madre, troppo colpito ancora dal dolore. Questo l'ha confusa ancora di più su sé stessa.

C'è però un'altra persona, che le ha già parlato di lei e che sa essere stata la migliore amica della donna.

Prende quella decisione, mentre si alza, dopo aver osservato il fuoco del caminetto di marmo spegnersi.

Deve parlare al più presto con Narcissa Malfoy.

Basta bugie, deve sapere.

Con questa idea nella testa, si reca nella sua camera, sicura che presto avrà, in un modo o nell'altro, le risposte che cerca.







La parte in corsivo è stata scritta da Desdemona Malfoy , mia autrice preferita , collega , compagna di notti intere a parlare delle nostre passioni comuni , la scrittura ed Harry Potter .

E' un onore che tu abbia scritto per me . Mi hai emozionato davvero , so quanto tu ami il personaggio di Sirius e quanto sia stato difficile assecondare le mie richieste .

Grazie di cuore , questo capitolo è per te .
 

   
 
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