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Autore: Columbrina    31/01/2011    20 recensioni
Per Chiara alias ReinaNena92.
Sono trascorsi due anni. Mar è la futura sposa di Simon Arrechavaleta mentre Thiago è tornato scapolo, ma continuano a vivere un amore folle e noncuranti dei disastri che possono conseguire.
Il peso delle conseguenze, però, crolla subitamente sulla possibile felicità che Mar può creare con Simon: La ragazza scopre di essere incinta di Thiago. Cosa fare? Sarà Nico a trovare una soluzione...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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">mar y thiago Pictures, Images and Photos

Di rimandare il matrimonio non se ne può parlare...
Ah! Quante storie pur di doversi sposare!
Ma Marianella è incinta del Bedoya Aguero,
mi immagino già "mio fratello" livido di rabbia, vero?
Ma per mandare tutti fuori pista,
sono convinta che presto qualcuno avrà bisogno dell'analista
quella incinta diventa Jazmin Romero,
per di più incinta del killer vestito di nero!
Tefi ha un intreccio con Nacho Alzamendi...
Ah, noi sappiamo che è uno dei più tremendi!
Vale ha un'idea geniale, sarà colpa di Rama che le sta troppo vicino,
speriamo che il figlio non erediti la loro sfortuna, povero piccino!
Si occupa lei del test di gravidanza, nascondendolo però male nel cestino
tanto che lo trovano in troppi facendo capolino...
Malvina, sempre la solita rintronata
si ostina a voler stare vicino a Jazmin che ormai la fissa preoccupata...
Causa forse le sue tante figuracce?
Tanto si sa che Malvina ha molte facce...
Intanto Rama entra in chiesa
ricordando allo sposo la lista della spesa!
Ma proprio durante il "sì" atteso da tutti, in ogni dove,
anche da Terremoto che si commuove,
Vale è in travaglio e deve partorire,
il matrimonio quindi non può proseguire!
durante un attacco isterico, mentre viaggiano verso
l'ospedale, sulla macchina di Jazmin Nana,
minaccia suo marito di tradirlo con Hannah Montana
Cosa succederà alle nostre coppie?
Rimarranno davvero coppie doppie?
Lo scoprirete nella prossima puntata,
o nel riassunto di Girlstar la svitata!


E la mia collega ci ha deliziato con uno dei suoi riassunti che in una mia storia proprio non può mancare. Godetevi il capitolo dopo un epico lasso di tempo.

***





“E’ finita… E’ andato tutto a meraviglia” annuncia una voce untuosa con fare trionfante. Lo scenario sfocato avanzava dinanzi a lei, ansimante. Ne poteva cogliere solo i pochi brandelli, svincolati dalla gradazione pesta.
“Ma sono così oleosi i bambini da appena nati?” Stavolta a parlare era stata una donna, dalla modulazione articolata, penetrante in negativo, con analogie al verso di un corvo
“E Rama? Non lo vedo…”
“Forse perché è svenuto…”
“Dall’emozione?”
“Attacco di panico”

Piccoli lembi di pulviscolo volteggiavano nella vuota ed esanime stanza ospedaliera, preavvertendo che un tumulto, tacito a lei, aveva travasato una piacevole, anche se consciamente transitoria, percezione di distensione.
Le sue narici inspiravano un aroma caldo, baciato dai bagliori del sole, rimestato al sapore ortopedico delle strutture sanitarie.
Le iridi screziate d’azzurro di Valeria contemplavano la complessa danza, come fosse un cimelio astratto, ribadendo il concetto che non si era mai sentita così fiacca e appagata col medesimo trasporto da tutti i suoi istinti. Inclinò il capo verso un angolatura mancina, per rilevare qualche elemento familiare. Individuò soltanto degli obsoleti armamentari chirurgici, scarmigliati qua e là come quelle cesoie da cesareo che adagiavano su un bancone lontane dal loro scomparto; adiacenti a esse, quasi congiunte alla porta, giacevano involucri di pacchetti regalo, un cesto di vimini omaggiato da un foglietto merlato e un vistoso fiocco, di cui la poca prestanza della ragazza non riusciva a coglierne il colore.
Emise un gemito, generato da una subitanea trafittura all’altezza del grembo e ritornò nella posizione originaria, senza che le sue articolazioni, allo stremo delle forze, potessero replicare; la visibilità era nuovamente pesta e funerea, alternata da un girotondo della stanza d’ospedale numero diciassette e un rigurgito che risaliva lungo la trachea. Era un bisogno imprescindibile, il suo stomaco era saturo di emozioni.
Esalò un secondo vagito, che in linea di massima avrebbe potuto preavvisare una circostanza dalle conseguenze poco gradevoli e ad alto contenuto di amaro alleviamento.
Ora, nella sua mente, svolazzava la vellutata voce del suo amato Rama, che le lambiva il viso con schematiche e vezzose coccole
“Guardatela… Non è l’essere più bello che si sia mai visto?” disse una voce untuosa, trasognando in scialbe adulazioni. La mano di Valeria era divenuta inaspettatamente calda, di un afa asfissiante. Uno stiletto infilzò nuovamente lo stomaco. Sentì la morsa restringere le vie venali e il sangue non fluiva più alle dita
“Guardate le gote… Quando diventano rosse è un chiaro segno di compiacimento”
Sentiva l’ipotetico stiletto trafiggerle il fegato, come se qualcuno volesse attentare alla sua incolumità e iniziò a respirare piombo, ansimando in certi punti e non per un piacevole formicolio al punto G
“Ora apre la bocca… Scommetto che mi sussurrerà piacevoli parole d’amore…” disse Rama, con il tono trasognante che mandava avanti da almeno dieci minuti, con scialbe lusinghe e il tono intriso di leziosaggini
“Dai, tesoro, è passata… Dì Rama…”
Valeria mugugnò, gli occhi ridotti a una saracinesca.
“Coraggio, è facile… Ra-ma” sillabò il biondo, scandendo con la massima calma ogni singola parola
Il fardello era divenuto insostenibile.
“Lasciami la mano, imbecille!” sbraitò subitamente, mentre i presenti rimasero basiti, gli occhi fuori dalle orbite, screziati di fini capillari rossi. Il colorito di Rama, ora, era di un pallore albino come quello di un cencio, i tessuti muscolari in tensione terminale, transitori e rapidi palpiti guizzavano dai mitili di carne. Sicuramente non attendeva un risveglio così brusco da parte della donna che aveva scelto come compagna per la vita. E solo il Cielo sa il rancore che ora prova verso quel putto alato di Cupido!
“Non mi parlare così!”
“Smettila di fare la femminuccia!”
La loro unione era assodata dal fatto che a poche stanze da loro, due piccoli fagotti nuotavano nell’incubatrice, ma che quei poveri figli fossero anche loro geneticamente pazzi era ancora da testimoniare. Se consideriamo i geni recessivi, ci sono buone probabilità.
Frattanto Valeria ritornò nei cardini e ritrovare la comitiva di sempre fu un sollievo per il suo animo stanco.
Gli unici non assorti nella tacita conversazione erano Nacho e Caridad, assorti in un chiassoso scambio di opinioni su una futura maternità. Alzamendi alle prese con omogeneizzati e pannolini andava fuori dai cardini cosmici; non era lo stesso per la paesana che spiazzava il povero fidanzato con aneddoti della sua rimpianta campagna.
“Quei due non cambiano mai!” esordì Tefi, con il solito slancio di tracotanza, beccando una spallata dalla sorella che in fatto di maniere, faceva invidia a uno scaricatore di porto dopo che un gabbiano aveva deposto le regali feci sulla sommità della testa
“Modera i termini, tesorino” la intimò Mar, di bianco vestita e una chiazza di caffè in bella vista sul corpetto, tingendo di repulsione il sogno roseo di Corina e soldi sborsati per comprare quell’abito di alta sartoria
“Già, un po’ di rispetto” aggiunse Jazmin, abbastanza vicina alle sorelle al punto da udire la loro conversazione
“Immaginala alle prese con dei bambini!” disse Mar, canzonando la sorella e per un effimero istante, ritrovando la perduta affinità con la migliore amica di un tempo. La bionda abbozzò un sorriso trasversale, mentre la seconda rientrò nei ranghi.
“Bene, adesso stai bene e sei pronta per la notizia…” esordì Nicolàs, emergendo dalla baraonda esplosiva che era appena innescata. Il partito di Caridad (E ciò vuol dire le ragazze) intimò di cessare la conversazione.
“Quale notizia?” domandò Valeria, vagamente intrigata.
Nico esibì un ghigno sghembo, nel tentativo di dissimulare ciò che doveva essere un’autentica bomba atomica, anche a giudicare dalla contrazione nervosa alla gamba ciondolante.
“Già, quale notizia, Nicolàs?” si inserì Cielo, rilevando con molta enfasi la parola ‘notizia’, mentre cullava la bebè Paz, che a quanto pare già se la rideva sotto i baffi
“Così non mi aiuti…” mormorò il marito, digrignando i denti in modo da risultare enigmatico. Un vivace brusio prese il sopravvento che quasi cancellò la considerazione su Valeria.
“Ehilà…”
Il vano tentativo di Valeria per zittire la marmaglia fu recepito solo da Nicolàs.
“Un attimo soltanto, Vale…” disse con voce ovattata “Va bene, ora calmiamoci…”
Come volevasi dimostrare, il parlottio incrementò. Alcuni gesticolavano febbrilmente con le mani, distanti anni luce dalla dimensione di Nico
“Su, ragazzi, un po’ di contegno… Siamo in un ospedale!”
Neanche Valeria lo vagliava più di tanto. I suoi istinti fermentavano fragorosamente in un tacito colloquio.
“Ai mali estremi, estremi i rimedi… Ora basta!!!”
L’apocalisse era avvenuto. Vigeva un silenzio religioso, come alla messa della Vigilia poco prima della mezzanotte; nessun arto, tessuto muscolare o palpebra era in movimento. Si udì solo il subitaneo crepitio della porta ed entrò una donna, di bianco vestita e un copricapo demodé corredato all’uniforme, dal quale traboccavano piccoli racemi di un biondo sporco. La fronte era solcata da bieche increspature e trasudava noia da tutti i pori, scrutando Nico come uno scarafaggio
“Ma insomma, siamo in un ospedale! Si dia una calmata!” sbraitò l’infermiera, dando in escandescenze
“Ma ecco, non sono stato io…” si giustificò Nico, costernato
“Vuol dare la colpa a questi poveri ragazzi… Guardi che la paziente è ancora convalescente, quindi si rabbonisca o dovrò farlo io con una spazzola per strigliarla!”
L’infermiera uscì, sbatacchiando la porta con malgarbo. Nicolàs la salutò con uno sberleffo, prima di riprendere il filo del discorso.
“Dicevamo, la notizia… Vuoi dirla tu, Malvina…” disse Nico, con il tono di incitazione più fittizio che si sia mai sentito
“Cosa?” disse la bruna svampita che fino a pochi istanti fa, contemplava con fare tedioso le unghie laccate di blu vagamente indaco
“La notizia…” rammentò Cielo, bisbigliandole la frase come fosse una rudimentale nozione elementare. Malvina ebbe come un sussulto, che rassettò i suoi grilli mentonieri.
“Giusto, quella notizia… Pronta, tesoro?”
Valeria assentì con un cenno del capo.
“Sei pronta, eh… Ma che bello! Rama visto che è pronta perché non glielo dici tu?”
A giudicare dal colorito marmoreo che subitamente comparve sulla sua pelle, Rama era pronto a questa controffensiva a dir poco efficace. La patata bollente era sua e la musica si era fermata.
“Come?” disse confusamente, in modo che il concetto si incuneasse alla meglio nelle sinapsi
“In fondo sei suo marito, devi dirle tu la notizia! La grande, enorme, numerosa… Numerosa!”
“Si, Malvina, ha afferrato il concetto!” si interpose Nicolàs, con finta codardia
“La smettete di girarci intorno?” esordì Valeria, riacquistando subitamente la vigoria compulsiva di un tempo.
Rama si avvicinò alla branda ospedaliera, sentendosi invadere da un subitaneo olezzo ortopedico, di medicinale sistematicamente amalgamato ad alcol; le prese la mano, stringendola in modo lezioso, in modo da eludere qualsiasi escandescenza.
“Amore della mia vita… Tesoro… Dolce spina del Sinai… Sostanza dei giorni miei…”
“Vuoi parlare?!” sbraitò con eccessiva enfasi l’adirata Valeria, di nuovo fuori dai gangheri
“Si, amore mio…”
“Che fegato che ha…” mormorò Thiago all’orecchio di Tacho, in modo che risultasse inudibile a Rama, in lotta con un forte livello di pH arginato all’altezza dello stomaco
“Già…” assentì Tacho, provando commiserazione per il suo amico. D’ora in poi si sarebbe impegnato solennemente a sottoporsi alla vasectomia
“Mi spiace per lui…” aggiunse Thiago “Dai parla!”
“Si…” tremò e deglutì una pallottola di bile “Il fatto è che… Sai i nostri gemelli?”
Un brivido percorse la schiena di Valeria, come siluro dentellato, confidando nella peggiore sorte. Ma fu un’ effimera riflessione considerato il fatto che erano goffamente sibillini ed esaltati, più di tutti suo marito che vacillava e i suoi denti battevano febbrilmente
“Dimmelo e basta!” sbraitò la ragazza, sull’orlo di una nevrosi
“Il dottore ci disse che ne erano due, giusto?”
Valeria sbuffò. “Si” disse svogliatamente e contemplando con fare tedioso i lembi del lenzuolo bianco
“Invece non sono due, sapevi?”
“E quanti sono?” chiese con il consueto fare flemmatico
“Il doppio…” ammise, come se un fardello profugo fosse evaso dallo stomaco
“Rama, non sono mai stata brava con le divisioni!”
“E va bene, invece di due gemelli ne sono quattro!”
“E come è possibile?”
“Non mi uccidere, ma… Ho preso il doppio della dose di pastiglie per la fertilità consigliate”
"Bene, almeno ammetti che è colpa tua!"
"Non ne avevo alcuna idea!"
"Sei tu quello che è andato a scuola di noi due!"
"Tu hai più esperienza, però"
Manovra azzardata quella di Rama.
Valeria alzò lo sguardo, fino a pattugliare uno ad uno i presenti, scrutandoli con sguardo svogliato e scialbo, come un morto vivente. Ora era in tacita connessione con le iridi azzurre di Rama che trasudavano panico, di quelli loschi. Vi fu un intervallo religioso.
“E allora, che mi dici?”
“Che voglio ritornare a dormire…”

***

Nel pomeriggio Simon aveva insistito, ostinato come un caprone, nel scortare la sua famiglia a casa e che il matrimonio era stato definitivamente rimandato a data indeterminata. E così era iniziata una diatriba contro sua madre, culminata con la risoluzione di Nico, promettendo fiori e confetti a ognuno dei parenti Arrechavaleta che erano sopraggiunti con il primo volo dalla Francia. Corina parve ammansirsi, ma non lasciò che suo figlio le aprisse lo sportello della vettura.
Anche Cielo, con Paz ed Esperanza che dormivano beate, tornò a casa insieme a Caridad, Nacho e Luca che, con uno slancio di cavalleria, aveva scortato i passeggini fino alla porta automatica a doppia entrata che fungeva da ingresso.
Valeria stava allattando i gemelli e già si delineava come un rito tribale. Il primo, un maschio, era assestato, anche se pochi istanti dopo l’allattamento aveva rigurgitato sul vestito formale di Tefi e stavolta fu lei a ricevere un’ esortazione severa dalla stessa infermiera.
Ora nutriva il secondo gemello per nascita, una femmina, e fu sicuramente più travagliato del primo dato che gli altri due (Il terzo per nascita fu un altro maschio e il quarto una femmina) non cessavano il loro concerto di piagnistei, convocando cibo.
“Uno alla volta, ragazzi… E tu vuoi smetterla di guardarmi?” sbraitò Valeria, rivolta a suo marito, più disorientato di una bussola che indica il sud.
Mar aveva contemplato la scena in silenzio, dall’uscio della porta, e istintivamente scortò una mano al centro dell’addome, all’altezza dell’ombelico ed espirò profondamente.
“Non hai un altro con te, vero?”
“Parli con qualcuno?”
Mar non sobbalzò. Confidava nell’attesa un’ ingerenza provvidenziale di Thiago, provvisto della strafottenza ironica che si beffava di lei
“Non sono affari tuoi”
“La tua risposta per tutto… Per me sei un tabù, ormai”
“Avrei dovuto esserlo il giorno che ci siamo conosciuti”
“E adesso saresti annegata nella fontana, quindi mi devi la vita in un certo senso”
Mar pattugliava il suo sguardo, attizzante come al solito e traboccante di derisioni e l’ombra di commiserazione più fittizia che si sia mai vista. E pensare l’eredità dei geni recessivi di Thiago nel suo povero figlio.
Frattanto, anche Thiago, scostando con una lieve spallata Mar si unì alla contemplazione del quadro familiare, vivacemente ornato da un vestito gessato colorato di rigurgito e una Valeria stravaccata sulla branda, intenta a ultimare il ciclo dell’allattamento
“Poveracci… Quattro figli tutti in una volta” esordì Thiago, beffandosi del disastro di Rama e quelle maledette pastiglie della fertilità. Mar si portò nuovamente la mano all’addome, lambendo l’incavo che disegnava il vortice dell’ombelico
“Non sarebbe male…”
“Ma sei pazza? Io non mi assumerei mai la responsabilità di quattro gemelli…” vociò lui, facendo fluire i peggiori timori della ragazza, insudiciandosi di un duplice omicidio. Subitamente Mar si prostrò a terra, dominata da travagli inestinguibili esattamente all’ombelico. Si sentiva presa da un irrefrenabile bisogno di vomitare.
“Mar… Stai bene? Ti porto da un’infermiera… Ora alzati, ti aiuto” la esortò Thiago, ma la visuale era velata, ora sfocata e adesso non vedeva più nulla.

***

Si svegliò quasi due ore dopo, su una brandina bianca e abbacinata da un disco di luce. Scortò istintivamente la mano davanti agli occhi, per velare un po’ di quel riverbero e distinse un uomo in camice, accanto a una donna, anch’ella di bianco vestita. Accanto a loro le figure slavate di Nico, Malvina, Rama e Thiago, impegnati in una conversazione con l’uomo in camice. Si accorse che le mani erano madide di sudore, come la fronte. Le dita dell’altra mano, anch’esse imperlate di gocce di sudore, lambirono la veste e non percepirono il pizzicore merlettato dell’abito da sposa.
“Si è svegliata…” disse una voce argentina, di modulazione femminile che disattivò la luce sfolgorante, quasi come se forgiasse un’atmosfera da film poliziesco
“Cosa mi è successo?” chiese Mar, con voce stranamente smorzata
“Nulla, cara…” rispose in modo artico l’infermiera, dandosi un bel da fare raccattando flaconi di medicinali ed esponendo un rapporto su una cartellina. Nico e gli altri si avvicinarono alla branda, trasudando inquietudine da tutti i pori.
“Come ti senti?” esordì Nico, pattugliando su di lei in cerca di qualche forma di manomissione
“Stavamo parlando e poi sei svenuta…” aggiunse Thiago, stranamente privo di quella smorfia beffarda
“Hai avuto un mancamento… O una vampata…”
“Quella al massimo ce l’ha Justina, Rama”
Per lo meno, Mar non aveva smarrito il solito slancio di ironia.
“Ma allora che è successo?”
“Ve lo dico io…” esordì la voce untuosa del medico, rigorosamente sistemata in una complessa struttura intransigente, tanto per darsi un tono. Gli altri si voltarono subitamente e neanche Mar rivolgeva più interesse alla piccola stanza, trasudante una forte essenza di medicina
“Cosa?”
“La ragazza qui presente è in dolce attesa. Congratulazioni ai genitori”
"E' una Candid Camera, voglio sperare?"
"No" fu la laconica risposta del medico
Da Nicolàs deflagrò un possente grido, mentre Rama aveva il volto non dissimile a quello di un baccalà e non vi dico il povero Thiago, che si sentiva chiamato in causa, dal rigoroso cipiglio del suo tutore
“Ma siete pazzi, accidenti! Diciotto anni… Questa già si vuole sposare e tu con i tuoi maledetti metodi casalinghi!” sbraitò Nico, mentre vene rabbiose guizzavano da ogni centimetro di carne
“Guarda il bicchiere mezzo pieno… Adesso sappiamo come si fanno i bambini” disse Mar, tentando un approccio meno diretto e più puntato sull’ inesperienza; senza disfare il cipiglio truce di Nicolas puntato sull’onor virile.
“Non è stata colpa mia…”
Rama, il solito esule dalle colpe.
“Ora mi interessa di te… Ma di voi due!”
“Perché chiami in causa anche me?” chiese Thiago, dissimulando con un maldestro slancio di ingenuità
“Non credere che non vi conosco…”
Mar era l’unica che fin’ora non aveva proferito parola, ma il suo eloquente imbarazzo sul viso era inequivocabile. Così anche lo sguardo sgranato del ragazzo, che non poteva far altro che maledire i demoni della prevaricazione.
“Nicolas, sua Eccellenza, Vostro Onore… Io sono esonerato dalle colpe perché tecnicamente non ero cosciente delle mie azioni, quindi, se ci tieni alla mia incolumità… Io me ne andrei…”
Thiago azzardò la manovra di Braxton Hicks, giocandosi anche l’ultimo briciolo di integrità maschile. Nicolas non cedette alle palesi moine e agguantò il colletto del completo gessato, restringendo le vie respiratorie.
“Tu non vai da nessuna parte, cocco di mamma. Tu non sei esonerato dalla tua responsabilità e secondo non posso credere che la mia bambina stia per diventare…” piangeva con fare teatrale, tra i singulti convulsi “Stia per diventare mamma… E io sono troppo vecchio per essere nonno, un’altra volta…”
Rama posò una mano sulla manica e la frizionò affettuosamente.
“E tu lasciami!”
“Si, va bene, scusa” farfugliò, dopo aver ripreso il suo normale colorito
“In tutto questo siamo d’accordo, ma… Posso fare una proposta per ristabilire la normalità?” esordì Mar, stravaccata nel letto, come a godersi uno spettacolo di terza visione
“Cosa?” disse Nicolas, dando aria al proprio naso con un sonoro singulto
“Mi vai a prendere qualcosa da mangiare che ho un certo appetito?”
Il resto della programmazione è stato censurato a causa della presenza di forte linguaggio scurrile e scene di follia mentale.
Mezz’ora e un cornetto caldo dopo, Nicolas discuteva con Thiago, mentre sbatacchiava Rama da una parte all’altra come una marionetta, sia come forma di sfogo che come alibi.
Thiago vagliò scrupolosamente le procedure da attuare: E per ora le peggiori ipotesi erano le rivelazioni a Terremoto e Simon, ma anche Malvina era una pietra dura da scalfire.
Come minimo avrebbero dovuto enunciare il concetto di gravidanza per una mezz’ora circa, spiegato il processo dei fiori e delle api, chiarito il malinteso di Jazmin e ricerca sfrenata di vestiti e culle, senza nemmeno conoscere il sesso.
“Quindi sono questi i tre principali problemi” terminò Thiago, mentre Mar metabolizzava i rimasugli del cornetto
“E non dimentichiamoci Corina e l’allegra brigata degli Arranchata… Arrechavala… Insomma, la famiglia del Payasito” aggiunse Mar, con un intervento molto di spirito
“Non aggiungiamo benzina al fuoco”
“E tu che hai detto a Malvina che Jazmin era gravida grazie a te”
L’atmosfera iniziava ad addentrarsi in un turbine di fuoco bollente.
“Che c’è, sei gelosa?”
“Non iniziare a fare l’immaturo! Ti ricordo, sfortunatamente per me, che sei il padre di mio figlio e che me la diano buona!”
“Questo non c’entra un corno!” si difese Thiago, concitato
“Te lo fatta, Bedoya! Uno a zero per la Petisa!”
“Uno a uno perché sono il padre di tuo figlio!”
“Questo non c’entra un corno!” sbraitò Mar
“Sono fatti l’uno per l’altra” mormorò con voce serafica un’infermiera a Nicolas
“Non sa quanto è vero… Va bene, ragazzi, ora basta!”
“No, Nico, dobbiamo stabilire le priorità! Questo non può essere il padre di mio figlio… Erediterà il carattere recessivo dei Bedoya!”
“Si e vorresti traumatizzarlo dandogli come padre uno come Simon?”
“Si e ho le mie buone ragioni…”
“Certo, gli insegnerà a fare la pipì a letto anche in costipazione! Sai alle medie come lo chiamavano… Piscione!”
“Ora basta, però… Basta… Ho detto Basta!”
Inutile fare pronostici. I pesci e il maestrale creavano uno zibaldone in confronto.
“Ve la do io una soluzione…”
“E cioè?” esclamarono in coro i tre presenti.

“No, non è una buona idea!”




Angolo Autrice
Fanciulle mie! Scusate per il ritardo, ma spero non vi siate scordate di questa storia.
Vi ringrazio infinitamente per le recensioni che mi avete lasciato... Mi fate sentire così amata *-*
Alla prossima,
Saria

E vi dico solo che l'idea di Nico è un disastro annunciato

   
 
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