Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: eclinu    03/02/2011    3 recensioni
Com'è nata la storia d'amore fra Izayoi ed Inu no Taisho? E' una domanda che mi pongo parecchie volte, ed ecco a voi come immagino il loro incontro.
InuTaisho/Izayoi.
[...]Lei annuì: lo guardò a lungo, cercando di memorizzare ogni cosa di lui perché sentiva che non lo avrebbe rivisto più. «Cosa ti ha portato qui?»
«Il vento del nord.»
Ed un’altra folata di vento le scompigliò i capelli, facendo arrivare il profumo di resina e foglie selvatiche alle narici della fanciulla.
«Profumi di luna.» Commentò lui annusando l’aria. «E di purezza.» Chiuse gli occhi, portando la testa alla corteccia dell’albero.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: I personaggi presenti in questa fan fic non sono miei ma sono presi in prestito da InuYasha, partorito dalla mente di Rumiko Takahashi

Personaggi: Izayoi/InuTaishou.

Genere: Generale, Fluff, Romantico.

Note: One-shot,

NDA: Ogni volta che vedo il terzo film di Inuyasha, mi sorge spontaneo domandarmi come sia nata la storia d’amore fra la madre ed il padre del mio mezzo-demone preferito.

Ho immaginato il loro primo incontro ispirata anche grazie da una canzone di uno dei miei gruppi giapponesi preferiti, i Do as Infinity (la canzone è Kitakaze - Do As Infinity che vi consiglio di ascoltare mentre leggete, qui invece trovate la traduzione in inglese della canzone.), mi è sembrata terribilmente adatta alla figura del padre di Inuyasha ed alla sua fine.

Questo è ciò che ne è saltato fuori.

Buona lettura.

Sara.

 

 

Kitakaze

Vento del Nord

 

Era una giornata relativamente calma nonostante la neve sotto i suoi piedi scricchiolasse sotto la pressione del suo peso di fanciulla, aggiunto a quello degli abiti pesanti; l’inverno era molto freddo in quella regione, ma lei non poteva sapere se negli altri Paesi quella stagione fosse più calda o più fredda.

I suoi capelli neri ondeggiavano accarezzati dal vento del nord e creavano un delizioso contrasto col candido biancore che la circondava.

Le piaceva passeggiare nel giardino del castello in cui era nata la sedicesima notte di luna, per questo le avevano dato il nome Izayoi; nessuno le faceva mai compagnia in quei momenti, le piaceva stare da sola ad osservare l’infinita distesa bianca e perdersi in quel mare fatto di neve.

S’inginocchiò verso la neve che tanto le piaceva per quel colore così puro e con le dita affondò in essa, rabbrividendo al contatto col freddo: il kimono le si era aperto, lasciando che le gambe coperte solo da una sottoveste di lana, le si raffreddassero.

«Così prenderai un malanno.»

Ritirò immediatamente la mano, le dita le si erano intorpidite ed avevano assunto un colore più roseo rispetto alla sua pelle pallida, e si guardò intorno, spaventata dalla voce sconosciuta e dall’insolenza con cui le si era rivolta, dandole del tu; come principessa, era abituata a farsi dare del lei.

Nessuno toccava il suo sguardo e per un breve momento credé di aver immaginato quel suono profondo ed adulto, come l’orgoglioso ruggito di un drago.

Voltò le spalle e fu in quell’istante che poté notare una striscia rossa che scioglieva la neve ed una gamba che versava quel liquido scarlatto; si spostò per poter osservare meglio chi potesse essere, non aveva  paura che potesse essere un demone feroce oppure un rapitore, e quando i suoi occhi blu accarezzarono il viso fiero di un uomo poggiato al tronco di un albero, il suo cuore iniziò a battere forte.

Non era spaventata, quella sensazione non l’aveva mai provata prima.

Quel viso era orgoglioso e non mostrava segni di sofferenza, nonostante la ferita continuasse a sanguinare; aveva una striscia violacea su entrambi gli zigomi e le sue orecchie erano appuntite, non rotonde come le sue: le fu abbastanza per capire che si trattava di un demone.

I suoi occhi erano del colore dell’oro ma ciò che più le piacque furono i suoi lunghi capelli legati in una coda alta ed erano bianchi come il colore che circondava le due figure.

Il demone le sorrise, era un sorriso gentile e lei per un breve istante credette di innamorarsene: «Non ti faccio paura?» Domandò lui guardandola incuriosito.

Lei scosse il capo e si portò una mano all’altezza del cuore.

«Come ti chiami?»

Non le interessava più che le desse del tu, anzi, le piaceva che la trattasse come se fosse una sua pari: gli rispose con un tono di voce flebile, tanto che pensò di dover ripetere «Izayoi» Ma le orecchie del demone erano molto più sviluppate delle sue.

«Hai un nome bellissimo.» Il demone le sorrise ancora, piegando teneramente la testa di lato.

Arrossì, e gli si avvicinò di un passo: voleva che parlasse, voleva sentire ancora la sua voce gentile. «E tu come ti chiami?» Non si preoccupò di dargli del tu.

«Io sono InuTaisho.» Rispose, ipnotizzandola coi suoi occhi dello stesso colore del sole.

Una folata di vento le fece chiudere gli occhi per il freddo ma improvvisamente si ritrovò al caldo, coperta da una specie di mantella di pelo: alzò lo sguardo e notò che il demone le si era avvicinato per metterle una veste rossa sulla testa, per poi tornare lentamente verso il posto che occupava e riposare poggiato all’albero.

Izayoi si inginocchiò accanto a lui e prese il suo fazzoletto dalla manica del kimono, per poi legarlo intorno alla gamba del demone. «Come te la sei procurata questa ferita, InuTaisho?» Domandò, stringendo per fermare l’emorragia.

Sospirò. «Ero in battaglia, un altro demone mi ha azzannato; a breve guarirà.» Spiegò.

«Ma è profondissima, vuoi che chiami un medico?»

«No, non servirebbe a nulla. Sono un demone superiore, non te ne sei accorta? Il medico mi ucciderebbe.» Sorrise di nuovo e lei poté sentire il sangue affiorarle alle guance. «Il mio organismo impiega poco a cicatrizzare ferite di questo genere.» Disse.

Izayoi annuì: lo guardò a lungo, cercando di memorizzare ogni cosa di lui perché sentiva che non lo avrebbe rivisto più. «Cosa ti ha portato qui?»

«Il vento del nord.»

Ed un’altra folata di vento le scompigliò i capelli, facendo arrivare il profumo di resina e foglie selvatiche alle narici della fanciulla.

«Profumi di luna.» Commentò lui annusando l’aria. «E di purezza.» Chiuse gli occhi, portando la testa alla corteccia dell’albero.

«Queste cose non hanno un odore.» Sorrise, imbarazzandosi per il complimento.

«Oh, ma io posso sentirlo: sono un demone cane, in quanto ad olfatto non mi batte nessuno, neanche i lupi.»

Un campanellino prese a suonare ed Izayoi si mise in piedi, guardando verso il palazzo: era ora di rientrare; si voltò verso il demone e gli restituì la mantella rossa.

«Grazie per avermi coperta dal vento. E’ ora di rientrare. Penso che non ci rivedremo più, perciò: addio, InuTaisho»

Lui la guardò: gli piaceva quel viso, quegli occhi, quella voce, quelle labbra, quei capelli; quella donna umana gli piaceva.

Izayoi si allontanò, avvicinandosi al palazzo.

«Arrivederci, Izayoi. Presto tornerò a restituirti il fazzoletto.» Sussurrò il demone, guardando il fazzoletto.

Prima di entrare nel palazzo, Izayoi si voltò verso l’albero ma il demone dagli occhi dorati come il sole ed i capelli bianchi come la neve era già andato via, insieme al vento del nord che lo aveva portato da lei.

Aveva lasciato solo una striscia rosso scarlatto sulla neve: un fiocco di neve scese dal cielo.

Presto, non sarebbe rimasta più nemmeno la scia di sangue ma solo il ricordo del demone arrivato col kitakaze.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: eclinu