Come
lampi imbestialiti,
i capelli boccolati le lambivano la schiena, le spalle e le cosce
esili. Pelle
lattea, inconsistente, leggera.
Le
sottili vene blu
trasparivano e parevano torrenti zampillanti, circondati dai capelli in
fiamme.
Scarlatti come il suo sangue, se non di più.
La
seta nera del
lenzuolo la fasciava come un pargolo, inerme e delizioso.
L’odore
della cera
sciolta delle candele invadeva la stanza e il baldacchino del letto era
intriso
dell’olezzo fastidioso.
E
lui la saggiava.
Fissava un piccolo colibrì, dalla forza devastante
di un rinoceronte, dalla brutalità di una leonessa affamata,
dall’animo debole
di un agnello indifeso.
Ascoltava
il rumore
frenetico del suo cuore, del flusso del suo sangue, del respiro
regolare ed i
suoi capelli neri, scompigliati in un’eterna espressione di
piacere, erano elettrici.
Aveva
esplorato l’essenza
di quella ragazzina. Avevano vezzeggiato l’essere amanti
della notte cerea.
Per
Damon la notte non
era più la sua unica ancora di salvezza, adesso e la sua
fidata compagna. Bonnie
era, probabilmente per la prima volta, serena e raggiante. Felice per
se.
Adagio,
il vampiro, con
immensa dolcezza, avvicinò tremolante la piccola mano
affusolata della
dormiente strega al suo petto scolpito.
Il
calore della vita lo
accolse scorticando l’impervia e il suo essere costantemente
cinico, dando
completamente spazio, dentro di se, alla donna, alla sua
cucciola umana.
Bonnie
aprì gli occhi.
E nei suoi occhi colse la sua vita.
La amava.