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Autore: Deademia    05/02/2011    6 recensioni
Una strega discendente da una stirpe potente che non crede nei suoi poteri...Un vampiro secolare il cui cuore sembra intrappolato in un'armatura di ghiaccio...Un amore impossibile il cui percorso sarà segnato da mille ostacoli...Un nemico nell'ombra pronto a cambiare per sempre le "tranquille" vite dei nostri protagonisti...
Una DamonxBonnie ovviamente, fatta da una fan che non vede l'ora di coronare l'amore di questi meravigliosi personaggi=)
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Ciao a tutti!! Allora volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito, grazie davvero! E poi volevo ringraziare Amy, Bonnie98, Crivevale, Desyree92, Iosnio90, Irene862, Pinguino01, Tykisgirl e Aryadaughter per avere aggiunto la mia ff tra le seguite o le preferite. Grazie di cuore!!

Mi raccomando però continuate a recensire in molti, mi basta poco anche solo un “mi piace” per sapere che sto andando bene e ke nn deludo nessuno, nel caso però non preoccupatevi di dirmelo, le critiche sono sempre ben accette =)

Buona lettura!!=)

 

 

 

 

CAPITOLO 3

 

Aprii il grosso portone ed entrai diretta in salotto come se fosse casa mia. In effetti ero così abituata a stare là che mi scordavo di essere un’ospite certe volte.

-Ehi Elena? Ci sei?- chiesi appena vidi che nella grande stanza regnata dal silenzio non c’era nessuno.

-Si, sono qua!- la voce cristallina attutita dalle mura proveniva dalla cucina.

-Ah eccoti! Guarda prendi quel grembiule e dammi una mano. Ti dispiace? Sto preparando questa torta ma mi sa che ho sbagliato qualcosa…tu ci capisci niente? Assaggia…è troppo dolce- mi porse un cucchiaino con una strana crema del colore del cioccolato prima di rituffarsi in un voluminoso ricettario dall’aspetto veramente vecchio con uno sguardo corrucciato che la diceva lunga. Odiava non capire le cose.

Mi avvicinai con un sorriso e cominciai a leggere. In effetti si era dimenticata un passaggio.

-Non hai messo il cioccolato fondente, per questo ti viene così dolce- le porsi la barretta intatta che aveva tristemente abbandonato ai lati del tavolo.

-Già, ecco cosa mancava- la afferrò quasi con rabbia e cominciò a spezzettarla.

-Senti, riguardo a ieri…volevo dirti che mi dispiace- dovevo assolutamente scusarmi per come mi ero comportata, era tutta la mattina che ci pensavo. Solo perché ero nervosa me l’ero presa con loro ingiustamente, mi ero comportata davvero malissimo.

-Non importa, tranquilla. Eri arrabbiata, stanca e nervosa, non fa niente- mi sorrise e i suoi occhioni blu si soffermarono nei miei, allegri e sinceri. Era un angelo, pensai, e per un attimo mi provocò una fitta di dolore perché era proprio così che Damon la chiamava. Il suo Angioletto…

Ingoiai il boccone amaro e richiusi il cassetto-Damon con rabbia e disperazione. Dovevo assolutamente smettere di pensarci.

-Invece no. Mi sono comportata malissimo, non volevo assolutamente dirti quelle cose orribili. Io…ho anche aggredito Stefan e…voi non avete detto niente, vi siete anche preoccupati per me…- la mia voce tremava dal dispiacere.

-Preoccupati?- chiese colta di sorpresa.

-Damon. Sai mi sembrava strano che un corvo continuasse a volare sopra la mia macchina per tutto il tempo…- sorrisi alzando gli occhi al cielo per sottolineare la sua stupidità. Non che lo ritenessi stupido, intendiamoci, ma faceva parte della mia tattica anti-Damon deriderlo in continuazione, essere fredda, tagliente e arrogante. Tutta una copertura, una maschera costruita col dolore e l’amarezza della rassegnazione.

-Ah. Te n’eri andata così scossa che gli ho chiesto se poteva darti un’occhiata…- ammise con un sorriso velato d’imbarazzo.

-E ovviamente se glielo chiedi tu lui accetta. Bravo cagnolino- conclusi con una punta acida che Elena non riuscì a cogliere.

-Sai dovresti chiedere scusa anche a lui- aggiunse dopo un po’, mentre apriva il frigorifero in cerca di qualche ingrediente.

-Mai- forse lo dissi troppo improvvisamente, con troppa durezza perché lei non lo trovasse strano.

-Perché? Perché ti comporti sempre così con lui? E’ perché è un vampiro? Anche Stefan lo è, pensavo ti ci fossi abituata…-

-Sono diversi, Elena. Ancora non te ne sei accorta? Stefan è leale, è buono, è migliore. Damon è…- terribilmente sexy, bello da morire, misterioso… -arrogante, presuntuoso, traditore, meschino, egocentrico ed egoista. Ti basta o ne vuoi ancora?- quanto dolore ben celato e quanta sofferenza nascondeva la mia voce forse neanche io lo sapevo con esattezza.

Rimase spiazzata per un attimo. Ripensandoci tutta quella sfilza di aggettivi un tantino cattivi li avevo sfoderati solo nei miei lunghi monologhi interiori quando rimanevo da sola a rimuginare contro quel vampiro tanto bello quanto stronzo, mai davanti alla mia bella e bionda amica che occupava uno dei vertici dei triangolo Elena-Stefan-Damon.

-Sei ingiusta- disse alla fine con una punta di rammarico nella voce, era inutile negarlo, lo si vedeva bene che una parte di lei, forse così piccola che neanche Elena ne era a conoscenza, aveva un debole per lui.

-No, Elena, non lo sono. Dico semplicemente la verità- trassi un profondo respiro e mi stampai un sorriso falso sulle labbra –Comunque non sono mica venuta per litigare. E non vorrei allarmarti ma dal forno esce uno strano fumo- aggiunsi indicando lo sportello annerito.

-Oddio, me ne sono completamente dimenticata!- saltò sul posto e corse ad aprirlo. Una vampata grigiastra le esplose sulla faccia facendola tossire convulsamente. Scoppiai a ridere vedendo l’espressione che fece quando tirò fuori quel che doveva essere la sua torta: un disco carbonizzato dall’aria davvero poco commestibile, e in meno di un secondo anche lei si unì a me, lasciando alle spalle il peso di una conversazione che neanche lei sapeva quanto era grande.

 

-Angioletto se volevi dare fuoco alla casa potevi anche usare un metodo più efficace- l’ilarità in quella voce sensuale, profonda e anche troppo familiare per i miei gusti ci fece voltare

-Davvero spiritoso, Damon- Elena lo oltrepassò e corse ad abbracciare Stefan, il quale la accolse con un sorriso zuccherino che disgustò il fratello maggiore.

-E comunque non vedo il motivo di dar fuoco a questa casa se al suo interno non c’è il proprietario- lanciai un’occhiata acida al diretto interessato accompagnata da un sorrisetto gelido e falso che sembrò non scalfirlo minimamente.

-Ah ci sei anche tu streghetta- disse semplicemente, onorandomi di un’occhiata traversa priva di emozioni. Anche troppo priva di emozioni per essere casuale, ma nessuno ci fece caso, men che meno io.

-Cosa stavate preparando?- chiese Stefan sorridente.

La sua ragazza si strinse ancora di più ai suoi fianchi e mise il broncio.

-Era una torta, e sottolineo era perché adesso assomiglia di più a un grosso blocco di carbone-

-Non preoccuparti la possiamo rifare, gli ingredienti ci sono tutti e bastano- aggiunsi consultando per l’ennesima volta il libro e dando una rapida occhiata in giro per la cucina.

-Ci volete dare una mano?- la voce della mia amica risuonò carica di entusiasmo.

Vidi la faccia di Damon e per poco non scoppiai a ridere, sembrava un cane bastonato, poi me lo immaginai immerso nella farina, o a sbattere le uova, con un grembiulino addosso e dovetti voltarmi per non ridergli in faccia. Sarebbe stato davvero divertente.

-Oh per favore…- disse contrariato e fece per andarsene, ma Elena lo riacchiappò.

-Eddai, giuro che la tua reputazione non verrà messa in precario equilibrio. E’ solo per stare tutti un po’ assieme- sbatté gli occhioni azzurri con tutta l’intenzione di convertirlo all’idea.

-Che bella famigliola allegra- il vampiro scimmiottò il suo tono, poi si avvicinò al tavolo e si sedette su una sedia.

-Sia chiaro, io sto solo a guardare- e mi lanciò un’occhiataccia mentre le mie spalle venivano scosse dalla risata a stento trattenuta. Meno male che appena l’avevo visto avevo bloccato i miei pensieri, altrimenti a quest’ora mi avrebbe già uccisa dopo tutte le mie prese in giro mentali.

In effetti era stato di parola. Non aveva mosso un muscolo, alzato un dito o si era preoccupato di darci una mano. Era rimasto immobile a osservare quel che facevamo con un moto di disgusto verso il “pivello sfigato” (come l’aveva definito lui) di suo fratello che invece si rendeva estremamente partecipe e disponibile.

Alla fine il suo limite di sopportazione aveva raggiunto l’estensione massima e se n’era andato nell’altra stanza, senza risparmiarci di un’occhiataccia contrariata per averlo trattenuto lì contro la sua volontà.

 

Ci trovavamo tutti in salotto dopo che il nostro progetto-torta era riuscito splendidamente senza che niente avesse assunto strane tonalità annerite, e guardavamo la tv. O meglio Damon la guardava, particolarmente annoiato, Stefan ed Elena avvinghiati sul divano continuavano a parlare ed io vagavo con lo sguardo per l’immensa libreria a muro in cerca di qualche titolo abbastanza allettante, sempre attenta a non posare lo sguardo sul vampiro a pochi metri da me che sembrava fare altrettanto, e mettendo un possente scudo sui miei pensieri, così che neanche la loro ombra potesse essere percepita dai due fratelli, uno in particolar modo.

Poi lessi proprio quelle parole che non dovevano saltarmi agli occhi: Il grande libro degli incubi. Il mio cuore perse un battito mentre la mia mente cominciava a rielaborare il ricordo di quel sogno tremendo. L’immagine terrificante di due occhi vermigli si fece spazio nella mia testa e potei sentire il sangue defluire dalle mie guance.

Per tutto il giorno avevo cercato di non pensarci e tra una cosa e l’altra c’ero riuscita, ero riuscita ad accantonare il ricordo di quella notte senza fine in un angolo remoto della mia mente, ma erano bastate poche parole a far riaffiorare quella paura asfissiante e sciocca verso qualcosa che molto probabilmente era stato il frutto della mia immaginazione.

-Bonnie? Bonnie! Mi stai ascoltando? Bonnie!- la voce della mia amica mi fece sobbalzare. Mi voltai cercando di sorridere con scarsi risultati e vidi che tre paia di occhi erano puntati su di me, con mio grande disappunto per giunta.

-Cosa? Scusa…non…stavo pensando ad altro- balbettai incapace di inventarmi qualcosa di plausibile. Certo che ero proprio una pessima bugiarda…

-Lo vedo. Stai bene? Sei un po’ pallida- mi chiese con una vena d’ansia nella voce. Era nel suo carattere fare la mamma e preoccuparsi per ogni cosa. Una parte di me odiava questo suo lato perché influenzava tutti gli altri che avevano imparato a trattarmi come una bambina, preoccupandosi per ogni cosa che facevo, neanche fossi di cristallo.

-Si certo, tranquilla. Stavo solo pensando- cercai di essere rassicurante ed evitai lo strano sguardo che Damon continuava lanciarmi. Ma che cavolo gli prendeva adesso? Poi mi venne un dubbio: che avesse visto i miei pensieri? Forse avevo lasciato cadere la barriera, troppo presa dal ricordo...

Mi voltai verso di lui, trattenendo il fiato appena incrociai i suoi occhi d’onice, e cercai di fare l’indignata.

-Che c’è?- chiesi brusca.

-Cos’era?- rispose lui, altrettanto freddamente. Accidenti, allora l’aveva visto.

-Cos’era cosa?- mi diedi della stupida, come potevo credere di tenergli testa? Però così avrei potuto prendere tempo per inventarmi qualche scusa…inutile, non mi veniva in mente niente.

-Streghetta, non giocare con me, ti faresti male. Rispondi- era scuro in volto, la voce dura più del marmo.

-M-ma che dici?- oh bene, adesso balbettavo pure! Davvero convincente, non c’è che dire…

-Streghetta…- faceva quasi paura. Anzi, senza il quasi.

Elena e Stefan erano rimasti ammutoliti e ci fissavano, lei con gli occhi sgranati, lui con un espressione indecifrabile sul volto. Probabilmente si chiedevano perché quella reazione da parte del vampiro. E in effetti me lo stavo chiedendo pure io a dirla tutta.

-Damon, forse è meglio se…- il fratello minore tentò di parlare, ma ci rinunciò quando vide che non lo ascoltava neppure.

-Ok, ok e va bene…- sbuffai e affondai ancora di più nella poltrona –Era un incubo d’accordo? Un incubo che ho fatto la scorsa notte, sei contento adesso?-

-Un incubo? Solo un incubo?- capii che mi stava chiedendo se lo ritenevo qualcosa di più, ad esempio una premonizione. Non gliel’avrei data vinta, era un incubo e basta. Non avrei messo in agitazione Elena o gli altri solo perché quel che potevo sognare poteva essere una visione. Non lo era. Dovevo esserne sicura, non potevo far venire un colpo a tutti e poi dire “ehi ragazzi mi sono sbagliata, non è niente di grave solo che ho mangiato troppo pesante a cena, quindi rilassatevi non stiamo rischiando la pelle”, già la mia magia era scarsa, se mi mettevo a dare false premonizioni nessuno si sarebbe più fidato.

Lo guardai in cagnesco –Solo un incubo. So distinguere le due cose sai? So usare i miei poteri-

-Ah davvero? Io non ne sarei così sicuro…- si rilassò all’istante e sfoggiò quel suo sorriso strafottente che mi faceva venir voglia di incenerirlo. Questo era davvero un colpo basso. Va bene non guardarmi nemmeno, va bene prendermi in giro e fare battutine, ma criticare i miei poteri no! Lo sapevo già de me che avevo qualche problema con la magia, non c’era bisogno che ci si mettesse pure lui. Solo perché era potente, solo perché era arrogane e meschino non aveva alcun diritto di criticare i miei poteri.

Mi alzai di scatto, furente, con tutta l’intenzione di tirargli un pugno. Ma alla fine la parte razionale del mio cervello mi avvertì che chi si sarebbe fatto seriamente male sarebbe stata la sottoscritta, lui si sarebbe solo piegato in due, ma dalle risate.

Così optai per il piano B: girare i tacchi e andarmene.

-Io me ne vado, ho delle cose da fare- dissi a labbra strette seza distogliere lo sguardo da Damon, ch continuava a sorridere beato.

-Dai Bonnie, resta ancora un po’- Elena cercò di trattenermi sorridendo appena, probabilmente non ci aveva capito niente di quel che era successo.

-No, davvero, devo andare. Ci sentiamo più tardi- le sorrisi, salutai Stefan e mi avviai verso la porta senza degnare di un cenno il maggiore dei Salvatore.

Sentii la mia amica rimproverare Damon, sentii Stefan spalleggiarla, ma l’unica cosa che non notai fu l’occhiata silenziosa che il vampiro mi lanciò.

 

Uscii nell’aria fresca di settembre che mi sferzò il viso donandomi un po’ di colore alle guance candide e cominciai a camminare con passo rabbioso verso casa. Come diavolo si permetteva quel vampiro da quattro soldi di dirmi che non ero potente?! Che razza di presuntuoso antipatico! A volte era davvero insopportabile, per quanto bello e affascinante era davvero seccante quando ci si metteva.

E mentre rimuginavo su quanto odiavo e amavo quel vampiro sentii dei passi dietro di me confondersi con i miei. All’inizio non ci feci granché caso, poi mi voltai senza neanche sapere il perché e ciò che vidi mi lasciò spiazzata. Non c’era nessuno. Eppure li sentivo, li sentivo chiari e nitidi mentre percorrevano lo stesso terreno che avevo calpestato anche io. Ricominciai a camminare e di nuovo lo scricchiolio delle foglie secche e il frusciare della gomma che strusciava al suolo riaccompagnò il rumore dei miei passi. Una strana ansia mi attanagliò la gola mentre cercavo di mantenere il respiro regolare. Mi fermai di nuovo e il rumore cessò. Mi voltai e non c’era nessuno. Ricominciai a camminare e il rumore ricominciò.

La cosa era abbastanza sinistra da mandarmi nel panico. Presi a camminare più veloce, sempre più veloce, fin quasi a correre. Vedevo la porta della mia casa in lontananza e questo mi dava coraggio.

Poi lo sentii, un alito sul collo, tiepido come il respiro di un amante, gelido come il soffio della morte.

 

 

 

- - - angolino dell’autrice - - -

Avete visto? Questa volta ho provveduto a far comparire il nostro amato Damon =) Che ne dite, sto continuando bene? Fatemi sapere cosa ne pensate e per favore continuate a recensire è importante per me =)

Tanti bacetti!!!

 

 

  
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