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Autore: SweetTaiga    06/02/2011    10 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Prima di questo capitolo posso farmi pubblicità da sola? xD Ho inserito una One-Shot, per chi volesse leggerla :D Ecco qui il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=652074&i=1
Non vi svelo nulla, ma mi farebbe piacere ricevere il vostro parere :P


A Jerry93, grazie al quale ho ritrovato l’ispirazione.
E a Ericuz, che ha recensito il 21° un secondo prima che inserissi questo capitolo :P
Che  tempismo! xD
Piccola modifica: questo capitolo è anche per la mia nuova lettrice,LadyViolet93.. Grazie!




22. M'amò, l'amai.




«Oh, guarda lì Luna! Hanno finalmente scelto i prefetti. C’è anche il tuo nome, mi pare.», mi sussurra una ragazzina del primo anno dai capelli arruffati.
Non ne ricordo il nome, non ricordo mai i nomi.
Le sorrido e mi avvicino alla bacheca: probabilmente ha sbagliato. Sono troppo impegnata nella ricerca dei Gorgosprizzi per potermi occupare di questo compito.
«Oh, per tutte le Pluffole rosa!», esclamo, leggendo il mio nome nella tanto attesa lista.
Devo avvisare Hermione. Devo decisamente avvisare Hermione.

***

Sembra facile ma intanto è così difficile parlar di noi due con la tua testa tra le gambe.

Non potrò mai dimenticare il giorno in cui capii che Hermione aveva smesso d’amarmi.
Lo capii nell’istante stesso in cui capii d’amarla, e contemporaneamente vidi che anche lei m’aveva amato.
Ero stato così cieco, a quel tempo.
O forse non volevo vedere. Ammettere d’amarla sarebbe stato un cambiamento troppo grande, una scelta che avrebbe stravolto radicalmente le nostre vite.
Osservarla durante le lezioni, sfiorarle la mano, ridere con lei era lecito, ma non lo era ammettere che tra noi v’era di più di una semplice amicizia.
Eravamo sempre stati un trio, io, lei ed Harry.
Diventare improvvisamente un duo mi sembrava un tradimento nei confronti del mio amico; a volte mi sentivo in colpa persino quando pensavo ad Hermione, quando godevo della sua presenza.
Eravamo tutti in pericolo di vita ed io pensavo a qualcosa di futile come l’amore.
Ero un idiota, ma a quel tempo non potevo saperlo.
Pensai che fosse la cosa giusta, stare con Lavanda.
Pensai che fosse la cosa giusta, guardare le altre ragazze.
Pensai che fosse la cosa giusta, non pensare ad Hermione.
Mi auto convinsi di non amarla, ripetei fino alla nausea che era come una sorella per me, mi costringevo a non specchiarmi nei suoi occhi per non scorgere in essi la verità.

Così stanchi di noi due che non abbiamo voglia di noi due, che non sappiamo più volare.

Ciò che feci per salvaguardare il trio, rovinò tutto.
Ben presto Hermione si accorse della mia freddezza, e smise di cercarmi. Regnava una cordiale indifferenza, troppo ricca di aspettative, di frasi non dette, di rancore e di dolore.
La sentii piangere per la prima volta all’inizio delle vacanze, in un’afosa notte d’estate.
Avevamo deciso di trascorrere le vacanze alla Tana: l’idea di separarci ci spaventava, perdere uno di noi sarebbe stato come perdere noi stessi.
Harry dormiva accanto a me,  ma io mi sentivo troppo inquieto per prendere sonno.
Mi alzai dal letto, e prima che il mio cervello realizzasse ciò che stavo facendo mi ritrovai dinnanzi la porta della stanza di Hermione.
Stavo quasi per bussare, ma l’idiozia che mi aveva accompagnato in quel periodo di dolorosa lontananza forzata tornò a farmi visita: Harry dormiva a pochi passi da noi, non potevo farlo, non dovevo farlo.
Mossi un passo per andare in cucina, ma un lieve rumore mi fece bloccare all’istante: singhiozzi soffocati, lenzuola mosse, leggeri tonfi sul cuscino.
Il mio udito distinse ogni suono, ogni movimento di Hermione, chiusa da sola nella sua piccola stanza arrangiata.
Sentivo tutto, ma non capivo. Come sempre non volevo capire, come sempre cercai di andare via.
Per la prima volta, però, mi fermai.
Quando il timore di essere la causa del suo dolore mi attraversò i pensieri, ammisi a me stesso di non poter più fingere. Con un sospiro aprii la porta, e trovai Hermione così come non l’avevo mai immaginata: accovacciata sul letto ed avvolta nelle lenzuola, con le mani strette attorno alle caviglie ed il capo chiuso tra le gambe pallide.
Una stretta al cuore, un attimo di esitazione, e poi l’ennesimo singhiozzo mi costrinse ad entrare.
«Mione..»

Il tuo dolore sull’orlo delle cose che io sento.

Fu solo un sussurro, ma bastò a farle sollevare il volto si scatto.
Si asciugò velocemente il volto ricoperto di lacrime e mi guardò, senza alcuna espressione dipinta sul volto.
«Che succede, Mione?», chiesi, avvicinandomi a lei.
Quando fui abbastanza vicino da sfiorarle il volto con la mano, lei distolse lo sguardo, scostando il viso dal mio tocco.
Mi sedetti sul letto, e notai finalmente le occhiaie che incorniciavano i suoi occhi scuri.
Quanto aveva pianto, in quelle notti?
Troppo occupato a non guardare la donna che amavo, avevo smesso persino di osservare la mia amica.
Mi sentii morire, quando con voce sicura parlò.
«Bravo Ronald, è una settimana che sono qui alla Tana e finalmente ti sei accorto della mia presenza.»
Non sapevo cosa dire.
Era vero, l’avevo evitata sin dal suo arrivo, ed aveva tutto il diritto di essere arrabbiata con me.
Ma avrei voluto che gridasse, che mi lanciasse addosso tutti i suoi pesantissimi tomi di magia, che mi scagliasse fatture ed incantesimi, che cercasse di ferirmi: avrei accettato qualunque cosa, pur di cancellare quel dolore dai suoi occhi, pur di non udire la sua voce priva d’emozioni, pur di non vedere le sue unghie conficcate nelle esili caviglie.
Cercai di prenderle le mani ed allentare la loro stretta, ma ogni mio tentativo fu vano.
«Mione, io…»
«Non parlare, Ronald. Non parlare. Lo so, so cosa pensi, so cosa provi. Quindi, ti prego, non parlare.», sussurrò lei, con voce stanca e rassegnata.
Era un’Hermione diversa, era.. vuota.
Ed era tutto per colpa mia.
«No, Hermione, ascoltami, io ti…»
Mi si scagliò contro, coprendomi le labbra con le sue mani gelide.
«Non dirlo, Ronald. Non osare dirlo. Non ora. Se tu parlassi, non sarei più capace di rinunciare a te.»
Finalmente, o purtroppo, la sua voce tremò.
Felice per aver riscoperto in lei una sorta d’emozione, tremai di rabbia quando mi accorsi che quel fremito di voce altro non era che dolore, solo dolore.
Le presi i polsi, liberandomi le labbra. Senza darle il tempo di parlare ancora, mi spinsi su di lei. Scansò più e più volte il volto per evitare il mio, ma dopo un lungo scontro che mi procurò non pochi lividi riuscii a lambirle le labbra.
Fu nell’istante in cui sentii il caldo delle sue lacrime che mi staccai, rendendomi conto di ciò che avevo appena fatto.
Il mio pensiero, per una volta, non andò al tradimento verso Harry.
L’unico mio desiderio era sfiorare ancora quelle labbra, ed allo stesso tempo  volevo asciugare le nuove lacrime sgorgate dagli occhi di Hermione.
Tentai di avvicinarmi ancora, ma lei fu più veloce di me, ed alzandosi brandì la bacchetta.
«Avvicinati di nuovo e ti crucio.»
La durezza delle sue parole venne completamente annientata dalla dolcezza del so viso, dai capelli arruffati e dalle lacrime che continuavano a rigarle le guance arrossate.

La distrazione sta nelle cose, il tuo dolore sull’orlo delle cose che io sento.

Mi alzai, e senza curarmi della sua bacchetta le andai di fronte.
«Ti ho detto di stare lontano.»
«Ho sentito.», risposi.
«Se continui ad avvicinarti ti crucio.»
«Hai già detto anche questo.»
«Allora perché non te ne vai, diamine?!», urlò lei, con i lineamenti del volto stravolti dallo sforzo di trattenere il pianto.
«Perché i tuoi occhi mi stanno chiedendo di restare.»
Restò interdetta per un attimo; quel breve istante mi bastò per avvicinarmi a lei, abbracciandola.
«Te ne sei accorto tardi, stupido Weasley.», mi sussurrò all’orecchio.
Ricordo che annuii. «Scusami, ero distratto.», fu tutto ciò che riuscii a dire, mentre sfogavamo in quell’abbraccio tutta l’ansia ed il dolore.

Non abbiamo idea di noi due, e non sappiamo camminare e respirare.

Quando ci allontanammo, le sue guance avevano finalmente ripreso colore ed i suoi occhi tutta la forza che  li caratterizza tutt’ora.
«Mione, io ti…»
Mi posò un dito sulle labbra, questa volta con dolcezza.
«Lo so, anch’io.»
La mia espressione dovette essere davvero buffa, perché lei finalmente sorrise.
Adoravo la mia goffaggine quando mi permetteva di farla ridere, di farla stare bene.
Ricambiai il sorriso, prendendole la mano, e lei riprese a parlare.
«Non possiamo andare avanti così. Stiamo dimenticando come si fa ad essere felici, stiamo perdendo sia l’Amicizia che l’Amore.»

E non sappiamo più volare, con le ali così stanche, la tua testa tra le gambe.

Ascoltati come incantato le sue parole, meravigliati di quanto rispecchiassero perfettamente i miei pensieri.
«Per Harry…», provai a dire io, ma lei mi interruppe ancora.
«Harry è solo una scusa. Non siamo pronti, Ronald, altrimenti Harry non sarebbe stato un problema. Anche io mi sentirei in colpa nei suoi confronti. Oh, non fare quella faccia, Ron, credi che non vedessi ogni tua minima esitazione ed insicurezza?», esclamò con la sua solita aria da so-tutto-io, quando le rivolsi un ennesimo sguardo meravigliato e confuso.
Sorrise, e poi riprese a parlare. «Se il nostro amore fosse stato maturo, se noi fossimo stati pronti, Harry non sarebbe stato un problema. Gliene avremmo parlato, e lui avrebbe capito. Ma noi non siamo pronti per amarci, come non lo siamo per perderci.»
Rabbrividii al solo sentir pronunciare quella parola. Lei mi prese il volto tra le mani, alzandosi sulle punte per raggiungere i miei occhi. «Io non voglio perderti.», le sussurrai.
«Non mi perderai. Sarò sempre accanto a te, in un modo o nell’altro.»
Mi baciò la guancia, per poi sedersi sul letto.
«Quando saremo pronti a giocarci tutto per stare insieme, allora potremo farlo. Per ora, resteremo solo i due aiutanti del Magico Trio. E’ troppo presto per l’amore.»
Uscii dalla mia stanza con il suo sorriso nel cuore e le sue parole nella testa.
Non eravamo pronti, è vero.
Ma l’amavo, diamine se l’amavo.
Ed anche lei m’amava, lo lessi quella sera nei suoi occhi.
Scoprire quello stesso amore nei suoi occhi quando parlava di Malfoy mi ferì profondamente, ma allo stesso tempo mi rese felice.
E’ pronta, pensai. E’ pronta per essere felice.
Mentre la parte di me innamorata di lei si spezzava, il me stesso che le era stato accanto in tutti quegli anni gioiva: ritrovare la determinazione nei suoi occhi, quella passione che poche cose riuscivano ad accendere, era ciò che di più bello le si potesse augurare.
M’amò, l’amai.
Ma ora lei ama un altro, ed io continuerò a starle accanto, sperando, un giorno, di ottenere un’altra possibilità.

Sembra facile, ma intanto è così!

Ancora perso nei miei pensieri, sbatto contro qualcuno. «Ops, scusam…»
Le parole mi muoiono tra le labbra quando, ancora massaggiandomi il braccio sinistro, scorgo una chioma bionda seduta sul pavimento.
«Ehi, Stupido Serpeverde, guarda dove vai!»
Malfoy alza lo sguardo su di me, mostrando un perfetto ghigno da stronzo.
Dopo aver pensato ad Hermione per metà della mia giornata, Malfoy non può certo ritenersi fortunato per avermi incontrato. Potrei ucciderlo con le mie mani, se solo non avessi la certezza che dopo Hermione ucciderebbe me.
«Sempre il solito imbranato, Weasley.»
Almeno ora sa pronunciare il mio cognome, pensai, prima di sbuffare sonoramente.
«Guarda che l’idiota seduto di culo per terra sei tu, mica io.», rispondo, senza nemmeno fare finta di tendergli la mano.
«Ah ah, che simpatico.», replica lui, alzandosi. «Ma non vantarti, sei sempre il solito straccione.»
Senza riuscire più a trattenermi, mi fiondo su di lui, strattonandolo per il colletto della camicia con tutte le mie forze.
Sei capitato decisamente nel momento sbagliato, Malfoy.
Un Weasley in preda al rimorso ed al rimpianto non si augura a nessuno.

***

«Hai visto Draco?», sussurro ad Hermione, sedendomi accanto a lei in biblioteca.
Scuote la testa, per poi alzare lo sguardo su di me. I suoi occhi sono arrossati, ma allo stesso tempo pieni di forza e determinazione. Caratteristiche che ho imparato ad associare automaticamente alla giovane Grifondoro sin dal primo anno ad Hogwarts, quando ancora non sapevo che non avrei potuto parlarle, né che avrebbe odiato e poi amato il mio migliore amico.
«E tu, Blaise?»
Automaticamente il mio pensiero va a questa mattina. O meglio, a questa notte.
Erano le 5 quanto ho aperto gli occhi, e lo stupore di trovare anche Nott completamente sveglio mi spaventò.
Parlammo piano, per non svegliare Paciock ed un paio di Corvonero che dormono nella nostra stessa stanza.
«Non è ancora tornato.», sussurrai meccanicamente, senza bisogno di formulare una domanda.
Nott scosse la testa, dando conferma ai miei timori.
«Dovremmo andare?», chiese poi.
Questa volta fui io a negare. «Se non è successo niente, potremmo destare dei sospetti. Se invece è successo qualcosa, non saremmo comunque di nessun aiuto.»
«Dobbiamo avvisare Hermione?». Sorrisi, sentendo il particolare suono che assumeva quel nome pronunciato dalle labbra di noi Serpeverde.
«Aspettiamo fino a questa sera. Se non torna, andrò a parlare io stesso con lei.», risposi.
Nott annuì, fingendo una calma che nessuno di noi possedeva. Restammo svegli fino all’ora della colazione. Da quel momento in poi, ho perso di vista anche lui.
«Blaise? Blaise»
Sentendo la voce di Hermione, scuoto la testa per allontanare ogni mio pensiero.
«Scusa, Hermione. No, non l’ho visto nemmeno io.», le rispondo, accennando un mezzo sorriso per non far trapelare la mia preoccupazione.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene. Draco sa quello che fa.», mi sussurra, poggiandomi la mano sulla spalla.
Una risata sgorga spontanea dalle mie labbra. «Perché ridi?», mi chiede lei, alzando un sopracciglio in segno di disappunto.
Scuoto la testa e mi alzo.
Non posso certo dirle che ero andato lì per consolarla.
Non posso certo dirle che invece è stata lei a rincuorare me.
Non posso certo dirle che è la prima volta che qualcuno cerca di consolarmi.
«Ci si vede, Granger. Ti faccio sapere se ho delle notizie.»
Non posso dirlo, e non posso - non devo! - ammetterlo nemmeno a me stesso.

***

Mentre Blaise sta per uscire, Ginny entra frettolosamente in biblioteca.
Vedendola così scossa, io e Zabini ci scambiamo uno sguardo preoccupato. «Che succede, Ginny?»
Prende fiato per un momento che mi sembra infinito. «Draco e Ron.. Ho sentito che nell’Ala Est ci sono Draco e Ron.»
«E qual è il problema?», dice Zabini, riflettendo perfettamente i miei pensieri.
«Il problema è che sono soli, diamine!», urla Ginny, per poi tornare a respirare lentamente per riprendersi dalla corsa.
«Oh cazzo.»
Ancora una volta Blaise da voce ai miei pensieri, in maniera meno delicata ma più efficace di quanto avrei fatto io.
Senza nemmeno parlare, iniziamo a correre.
Non possiamo certo permettere che l’Ala Est crolli per colpa di quei due idioti, diamine!

***

«Da quando sei diventato così debole, stupido Serpeverde?», sibila Weasley, continuando a trattenermi per il colletto.
«Non ho voglia di fare storie con te, Ciufforosso.», rispondo, cercando di prendere fiato.
«Che c’è, hai paura che Hermione ti sgridi? Stupido vigliacco! Io non sono Hermione, non ti aspettare che cambi il mio comportamento nei tuoi confronti.», grugnisce lui, e per un attimo mi fa quasi paura.
Quasi.
«E tu non aspettarti che non ti romperò il naso solo perché sei il migliore amico della mia ragazza, idiota!»
Capisco di aver toccato un tasto dolente, e da degno Serpeverde quale solo rigiro ben bene il coltello nella ferita. «Ops, ma forse avresti preferito essere tu al mio posto. O sbaglio, straccione? »
Mi rendo conto di aver fatto incazzare il pargolo Weasley solo quando mi sbatte violentemente contro il muro; tento di liberarmi dalla stretta, ma il dolore provocato dalla maledizione Cruciatus continua a rendermi difficile ogni movimento.
«Te lo chiedo un’altra volta, razza di idiota. Da quando sei così debole?»
Alzo il mento, per non dargli alcuna soddisfazione.
Per un attimo l’idea di sbattergli in faccia il mio dolore mi attrae, ma la allontano subito con disgusto.
La pietà di un misero Weasley è l’ultima cosa che voglio.
Cazzo, ho ancora un minimo d’orgoglio!
Eppure il tonto che ho davanti sembra capire per la prima volta qualcosa nella sua vita.
«Sei stato a Malfoy Manor questa notte?»
Annuisco, troppo meravigliato per dire altro.
Mi lascia cedere quasi con grazia, smettendo di spingermi con forza contro la pietra fredda del castello.
«Capisco. Al paparino non devono essere piaciute le notizie che gli hai portato.»
Evito la sua domanda indiretta. Non gli dirò cos’è successo, non ammetterò la mia debolezza, non svelerò il mio dolore. «Hermione non deve sapere nulla.», sibilo invece.
«Perché?», mi chiede.
Una sola parola che mi confonde.
«Perché voglio difenderla.»
E’ una risposta così ovvia, ma non posso aspettarmi che un Weasley capisca.
Una risata roca mi raggiunge, ed alzo lentamente lo sguardo su di lui. «Sei ancora convinto che quella che ha bisogno di protezione sia Hermione? E’ stato uno dei miei errori, non ripeterlo anche tu.»
Lo vedo aspettare invano una mia risposta, per poi riprendere a parlare.
«Sei tu la damigella in pericolo. E’ Hermione che ti sta difendendo, è lei che ti ha salvato, non il contrario. Non dimenticarlo, Malfoy.»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno in pieno stomaco. Lo so, lo sapevo, l’ho sempre saputo, ma l’orgoglio di un Malfoy non permette certe ammissioni.
Eppure, davanti a quello che credevo uno dei miei nemici peggiori, annuisco. «Non lo dimentico mai.»
Annuisce, e mi da una pacca sulla spalla. Come se fossimo amici.
Puah!
«Non  lo dirò ad Hermione.», sussurra, complice.
Questo è troppo. «Da quanto mi fai dei favori, stupido pezzente? Non voglio la tua compassione.»
Le mie parole sono puro veleno, che però sembrano scorrere come acqua su Weasley, che non mostra alcun segno di risentimento.
«Lo faccio per Hermione, non per te, razza di egocentrico viziato.», risponde lui, con un lieve divertimento nella voce.
Tutto chiaro.
Per Hermione.
Tutti stiamo combattendo per lei.
Poi ripenso alle parole di Weasley, alle assenze frequenti di Hermione, al mistero celato nelle sue parole, e finalmente capisco.
E’ lei che sta combattendo per noi.

***

«Hermione sta arrivando.», dico, rivolto ai due idioti in piedi a pochi passi da me.
Si voltano contemporaneamente, cercando di distinguere i miei lineamenti nel buio.
«Theodore? Che ci fai qui? Che vuol dire che sta arrivando Hermione?», mi chiede Draco, con una nota di panico nella voce.
Non posso fare a meno di sorridere. L’idea di una Hermione arrabbiata terrorizza persino il Principe delle Serpi.
«Dovreste ricordare che anche i muri hanno le orecchie, qui ad Hogwarts, la prossima volta che vorrete urlare per i corridoi.», rispondo io, con fare ovvio.
Weasley e Draco si guardano, sbiancando.
«Non penso che qualcuno sia riuscito a decifrare i vostri grugniti, tranquilli. Si pensava ad una semplice rissa tra due nemici fidati.»
Entrambi esalano un sospiro di sollievo, ma la quiete dura pochi attimi.
«Ronald Bilius Weasley e Draco Lucius Malfoy. Si può sapere cosa diamine state combinando?»
Non appena la voce di Hermione li raggiunge, sia Draco che il Rosso si immobilizzano. Alle spalle di Hermione scorgo Blaise, impegnato come me a cercare di non ridere.
Ogni preoccupazione, ogni ansia, ogni timore scompare nell’assistere alla buffa scena che ci si presenta davanti: il Re dei Grifondoro ed il Principe delle Serpi  intimoriti e obbedienti al cospetto di una giovane donna dai capelli arruffati.
Pronto a pregustarmi lo spettacolo, rimango quasi deluso quando una liscia chioma bionda interrompe quello che poteva passare alla storia come il miglior duello avvenuto ad Hogwarts.

***

«Hermione! Ho una notizia assurda da darti.»
Luna Lunatica Lovegood sarà il mio mito per il resto della vita, lo giuro.
Pregherò per ogni evenienza, innalzerò un tempio dedicato a lei ed immolerò dei sacrifici in suo onore.
Potrei immolare Malfoy, ad esempio…
Scuoto la testa. Già è un miracolo che mi sono salvato ora, meglio non sfidare troppo la sorte: noi Weasley non siamo poi molto fortunati.
«Non ora, Luna. Devo uccidere questi due idioti.»
Le parole di Hermione fanno diventare Malfoy ancora più pallido del solito, e penso che il mio volto ora sia di un colore molto simile al rosso dei miei capelli.
«No, Hermione, è importante!», insiste Luna, ed io ricomincio ad inventare brani sacri in suo onore.
Hermione sbuffa e finalmente si volta verso la biondina alla sua destra.
«Che c’è, Luna?», esclama Hermione, sull’orlo di una crisi di nervi.
«Neville è stato scelto come prefetto dei Grifondoro.», annuncia Luna.
Hermione alza un  sopracciglio, come tutti noi.
«E qual è il problema?», dice a sua volta la mia compagna di Casa.
«Può esserci solo un Prefetto per Casa.», continua la biondina.
Un solo prefetto per casa..  Oh cazzo. Per le mutande di Merlino!
Mi volto piano verso gli altri presenti, e noto con terrore che persino Nott e Zabini, che fino a poco prima sghignazzavano beatamente, ora sono due maschere di orrore.
Poso di nuovo il mio sguardo su Luna, che finalmente completa la frase.
«Tu non sei tra i Prefetti, Hermione.»
Le sue parole riempiono completamente il silenzio della stanza.
Attendiamo pazientemente l’urlo di dolore di Hermione, la sua disperazione, la sua corsa inarrestabile verso l’ufficio della McGranitt per chiedere spiegazione.
Restiamo immobili aspettando il peggio, ma quando il peggio finalmente arriva siamo letteralmente paralizzati dal terrore.
Hermione, con noncuranza, solleva le spalle.
Con indifferenza si porta i capelli ribelli dietro le orecchie.
Senza alcun cenno di sofferenza pronuncia le due parole che mai nessuno si sarebbe aspettato.
«Lo so.»
Ricapitoliamo.
Neville è tra i Prefetti.
Hermione no.
Ad Hermione non frega assolutamente nulla di non essere stata scelta.
Qui c’è decisamente qualcosa che non va.
C’è solo una spiegazione a tutto questo…
«Oh cazzo, la fine del mondo è vicina!», esclama Draco accanto a me.
Per la prima volta nella mia vita, sono d’accordo con lui.
Oh si, la fine del mondo è davvero in arrivo, penso, disgustato dall’aver condiviso un pensiero con questa viscida Serpe.


NOTE:
Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Ancora non ci credo! Ecco qui il nuovo capitolo, chiedo di nuovo immensamente scusa per il ritardo!
Allora, non vi faccio aspettare oltre e passo subito al capitolo.
La frase “M’amò, l’amai” è tratta da Cavalleria Rusticana. Ammetto di non aver mai letto quest’opera, ma la frase mi aveva colpito molto :D
La canzone è “La Distrazione” dei Negramaro :D

Passo subito a ringraziare tutti coloro che seguono la storia!
In particolare
ericuz (che ha recensito giusto in tempo per essere inserita :P)
mya95
zuzallove
nausikaa87
Sephora
deathnote92
barbarak
che hanno recensito lo scorso capitolo :D

Consiglio del giorno!
Oggi vi consiglio una bella Dramione appena sfornata dalla mia carissima Sephora :D
 Full moon è ambientata nel VII libro, precisamente nel momento in cui Ron va via, lasciando Hermione ed Harry da soli.
E se Hermione si sacrificasse per Harry?
Se lui scappasse e lei restasse invece nelle grinfie di una Bellatrix pronta ad ucciderla in nome del Signore Oscuro?
Qualcuno salverebbe la coraggiosa ragazza, oppure lei morirebbe invano, in nome di una guerra inutile fondata sull’odio e sul pregiudizio?
Avvincente già dal primo capitolo, è una storia veloce e scorrevole, in cui i sentimenti dei personaggi sono difficili da comprendere. Le azioni parlano per loro, ma è davvero complicato cercare di indovinare come proseguiranno le vicende. Una storia che merita davvero di essere letta : )


Ora corro a pubblicare, non oso farvi aspettare oltre xD

Baci,
SweetTaiga : )
   
 
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