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Autore: Rota    09/02/2011    2 recensioni
Raccolta Oneshot sul pair RusAme, partecipante ai diversi gironi del contest di wolvie91 "Narrami oh musa... le nove arti".
**Capitolo uno: Musa Melpomene; "Die, die, die my darling"
**Capitolo due: Musa Talia, "Bailamos"
**Capitolo tre: Musa Euterpe, "Walk away" [Prima classificatasi al terzo girone (L)]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Russia/Ivan Braginski
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTHS Bailamos -Autore: Rota
-Titolo: All the things he said – Bailamos
-Fandom: Axis Powers Hetalia
-Personaggi/Pair: Russia/Ivan Braginski, America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland; RusAme.
-Prompt: 076. Chi?
-Numero Musa: numero due, Talia
-Genere: Commedia, Generale
-Rating: Giallo
-Avvertimenti: One shot,  AU, Shonen ai
-Conteggio parole:  2810
-Commento: Il titolo della raccolta che inizio è la ripresa del singolo delle T.A.T.U. “All the things she said”, mentre il titolo di questo secondo capitolo della mia raccolta è la ripresa di un singolo d’Erique Iglesias, ripreso però pari pari. Inoltre, il prompt che ho inserito nello specchietto fa riferimento alla community di LJ fanfic100_ita a cui questa fan fiction partecipa ed è iscritta, non altro (L)
Come dire? Non fa ridere, proprio per nulla. È una commedia leggera – penso… spero ç.ç – una piccola cosa senza pretese. Diciamo che mi piace vedere Arthur in situazioni poco consone, ecco tutto XD E niente, so che sarà macello questo turno, perché fa veramente schifo ç.ç


Classificatasi seconda alla Seconda musa del contest "Narrami oh musa le nove arti", girone di Talia (L)




*All the things he said*
*Bailamos*




Ivan aveva allungato la propria mano verso la bocca dell’uomo, tendendo le dita verso le sue labbra e posando tra queste il bordo del piccolo e sottile bicchiere di fine vetro, inclinandolo abbastanza perché il liquido chiaro scivolasse attraverso; l’altro fece lo stesso a sua volta, certamente con molta meno grazia e attenzione, ma Ivan comprese che fosse già un miracolo che Alfred avesse indovinato la bocca senza mandare il calice direttamente nel suo occhio.
Così, a parte uno scrosciare di applausi, i due novelli sposi si beccarono anche numerosi flash di fotocamera e quant’altro e una serie di sospiri più o meno compiaciuti da parte di tutti i presenti, specialmente dalle signore. Certe prassi occidentali Ivan proprio non le capiva – e neanche desiderava farlo, sinceramente, volendosi escludere a priori dai meandri oscuri di tale fede.
Ciò che in quel momento gli interessava sopra ogni cosa era il sorriso sincero e grandissimo che si era allargato sul viso di suo marito, salvo poi vederlo sparire velocemente quando questi prese a tossicchiare perché lo champagne gli era andato di traverso.
Lo lasciò calmare, poggiando con tutta la delicatezza di cui era capace una mano sulla sua schiena e colpendola con leggeri tocchi ripetutamente. Alla fine, vide Alfred ritornare integro e con la stessa carica di prima ben ritto sulla sedia e, senza dare non più di un’occhiata in giro perché tutti fossero ancora al loro posto, riprese ad abbuffarsi come se nulla fosse successo. Ivan sorrise, totalmente vinto, e fece altrettanto, seguito a ruota da tutti gli invitati.

-Chi è quell’uomo?-
Ivan era sempre diretto nelle sue domande, ma aver sorpreso Alfred mentre stava trangugiando l’ennesimo boccone di carne salata e averlo fermato nel suo intento era una cosa che solo lui poteva vantare.
Jones lo guardò un poco spaesato, guardando poi i tavoli che erano disposti davanti al loro, cercando il sospettato di tale domanda.
-Chi?-
Ivan indicò un punto ben preciso della stanza con la propria forchetta, continuando a sorridere imperterrito.
-Quello che sta tentando in maniera molto maldestra di non farsi notare…-
Alfred ci impiegò un attimo a comprendere a chi l’altro si riferisse – mangiare, pensare, respirare e guardare assieme era davvero difficile, in verità – ma poi i suoi occhi riuscirono a inquadrare il diretto interessato.
Il suo sorriso divenne alquanto scettico e dubbioso. Fece un verso strano, tanto che Braginski si voltò verso di lui per guardarlo preoccupato. Lui non l’aveva riconosciuto.
-È da stamattina che ci insegue. Durante la cerimonia si è nascosto dietro ad una colonna, mentre durante il tragitto per venire al ristorante si è distaccato tanto dal resto di noi da arrivare con almeno dieci minuti di ritardo…-
Ivan, per quanto accomodante, non era un uomo stupido, specialmente quando davanti a lui si impuntavano uomini decisamente goffi e privi di ogni grazia. Non era stato tanto difficile riconoscere quell’orrendo smoking verdognolo e con un paio di evidenti e plateali occhiali da sole in mezzo a tutto il resto, così sfarzoso ed elegante.
Il punto era che non aveva riconosciuto il proprietario.
Alfred, dopo qualche minuto d’attesa in cui aveva aguzzato lo sguardo dietro gli occhiali spessi, era tornato a sorridergli e con un piccolo bacio sulla guancia lo aveva rassicurato.
-Lascialo a me, dopo vado a parlargli!-

L’uomo, composto e assolutamente rigido sulla sedia del tavolo, circondato da perfetti sconosciuti – fortunatamente, almeno per la sua immagine – stava portando con lentezza il boccone di dolce alla bocca, guardandosi con circospezione attorno.
Il suo compito era finito e lui avrebbe potuto tagliare la corda nel giro di qualche minuto. Era riuscito a rilassarsi un poco, assolutamente convinto di non aver dato nell’occhio, ignorando volutamente o meno gli sguardi appena allucinati che qualche invitato gli aveva rivolto quando gli era passato accanto; la tecnica inglese del farsi gli affari propri, fregandosene altamente della gente che sta attorno, era sempre un’arma vincente.
Senonché non gli risparmiò, proprio per niente, un sobbalzo in piena regola quando una mano straniera gli si appoggiò sulla spalla.
-Salve!-
Il signore si voltò, ancora troppo sorpreso per essere contrariato. Quando però si ritrovò davanti la faccia sorridente del fratello minore, Alfred, si rabbuiò non poco. Voltò la testa altrove, assolutamente scontroso nei suoi confronti. Tentò inoltre di scimmiottare una voce non propria, rendendola più grave e quasi ferina, giusto perché non doveva farsi riconoscere.
-Non c’è bisogno di spaventare la gente a questo modo, quando la si incontra per la prima volta!-
L’altro, senza neanche ascoltarlo, si sedette accanto a lui su una sedia libera e gli rivolse la più innocente delle domande.
-Non ti ho mai visto. Chi sei? Sei un parente di Ivan?-
Arthur Kirkland, sotto i suoi baffi finti e quel tentativo mal riuscito di truccarsi, grugnì, focalizzandosi sulla torta nel proprio piatto, cominciando a sminuzzarla in pezzi piccolissimi con la forchetta.
-Sono il cugino di secondo grado da parte materna… Yuri!-
Aveva preparato quella parentela il giorno prima, annotandosi mentalmente con una certa cura ogni possibile risposta a ogni possibile domanda. Aveva persino sorriso, tutto soddisfatto del proprio lavoro.
In effetti, Alfred pareva credergli – più che altro non era solito fare tante domande, e questo era proprio uno dei punti su cui Arthur aveva contato maggiormente.
-Sei venuto in America per partecipare al nostro matrimonio?-
L’uomo lo guardo in faccia, abbastanza sconvolto dall’ovvietà di quella domanda. Per questo non rispose, dandogli mentalmente del deficiente.
Ma sul volto di Alfred si dipinse l’ennesima espressione idiota – piena di entusiasmo, piena di vitalità e allegria, piena di felicità sincera.
-Sono contento che tu sia qui, cugino Yuri!-
Lo abbracciò, tanto stretto da fargli quasi mancare il fiato, tanto che dovette interrompere quel momento d’idillio e dagli qualche colpetto sulla spalla per chiedergli di lasciarlo andare.
Alla fine, Alfred sorrideva nuovamente.
-Tieniti pronto! Ora si comincia a ballare!-

Ad Arthur non era mai piaciuto Ivan: l’aveva sempre trovato un bestione gigantesco, con un’insana e alquanto disdicevole passione per l’alcool, con un livello scolastico tanto basso da far impallidire chiunque.
Quando Alfred lo aveva portato a casa loro la prima volta, dopo un primo momento di panico, aveva subito espresso la sua opinione.
-Quell’armadio ambulante non rientrerà a casa mia!-
Ed era stato di parola, Braginski non era più riuscito a varcare quella porta quando dentro si trovava anche lui – e questo non significava certo che per il resto delle volte non lo facesse.
Ad Arthur non era mai piaciuto Ivan, men che mai quando, dopo più di due anni di relazione clandestina, Alfred gli aveva annunciato che si sarebbe trasferito altrove, assieme al suo compagno.
America, aveva detto. Là, dove gli omosessuali possono persino ambire a sposarsi. Arthur aveva inscenato una vera e propria crisi, dopo avergli urlato in faccia per quasi venti minuti si era rifiutato di rivolgergli la parola per mesi, tanto che quando Alfred era partito lui non era andato a salutarlo.
Ad Arthur non era mai piaciuto Ivan, infatti aveva strappato con rabbia l’invito al loro matrimonio non meno di due mesi prima, assieme alla busta bianca con tutti quei maledetti fronzoli e assurde greche colorate – c’era una mano femminile, dietro questo, Alfred aveva accennato a un paio di sorelle non esattamente a posto, in casa Braginski. Non aveva mai risposto alle sue telefonate, non aveva mai scritto niente al fratello.
Ad Arthur non era mai piaciuto Ivan, eppure, quando l’uomo aveva preso per mano il fratello e l’aveva condotto con una grazia che non pensava gli potesse essere propria alla pista e aveva condotto, lento, il primo ballo, una leggera stretta gli aveva preso il cuore.
Molto, molto leggera, tanto che poteva essere accantonata con facilità.
Non smettevano di sorridersi, quei due cretini, girando su sé stessi come pagliacci goffi e impacciati, sbagliando persino ritmo e inciampando di tanto in tanto – anche se la colpa di ciò era tutta dovuta ad Alfred e alla sua decisione di condurre l’altro non essendone minimamente capace.
Andarono anche a scontrarsi contro una coppia di invitati nella foga assolutamente fuori luogo, ma alla fine il tutto fu risolto con una risata sonora e niente più.
Arthur incrociò le braccia al petto, ricordandosi di dover essere disgustato da tutto quello.
Ancora qualche minuto e se ne sarebbe andato, sicuramente. Senza salutare Alfred, sicuramente. Senza salutare Ivan, ancora più sicuramente. Magari prendendo per sé un pezzetto di quel dolce meraviglioso che gli era capitato prima tra le mani e che non aveva gustato bene per colpa di Alfred…
Si riscosse quando la musica del primo ballo finì e cominciò il secondo brano. Questa volta Ivan riuscì a trattenere l’impeto del marito, mettendogli salda una mano sul fianco e conducendolo al proprio ritmo. In qualche modo riuscirono a sembrare meno idioti di prima.
Vide il russo inclinarsi verso il fratello e baciargli le labbra, in un contatto fugace e leggero.
Lo vide poi sorridere incuriosito nella sua direzione, volteggiando appena e riprendendo ciò che stava facendo come se nulla fosse. In quel momento decise di andare via, proprio mentre la musica della terza canzone stava cominciando, allegra.
Ma non aveva fatto che qualche passo tra la folla che si sentì arpionare da una mano e trascinare indietro, esattamente sulla pista.
-Cugino Yuri, balliamo assieme!-

Era stato a dir poco imbarazzante, tutto quello – Ivan gli aveva lanciato sguardi incuriositi tutto il tempo senza però aggiungere una sola parola, per poi passare a quel sorriso inquietante che proprio non lo rassicurava per nulla.
In più, non era stato capace di contenere suo fratello come invece aveva fatto Braginski, per cui fu costretto a svolazzare come uno straccio di qui e di là trascinato a forza dall’irruenza di Alfred, che ghignava e rideva come un pazzo, evidentemente molto divertito dalla cosa.
Aveva ringraziato Dio e qualche altra divinità che tutto quello fosse finito in fretta, nel giro di qualche minuto, così si era potuto ancorare alla propria sedia e riprendere fiato.
-È stato divertente, no?-
Fulminò suo fratello con uno sguardo a dir poco truce, senza la minima remora.
Sbuffando, incrociò le braccia al petto ma evitò accuratamente di commentare: era sicuro che nel caso gli fosse scappato un commento acido tutto il suo travestimento sarebbe caduto miseramente – e in effetti era una paura più che fondata.
Jones sorrise con semplicità, notando la figura di Ivan stretta in un abbraccio a dir poco possessivo con una delle sue sorelle, dondolandosi appena sopra la sedia, non riuscendo proprio a rinunciare alla felicità.
-Io e Ivan siamo felici di averti qui con noi, cugino Yuri!-
Arthur non si sentì in colpa, a quel punto: uno come lui difficilmente avrebbe ammesso i propri sbagli, anche di fronte all’evidenza. Non si sentì neanche male o triste, di fronte a quell’allegria così condivisa e palese.
Semplicemente, accantonò per qualche istante il proprio puntiglio e si lasciò semplicemente invadere da tutto quello.
Sorrise, abbassando lo sguardo al pavimento.
-Anche io sono felice…-
La domanda di Alfred gli arrivò quasi ovattata: era troppo occupato a guardare il suo splendido sorriso.
-Ci verrai a trovare, qualche altra volta in America?-
Sussurrò piano, lasciandosi guidare dal sentimento nuovo che stava provando.
-Forse sì…-
Alfred guardò a quel punto lontano, poi tornò da lui.
-Torniamo a ballare, Yuri!-
Con grandissimo sforzo, Arthur mise da parte per la seconda volta quella vocina tanto insistente quanto inopportuna che gli diceva di mandare a quel paese il fratello, di prendere e di andarsene – che lui non voleva avere niente a che fare con Alfred, ora che l’aveva tradito con quel russo gigante.
In effetti, Arthur si alzò dalla sedia, destando non poco timore nell’altro.
Ma allungò una mano nella sua direzione, scordandosi però il solito sorriso di convenienza.
-Questa volta conduco io!-
Alfred gli saltò addosso dalla felicità, e fu proprio in quel momento che il fattaccio avvenne.
Caddero solo gli occhiali e i baffi finti, la musica non si fermò neanche in tutto quello, ma Alfred ci impiegò lo stesso qualche minuto per riprendersi dallo shock di tale rivelazione.
Dopodichè urlò, facendo girare tutta la sala nella loro direzione.

-Ero solo curioso di vedere come si svolgeva un matrimonio omosessuale! In Inghilterra non ce ne sono, per questo ho seguito il corteo! Se avessi saputo chi erano gli sposi, sicuramente sarei scappato a gambe levate!-
Ivan lo guardava decisamente incuriosito – lui, quel dannato fratello che sempre l’aveva rifiutato, l’aveva visto sì e no una volta, e non era esattamente il tipo da ricordare le cose sgradevoli.
Eppure non poteva trattenersi dal sorridere in maniera divertita mentre questi gesticolava come un forsennato di fronte al suo sposo, nel tentativo vano e decisamente goffo di giustificare la sua presenza in quel luogo.
Come se fosse servito seriamente a qualcosa.
-Vederti in smoking è qualcosa di così stravagante e unico che andava assolutamente registrato in qualche modo! Senza contare che sei riuscito a restare muto per più di due secondi senza avere la bocca piena di cibo! È un record per te!-
Niente, non riusciva a togliere quel dannato sorriso ebete dalla faccia dei due.
Ci riprovò, decisamente disperato.
-Un gruppo di texani folli mi ha avvicinato al club di tennis che frequento e mi ha rapito dopo avermi fatto ubriacare, dopodichè mi ha portato qui per chiedere un riscatto e…-
Alfred lo aveva abbracciato all’improvviso e non l’aveva più mollato, troppo entusiasta, dandogli un valido motivo per cambiare argomento da quelle stupide e patetiche scuse.
Attorno a loro, la festa era ripresa come se nulla fosse accaduto, tornando all’allegria e alla felicità dovuta all’occasione. Fortunatamente, nessuno aveva fatto eccessivo caso alla questione.
-Alfred, lasciami immediatamente!-
Ivan cercò di intromettersi in tutto quello, poggiando delicato ma grave una mano sulla spalla dell’altro, attirando così l’attenzione su di sé.
-Alfred, forse è meglio se lo lasci andare…-
Il marito guardò prima lui e poi il fratello tra le sue braccia, cominciando a diventare un poco lagnoso – come un bambino, esattamente.
-Ma è da tanto tempo che non lo vedo!-
Braginski gli fece un sorriso tenero, accarezzandogli il viso con quella stessa mano che prima era sulla sua spalla, cercando di convincerlo della bontà delle sue azioni.
-Sì, ma lui non sembra gradire il tuo contatto…-
A quel punto Arthur, vedendo un insolito alleato nella figura del russo, prese a scalciare di nuovo con forza, ribadendo il concetto a modo suo e con voce stridula.
-Ovvio che no!-
E subito Ivan gli diede man forte.
-Ecco, vedi?-
Alfred non ascoltò nessuno dei due, eppure tese le orecchie e alla fine guardò il fratello maggiore con aria vittoriosa e che non ammette repliche.
Aveva la stessa espressione di un cane festante.
-Arthur, stanno cominciando un altro ballo! Vuoi ballare con me?-
Kirkland non ci impiegò neanche due secondi a rispondergli, assolutamente schifato da quella prospettiva, come se tutto quello che era stato prima se ne fosse volatilizzato in un nanosecondo, o fossero passati mesi e mesi.
-Manco per idea! Ci mancherebbe altro!-
A quel punto Ivan, prendendo ancora la palla al balzo, si fece vicino al marito e gli disse piano, tentando di essere il più seducente possibile – con qualche difficoltà, dato la vocetta acuta che gli uscì come al solito dalla gola.
-Alfred, ballo io con te!-
Diretto, Arthur lo trascinò lontano, tirandolo di peso via da Ivan e dalla sua lingua biforcuta, coerente come solamente un inglese del suo taglio poteva essere.
-Alfred, ho cambiato idea! Ballo io con te!-
E lo vide sorridere, quel dannato russo, mentre si allontanava tenendo per mano il fratello felice, mentre nella sua testa sorgevano mille e più dubbi sulla reale intenzione di quel diavolo sotto fattezze umane.

-Sei felice che tuo fratello sia venuto?-
La festa non era finita, semplicemente Ivan e Alfred stavano ancora ballando – e Arthur era sparito prima che il dovere di salutare tutti i presenti, compresi entrambi gli sposi, gli toccasse.
Alfred sorrise, volteggiando con più foga.
-Davvero sì!-
La musica stava finendo, gli invitati ormai faticavano a reggersi in piedi e a continuare a muoversi. Ogni cosa andava placidamente incontro alla sua fine, e anche se quel giorno sanciva l’inizio di un nuovo periodo della loro vita, era anche giusto che i due sposi potessero chiudere gli occhi anche quella notte.
Ivan sorrise, facendo una considerazione ad alta voce.
-La prossima volta facciamo direttamente una festa in maschera, così evitiamo tutto questo e tuo fratello verrà comunque da noi…-
Alfred sorrise, pieno di entusiasmo, facendo un vigoroso – e davvero inopportuno – cenno con la testa, troppo concentrato a testimoniare il suo assenso.
-Giusto!-
Si sorrisero, poi Ivan riprese, maligno.
-Oppure gli diciamo che abbiamo un figlio!-
Alfred sogghignò, poi però assunse un’aria decisamente preoccupata: aveva focalizzato la scena nella propria mente.
-Lo vuoi morto, per caso?-
Ivan non rispose, preferendo baciarlo sulle labbra e sedare così la discussione.

Così, il tempo dei balli si concluse, lieto.
   
 
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