CAPITOLO NOVE: DELIRI DELL’AUTORE
Ragazzi, sono disperato.
Sono tre notti che dormo pochissimo, mangio il minimo
indispensabile e non esco dalla camera neanche per andare al bagno. Inutile
dire che il mio vaso da notte è stracolmo.
Il motivo della mia depressione?
Nonsocomefarfinirelastoria.
E non fatemelo ripetere un’altra volta, avete capito
benissimo quello che ho detto.
Siamo arrivati alla peste. Ma che razza di fine è, la
peste?! Poi guariscono e siamo ancora da capo. E’ un vicolo cieco. Non c’è
soluzione a questo dilemma.
Non
posso far morire Lucia, né Renzo.
Non
posso togliere Lucia dalla mente di don Rodrigo.
Non
posso far diventare coraggioso quel coniglio di Abbondio.
Non
posso far celebrare il matrimonio ad altri, sennò avrei dovuto farlo prima.
Non
posso lasciarli scapoli a vita.
E sapete qual è la cosa peggiore? Io ODIO le negazioni.
Ragazzi miei, questo è un consiglio dato con quel
briciolo di cuore che mi rimane:
non mettetevi mai a scrivere un romanzo.
Lo so che può sembrare una bella attività, redditizia,
soddisfacente, ben vista, ma in realtà, il mestiere dello scrittore è il
peggiore di tutti.
Ci vuole una forza di volontà immensa per alzarsi presto
alla mattina e mettersi a scrivere, non alzare gli occhi dal foglio quando c’è
il vostro spettacolo preferito giù al paese, resistere alla tentazione di
tirare un libro in testa a vostra madre che vuole spoilers, mangiare un pasto veloce a pranzo e rimettersi di nuovo a
scrivere, sudare dieci camicie+1 per pensare a sinonimi, contrari, coniugazioni
di verbi e discorsi indiretti, diretti, diretti liberi, indiretti liberi,
monologhi, soliloqui, e chi ne ha più ne metta, fare la merenda al pomeriggio
mentre pensi a come continuare la storia, imprecare a più non posso quando
macchi d’inchiostro il foglio di carta quando ti manca solo una riga, tentare
di non sbadigliare troppo sonoramente sennò poi i tuoi parenti impiccioni si
preoccupano, cenare con un panino al formaggio e un bicchiere di acqua e
ricominciare a scrivere fino a che, spossato, non ti addormenti sopra il foglio
su cui stavi scrivendo.
E sogni di scrivere.
Ho reso bene l’idea? Avete capito quanto io sia
perennemente, instancabilmente, inesorabilmente, infinitamente stressato?!
Aspettate che rileggo cosa ho scritto.
Uhm. Dovevo raccontarvi come costruire un perfetto
finale, ma ne è venuto fuori un capitolo pieno di lamentele.
Scommetto che ora vi piange il cuore a sapere le pene che
sopporto ogni giorno, eh?
Bene.
Sto pensando se pubblicare o meno questo capitolo.
Mmm..
Oh, geniale!
La gente legge queste pagine, pensa che per nulla al
mondo si metterà a fare lo scrittore, si dedicherà a lavori più o meno umili e
io rimango l’unico scrittore in tutta la terra!
E questo cosa vuol dire? Soldi, soldi, soldi.
Bene, lo pubblico.
Deciso questo, vi lascio, o pezzenti!
Addio!