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Autore: Luli87    13/02/2011    8 recensioni
Dopo "Un'operazione sotto copertura", ecco un nuovo caso per Beckett e Castle. Spero di non deludere nessun lettore/lettrice, anche questa volta mi baserò molto sullo stile del telefilm: poco miele, il giusto. Un assassino, omicidi e suspance. Buona lettura!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. CRISI DI PANICO

Lanie si rivolse a Kate: “Hai chiamato Castle?”
La detective la guardò sorpresa: “Veramente lui ha chiamato me, ma come fai a…?” L’amica la interruppe,  indicandole un punto di fronte a loro.
Lo scrittore era vicino alla pista di pattinaggio, le stava raggiungendo a passi sostenuti. Kate lo vide e fece velocemente un cenno a Lanie perché coprisse il piccolo corpo.
Non appena l’uomo  si accorse che lo fissavano, alzò la mano in segno di saluto. Prima che le raggiungesse, Lanie coprì la bambina con un telo verde.
“Ehi, tornare al lavoro ha i suoi buoni motivi! Allora, chi è la vittima? Uno sportivo? Un campione olimpionico? O un giudice di gara? Magari lo conosco.”
Lanie abbassò lo sguardo e si allontanò dai due: raggiunse il capitano, intento a parlare con due tecnici della scientifica. Castle la seguì con lo sguardo, pensieroso. Poi si rivolse a Kate. Voleva dirle che era bello essere tornato sul campo insieme, che era bello rivederla all’opera, ma capì dai suoi occhi che non era il momento giusto, e cancellò il sorriso dalla propria faccia.
“Castle, metti da parte l’ironia, non è adatta a questo caso.”
Rick chinò la testa, come un bambino appena rimproverato dalla mamma per una marachella. Poi, indicando il telo, disse:  “Beckett, ma non è un po’ piccolo per essere un cadavere? Non dirmi che è quello che penso.”
Kate si strinse le mani.
“La vittima ha solo 5 anni.”
“Oh.” Sussurrò Castle, triste. La fissò negli occhi, e per pochi secondi i loro sguardi si incrociarono, silenziosi. 
Poi girò la testa verso quel piccolo corpo, ancora coperto, e aggiunse: “È il mio primo caso. Voglio dire… Il primo, di un bambino.”
“Lo so, per questo l’ho fatto coprire. Lanie non ha ancora finito qui, se non te la senti di restare, puoi andare a casa. Non sei obbligato.”
“No, emh, resto.”
“Sei sicuro?”
“Sono uno scrittore di gialli, immagino tante scene come questa. Certo non ne ho mai scritte: l’omicidio di un bambino è inammissibile, anche per uno scrittore di gialli.”
“Castle sappi che se non te la senti di restare, puoi andar via quando vuoi.”
Lanie tornò vicino al cadavere, guardò prima lo scrittore, poi Kate. La detective le fece un cenno con la testa alla collega, che scoprì appena la bambina.
“Beckett, come ti ho spiegato la causa della morte è per strangolamento, ma per le caratteristiche dell’arma del delitto dovrai aspettare l’autopsia. L’ora del decesso la collocherei tra le 23 e le 2. Non lo posso affermare con sicurezza perché il ghiaccio e il freddo hanno influenzato il…” ma si interruppe: “Castle, ti senti bene?”
Rick era immobile, pietrificato. Gli occhi fissavano quel piccolo angelo addormentato per sempre. Aprì leggermente la bocca, strinse forte i pugni. Iniziò a tremargli una mano.
Pochi secondi.
Un conato di vomito  lo costrinse ad allontanarsi da lì.
A passi veloci si diresse fuori dalla pista di pattinaggio, corse nel parco, lontano da quella macabra visione. Si appoggiò al tronco di un albero. Gli girava la testa così tanto che si trovò seduto in men che non si dica. Si prese la testa tra le mani e cercò di respirare regolarmente. Missione impossibile. Il cuore gli stava per esplodere nel petto, si sentiva mancare l’ossigeno, quasi soffocava.
“Rick?”
Kate si chinò su di lui, appoggiandogli una mano sulla spalla. L’uomo non si mosse. Allora lei si sedette accanto a lui, appoggiando la schiena contro l’albero e gli prese una mano. Gliela strinse forte.
Castle si girò. Una donna così dolce, con uno sguardo e una voce così incoraggianti. E il sorriso triste che gli stava rivolgendo? Lo scrittore riuscì a calmarsi. Chiuse gli occhi per un minuto e quando li riaprì trovò ancora Kate seduta accanto a lui, con la stessa triste espressione. Ma c’era qualcosa di rassicurante nei suoi occhi, nelle sue labbra quasi piegate in un dolce sorriso consolatorio.
“Sto bene, ho solo avuto un attimo di…” cercò di scusarsi.
“Lo so.”
I loro sguardi si incrociarono di nuovo.
Silenzio.
“Kate, cos’hai provato nelle mani di quei bastardi russi?”
Le loro mani erano ancora strette l’una all’altra. Kate le osservò.
“Rick, non è il momento di parlarne. Non adesso.”
“Ti ammiro lo sai? Sei appena uscita da un’esperienza terribile in mano a quei bastardi, con l’agente Shaw che ha messo a rischio la tua vita. Ne hai viste di brutte, tanto brutte. Nel tuo lavoro vieni a contatto con dei casi così agghiaccianti… Oggi poi, addirittura una bambina di 5 anni! E nonostante questo riesci a stare calma: come fai?”
“Rick, l’unica cosa che mi fa stare calma è pensare che io prenderò il bastardo senza cuore che ha ucciso quella piccola e gli impedirò di fare del male di nuovo. È una promessa che faccio a me stessa davanti ad ogni omicidio, davanti ad ogni vittima. Oggi più che mai, dal momento che si tratta di una bambina.”
Kate lasciò la presa dalla mano dello scrittore e si rialzò, guardando in direzione della pista di pattinaggio. Vide che il cadavere era già stato caricato sul furgone che l’avrebbe portata in obitorio, e osservò il capitano mentre guardava  nella sua direzione, curioso di sapere se andasse tutto bene. Poi, abbassò lo sguardo verso Castle e gli tese una mano: “Andiamo, ti accompagno a casa.”
“Sto bene, davvero” rispose quello, rialzandosi in piedi, aiutandosi con la mano di Kate. E aggiunse: “Ho solo bisogno di vedere Alexis, poi tornerò ad aiutarti nel caso. Inizia le lezioni più tardi oggi, faccio in tempo a vederla prima che esca di casa.”
A Kate fece teneramente sorridere l’idea di Castle che sentiva la necessità di riabbracciare la figlia. Era un uomo così ironico, a volte bambino, altre anche decisamente folle ma così altrettanto sensibile, e dolce.
Senza dire nulla, fece un cenno al capitano e risalì in auto, con il solo scopo di portare lo scrittore al suo loft, per permettergli di tranquillizzarsi.
La giornata era appena iniziata, la aspettavano momenti di fuoco.
  
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