Serie TV > Buffy
Segui la storia  |       
Autore: Asiel    13/02/2011    8 recensioni
E se Buffy avesse veramente immaginato tutto? E se la Bocca dell'inferno fosse solo una manifestazione della sua mente provata..? E se quelle persone che credeva i suoi amici, non fossero mai esistite?...
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 6

 

 

Doveva aver sentito male. Dawn non aveva detto quelle parole.

“Buffy?” la chiamò la ragazzina di fronte a lei. “Certo che una sorella più intelligente potevo trovarla!”.

No. Non se l’era immaginate.

“Ed io una sorella meno petulante e infantile, no?” rispose senza pensarci, abituata com’era ai loro battibecchi.

“Cosa? Io, infantile? Chi è che va a dormire con un pupazzo a forma di maiale?”.

“Non toccare Mr. Gordo!”.

“Se no? Che cosa fai?” la sfidò Dawn avvicinandosi a lei.

Buffy agì d’istinto. Coprì la distanza che le separava e la abbracciò stretta, scoppiando a piangere.

“Scusami! Scusami!” singhiozzava.

Dawn s’irrigidì in un primo momento, ma poi si rilassò e abbracciò di rimando sua sorella.

“Buffy. Ho capito. Lo so perché lo hai fatto. Ti perdono”.

“Ma io permesso che ti uccidesse. Che uccidesse tutti voi. Sarei dovuta morire!”.

Buffy sentì Dawn allontanarsi e quello che lesse nei suoi occhi, non le piacque neanche un po’.

“Dawn?” la chiamò con tono preoccupato.

La ragazzina non rispose. Girò lo sguardo verso la receptionist, e quando la vide impegnata a leggere una rivista di moda, fece cenno a Buffy di uscire dal portone principale.

Buffy la squadrò bene in faccia per intuire le sue intenzioni, ma appena Dawn la spinse delicatamente verso l’uscita, decise di seguire il suo istinto.

La sera era calata e un venticello leggero e fresco la percorreva. Buffy incrociò le braccia sovrappensiero, mentre Dawn camminava davanti a lei dirigendosi verso l’unica panchina superstite che dava sulla strada.

Quando entrambe si sedettero, rilasciarono un sospiro.

C’erano molte cose da dire, ma nessuna delle due sapeva da che parte iniziare. Buffy si chiese però perché Dawn avesse reagito in quel modo pochi minuti fa, per poi essere sostituita da una domanda più pressante. Che cosa era successo dopo che lei si era arresa e li aveva consegnati a quel demone?

Si ricordava poco o niente, ma la certezza che loro fossero morti per causa sua era una presenza costante in quella nuova vita.

Gettò uno sguardo di lato e notò che Dawn la stava fissando intensamente.

Buffy si sentì a disagio. “Smettila”.

“Non posso. Non riesco a credere che tu sia viva”.

Buffy si voltò come una furia verso di lei e le afferrò le spalle.

“Cosa hai detto?” le chiese a voce alta.

“Non siamo stati solo noi a morire. Anche tu”.

“Come?” mormorò Buffy.

“Siamo morti tutti. Gli unici sopravvissuti credo che siano Giles e Anya”.

“Cosa? Come?” balbettò Buffy in preda al nervosismo. Si voltò verso sua sorella. “Dawn, che cosa è successo?”.

 

 

Buffy aveva gli occhi chiusi quando sentì il ruggito vibrante del demone.

Il suo corpo stava lottando con tutte le sue forze per disobbedire alla decisione che ormai aveva preso.

Un urlo agonizzante la costrinse ad aprirli e se ne pentì quasi subito.

Il demone aveva afferrato Xander e lo stava stritolando tra le sue braccia.

“B-Buffy” agonizzò il suo migliore amico, prima di perdere i sensi.

Il demone lo scagliò di lato per dirigersi verso Tara, la quale stava proteggendo Dawn e Willow con una barriera magica.

“Buffy!” gridò Willow. “ Che cosa stai aspettando? Non posso usare la magia! Aiutaci!”.

Ma lei rimasse ferma lì, seduta sotto il sottoscala con le mani premute sulle orecchie e con gli occhi nuovamente chiusi.

Doveva fare qualcosa. Non poteva più resistere. Pregò che il passaggio nel mondo reale avvenisse velocemente.

E fu in quel momento che un calore incandescente iniziò a propagarsi, partendo dal suo cervello e riversandosi nel suo corpo.  Era così ustionante che si ritrovò a boccheggiare.

La vista le stava giocando brutti scherzi: un attimo prima si trovava nella sua cantina e quello dopo, invece, si ritrovava seduta per terra in una stanza bianca con un letto di ferro al suo fianco.

Le voci dei suoi amici e quella di sua madre continuavano a sovrapporsi fra loro.

Non sapeva più dove si trovava, il fuoco dentro di lei bruciava ogni cosa che trovava sul suo cammino.

“Buffy!”.

“Buffy!”.

“Buffy!”.

“Buffy!”.

Tara, sua madre, Dawn, Willow.

E quando l’incendio divampò e raggiunse il suo cuore, un urlo disumano le uscì dalla gola.

Fu l’ultima cosa che fece a Sunnydale, mentre una luce accecante la avvolgeva, portandosela via.

 

 

“Era come il portale che Glory aveva creato per tornare nella sua dimensione infernale. Solo un po’ più piccolo” finì di spiegare Dawn.

Buffy aveva lo sguardo fisso davanti a sé, rigida come una statua dopo quello che le aveva raccontato sua sorella.

Quando la luce l’aveva portata via, quella si era espansa fino a coinvolgere le altre persone presenti nella cantina. Dawn aveva sentito un forte strappo dentro di sé e si era risvegliata in una stanza dell’ospedale cittadino di quel mondo.

“Quindi noi a Sunnydale siamo morte, ma qui siamo vive?” domandò a bassa voce Buffy.

“Credo di sì”.

“Non sono pazza” affermò Buffy con sollievo. Era come se un enorme peso fosse stato tolto dalle sue spalle. “ Non mi sono immaginata niente! È successo tutto per davvero!”.

“Buffy?” la chiamò incerta Dawn, appoggiandole una mano sulla spalla.

“Cosa?”.

“Perché stai piangendo?”.

Buffy si portò le mani agli occhi e quando le scostò, vide che erano umide.

“Non lo so” sbottò ridendo. “ Non lo so e non m’importa!”.

“Tu non sei normale” borbottò Dawn sorridendo.

“Non voglio più esserlo!”.

Scoppiarono a ridere, felici di essersi ritrovate e contente che il loro rapporto non era andato  perduto.

“Allora” disse Buffy, quando riprese fiato. “ Che cosa è successo dopo che ti sei svegliata all’ospedale?”.

“Ecco…”. Ma lo stridio di una frenata, la interruppe.

Un fuoristrada si era appena fermato davanti a loro e da quello, scesero Willow e Xander, entrambi con i volti stravolti dalla preoccupazione.

“Buffy! Oh mio Dio! Sei qui!” esclamò Willow, fiondandosi sulla sua amica e abbracciandola stretta. “Ti abbiamo cercato ovunque!  Tua madre voleva chiamare la polizia!”.

“Per fortuna che il signor Giles l’ha calmata. Credo che, quando ti porteremo a casa, ti rinchiuderà dentro la tua camera e non ti farà più uscire”.

“Ma Xander ed io troveremo un modo per farti evadere!” concluse Willow, ancorata a Buffy. “Stai bene?”.

“Sì, se mi permetti di respirare” bofonchiò Buffy.

La rossa si staccò subito da lei con un sorriso sollevato dipinto sulle labbra, per poi accorgersi della ragazzina seduta di fianco alla sua amica.

“Ciao” disse, porgendole la mano. “Io sono Willow”.

“Ed io Xander” fece il ragazzo, anche lui con la mano protesa.

Dawn era a bocca aperta per lo stupore, non solo per Willow e Xander, ma anche per quello che avevano detto pochi minuti prima.

“Mamma è veramente viva, qui?” domandò a sua sorella.

Buffy si limitò ad annuire, ignorando gli sguardi perplessi dei suoi migliori amici.

“E loro non sanno niente” aggiunse, indicandoli.

“Che cosa non sappiamo?” domandò Xander incuriosito.

“Buffy, chi è questa ragazzina?” fece Willow.

“Ehi, tu! Che cosa ci fai fuori? Mi vuoi far licenziare?”.

I ragazzi sussultarono spaventati quando la receptionist si fiondò verso di loro a passo di carica. Dawn impallidì, mentre la donna si avvicinava. Buffy seguiva con lo sguardo la sua avanzata e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non farsi portare via sua sorella.

“Ragazzina, dentro. Forza!” abbaiò la signora.

Dawn stava per alzarsi, ma Buffy la trattenne per un braccio. “Lei viene via con me” disse glaciale.
“E chi saresti tu? Solo un parente può farlo”.

“Sono sua sorella”.

“Questo è impossibile. Lei non ha nessuno”.

“Lei ha me!”.

“Buffy?” la chiamò timidamente Dawn. “Lascia perdere. Ci vediamo domani, no?”.

“Certo, e ti porterò via da qui” le promise Buffy, lasciandola andare.

Seguì con lo sguardo le due donne avviarsi verso l’istituto, e quando le vide sparire al di là della porta, mugugnò arrabbiata.

“Buffy?”.

Si voltò verso la voce. Willow la osservava confusa, mentre Xander cercava ancora di capire cosa era successo.

“Quella ragazza è tua sorella?”.

“Sì” rispose.

Sicuramente adesso, Xander e Willow avrebbero iniziato a bersagliarla di domande, e lei avrebbe detto la verità. Era più facile che inventare delle bugie che non avrebbero mai retto.

“Dobbiamo farla uscire da lì” affermò Xander.

“No, prima dobbiamo fare uscire Buffy, poi penseremo a sua sorella” lo corresse Willow.

Buffy li fissava incredula. “Grazie”.

“A patto” continuò la rossa, con un tono che non ammetteva repliche. “che tu, Buffy Summers, ci racconterai tutto. Mi sono stancata di tirare a indovinare”.

“Io… Sì. Vi dirò tutto. E solo che…”.

“Non ti abbandoneremo” la rassicurò Xander, sedendosi di fianco a lei e abbracciandola. “Mai”.

“Veramente?”.

“Così ci offendi”.

Buffy ridacchiò e alzò lo sguardo verso Willow. “Lo prometto”.

La rossa fece un sorriso enorme, per poi prendere le mani di Xander e Buffy. Li tirò, facendoli alzare, e li guidò verso la macchina.

“Andiamo a casa”.

“Voi entrate con me, vero?” domandò Buffy tutto a un tratto spaventata.

Poteva solo immaginare la furia di sua madre e aveva una paura del diavolo.

Willow si sedette sul sedile posteriore, mentre Xander avviava la macchina.

“Certo! Non mi perderei la scena per nulla al mondo!”.

 

 

Stava passeggiando insieme a Willow e a Xander lungo la via principale del centro, dirigendosi verso l’istituto dove si trovava Dawn.

Guardando le vetrine, pensò a come la sua vita era cambiata nel giro di pochi mesi. Aveva ritrovato sua madre, i suoi amici e sua sorella. Non si preoccupava più di cercare Angel o Spike, visto come stavano andando le cose. Sarebbero stati loro a trovarla, doveva solo aspettare.

Per fortuna che sua madre non l’aveva rinchiusa in casa, se no per loro sarebbe stato impossibile rintracciarla.

Aveva urlato parecchio, tanto che Willow, Xander e il signor Giles si erano accomodati sul divano, in attesa che Joyce finisse. Buffy si era mostrata dispiaciuta, ma tratteneva a stento le risate.

E poi c’era stato quel momento che non aveva più resistito. La faccia di sua madre era terribilmente comica, e lei era scoppiata a ridere di cuore, coinvolgendo i tre seduti sul divano.

Joyce si era calmata, e quando sua figlia aveva smesso di ridere, le aveva detto che per questa volta la passava liscia, ma alla prossima si sarebbe trovata nei guai.

Buffy non aveva avuto il coraggio di dirle di Dawn e ed era bastata un’occhiata ai suoi amici per azzittirli.  Doveva trovare le parole giuste da dirle e non era un’impresa facile.

“Buffy, a che ora pensi di finire con Dawn?” domandò Willow, attirando l’attenzione della sua amica.

“Non lo so. Non credo che abbia molta libertà. Perché?”.

Willow arrossì un poco. “Perché settimana prossima c’è la battaglia delle Band al Bronze e mi chiedevo se volessi venire con me a fare shopping. Ma se vuoi stare con tua sorella, non c’è problema. Trascinerò Xander con me”.

“Cosa?” sbottò il ragazzo in questione.

“Non si rifiuta mai lo shopping. Ho urgente bisogno di andarci”.

“Be’, Buffy. Avrai bisogno di una critica costruttiva maschile. Quindi verrò anch’io”.

“Non avevo dubbi” borbottò Willow, strappando un sorrisetto a Buffy.

Svoltarono l’angolo e trovarono ad aspettarli, seduta sulla stessa panchina della sera precedente, Dawn.

La ragazzina appena li vide, scattò in piedi e corse verso di loro.

“Ciao ragazzi!” disse raggiante.

“Ciao Dawnie” la salutò Xander, sovrappensiero.

“Dawnie?” ripeté Willow. “ Xander non la conosci e già le dai un soprannome”.

“Oh, è vero. Scusa Dawn. Non so come, ma mi è venuto spontaneo chiamarti così”.

Buffy e Dawn sapevano il motivo. Era lo stesso diminutivo che usava l’altro Xander a Sunnydale.

“Ma dove sono Anya e Tara?” sbottò la ragazzina e si guardò intorno, convinta che le due sarebbero spuntate a momenti.

“Tara?” domandò Willow.

“Anya?” chiese Xander.

“Sì. Sapete, le vostre ra…”.

Buffy le tappò la bocca con una mano appena in tempo. 

“Ragioniere” disse, mentre sua sorella cercava di liberarsi mugugnando imprecazioni.

“Ragioniere?”.

“Sì, ragioniere”.

Xander e Willow si scambiarono un’occhiata, per poi riportare il loro sguardo sulle sorelle Summers.

“Forse, è meglio che andiamo” propose la rossa, indietreggiando.

“Sì, dobbiamo cercare le nostre ragioniere”.

I due salutarono le due ragazze e si affrettarono a sparire. Buffy sospirò e lasciò andare Dawn.

“Perché l’hai fatto?” strepitò la ragazzina infuriata.

“Perché loro non le conoscono”.

“Come sarebbe a dire che non le conoscono? Sono le loro ragazze”.

“Non qui! Pensa un po’, che Willow sta insieme a Oz!”.

“Che cosa?”.

“Dawn hai capito”.

“Oh mio Dio! Quindi, Tara non c’è qui?”.

Buffy sorrise, prese sottobraccio sua sorella e la trascinò verso la caffetteria di fronte. Una buona dose di caffeina le avrebbe rimesse in sesto.

Dopo aver ordinato, rispose alla domanda.

“Tara esiste. L’ho già incontrata. Lavora in una specie d’istituto d’igiene mentale alternativo”.

“Istituto d’igiene mentale?  Come hai fatto a scoprirlo?”.

“Perché sono in cura presso di loro”.

I caffè arrivarono. Buffy bevve un sorso, mentre Dawn iniziò a giocherellare con la sua tazza.

“Perché sei in cura da loro?”.

“Perché pensavo di essere pazza. Sai, vampiri, demoni, il fatto stesso di essere la Cacciatrice mi hanno spalancato le porte per il manicomio. Non mi ricordo niente degli anni che ho trascorso lì, perché la mia mente era a Sunnydale. Ma adesso che tu sei qui, non so più cosa a pensare” Buffy rise. “ La prima volta che ho visto Xander e Willow in questo mondo, sono svenuta”.

Dawn rise. “ Stavo per svenire anch’io quando ti ho visto ieri, ma poi ho notato com’era agitata e ho preferito rassicurarti”.

“Grazie. Come hai fatto a diventare così matura?” scherzò Buffy, ma poi si rese conto di aver detto la cosa sbagliata. Dawn era sbiancata e si guardava attorno in maniera febbrile. 

Buffy si preoccupò all’istante, mentre una marea di domande affollava il suo cervello. Che si fossero permessi di trattarla male all’istituto? Se così fosse stato, l’avrebbe portata via di peso e al diavolo le conseguenze.

“Dawn, qualcuno ti ha fatto del male?”.

“Cosa? No!”.

“Allora perché sei così nervosa?”.

“Perché non ho il permesso di stare fuori. L’ospedale ha ordinato agli assistenti sociali di tenermi sott’occhio”.

“Non riesco a capire. Che cosa c’entrano i medici con gli assistenti sociali?”.

Dawn sospirò pesantemente. “Quando mi sono svegliata, qui” esordì, indicando ciò che le circondava. “I dottori mi hanno detto che sono rimasta in coma per un anno e mezzo”.

“Un anno e mezzo? Ma è lo stesso periodo…”.

“Sì. È lo stesso periodo da quando i monaci mi hanno creato. Hanno detto anche, che nessuno hai mai tentato di cercarmi. Mi hanno trovato priva di sensi in mezzo alla strada e sono rimasta a vegetare in quel letto per tutto il tempo. Mi hanno chiesto chi ero ed io ho risposto, ma poi quando hanno cercato di saperne di più sul mio passato, il mio cervello è come se fosse andato in vacanza. Blocco delle informazioni. Ho perso la memoria”.

“Cosa?” esclamò Buffy. “ Ma di me ti ricordi, giusto? Sai chi sono?”.

“Purtroppo sì” rispose Dawn, facendole la linguaccia. “ Dopo qualche settimana mi hanno lasciato andare, per poi mettermi dento all’istituto, dicendo di tenermi sotto stretta sorveglianza per paura che potessi cadere in coma un’altra volta”.

“Ti hanno lasciato andare quattro mesi fa?” domandò Buffy, mentre un sospetto serpeggiava dentro di lei.

“Sì, quattro mesi fa più o meno”.

“Anch’io sono uscita quattro mesi fa dall’ospedale. Ci siamo risvegliate nello stesso momento. E la memoria quando l’hai recuperata?”.

“Ieri sera. Quando ti ho visto” rispose Dawn, decidendosi di bere finalmente il caffè. “Dobbiamo chiedere aiuto. Dobbiamo scoprire che cosa diavolo è successo”.

“A chi?”.

“A Giles. Lui saprebbe certamente cosa fare”.

Buffy scoppiò a ridere e per poco non si strozzava con la bevanda. “Giles, escludilo. Lui non è come quello di Sunnydale”.

“In che senso?”.

“Non crede nella magia” rispose Buffy, attendendo la reazione di Dawn.

“Cosa? Stai scherzando? E adesso che cosa facciamo?”

Buffy si era posta quella domanda milioni di volte da quando era ritornata a vivere e l’unica cosa che poteva dire a Dawn, era quello che si ripeteva ogni mattina.

“Un problema alla volta, Dawn. Un problema alla volta”.

 

 

 

 

Ecco qua, il capitolo!
Che ne dite? Spero che vi piaccia. La Fan Fiction sta venendo bene, lo devo ammettere. ^_^

Piccolo quiz:

Il nome del maneggio “Spirits &Charms” l’ho preso da una canzone cantata durante “Once more, with feeling”, sapreste dirmi quale?

È molto ma molto facile!
Grazie veramente di cuore!

 

 

Angolo risposte recensioni:

Rei Asaka: Inutile dire che io sto impazzendo a scriverla! Grazie mille per il supporto!

Laura the vampire slayer: Ebbene sì! Dawn è veramente la sorella di Buffy! ^_^ grazie mille per i complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo!

Buffy Summers88: Ciao Ali, ecco qua il capitolo. Spero di aver dato una risposta soddisfacente alle tue domande. Grazie mille per i complimenti e per le recensioni, mi fa sempre piacere leggerle. Comunque adesso andrò a leggere la tua. Promesso!

_Koyuki_ : Sì, il padre di Tara è veramente da “uccidere”, infatti quando ho visto quell’episodio, mi prudevano le mani. Comunque, grazie mille per la recensione e spero che il capitolo ti abbia soddisfatto!
Buffy98: Grazie mille per la recensione! E non ti preoccupare se non hai tempo di scriverla, l’importante è che continui a leggere la FF, sempre se continuerà a piacerti ovviamente. Sei un’altra fan di Spuffy? Benissimo.  Spike è il migliore. Ahahah… Grazie mille!

 

 

 

 

Alla prossima,

Asiel

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Buffy / Vai alla pagina dell'autore: Asiel