Cap.
6
Doveva
aver sentito male. Dawn non aveva detto quelle parole.
“Buffy?”
la chiamò la ragazzina di fronte a lei. “Certo che
una sorella più intelligente
potevo trovarla!”.
No.
Non se l’era immaginate.
“Ed
io una sorella meno petulante e infantile, no?” rispose senza
pensarci,
abituata com’era ai loro battibecchi.
“Cosa?
Io, infantile? Chi è che va a dormire con un pupazzo a forma
di maiale?”.
“Non
toccare Mr. Gordo!”.
“Se
no? Che cosa fai?” la sfidò Dawn avvicinandosi a
lei.
Buffy
agì d’istinto. Coprì la distanza che le
separava e la abbracciò stretta,
scoppiando a piangere.
“Scusami!
Scusami!” singhiozzava.
Dawn
s’irrigidì in un primo momento, ma poi si
rilassò e abbracciò di rimando sua
sorella.
“Buffy.
Ho capito. Lo so perché lo hai fatto. Ti perdono”.
“Ma
io permesso che ti uccidesse. Che uccidesse tutti voi. Sarei dovuta
morire!”.
Buffy
sentì Dawn allontanarsi e quello che lesse nei suoi occhi,
non le piacque
neanche un po’.
“Dawn?”
la chiamò con tono preoccupato.
La
ragazzina non rispose. Girò lo sguardo verso la
receptionist, e quando la vide
impegnata a leggere una rivista di moda, fece cenno a Buffy di uscire
dal
portone principale.
Buffy
la squadrò bene in faccia per intuire le sue intenzioni, ma
appena Dawn la
spinse delicatamente verso l’uscita, decise di seguire il suo
istinto.
La
sera era calata e un venticello leggero e fresco la percorreva. Buffy
incrociò
le braccia sovrappensiero, mentre Dawn camminava davanti a lei
dirigendosi
verso l’unica panchina superstite che dava sulla strada.
Quando
entrambe si sedettero, rilasciarono un sospiro.
C’erano
molte cose da dire, ma nessuna delle due sapeva da che parte iniziare.
Buffy si
chiese però perché Dawn avesse reagito in quel
modo pochi minuti fa, per poi
essere sostituita da una domanda più pressante. Che cosa era
successo dopo che
lei si era arresa e li aveva consegnati a quel demone?
Si
ricordava poco o niente, ma la certezza che loro fossero morti per
causa sua
era una presenza costante in quella nuova vita.
Gettò
uno sguardo di lato e notò che Dawn la stava fissando
intensamente.
Buffy
si sentì a disagio. “Smettila”.
“Non
posso. Non riesco a credere che tu sia viva”.
Buffy
si voltò come una furia verso di lei e le afferrò
le spalle.
“Cosa
hai detto?” le chiese a voce alta.
“Non
siamo stati solo noi a morire. Anche tu”.
“Come?”
mormorò Buffy.
“Siamo
morti tutti. Gli unici sopravvissuti credo che siano Giles e
Anya”.
“Cosa?
Come?” balbettò Buffy in preda al nervosismo. Si
voltò verso sua sorella.
“Dawn, che cosa è successo?”.
Buffy
aveva gli occhi chiusi quando
sentì il ruggito vibrante del demone.
Il
suo corpo stava lottando con
tutte le sue forze per disobbedire alla decisione che ormai aveva preso.
Un
urlo agonizzante la costrinse ad
aprirli e se ne pentì quasi subito.
Il
demone aveva afferrato Xander e
lo stava stritolando tra le sue braccia.
“B-Buffy”
agonizzò il suo migliore
amico, prima di perdere i sensi.
Il
demone lo scagliò di lato per
dirigersi verso Tara, la quale stava proteggendo Dawn e Willow con una
barriera
magica.
“Buffy!”
gridò Willow. “ Che cosa
stai aspettando? Non posso usare la magia! Aiutaci!”.
Ma
lei rimasse ferma lì, seduta
sotto il sottoscala con le mani premute sulle orecchie e con gli occhi
nuovamente chiusi.
Doveva
fare qualcosa. Non poteva
più resistere. Pregò che il passaggio nel mondo
reale avvenisse velocemente.
E
fu in quel momento che un calore
incandescente iniziò a propagarsi, partendo dal suo cervello
e riversandosi nel
suo corpo. Era
così ustionante che si
ritrovò a boccheggiare.
La
vista le stava giocando brutti
scherzi: un attimo prima si trovava nella sua cantina e quello dopo,
invece, si
ritrovava seduta per terra in una stanza bianca con un letto di ferro
al suo
fianco.
Le
voci dei suoi amici e quella di
sua madre continuavano a sovrapporsi fra loro.
Non
sapeva più dove si trovava, il
fuoco dentro di lei bruciava ogni cosa che trovava sul suo cammino.
“Buffy!”.
“Buffy!”.
“Buffy!”.
“Buffy!”.
Tara,
sua madre, Dawn, Willow.
E
quando l’incendio divampò e
raggiunse il suo cuore, un urlo disumano le uscì dalla gola.
Fu
l’ultima cosa che fece a
Sunnydale, mentre una luce accecante la avvolgeva, portandosela via.
“Era
come il portale che Glory aveva creato per tornare nella sua dimensione
infernale. Solo un po’ più piccolo”
finì di spiegare Dawn.
Buffy
aveva lo sguardo fisso davanti a sé, rigida come una statua
dopo quello che le
aveva raccontato sua sorella.
Quando
la luce l’aveva portata via, quella si era espansa fino a
coinvolgere le altre
persone presenti nella cantina. Dawn aveva sentito un forte strappo
dentro di
sé e si era risvegliata in una stanza
dell’ospedale cittadino di quel mondo.
“Quindi
noi a Sunnydale siamo morte, ma qui siamo vive?”
domandò a bassa voce Buffy.
“Credo
di sì”.
“Non
sono pazza” affermò Buffy con sollievo. Era come
se un enorme peso fosse stato
tolto dalle sue spalle. “ Non mi sono immaginata niente!
È successo tutto per
davvero!”.
“Buffy?”
la chiamò incerta Dawn, appoggiandole una mano sulla spalla.
“Cosa?”.
“Perché
stai piangendo?”.
Buffy
si portò le mani agli occhi e quando le scostò,
vide che erano umide.
“Non
lo so” sbottò ridendo. “ Non lo so e non
m’importa!”.
“Tu
non sei normale” borbottò Dawn sorridendo.
“Non
voglio più esserlo!”.
Scoppiarono
a ridere, felici di essersi ritrovate e contente che il loro rapporto
non era
andato perduto.
“Allora”
disse Buffy, quando riprese fiato. “ Che cosa è
successo dopo che ti sei
svegliata all’ospedale?”.
“Ecco…”.
Ma lo stridio di una frenata, la interruppe.
Un
fuoristrada si era appena fermato davanti a loro e da quello, scesero
Willow e
Xander, entrambi con i volti stravolti dalla preoccupazione.
“Buffy!
Oh mio Dio! Sei qui!” esclamò Willow, fiondandosi
sulla sua amica e
abbracciandola stretta. “Ti abbiamo cercato ovunque! Tua madre voleva chiamare
la polizia!”.
“Per
fortuna che il signor Giles l’ha calmata. Credo che, quando
ti porteremo a
casa, ti rinchiuderà dentro la tua camera e non ti
farà più uscire”.
“Ma
Xander ed io troveremo un modo per farti evadere!” concluse
Willow, ancorata a
Buffy. “Stai bene?”.
“Sì,
se mi permetti di respirare” bofonchiò Buffy.
La
rossa si staccò subito da lei con un sorriso sollevato
dipinto sulle labbra,
per poi accorgersi della ragazzina seduta di fianco alla sua amica.
“Ciao”
disse, porgendole la mano. “Io sono Willow”.
“Ed
io Xander” fece il ragazzo, anche lui con la mano protesa.
Dawn
era a bocca aperta per lo stupore, non solo per Willow e Xander, ma
anche per
quello che avevano detto pochi minuti prima.
“Mamma
è veramente viva, qui?” domandò a sua
sorella.
Buffy
si limitò ad annuire, ignorando gli sguardi perplessi dei
suoi migliori amici.
“E
loro non sanno niente” aggiunse, indicandoli.
“Che
cosa non sappiamo?” domandò Xander incuriosito.
“Buffy,
chi è questa ragazzina?” fece Willow.
“Ehi,
tu! Che cosa ci fai fuori? Mi vuoi far licenziare?”.
I
ragazzi sussultarono spaventati quando la receptionist si
fiondò verso di loro
a passo di carica. Dawn impallidì, mentre la donna si
avvicinava. Buffy seguiva
con lo sguardo la sua avanzata e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di
non farsi
portare via sua sorella.
“Ragazzina,
dentro. Forza!” abbaiò la signora.
Dawn
stava per alzarsi, ma Buffy la trattenne per un braccio. “Lei
viene via con me”
disse glaciale.
“E chi saresti tu? Solo un parente può
farlo”.
“Sono
sua sorella”.
“Questo
è impossibile. Lei non ha nessuno”.
“Lei
ha me!”.
“Buffy?”
la chiamò timidamente Dawn. “Lascia perdere. Ci
vediamo domani, no?”.
“Certo,
e ti porterò via da qui” le promise Buffy,
lasciandola andare.
Seguì
con lo sguardo le due donne avviarsi verso l’istituto, e
quando le vide sparire
al di là della porta, mugugnò arrabbiata.
“Buffy?”.
Si
voltò verso la voce. Willow la osservava confusa, mentre
Xander cercava ancora
di capire cosa era successo.
“Quella
ragazza è tua sorella?”.
“Sì”
rispose.
Sicuramente
adesso, Xander e Willow avrebbero iniziato a bersagliarla di domande, e
lei
avrebbe detto la verità. Era più facile che
inventare delle bugie che non
avrebbero mai retto.
“Dobbiamo
farla uscire da lì” affermò Xander.
“No,
prima dobbiamo fare uscire Buffy, poi penseremo a sua
sorella” lo corresse
Willow.
Buffy
li fissava incredula. “Grazie”.
“A
patto” continuò la rossa, con un tono che non
ammetteva repliche. “che tu,
Buffy Summers, ci racconterai tutto. Mi sono stancata di tirare a
indovinare”.
“Io…
Sì. Vi dirò tutto. E solo
che…”.
“Non
ti abbandoneremo” la rassicurò Xander, sedendosi
di fianco a lei e
abbracciandola. “Mai”.
“Veramente?”.
“Così
ci offendi”.
Buffy
ridacchiò e alzò lo sguardo verso Willow.
“Lo prometto”.
La
rossa fece un sorriso enorme, per poi prendere le mani di Xander e
Buffy. Li
tirò, facendoli alzare, e li guidò verso la
macchina.
“Andiamo
a casa”.
“Voi
entrate con me, vero?” domandò Buffy tutto a un
tratto spaventata.
Poteva
solo immaginare la furia di sua madre e aveva una paura del diavolo.
Willow
si sedette sul sedile posteriore, mentre Xander avviava la macchina.
“Certo!
Non mi perderei la scena per nulla al mondo!”.
Stava
passeggiando insieme a Willow e a Xander lungo la via principale del
centro,
dirigendosi verso l’istituto dove si trovava Dawn.
Guardando
le vetrine, pensò a come la sua vita era cambiata nel giro
di pochi mesi. Aveva
ritrovato sua madre, i suoi amici e sua sorella. Non si preoccupava
più di
cercare Angel o Spike, visto come stavano andando le cose. Sarebbero
stati loro
a trovarla, doveva solo aspettare.
Per
fortuna che sua madre non l’aveva rinchiusa in casa, se no
per loro sarebbe
stato impossibile rintracciarla.
Aveva
urlato parecchio, tanto che Willow, Xander e il signor Giles si erano
accomodati sul divano, in attesa che Joyce finisse. Buffy si era
mostrata
dispiaciuta, ma tratteneva a stento le risate.
E
poi c’era stato quel momento che non aveva più
resistito. La faccia di sua
madre era terribilmente comica, e lei era scoppiata a ridere di cuore,
coinvolgendo i tre seduti sul divano.
Joyce
si era calmata, e quando sua figlia aveva smesso di ridere, le aveva
detto che
per questa volta la passava liscia, ma alla prossima si sarebbe trovata
nei
guai.
Buffy
non aveva avuto il coraggio di dirle di Dawn e ed era bastata
un’occhiata ai
suoi amici per azzittirli. Doveva
trovare le parole giuste da dirle e non era un’impresa facile.
“Buffy,
a che ora pensi di finire con Dawn?” domandò
Willow, attirando l’attenzione
della sua amica.
“Non
lo so. Non credo che abbia molta libertà.
Perché?”.
Willow
arrossì un poco. “Perché settimana
prossima c’è la battaglia delle Band al
Bronze e mi chiedevo se volessi venire con me a fare shopping. Ma se
vuoi stare
con tua sorella, non c’è problema.
Trascinerò Xander con me”.
“Cosa?”
sbottò il ragazzo in questione.
“Non
si rifiuta mai lo shopping. Ho urgente bisogno di andarci”.
“Be’,
Buffy. Avrai bisogno di una critica costruttiva maschile. Quindi
verrò
anch’io”.
“Non
avevo dubbi” borbottò Willow, strappando un
sorrisetto a Buffy.
Svoltarono
l’angolo e trovarono ad aspettarli, seduta sulla stessa
panchina della sera
precedente, Dawn.
La
ragazzina appena li vide, scattò in piedi e corse verso di
loro.
“Ciao
ragazzi!” disse raggiante.
“Ciao
Dawnie” la salutò Xander, sovrappensiero.
“Dawnie?”
ripeté Willow. “ Xander non la conosci e
già le dai un soprannome”.
“Oh,
è vero. Scusa Dawn. Non so come, ma mi è venuto
spontaneo chiamarti così”.
Buffy
e Dawn sapevano il motivo. Era lo stesso diminutivo che usava
l’altro Xander a
Sunnydale.
“Ma
dove sono Anya e Tara?” sbottò la ragazzina e si
guardò intorno, convinta che
le due sarebbero spuntate a momenti.
“Tara?”
domandò Willow.
“Anya?”
chiese Xander.
“Sì.
Sapete, le vostre ra…”.
Buffy
le tappò la bocca con una mano appena in tempo.
“Ragioniere”
disse, mentre sua sorella cercava di liberarsi mugugnando imprecazioni.
“Ragioniere?”.
“Sì,
ragioniere”.
Xander
e Willow si scambiarono un’occhiata, per poi riportare il
loro sguardo sulle
sorelle Summers.
“Forse,
è meglio che andiamo” propose la rossa,
indietreggiando.
“Sì,
dobbiamo cercare le nostre ragioniere”.
I
due salutarono le due ragazze e si affrettarono a sparire. Buffy
sospirò e
lasciò andare Dawn.
“Perché
l’hai fatto?” strepitò la ragazzina
infuriata.
“Perché
loro non le conoscono”.
“Come
sarebbe a dire che non le conoscono? Sono le loro ragazze”.
“Non
qui! Pensa un po’, che Willow sta insieme a Oz!”.
“Che
cosa?”.
“Dawn
hai capito”.
“Oh
mio Dio! Quindi, Tara non c’è qui?”.
Buffy
sorrise, prese sottobraccio sua sorella e la trascinò verso
la caffetteria di
fronte. Una buona dose di caffeina le avrebbe rimesse in sesto.
Dopo
aver ordinato, rispose alla domanda.
“Tara
esiste. L’ho già incontrata. Lavora in una specie
d’istituto d’igiene mentale
alternativo”.
“Istituto
d’igiene mentale? Come
hai fatto a
scoprirlo?”.
“Perché
sono in cura presso di loro”.
I
caffè arrivarono. Buffy bevve un sorso, mentre Dawn
iniziò a giocherellare con
la sua tazza.
“Perché
sei in cura da loro?”.
“Perché
pensavo di essere pazza. Sai, vampiri, demoni, il fatto stesso di
essere la
Cacciatrice mi hanno spalancato le porte per il manicomio. Non mi
ricordo
niente degli anni che ho trascorso lì, perché la
mia mente era a Sunnydale. Ma
adesso che tu sei qui, non so più cosa a pensare”
Buffy rise. “ La prima volta
che ho visto Xander e Willow in questo mondo, sono svenuta”.
Dawn
rise. “ Stavo per svenire anch’io quando ti ho
visto ieri, ma poi ho notato com’era
agitata e ho preferito rassicurarti”.
“Grazie.
Come hai fatto a diventare così matura?”
scherzò Buffy, ma poi si rese conto di
aver detto la cosa sbagliata. Dawn era sbiancata e si guardava attorno
in
maniera febbrile.
Buffy
si preoccupò all’istante, mentre una marea di
domande affollava il suo
cervello. Che si fossero permessi di trattarla male
all’istituto? Se così fosse
stato, l’avrebbe portata via di peso e al diavolo le
conseguenze.
“Dawn,
qualcuno ti ha fatto del male?”.
“Cosa?
No!”.
“Allora
perché sei così nervosa?”.
“Perché
non ho il permesso di stare fuori. L’ospedale ha ordinato
agli assistenti
sociali di tenermi sott’occhio”.
“Non
riesco a capire. Che cosa c’entrano i medici con gli
assistenti sociali?”.
Dawn
sospirò pesantemente. “Quando mi sono svegliata,
qui” esordì, indicando ciò che
le circondava. “I dottori mi hanno detto che sono rimasta in
coma per un anno e
mezzo”.
“Un
anno e mezzo? Ma è lo stesso periodo…”.
“Sì.
È lo stesso periodo da quando i monaci mi hanno creato.
Hanno detto anche, che
nessuno hai mai tentato di cercarmi. Mi hanno trovato priva di sensi in
mezzo
alla strada e sono rimasta a vegetare in quel letto per tutto il tempo.
Mi
hanno chiesto chi ero ed io ho risposto, ma poi quando hanno cercato di
saperne
di più sul mio passato, il mio cervello è come se
fosse andato in vacanza.
Blocco delle informazioni. Ho perso la memoria”.
“Cosa?”
esclamò Buffy. “ Ma di me ti ricordi, giusto? Sai
chi sono?”.
“Purtroppo
sì” rispose Dawn, facendole la linguaccia.
“ Dopo qualche settimana mi hanno
lasciato andare, per poi mettermi dento all’istituto, dicendo
di tenermi sotto
stretta sorveglianza per paura che potessi cadere in coma
un’altra volta”.
“Ti
hanno lasciato andare quattro mesi fa?” domandò
Buffy, mentre un sospetto
serpeggiava dentro di lei.
“Sì,
quattro mesi fa più o meno”.
“Anch’io
sono uscita quattro mesi fa dall’ospedale. Ci siamo
risvegliate nello stesso
momento. E la memoria quando l’hai recuperata?”.
“Ieri
sera. Quando ti ho visto” rispose Dawn, decidendosi di bere
finalmente il
caffè. “Dobbiamo chiedere aiuto. Dobbiamo scoprire
che cosa diavolo è
successo”.
“A
chi?”.
“A
Giles. Lui saprebbe certamente cosa fare”.
Buffy
scoppiò a ridere e per poco non si strozzava con la bevanda.
“Giles, escludilo.
Lui non è come quello di Sunnydale”.
“In
che senso?”.
“Non
crede nella magia” rispose Buffy, attendendo la reazione di
Dawn.
“Cosa?
Stai scherzando? E adesso che cosa facciamo?”
Buffy
si era posta quella domanda milioni di volte da quando era ritornata a
vivere e
l’unica cosa che poteva dire a Dawn, era quello che si
ripeteva ogni mattina.
“Un
problema alla volta, Dawn. Un problema alla volta”.
Ecco
qua, il capitolo!
Che ne dite? Spero che vi piaccia. La Fan Fiction sta venendo bene, lo
devo
ammettere. ^_^
Piccolo
quiz:
Il
nome del maneggio “Spirits &Charms”
l’ho preso da una canzone cantata
durante “Once more, with feeling”, sapreste dirmi
quale?
È
molto ma molto facile!
Grazie veramente di cuore!
Angolo
risposte
recensioni:
Rei
Asaka: Inutile
dire che io sto impazzendo a scriverla! Grazie mille per il supporto!
Laura
the vampire slayer: Ebbene
sì! Dawn è veramente la sorella di Buffy! ^_^
grazie mille per i complimenti,
spero ti sia piaciuto anche questo!
Buffy
Summers88: Ciao
Ali, ecco qua il capitolo. Spero di aver dato una risposta
soddisfacente alle
tue domande. Grazie mille per i complimenti e per le recensioni, mi fa
sempre
piacere leggerle. Comunque adesso andrò a leggere la tua.
Promesso!
_Koyuki_
:
Sì, il padre di Tara è veramente da
“uccidere”, infatti quando ho visto
quell’episodio,
mi prudevano le mani. Comunque, grazie mille per la recensione e spero
che il
capitolo ti abbia soddisfatto!
Buffy98: Grazie mille per la
recensione! E non ti preoccupare se non hai tempo di scriverla,
l’importante è
che continui a leggere la FF, sempre se continuerà a
piacerti ovviamente. Sei un’altra
fan di Spuffy? Benissimo. Spike
è il
migliore. Ahahah… Grazie mille!
Alla
prossima,
Asiel