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Autore: Ginnever    15/02/2011    7 recensioni
Hermione stette in silenzio.
“Cosa vuoi da me Malfoy?”
“Quello che vuoi tu da me, Granger. Non credere di essere diversa.”
“Io non sono come te.”
“Come vuoi, non mi importa tanto."
Hermione guardò in basso.
Malfoy si avvicinò e con una mano le sfiorò il mento.
“Puoi provare a convincerti quanto ti pare, ma alla fine, dopotutto, noi due non siamo poi così diversi.”
*Salve a tutti! Spero d avervi incuriosito almeno un po'^^ spero che chi leggerà recensirà.. è la mia prima long fic con questo pairing e mi servirebbero consigli!^^ Grazie, Gin
Genere: Romantico, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Eccomi qui con il nuovo capitolo! E' altrettanto importante, mi raccomando leggetelo con prudenza! ^^ ahah!

Bene, fatemi sapere se vi piace! Ho deciso di aggiornare anche perchè la mia terza prova è andata abbastanza bene e oggi non mi ha chiamato di greco, quindi mi sento piuttosto leggera! Ma domani potrebbe chiamarmi di latino, quindi pregate per me, tutti! ^^

Spero che questo capitolo sia all'altezza,
un bacione

GINNEVER






E’ davvero possibile cambiare?
















Alle 11 della mattinata, non appena uscì dall’Aula di Trasfigurazione, Hermione intravide Ginny tra la folla e le si avvicinò.

“Puntualissima!”, esclamò, salutandola.
Ginny sorrise.
Hermione le diede un bacio sulla fronte e insieme a lei si diresse verso l‘aula della prossima lezione.

“Harry?”, chiese Ginny guardandosi attorno.
“Sono fuggita, non ero sicura che volessi dirlo anche a lui. Ma, se vuoi, lo aspettiamo.”

La rossa pensò che sarebbe stato giusto dirglielo e magari l’avrebbe pure capita, ma non era pronta a ritenere Harry uno dei suoi migliori amici. Scosse il capo.

“Allora, dimmi tutto.”
Ginny fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, ripensando a ciò che era accaduto ieri pomeriggio con Blaise Zabini.



“Ieri pomeriggio eravamo in cortile e con una frase strana mi ha fatto capire di portare un po’ troppo rancore per Ron; allora la sera ci siamo visti, anche se per non parlare proprio di quello, in realtà.”
“E di cosa, allora?”

“Di nulla in particolare, il pomeriggio ci eravamo lasciati in modo… normale, tutto sommato.”
“Ah. E Cosa gli hai detto?”

“Niente, in pratica lui mi stava facendo sentire un po’ in colpa per via di suo padre, per il fatto che non lo capisco abbastanza e che, alla fine, sono io la causa del loro litigio. Non l’ha detto - aggiunse, vedendo lo sguardo orripilato di Hermione - ma so che lo pensa.”

“Caspita! E tu?”
“Gli ho riposto affrontando l’argomento Ron. Ci ha sclerato, dicendo che lui non è giustificabile, mentre suo padre sì. Allora abbiamo cominciato a discutere pesantemente e alla fine gli ho dato una spinta e gli ho detto che non poteva stare con me, se la pensava in questo modo.”

Hermione fece un’espressione affranta e le accarezzò la guancia.

“Ginny, mi dispiace. Ti direi che hai fatto la scelta migliore, ma lasciare una persona non è sempre facile. Comunque, è anche possibile che quelle cose non le pensasse sul serio…”

Ginny si morse il labbro e guardò fuori da una finestra, fermandosi a contemplare il sole che batteva caldo sulla scuola.

“Anch’io credevo fosse diverso, Hermione, ma è esattamente come suo padre.”
L’amica non disse niente, ma in cuor suo si sentì quasi in colpa per avere un Draco terribilmente migliore di quanto chiunque avrebbe mai potuto immaginarsi.






















“Blaise, dai, abbiamo lezione.”

Pansy Parkinson afferrò la sua cartella verde smeraldo mettendosela in spalla con eleganza e dirigendosi poi verso l’uscita del Dormitorio.
Non sentendo Blaise alle sue spalle, però, si voltò, stupita.

“Blaise?”

Lo vide seduto su una sedia  poco lontano, una sigaretta alla bocca, gli occhi che contemplavano qualcosa che non c’era.

Pansy si avvicinò, con fare circospetto.

“Che stai facendo?”

Il moro non le rispose, continuò a fumare, in silenzio.
Pansy fece spallucce e uscì, senza badargli. Sperò che arrivasse Draco, ma sicuramente lui era con la  Mezzosangue.
Sbuffò e andò a lezione. Che giornate di merda!

Passata un’ora, tornò in Dormitorio perché aveva un’ora libera e avrebbe voluto dormire un po’, ma non appena entrò, lo stesso Blaise Zabini che aveva lasciato alla finestra all’andata era seduto davanti alla finestra a fumare.

Stavolta non lo ignorò, gli andò incontro e gli tolse la sigaretta di bocca.
“Zabini, che cazzo ti prende, eh?”

Blaise chiuse gli occhi per un secondo, prima di alzarsi e sistemarsi i jeans.

“Ci stavo pensando.”
Pansy alzò un sopracciglio.
“Ci stavi pensando?”

“Sì. Sono un emerito deficiente.”
“Su questo non c’erano dubbi.”
“Ho detto a Ginny che mio padre è più giustificato di Weasley.”

Pansy non capì.

“Che vuol dire?”
“Abbiamo litigato perché io cercavo di farle capire quanto mi facesse soffrire la situazione di mio padre, lei si è sentita accusata e ha tirato fuori suo fratello idiota, sapendo bene di farmi incazzare. Mi ha insultato e mi ha scaricato.”



La mora lo guardò un secondo, prima di realizzare. Che diamine! Lei odiava la Weasley, però sapeva che Blaise c’era davvero sotto per la rossa.
Che situazione.

Si avvicinò a Blaise, prendendogli la mano.

Il ragazzo gliela strinse, chiudendo gli occhi, poi si staccò e uscì dal Dormitorio, sotto gli occhi mesti di Pansy Parkinson.


















Il sole pareva quasi caldo ai maghi e alle streghe che quel pomeriggio decisero di approfittare di una giornata di sole in Dicembre studiando al fresco in cortile.

Non a tutti, però.

Qualcuno, dopo la pioggia del giorno prima, non riusciva ancora a sentire caldo quel sole autunnale.
Era sempre stato freddo. Che cosa poteva farlo diventare… caldo?

Hermione Granger osservò il cielo spruzzato di nuvole bianche e la palla di fuoco al centro.

Sapeva bene che cosa potenzialmente potesse fare, ma non riusciva a credere che fosse davvero cambiato.

Draco Malfoy. Chi era? Lei era sicura di amarlo, ma ancora non era riuscita a dirglielo. Possibile che anche lui… dopo il discorso di ieri… potesse…?

Hermione abbassò gli occhi e scosse il capo, allontanando quei pensieri troppo ottimisti dalla sua testa.
Era in un bel casino. Se sul serio sentiva che si appartenevano, lo scoprire che magari per lui non fosse così… l’avrebbe uccisa.

Decise di tornare sui libri e abbandonare quel sole caldo, ma, appena si voltò, sbattè contro qualcuno di molto forte e alto.

“Salve, Granger.”
Hermione, inevitabilmente, sorrise.
“Ciao.”

Draco Malfoy, sì. Proprio lui. Le cinse le spalle con fare protettivo e si avviò dentro la scuola.

“Dove vai di bello?”
“A studiare. E’ da un po’ che non mi concentro per bene.”
Il biondo scosse la testa.

“Ti verrà la gobba, Mezzosangue.”

Hermione sorrise. Poi le venne in mente una cosa.

“Malfoy… tu giustificheresti mai tuo padre e i suoi pregiudizi sui Mezzosangue?”
Draco la guardò stupito, assumendo comunque un’espressione impassibile.

“Certo che no. Se no non sarei qui.”
La riccia sorrise e lo abbracciò, mentre Draco la guardava con sempre più stupore.
“Ma che ti prende, ora?”

Hermione si staccò, ancora il sorriso sulle labbra.
“Beh, alla fine allora Ginny ha fatto bene a comportarsi così.”
“Cioè?”
“Come, cioè? Blaise non te l’ha…?”

La ragazza si portò una mano alla bocca mentalmente. Cavoli! Ma perché diamine Blaise non gliel’aveva detto?! Aveva combinato un bel casino!

Come avrebbe reagito Draco? Blaise sicuramente lo sapeva meglio di lei, ecco perché ancora non gli aveva detto di essere stato mollato. Sicuro!
Brava, Hermione, complimenti!

“Di che stai parlando, Granger?”
“Io… non so, magari vuole dirtelo Blaise in privato.”
“Parla.”

Draco si fermò, mettendo le mani in tasca e incutendo un certo timore alla ragazza, che strinse i libri al petto.

“Ginny e Blaise si sono lasciati.”
Aspettò che esplodesse, imprecasse o qualcosa del genere, ma non disse nulla, semplicemente alzò un sopracciglio, meravigliato.

“Tutto qui?”

Hermione si sentì da una parte rincuorata, dall’altra non capiva perché la notizia non gli facesse né caldo né freddo. Se prima l’avrebbe stupita la sua reazione esagerata, adesso non comprendeva la sua non-reazione.

“Beh… sì. Ginny ha deciso che non era giusto rimanere insieme se Blaise pensava quelle cose…”
“La Weasley che?”

Ahia.

“Blaise non l’ha trattata molto bene e lei ha deciso di lasciarlo…”
Il biondo non disse niente, la guardò con occhi impassibili, le mani in tasca.

“Malfoy…?”
“Devo andare in classe. Ci vediamo a cena, ok?”

Hermione lo guardò stupita andare a trasfigurazioni , la cartella che gli sbatteva sulle cosce muscolose.

Fantastico.














Ma Draco non era andato a Trasfigurazioni.
Non appena girò l’angolo, Seamus Finnigan quasi non gli andò a sbattere.

“Ehi, tu, sei nella squadra di Quidditch Grifondoro?”, sbottò Malfoy senza gentilezza.
Il ragazzo si guardò attorno sorpreso che Malfoy stesse parlando con lui, ma, una volta realizzato che si fosse rivolto a lui, pensò a quello che doveva dire.

“Io… no.”
Draco non gli badò più e cercò qualcun altro.
Finnigan fuggì.

Un altro ragazzo, alto e robusto, uscì dal Buco del Ritratto: aveva l’elmetto in mano.

Draco gli si avvicinò, una strana espressione in volto.

“Quando vi allenate, stasera?”
“Tra un’ora. Se volete il campo venite fra 2 ore lì.”
“Non ci serve, ma grazie dell’informazione.”

Draco ghignò pericolosamente, sentendosi di nuovo vivo e pienamente se stesso.


Stette per varcare la soglia dei sotterranei, ma gli sorse un dubbio: perché aveva bisogno di tornare un po’ se stesso?

Ma, soprattutto, perché Blaise aveva ritenuto giusto non dirglielo?

Scosse il capo, senza poter dare una risposta a nessuna domanda.

Entrò nella Sala Comune e notò subito, tra gli altri studenti, un ragazzo alto moro che stava fumando una sigaretta alla finestra.

Anzi, ad una forse poteva.



















   
 
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