Ciao
ragazze! Avete visto? Ho aggiornato presto! Vi chiedo ancora scusa per il
ritardo dell’altra volta, cercherò di fare in modo che non accada più.
Uff un po’
mi sono demoralizzata, il capitolo precedente non ha riscosso tante recensioni…
Spero che questo vada meglio e che alcune di voi recensiscano il 7 perché
vorrei sapere se ho sbagliato qualcosa o se non vi è piaciuto.
Adesso vi
lascio alla vostra lettura, premetto solo che le sdolcinate romanticone non
penso saranno deluseXD Fate attenzione a tutto mi raccomando (non solo a quello
che dice uno solo dei Salvatore… ;D), vabbè è meglio che stia zitta=)
Buona
lettura!! E mi raccomando recensiteeeeeee!!
CAPITOLO
8
Una
luce soffusa premeva sulle mie palpebre con insistenza, inducendomi ad aprirle
contro la mia volontà. Lentamente, con calma, i miei occhi si socchiusero e
misero a fuoco il tetto in stoffa bordò del mio letto a baldacchino.
Anche
se ero sveglia, il mio cervello la pensava diversamente. Non riuscivo a
concentrarmi ne a ragionare, mi limitavo solo a fissare quel tessuto e ad
ascoltare i suoni che mi circondavano. Poi, pian piano, i pensieri cominciarono
ad affollarsi. In meno di un secondo mi ritornò in mente tutto: il cimitero,
Matt svenuto, Pierre che mi spingeva, il bastone di ferro, il sangue,…e un
corvo.
Mi
alzai di botto, senza pensarci, come attraversata da una scossa elettrica, e fu
davvero una pessima mossa. Un dolore lancinante al fianco mi fece lanciare un
gemito di dolore mentre la testa incominciava a girarmi senza sosta.
Sentii
due mani fredde afferrarmi con delicatezza le spalle e riportarmi sdraiata,
mentre il dolore lentamente lasciava il mio corpo, come la marea che si ritira.
-Ferma
streghetta- un sussurro soffiato dolcemente al mio orecchio mi fece perdere un
battito, perché quella voce l’avrei riconosciuta tra mille.
-Damon?-
sussurrai di rimando, spaesata –Ma cosa…? Cos’è accaduto?- avevo la gola secca.
-Shh,
adesso riposa. Dopo ti spiegheremo tutto- lo guardai negli occhi scuri che
erano fissi nei miei. Centinai di emozioni attraversarono il suo sguardo,
stranamente più vivo di quanto avessi
mai visto, ma ciò che colsi con chiarezza mi sorprese. C’era preoccupazione,
sollievo ma anche…rabbia? Ma non ebbi il tempo di osservarlo meglio, ne di
chiedere altro, perché due braccia esili mi si strinsero al collo in un
abbraccio che poteva essere frainteso come un tentativo di strangolamento.
-Bonnie!
Mio Dio per fortuna ti sei svegliata! Non sai che paura ci hai fatto prendere,
per un attimo ho pensato che non ce l’avresti davvero fatta! Oh Bonnie come
sono felice di vedere che stai bene!- Elena continuava a tenermi stretta mentre
gridava tra le lacrime di gioia la sua felicità e il suo sollievo. Sorrisi e
ricambia il suo abbraccio/strangolamento.
-Sono
contento di vedere che stai bene- Stefan mi guardava sorridente, ad un metro
dal ciglio del letto.
-Grazie-
sussurrai con voce un po’ roca. Non riuscii neanche a guardarlo negli occhi
perché le braccia di Meredith, che era entrata come una scheggia nella stanza e
si era fiondata sul letto dalla parte opposta di Elena, si erano aggiunte a
quelle della mia amica bionda creandomi un muro se combinate con le loro teste
e l’infinità di capelli che mi ricoprivano la faccia e le spalle.
-Stupida,
stupida, stupida strega! Mi hai fatto venire un colpo! Non farlo mai più hai
capito bene?!- singhiozzò la mia amica senza staccarsi da me.
-Mi
dispiace, davvero mi dispiace tanto- dissi con tristezza e gratitudine per
tutto quell’affetto.
Tra
uno spiraglio e l’altro riuscii a vedere Damon che, appoggiato con la schiena
al muro e con le braccia incrociate sul petto, mi fissava serio. Era bello da
star male con quella camicia bianca attillata che metteva in risalto i suoi capelli
scuri e un paio di jeans neri, non potei evitare di pensarlo. Arrossi di fronte
al peso di quello sguardo e distolsi i miei occhi dai suoi, incrociandone un
altro, decisamente più afflitto e rattristato.
-Matt!-
lo chiamai con stupore e gioia. Per fortuna stava bene.
-Sono
davvero felice di vedere che ti sei svegliata. Mi dispiace tanto Bonnie…Io…-
era imbarazzato e teneva gli occhi puntati sul pavimento.
-Non
è colpa tua, davvero Matt non lo è. Anche io sono felice di vedere che stai
bene- un ringhio basso e minaccioso mi ammutolì. Il più grande dei Salvatore di
era fatto scuro in volto e fissava il mio amico con odio puro.
-E
invece Mutt la nostra cara streghetta sbaglia ad assolverti dalle tue colpe. Ma
come cazzo ti è venuto in mente di portarla fuori?! Tu stupido umano! Pensavi
di riuscire a proteggerla da un vampiro!? Sei cosi idiota da crederti più forte
di lui?!- era furente e il suo sguardo scintillava dalla rabbia che non si
curava neanche di nascondere.
-Damon...-
presa dal panico cercai di richiamarlo, nascondendo la mia sorpresa di fronte
alla sua reazione. Lui lo stava aggredendo perché mi aveva messa in pericolo?
Si preoccupava per me? In quell’istante il mio cuore si riempì di gioia e non
potei evitare di sorridere dentro di me, anche se sapevo che forse sarebbe
stata l’ennesima speranza vana.
-No,
streghetta, non provare a difenderlo. E non credere che anche tu ne sia
esonerata. Hai idea del pericolo che hai corso?! Hai la più pallida idea di
cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo?! Cosa diavolo ti è
saltato in mente uscendo senza protezione?! Devi ragionare accidenti! Non puoi
essere sempre così impulsiva!- mi fissò irato, eppure nel suo sguardo c’era di
più che nelle sue parole. C’era qualcosa che non voleva mostrare, qualcosa che
voleva fosse celato, tanto che non me ne accorsi, troppo sconcertata da poter
pensare realmente. Lo fissavo semplicemente, gli occhi sgranati, mentre la
stanchezza e la debolezza mi annebbiavano il cervello.
-Io…-
cercai di dire qualcosa di sensato per difendermi, per salvaguardare il mio
orgoglio, ma non mi veniva in mente niente. Sapevo bene quanto lui che aveva
ragione, però la parte più testarda di me non gliel’avrebbe data vinta neanche
sotto tortura. Eh già, ero troppo orgogliosa, proprio come lui.
-Damon,
lasciala in pace! Non lo vedi che è stravolta! E lascia stare anche Matt, ci
pensa da solo ad auto punirsi- Meredith guardò il vampiro con rabbia, tenendomi
ancora stretta tra le sue braccia.
-Oh
non credo che le sue punizioni siano anche solo vagamente simili a ciò che
avrei in mente io- per un attimo i suoi occhi si accesero di una luce
minacciosa, la stessa che si può vedere in un predatore a caccia.
-Damon,
ha ragione. Fallo per lei almeno-
Stefan, serio, guardò il fratello negli
occhi per alcuni secondi che sembrarono un eternità. Era calato un silenzio pesante
e sembrava che nella stanza non ci fossero altro che i Salvatore, che non
facevano altro che guardarsi, muti, con un espressione così dura e seria da
mettere quasi paura. Che stessero comunicando mentalmente? Non lo esclusi,
anche se una parte di me credeva che entrambi si fossero capiti solamente con
quello sguardo intenso e misterioso. Probabilmente tutti si stavano chiedendo
chi volesse indicare Stefan con il termine “lei”, almeno io me lo chiedevo. Le
uniche ragazze nella stanza eravamo io, Meredith ed Elena. Di sicuro non si
stava riferendo a Meredith. Che fosse Elena? O io? Per come l’aveva detto però
sembrava che volesse intendere di farlo per la lei a cui lui teneva, quindi alla fine optai con tristezza per
Elena, il suo angioletto.
Osservai
il profilo del vampiro che amavo col cuore e odiavo con la mente, attenta a
cogliere ogni suo mutamento di espressione. Vidi i suoi occhi d’onice liquida
fissare seri quelli del fratello e notai la sua mascella contrarsi per poi
rilassarsi. Fece un piccolo, breve cenno d’assenso, si buttò un’occhiata alle
spalle, nella mia direzione, e uscì dalla stanza incenerendo Matt con lo
sguardo. Quest’ultimo, come un cagnolino bastonato, tremò quando il vampiro gli
passò accanto ghignando della sua reazione impaurita prima di scomparire nell’ombra.
Rimanemmo
alcuni minuti in silenzio.
-Scusalo
è solo…- Stefan stava per dire qualcosa, ma poi si bloccò improvvisamente
–Adesso è meglio se noi usciamo, hai bisogno di riposo. Più tardi, quando sarai
meno stanca, ci racconterai cos’è successo, e anche noi ti diremo un paio di
cose. Adesso però dormi- Stefan mi salutò con affetto e usci dalla stanza,
seguito poco dopo da Matt, Elena e Meredith.
-A
dopo tesoro, riposa- Meredith mi baciò la fronte prima di sparire.
-A
dopo Bonnie- Elena mi lasciò una carezza sulla guancia.
-Grazie
di tutto ragazze -
-Grazie
a te Bonnie. Grazie di essere ancora viva- la mia bionda amica mi sorrise con
le lacrime agli occhi ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Non
ci misi molto a prendere sonno, il mio corpo risentiva ancora di una stanchezza
esagerata per aver dormito…quanto? Non me lo ricordavo bene, o forse non lo
sapevo proprio. Prima che le calde braccia di Morfeo mi accogliessero di nuovo
nel suo dolce abbraccio cercai di tornare con la mente all’ultima volta che i
miei occhi erano stati aperti, ma tutto ciò che fui in grado di ricordarmi
erano solo scene scollegate tra loro, flashback troppo brevi per farmi capire
davvero cosa fosse successo. Alla fine, nel momento in cui mi stavo sforzando
sempre più rivangando a fondo la memoria, il buio calò sui miei occhi,
inaspettato, improvviso, e non riuscii più a distinguere quali fossero i
ricordi e quali il sogno.
Quando
mi svegliai, in piena notte, fuori diluviava. Lo capii da come il vento
fischiava, penetrando nelle fessure delle finestre, o da come la pioggia
batteva sui vetri, insistente, quasi volesse sfondarli. Rimasi per un quarto
d’ora immobile, cercando di cogliere ogni minimo rumore e godendomi quella
piacevole sensazione che mi colpiva ogni volta che pioveva. Fin da bambina
adoravo mettermi a letto quando la pioggia batteva sul tetto e sulle finestre,
coprendomi fin sopra le orecchie con le coperte e sentendo i brividi lungo
tutto il corpo che mi causavano la pelle d’oca. Era una sensazione strana, per
alcuni anche fastidiosa si potrebbe pensare, ma a me piaceva, ecco perché
adoravo i temporali.
Alla
fine sbuffai, stanca di starmene lì sdraiata. Avevo sete e volevo alzarmi, fin
troppo sveglia per restare ferma a non fare niente. Con molta cautela scostai
le coperte e scesi dal letto. Il fianco mi faceva male a causa della ferita che
avevo scoperto di avere da circa due minuti, quando scostando la camicia da
notte avevo visto una grossa fasciatura. In più tutto il mio corpo era
indolenzito, come se fossi stata investita da un autobus o avessi corso per
chilometri senza mai fermarmi. Allungai una mano e presi la vestaglia poggiata
sulla poltrona, dopodiché mi incamminai verso il corridoio, ignorando le fitte
che la ferita mi provocava.
Scesi
le scale non senza fare una certa fatica e sull’ultimo gradino dovetti fermarmi
per riprendere fiato e far placare il dolore costante.
-Non
pensavo fossi tanto masochista, streghetta- una voce ironica proveniente
dall’ombra nel salotto mi fece sobbalzare e portare una mano al petto. Non
c’era bisogno che accendessi la luce per capire chi era.
-Hai
intenzione di farmi venire un infarto?- sussurrai indignata. Anche se una parte
di me gioiva per quell’incontro l’altra cercava in tutti i modi di essere la
solita Bonnie scontrosa verso quel vampiro secolare. Inoltre avevo il terrore
che si comportasse come qualche ora prima, urlando con rabbia, anche se mi
sembrava dal tono di voce decisamente più calmo.
-Assolutamente
no, direi che ci hai già pensato da sola a trovare il modo per farti del male-
notai la frecciatina in quelle parole e non potei non storcere la bocca.
Possibile che fosse tanto adirato per quella faccenda? Si direbbe quasi che
quella reazione fosse la conseguenza della preoccupazione, il che era assurdo
visto che stavamo parlando di me e di Damon, e lui non poteva preoccuparsi per
me.
-Ti
prego smettila. Credimi ho capito da me che ho fatto una cavolata, non c’è
bisogno che tu lo sottolinei- mi avviai verso la cucina senza guardarmi
indietro, tanto non avrei potuto vederlo visto che continuava a stare al buio.
Aprii
il frigo in cerca della bottiglia d’acqua e alla fine la vidi, nel ripiano più
basso sul portellone. Mi piegai per afferrarla. Pessima mossa. Una fitta acuta,
molto più dolorosa delle altre, mi colpì in pieno al fianco tanto che dovetti
appoggiarmi al tavolo per non crollare. Nell’esatto istante in cui dalle mie
labbra uscì un gemito di dolore sentii Damon materializzarsi al mio fianco. Non
ebbi neanche la forza di reagire quando mi mise un braccio attorno alla vita e
si piegò accanto a me.
-Ehi,
tutto bene?- sussurrò con una voce così dolce che per un attimo rimasi
spiazzata. Da quando usava quel tono con me?
-N-Non
proprio…- dissi imbarazzata e senza fiato.
Avevo
i capelli davanti agli occhi e lo sguardo fisso sul pavimento, così non potei
guardarlo in faccia per capire a cosa stesse pensando (non che le altre volte
osservandolo ci riuscissi granché bene…), ma potei giurare che fosse
preoccupato.
Arrossii
di fronte a tanta premura e soprattutto perché sembrava non avesse nessuna
intenzione di spostare il braccio, e cercai di schiarirmi la voce. Stavo per dire
che forse era meglio se mi lasciava così ritornavo in camera quando mi sentii
improvvisamente alzare da terra.
-Cosa…-
non riuscii neanche ad obbiettare perché la voce mi si era bloccata in gola.
Probabilmente un pomodoro maturo si sarebbe vergognato del suo colorito smorto
se messo di fianco alla mia faccia.
In
meno di mezzo secondo mi ritrovai con la testa appoggiata al suo petto freddo e
scolpito mentre lui, con un braccio attorno alla mia schiena e l’altro sotto
l’incavo delle mie ginocchia, mi sollevava senza alcuno sforzo.
Lo
sentii ridacchiare divertito e un po’ strafottente di fronte al mio imbarazzo
stratosferico ma non osai alzare lo sguardo, sicura che i suoi occhi fossero
puntati sul mio volto accaldato.
-C-Cosa
stai facendo?- cercai di darmi un tono indignato, ma quel che mi uscì fu un
balbettio tremolante.
-Ti
riporto in camera, streghetta, prima che tu ti faccia altri danni- mi soffio
all’orecchio, e un brivido percorse la mia schiena quando sentii i suoi capelli
neri e lucidi sfiorarmi la guancia.
Dov’era
finito il Damon che mi odiava? Quello che mi insultava e mi ignorava, neanche
fossi stata trasparente? Dov’era quel Damon che riservava queste premure solo
al suo angioletto?
-P-Posso
camminare benissimo da sola- continuai a balbettare in preda all’imbarazzo,
cercando di mantenere alto il mio orgoglio inutilmente.
-Non
credo proprio, uccellino- continuò a sussurrarmi sorridendo, mente si
incamminava su per le scale.
-Aspetta,
l’acqua!- mi ricordai improvvisamente di
avere la gola secca, e la situazione non la migliorava di certo…
Rise
silenziosamente di fronte alla mia esclamazione e tornò indietro. Accidenti se
era di buon umore…
Allungai
un braccio per prendere un bicchiere e afferrai la bottiglia che poco prima ero
riuscita ad appoggiare sul ripiano.
-Preso
tutto?- continuava a sorridere, uno di quei sorrisi che mi mandavano in tilt
cuore e cervello, così riuscii solo ad annuire come un idiota.
Per
tutto il tempo rimanemmo in silenzio, io scarlatta e col cuore che andava a una
velocità doppia (conscia che questo non gli sarebbe sfuggito), e lui
tranquillo, con un mezzo sorrisetto compiaciuto sulle labbra dovuto senz’altro
alla mia reazione.
Quando
entrammo in camera mia mi adagiò con delicatezza sul letto, come si fa con i
bambini quando è ora di dormire, e posò quello che avevo in mano sul comodino.
-Grazie-
sussurrai con le guance in fiamme, e non mi riferivo solamente a quello ma
anche a qualche giorno prima quando, ne ero sicura, mi aveva salvata da Pierre.
Non potevo sbagliarmi, mi ricordavo nitidamente di un corvo nero venire verso
di me e quel corvo era lui.
-Sai,
quando sei imbarazzata sei molto più carina, e soprattutto meno offensiva- disse
ironico e con una nota di arroganza mentre io un po’ mi arrabbiavo e un po’ mi
imbarazzavo per quella sottospecie di complimento.
Lo
vidi allontanarsi e dirigersi verso il corridoio, ma prima che il buio lo
inghiottisse lo fermai.
-Damon?-
Si
voltò e fissò i suoi occhi d’onice liquida nei miei.
-Si?-
-Perché?-
era solo una parola, ma sapevo che avrebbe capito.
Per
un attimo rimase in silenzio, lo sguardo serio posato sul mio viso mentre il
mio cuore accelerava senza preavviso. Sembrava quasi volesse soppesare le
parole. Dopo alcuni secondi rispose.
-Non
lo so- le sue labbra si mossero svelte e prive di qualsiasi curva ironica.
Il
mio cuore perse un battito. Mi sarei aspettata una battutina da lui, non una
risposta tanto enigmatica.
-Sei
diverso…- credetti di pensarlo e basta, ma a quanto pare lo dissi ad alta voce
perché la sua mascella si contrasse per un istante mentre serrò i pugni,
fissandomi come impietrito, una scultura greca tanto bella quanto indecifrabile.
-Lo
so- disse infine, prima di sparire nell’ombra, lasciandomi lì, immobile, a
riflettere su quelle parole che mi sembravano un mistero senza luce.
-
- - angolino dell’autrice - - -
Ho
appena visto una nuova recensione per il 7, meno male!=)
Comunque
parliamo di questo capitolo… Sinceramente non so bene quanto si possa capire
questo cambiamento di Damon, per me che conosco i suoi sentimenti è più che
normale, ma per voi non so… spero che non sia ridicola questa cosa di passare
improvvisamente dalle battutine all’essere così premuroso. Voglio solo dirvi
che non è uno di quei capitoli in cui il personaggio improvvisamente passa dall’odio
all’amore, così, senza una logica. No no, per carità odio queste cose! Lui non
è cambiato per niente (ne i suoi sentimenti ne i suoi pensieri), ma è cambiata
la nostra visione su di lui. Diciamo che abbiamo visto un lato di Damon che di
solito lui cela ma che questa volta gli è sfuggito. Però non voglio dirvi
altro, scoprirete tutto leggendo.
Spero
davvero che vi sia piaciuto e mi raccomando recensite!!=)
Un
bacio a tutti!!