Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Sashy    17/02/2011    7 recensioni
La storia ampia di un Dave Karofsky che si sente sempre più intrappolato, e di un romanzo che ricorderà sempre durante questo periodo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ovviamente, inutile dire che mi sono ispirata a Notre-Dame de Paris per questa fic, anche se io stessa penso che sia esagerato. Per quanto io ami Glee, Notre-Dame de Paris è cultura rinchiusa in 500 pagine circa.
Suggerirei a tutti di leggerlo. Io lo sto facendo e non me ne pento.

Ho messo "OOC" perché Karofsky, in questo primo capitolo, è più un intermezzo fra me e Jesse St.James xD

Ovviamente non so se capirete i referimenti al libro, ma se avete qualche domanda, chiedetemi pure. Ovviamente non capirete molto i riferimenti anche se avete visto il film della Disney xD

Ovviamente avrò detto più di dieci ovviamente qui.

Non so se più avanti diventerà drammattico.

Buona lettura!


––––––––

Ne tue pas mon Frollo

«Tu mi piaci.»
Hummel non diede segno di sorpresa. Neanche un sussulto. La sua figura era immobile esattamente come prima, il suo braccio a stringere i libri –come sempre–. Dalle sue labbra spuntò un piccolo sorriso compiaciuto e –oserebbe dire– anche un po’ seducente.
«Sono contento del fatto che tu me l’abbia detto» si avvicinò ancora di più a lui. I corridoi vuoti permettevano alle sue scarpe di fare un grandissimo eco; la luce del sole faceva splendere i suoi occhi «perché anche tu mi piaci.» Anche se, in effetti, non si potevano vedere molto bene i suoi occhi, essendo questi socchiusi, e che quindi anticipavano quale sarebbe stata la prossima mossa di Hummel.
Oh, sì.
 
-
 
Si svegliò di nuovo con una fortissima sensazione piacevole al cuore, che si espandeva per tutta la gabbia toracica. Ma, appena ebbe realizzato che era tutto un sogno, la razionalità gli lasciò quel senso di amarezza che trasformò quella sensazione piacevole in una stretta soffocante.
Spense la sveglia che stava suonando imperterrita da più di un minuto, e si preparò per andare a fare colazione.
 
«Buongiorno caro.» Mamma.
«Buongiorno campione!» Papà.
«Sbrigati o faremo tardi» Jackie, il fratello. Jackie era al terzo anno alla McKinley –lui, invece, aveva appena iniziato il secondo–, quindi aveva quest’abitudine di “insegnargli” come dovesse essere la vita a scuola: cosa fare per essere popolare e non, in quali materie eccellere e quali poter trascurare, cose così insomma.
 
Dave, ignorando il fratello, iniziò a mangiare le frittelle con tutta la calma del mondo. Tante frittelle.
 
«Dave, è vero che sei entrato nella squadra di Hockey?* » chiese il padre, mentre leggeva il giornale.
«Sì. I miei compagni sono molto interessanti. Anche se un po’ burberi.»
«Sono contento per te» il padre sorrise dolcemente.
Dave prese lo sciroppo e ne versò un po’ sulle frittelle.
Jackie, invece, sgranocchiava i suoi cereali con disappunto, giocando con il cucchiaio nella tazza. «Sarebbe stato meglio se ti fossi iscritto nella squadra di football» disse «certo, fa alquanto schifo, ma almeno saresti stato più in alto nella catena alimentare.»
«Non iniziare, Jackie. Ne abbiamo già parlato» rispose Paul «Dave fa quello che vuole.»
«E ti prego, smettila con questa storia della popolarità» continuò la madre «non gli fa bene. L’importante è che rimanga il mio piccolo Daviduccio!»
«Mamma!» richiamò Daviduccio, arrossendo.
 
Loro erano così. La tipica famiglia americana felice e senza problemi. E lo erano davvero. Almeno, così pensava lui. Il fratello sembrava odiare tutto quel miele in quel clima familiare.
 
«Si, va bene, whatever. Dave, andiamo a scuola.» Jackie si alzò e prese le chiavi della macchina dal suo giubbino.
 
*
 
Kurt Hummel Kurt Hummel Kurt Hummel Kurt Hummel Kurt Hummel Kurt Hummel Kurt Hummel dove diavolo era Kurt Hummel?
Oh, eccolo lì!
Camminava sicuro per i corridoi, con la testa alta e il sorriso stampato in faccia. La cosa durò poco poiché, appena Puck lo vide, lo sbatté contro gli armadietti.
Che razza di stronzo, quante gliene avrebbe date–
“Amico, controllati!” disse Finn Hudson a Puck, per poi salutare Kurt con un sorriso.
E Karofsky  vide benissimo Hummel appoggiarsi con la testa contro gli armadietti, respirare a pieni polmoni, sbattere le palpebre più volte. Oddio, Hummel aveva appena preso una cotta per Hudson? Solo  perché aveva rimproverato Puckerman?
«Che guardi Dave?» lo riportò alla realtà Jackie.
«Uh, no, niente. Hummel.»
Jackie sbuffò.
«Senti, te l’ho già detto, non guardarlo troppo. O penseranno seriamente che sei frocio.E puoi vedere grazie ad Hummel stesso cosa fanno qui ai froci.»
«Non c’è bisogno che tu me lo dica diecimila volte» rispose burbero Karofsky, spingendo via suo fratello «e ora vattene per la tua via. Non mi fai respirare.»
Jackie se ne andò subito, facendo finta di niente. Dave tuttavia rimase a guardare Kurt ancora per un po’. Si stava riaggiustando i vestiti. Non aveva mai capito il perché Hummel desse tutta questa importanza ai vestiti e roba simile, ma stava progettando ben presto di fargli un regalo. Insomma, che razza di ammiratore segreto sarebbe se non facesse anche dei regali anonimi?
Segreto.Perché conosceva bene le regole della scuola. E una cosa che aveva imparato abbastanza velocemente, a detta di suo fratello e non, era che il McKinley era fatto di etichette. Esisteva un ordine sociale forte quanto rigido. E Dave aveva imparato benissimo come giocare carte false per non essere vittima di bullismo. Non gli piaceva il football, così si accontentò dell’hockey, in seconda posizione. Capì subito con chi doveva parlare e con chi no, come reagire e non a certe situazioni. Era sempre stato bravissimo a fare l’attoree ad integrarsi.
Questo non voleva dire che sarebbe stato imbecille in ambito scolastico. Stava attento a prendere voti alti, o perlomeno decenti. Era un ragazzo dotato ed intelligente –lo sapeva–, quindi perché sprecare tutto quando aveva già trovato il metodo per sopravvivere lì?
Un libro, pensò. Notre-Dame de Paris.Dave non se ne intendeva molto di questa roba, ma ha avuto una passione per Notre-Dame de Paris fin da piccolo, grazie a sua madre. Era abbastanza sicuro che a lui sarebbe piaciuto. E magari sarebbero andati a vedere il musical.
Ricevuta l’illuminazione, andò in classe, perché la campanella aveva appena suonato, quasi in armonia con la sua idea.
 
-
 
Qualcuno –della squadra di football, sempre– spinse di nuovo Kurt contro gli armadietti. Questa volta, però, il colpo fu così forte che il soprano cadde a terra.
Vedendo che il corridoio era quasi deserto e non c’erano quelle che lui chiamava spie di Jacob, Dave non poté fare a meno di fare la sua prima mossa per farsi finalmente notare.
«Vuoi un aiuto?» chiese a lui, tendendogli la mano. Notò che, fra i tanti libri che gli erano caduti, c’era anche il suo.Cercò di sorridere il meno possibile, per nascondere la sua estasi, ma finì solo col fare una smorfia orrenda. Quando si trattava di Hummel non sapeva trovare mezzi metodi: o era troppo acido (anche solo a parlarne con i compagni magari) o era troppo eccitato.
«Tu sei quello…» disse Kurt, senza muoversi di un dito «Quello che ha aiutato Azimio e gli altri a ficcarmi nel bagno.»
«Io in verità avrei solo visto.» Karofsky ritirò la mano, spaventato da quel comportamento. E soprattutto deluso.
«Beh, Finn mi ha aiutato ad uscire» Kurt si alzò da solo, e prese con calma i suoi libri «C’è qualcuno nella squadra di Football che non è stronzo come gli altri e come voi dell’Hockey.»
Karofsky rimase muto. Finn lo aveva liberato, è vero. Lui non aveva fatto niente. Ma Finn era il quaterback, qualche suo gesto inappropriato viene sempre perdonato. Anche se entrare nel Glee Club era stato troppo.
«Che stai leggendo?» disse, indicando il suo libro.
Kurt lo guardò a stento negli occhi «Notre-Dame de Paris. Arabo per i tuoi occhi e le tue orecchie, immagino. Ci vuole passione per la letteratura e per la cultura. E anche per la musica, visto che anche il musical è importante.»
Frollo sentì il suo cuore trafitto da più di cento lame. Phoebus si era preso il suo cuore con due gesti nobili, anche se in realtà non gliene fregava niente –e a volte ci sparlava anche dietro–, mentre lui veniva giudicato un troglodita dal principio.
«E chi sarebbe quel genio che ti ha regalato un tale tesoro?» chiese.
Kurt arrossì lievemente. «Non so se potrei dirti il nome con certezza. Forse qualcuno che ha scoperto queste cose da poco. La musica e tutto il resto.»
Dio, no. Non è vero.
«Hudson?»
Kurt si fece definitivamente rosso. Non rispose.
Ha pensato davvero che fosse da parte di Hudson?! Lo stesso che copia matematica da una ragazza che crede che la radice di quattro sia un arcobaleno?!
«Forse.» disse infine Hummel.
«Non può essere, non è tanto intelligente.» Dave gli stava implicitamente detto di essere sulla via sbagliata.
Kurt gli rivolse un’espressione furiosa. Una di quelle che Dave Karofsky non si sarebbe scordato mai. Seguirono le parole più amare che Dave Karofsky non si sarebbe scordato mai. «Non è mica più intelligente di te, che fra pochi anni pulirai la fossa biologia, Neanderthal.»
 
Karofsky spinse d’istinto Kurt Hummel contro gli armadietti, facendolo cadere di nuovo. «Dillo di nuovo e ti gonfierò di botte» minacciò, e Kurt rimase leggermente stupito. «Arrivederci, fatina.» disse, e se ne andò, sapendo –sperando?– che Kurt sarebbe andato a parlarne con i clandestini.
 
Dopo quel discorso  con Kurt, non fu più sicuro di niente.
 
-
 
«Oh, Finn!»
«Te ne supplico» gridò «se hai viscere, non mi respingere! Oh! Io ti amo! Io sono un miserabile! Tu pronunci questo nome, sciagurato, è come se maciullassi tra i denti tutte le fibre del mio cuore!»
Lui lo interruppe scoppiando a ridere.
«Hai le mani tutte sporche di sangue!»
Dave resto per un attimo pietrificato, gli occhi fissi sulle mani.
«Ebbene sì» riprese con una strana dolcezza «Oltraggiami, scherniscimi, opprimimi; ma vieni, vieni. Seguimi. Avrai tempo di amarmi quanto ti avrò salvato da loro. Mi odierai per tutto il tempo che vorrai. Ma vieni.»
Lui lo guardava fissamente.
«Che ne è stato del mio Finn?»
«Sei senza pietà!»
«Che ne è stato del mio Finn?» ripeté lui freddamente.
«È morto.»
«Morto!»
«Sì, deve essere proprio morto. La mia lama gli è entrata molto in profondità.»
Il ragazzo si gettò su di lui come una tigre furiosa e lo spinse verso le scale con una forza sovrumana. «Vattene, mostro! Assassino! Che il nostro sangue, il suo e il mio, ti lascino sulla fronte un marchio eterno! Essere tuo! Mai, mai! Nulla ci unirà, neppure l’inferno! Va’ maledetto, va!»
 
Karofsky si svegliò di colpo, con la fronte sudata. Era ancora notte.
 
Lo sapeva di essere un tipo teatrale –il sogno lo provava–, ma a Dave piaceva paragonare quella notte di luna piena come il segno del suo cambiamento da umano a licantropo. Perché d’ora in poi avrebbe smesso di correre dietro a Kurt, e lo avrebbe solo picchiato, se necessario. Altrimenti lo avrebbe evitato.
 
*
 
Seguì un periodo triste per Karofsky, ma riuscì ad essere lo stesso di sempre, sia a scuola che in famiglia.
Anche se aveva avuto vicende spiacevoli con Hummel –il trasferimento di Finn, la storia di Lady Gaga e altro–, aveva imparato ad ignorarlo e disprezzarlo. Ormai viveva di football –perché aveva cambiato, sì, anche se suo padre gli aveva detto cento volte che non era una buona idea–, amicizie e bullismo. Al terzo anno già non ci pensava più.
 
O almeno, così sembrava.
 
 
-

*Karofsky faceva parte della squadra di Hockey, fino a circa metà secondo anno.


–––––
Che ne pensate? Continuo, non continuo, meravigliosa, schifosa?
Let me know please =)
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Sashy