Love
in the Library
Non poteva stare con Albus;
era ripugnante pensare di fare certe cose
con un altro uomo. Doveva
mettere fine a quella storia prima che la situazione degenerasse.
Quella sera gliel’avrebbe detto, in biblioteca, dove si
incontravano tutti i giorni. Sarebbe andato fino in fondo, nulla gli
avrebbe
fatto cambiare idea.
Con passo deciso uscì dalla casa di Bathilda, inoltrandosi
nelle
stradine già buie e deserte, diretto alla piazza. Era fermo
nella sua decisione.
Sperava che Albus accettasse le sue ragioni senza tentare di fargli
cambiare
idea.
Varcò la soglia della biblioteca, salutando con un cenno
secco
del capo l’anziano custode.
Lo vide, con il volto chino su un antico tomo e i lunghi capelli
rossi che lo isolavano come una tenda dal mondo. Non si era accorto del
suo
ingresso.
Gellert rimase a fissarlo per diversi minuti; adorava osservarlo
quando, con quell’espressione assorta, studiava o traduceva
le rune.
A poco a poco la sua decisione crollò, la sua idea di
lasciarlo
divenne una terribile eresia; stare con lui, conoscerlo, sapere che le
sue
labbra erano suo possesso, che i suoi sorrisi gli appartenevano, era
quanto di
più bello gli fosse mai accaduto.
Si avvicinò con un sorriso, prima di sfiorargli i capelli e
salutandolo con un bacio.
In
un minuto c’è il tempo per decisioni e
scelte
che il minuto successivo rovescerà.