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Autore: micht82    20/02/2011    0 recensioni
Harry potter è ormai un Auror, convive con ginny. Dopo una manifestazione molto importante, cominciano una serie di eventi terribili. Creature pericolose, una antica setta che ritorna, e un percorso che porterà Harry e i suoi amici alla ricerca del Leone d'oro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Vorrei ringraziare chi ha messo il capitolo tra le seguite e tra i preferiti, grazie. Questo capitolo è ancora introduttivo, vi chiedo ancora un pò di pazienza ci vuole ancora un pochino per entrare nel vivo. Se aveste dei dubbi o volete dei chiarimenti chiedete pure. grazie.

Capitolo 2


Viaggio di lavoro

Harry si ritrovò fuori dal camino e, dopo essersi spazzolato la veste, cominciò a camminare sul lucido pavimento di legno scuro. Essendo ancora presto, si vedevano pochi maghi in giro e questi comparivano come lui, con un dolce fruscio avvolti in scintillanti fiamme verdi. Sentì solo due o tre “pop” che lo avvertivano della presenza di altri maghi, che si erano appena materializzati nel salone.
Ma lui non ci fece molto caso, erano rumori a cui era ormai abituato. La sua attenzione era rivolta alle nuove statue d’oro, che facevano bella mostra al centro dell’ingresso e si ergevano sopra alla fontana. Anche se ormai erano quattro anni che erano state rimesse al loro posto, non poteva fare a meno di dare sempre un’ occhiata, perché era stato un primo segnale con il quale il mondo magico tornava finalmente alla normalità.
Le sculture erano uguali a quelle che Harry aveva visto la prima volta che era entrato al ministero della magia sette anni prima. Ma questa volta, il mago dall’aspetto nobile, con la bacchetta puntata verso alto, e la bella strega non venivano guardati con adorazione dalle altre statue: un centauro, un folletto e un elfo domestico. Le sculture erano disposte in modo tale che tutte avessero pari dignità.
La nuova disposizione non piacque a parecchi maghi, che trovavano ingiusto e assolutamente  offensivo il fatto che creature d’intelligenza quasi umana fossero messe sullo stesso piano della loro specie, che era quella che governava il mondo magico. La nuova disposizione fu richiesta da Hermione, che trovò Harry perfettamente d’accordo e questo convinse la maggior parte dei maghi, che ormai lo adoravano.
 Da quando aveva iniziato a lavorare, aveva preso l’abitudine di gettare alcune monete nella fontana; gli sembrava un buon modo di affrontare la giornata.
I pochi impiegati che giravano per il ministero parlavano fra di loro dell’importante incontro che si sarebbe tenuto quella sera. Harry guardò ancora una volta uno dei manifesti che da giorni erano affissi sulle pareti del ministero.
 
INGHILTERRA vs U.S.A
 
Finale della 424a finale della coppa del mondo di Quidditch
Si ricorda a tutti i maghi che non potessero partecipare all’evento che Lee Jordan di Radio Potter trasmetterà in diretta dal Minotaurus Stadium la telecronaca della partita.
 
Il poster comprendeva anche l’immagine del cercatore della nazionale inglese, Dwight Dixon, che ammiccava  sulla sua Tornado 11, mentre stringeva nel pugno il boccino d’oro, strappato a Krum in semifinale contro la Bulgaria.
Harry sorrise leggendo il nome di Radio Potter. Si ricordava ancora bene le trasmissioni di Lee e gli altri, nel tentativo di informare i maghi su tutto quello che i mangiamorte facevano. Era stato lo stesso Jordan ad annunciare la fine di Voldemort, dai microfoni della Radio. Questo permise la rapida diffusione via gufo della notizia. Da quel momento Radio Potter ha continuato a trasmettere con Lee, che ormai tutti gli affezionati ascoltatori continuavano a chiamare River.
Oltre alle telecronache delle partite di campionato, Lee parlava di Quidditch e commentava le notizie pubblicate sulla Gazzetta Del Profeta
Mentre si dirigeva agli ascensori, Harry non riusciva a far tacere una piccola voce dentro di sé che gli diceva: manca poco, presto la rivedrai.
Stava per premere il bottone per andare al quarto livello quando una voce affannata richiamò la sua attenzione
“Harry…aspetta! Devo salire anch’io”
La voce apparteneva ad un mago sulla quarantina, tarchiato e con una calvizie incipiente, sapeva che era un indicibile che lavorava all’ufficio misteri, perciò gli sembrava strano che dovesse salire quando i suoi uffici erano di sotto.
“Ciao Carroll, sali pure” Disse, guardando  con sospetto e potendo intuire le sue intenzioni.
L’ascensore cominciò a sferragliare non appena le porte, dotate di elaborate griglie d’oro, si chiusero.
Carroll guardava Harry di sottecchi, probabilmente stava cercando la scusa per parlargli.
“Harry, così…  vedrai la finale in tribuna d’onore” si era girato verso di lui, guardandolo in volto.
“Si, ma come sai dovrò tenere gli occhi aperti su quello che succede sulle tribune, più che alla partita purtroppo”. Nel suo tono c’era una punta di amarezza.
“Ma sarai allo stadio! Vedrai Dwight Dixon da vicino, per la barba di Merlino!” esclamò Carroll, visibilmente eccitato.
“Dovresti sapere che non è lui che voglio vedere da vicino”.
Sorrise davanti al suo entusiasmo.
“Certo… ma anche la sua famiglia ci sarà?” chiese curioso.
“Certamente lei e Percy hanno trovato i biglietti”
“E non è che ne hanno uno in più?”. Chiese guardando Harry speranzoso.
“Mi dispiace sono riusciti ad avere i biglietti solo per la famiglia. I  Weasley sono numerosi”.
Era ormai stanco di ripetere la stessa frase ogni volta. Nell’ufficio Auror saranno stati una ventina a chiedergli i biglietti.
“Posso chiederti comunque un favore?” 
“Certo, se posso”
“Puoi provare a portarmi l’autografo di Dixon? Ti prego”. Dopo la sua richiesta guardò Harry in trepidante attesa.
“Ci proverò, ma non posso garantirti nulla”
“Grazie Harry!”
 
Quarto Livello, Ufficio Regolazione e Controllo delle Creatu­re Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, l'Ufficio delle Relazioni con i Goblin e lo Sportello Consulenza Flagelli”  la voce femminile annuciò l’arrivo al piano desiderato.
 
L’ascensore si fermò e le porte si aprirono con un sonoro rumore metallico, ed Harry scese per dirigersi verso l’ufficio della sua amica Hermione Granger.
Erano ormai tre anni che lei lavorava in quell’ufficio, con una collega più anziana. Voleva assolutamente realizzare il sogno di vedere finalmente tutti gli Elfi domestici liberi dalla schiavitù, a cui volontariamente si sottoponevano con orgoglio, nonostante non tutti i padroni fossero buoni con loro.
Era molto difficile realizzare questo suo desiderio, aveva sopportato le critiche di tanti maghi del ministero che la sbeffeggiavano per la sua stramba idea. Ma lei era rimasta salda nei suoi principi e nella sua volontà di dare la libertà a quelle creature. Portava sempre come esempio Dobby. L’unico elfo domestico che abbia mai accettato di farsi pagare per lavorare. Molti maghi le dicevano che forse lui fosse solo un po’ svitato e che gli altri della sua razza mai avrebbero accettato la libertà. Harry e Ron le erano vicino per quanto possibile, anche se credevano che sarebbe stato un impresa impossibile da realizzare poiché le circostanze erano tutte contro di lei, però tutti e due concordavano che fosse l’unica che potesse realizzarla.
Bussò alla porta dell’ufficio e una voce indistinta esclamò “ E’ aperto”.
Harry aprì la porta e si ritrovò davanti il viso allegro e spensierato di Abigail Button, che non dimostrava i suoi quarant’anni e lo guardava intensamente con in mano una rivista.
“Ciao Harry! Tra poco parti, giusto? Sarai vicino a Double D, vero? Allora devi assolutamente dirgli di farmi la dedica su questa foto. Lo farai, vero Harry?” pronunciò l’intera frase senza riprendere fiato.
“Cosa? Ah si…” provò a rispondere impacciato, colpito da tanta veemenza.
“Grazie sapevo di poter contare su di te” e con un sorriso smagliante uscì dall’ufficio quasi saltellando.
“Ciao Hermione, chi è Double D?” rivolgendosi ad Hermione con aria perplessa.
Una ragazza dai lunghi capelli crespi, seduta ad una scrivania ingombra di fogli disposti in file ordinate. Era concentrata su una pergamena, che vergava diligentemente d’inchiostro e, quando Harry incrociò i suoi occhi, non poté fare a meno di notare le pensanti occhiaie, dovute probabilmente ad una protratta privazione del sonno
“Ciao Harry, parlava di Dwight Dixon naturalmente” rispose lei con aria stanca.
“Non sapevo che le piacesse il Quidditch?” “Infatti non le piace, ma è letteralmente impazzita per lui, non fa altro che parlare di quanto sia bello, affascinante ed elegante; mi ha mostrato l’articolo del settimanale delle streghe che lo ha definito ‘il quarto ippogrifo punk’ ti puoi immaginare quindi quanto sia ammirato dal gentil sesso”
“Prima non era così ammirato, si parlava di lui per le sbronze e le risse anche con i babbani e per tutte le maghe con cui usciva, neanche una veela è riuscita ad incantarlo per tenerlo con sé. Non riesce a stare con la stessa donna per più di un mese!”.
Harry era stupito del fatto che l’opinione pubblica su di lui fosse cambiata.
“Ma con il suo prezioso contributo ha aiutato l’Inghilterra ad arrivare in finale, questo ha fatto dimenticare agli occhi della gente tutte le cose negative del passato e lo ha reso un eroe” disse sbuffando per poi rimettersi a scrivere.
“Come mai così sbattuta?” domandò Harry sorpreso, avvicinandosi alla scrivania e sedendosi nell’unica sedia disponibile, lasciando cadere l’argomento.
“… sono rimasta nell’ufficio tutta la notte per finire la relazione sull’incontro di due giorni fa con i rappresentanti dei Goblin, deve essere pronta per domani!” chiuse la frase con un lungo sbadiglio, mettendosi una mano vicino alla bocca.
“Sei sicura di farcela a rimanere sveglia per la partita?” chiese preoccupato.
“Si non ti preoccupare tra un’ ora torno a casa e dormo un po’, stasera sarò in piena forma e poi domani ho altri impegni ”
“Altri impegni? Ma dopo la partita tornate a casa o vi fermate in tenda con gli altri?” chiese curioso.
“Ci fermiamo in tenda e la mattina dopo prenderemo i mezzi pubblici e visiteremo la città, per poi andare alla biblioteca magica più grande d’Europa” sorrideva nonostante la stanchezza.
“E Ron come l’ha presa?” chiese, anche se immaginava la sua reazione.
“Ovviamente non è entusiasta dell’idea, ma come gli ho ricordato proprio ieri sera, io mi sono dovuta sorbire la finale di campionato che è durata tre giorni! E lui ha continuato a festeggiare per una settimana!”.
Era ancora molto stizzita nel ricordare quei giorni.
“Hermione sai anche tu che i Cannoni di Chudley non vincevano il campionato dal 1892, è normale che abbia festeggiato un po’” disse cercando di giustificare l’amico.
“Un po’? mi ha costretto a indossare la loro maglia, di truccarmi in viso con le due C della squadra! Mi ha raccontato l’intera storia della squadra e non ha fatto altro che elencare tutte le azioni della partita. Per questo domani lui mi seguirà, senza fare troppe storie, in giro per la città e nella biblioteca, un po’ di cultura non lo ucciderà”.
 Harry pensava che fosse meglio non insistere sull’argomento, poiché con la mancanza di sonno sembrava che la sua amica fosse più indisposta del solito ad ascoltare le sue difese nei confronti del suo fidanzato.
“Non vedi l’ora di rivederla, vero?” gli chiese poi con dolcezza.
“Sì, è da quasi un mese che è via… mi manca molto. Anche se ci siamo scritti tanto, non è come averla accanto” sospirò malinconico.
“Dai… ormai e solo questione di poco tempo e poi tornerà a casa e starete di nuovo insieme”.
Le parole di Hermione aiutarono a risollevare lo spirito di Harry.
“Hai ragione Hermione, grazie di tutto. Se non dovessimo vederci alla partita ci vedremo a casa di Molly domenica”
Dopo essersi salutati, Harry uscì dall’ufficio e procedette verso gli ascensori per arrivare al secondo livello
Varcate le porte della divisione Auror, trovò ad aspettarlo Dawlish, che leggeva la Gazzetta del profeta. Insieme a lui avrebbero costituito la scorta per il ministro e gli altri due membri della delegazione che avrebbe rappresentato l’Inghilterra.
“Ciao, gli altri sono già nell’ufficio del ministro?”chiese Harry, facendogli distogliere lo sguardo dal Profeta.
“Oh ciao Harry, sì, sia Percy che Wyatt sono da Kingsley. Il ministro ci manderà a chiamare con un promemoria per interuffici”. E ricominciò a leggere il giornale.
Kingsley era diventato ministro della magia qualche settimana dopo la fine della guerra e aveva rimesso ordine al ministero. Per prima cosa tenne un discorso alla popolazione magica attraverso Radio Potter, nel quale esprimeva tutto il dolore e la commozione per le vittime (della guerra). Le sue furono parole di speranza affinché il mondo magico  si risollevasse, dopo la breve parentesi di oscurantismo che colui-che-non-deve-essere-nominato aveva gettato sulla comunità magica. Un invito a collaborare insieme per ricostruire ciò che era stato distrutto e ricominciare a vivere.
“Il capo si è visto?” chiese Harry preoccupato
“No, credo che non sopporterei il suo sguardo minaccioso anche oggi” rispose Dawlish tirando un sospiro di sollievo
“Meno male, almeno oggi non mi rovinerà la giornata”.
 Harry appoggiò lo zaino vicino alla sua scrivania, che assomigliava molto ad un campo di battaglia.
“Pensi che la cucina italiana sia buona?” chiese distrattamente Dawlish.
“Ginny mi ha detto di sì, speriamo bene”.
Rispose in quel modo,  anche se non era tanto entusiasta di provare specialità straniere.
Dopo dieci minuti di chiacchiere, arrivò l’aeroplanino di carta che li invitava a recarsi nell’ufficio del ministro.
Presero l’ascensore e salirono al primo livello; arrivati all’ufficio bussarono tre volte e, ricevuto il permesso di entrare, aprirono la porta, varcarono la soglia e videro il ministro seduto alla sua scrivania d’ebano riccamente decorata in oro.
Ai lati della scrivania c’erano Percy Weasley, responsabile dell’Ufficio della cooperazione magica, e Wyatt Woodrow, responsabile dell’Ufficio sport e giochi magici, un uomo sui cinquant’anni, biondo, con gli occhi azzurri ed un fisico possente da ex giocatore di Quidditch, che avrebbero fatto parte della spedizione.
“Bene ragazzi, tra cinque minuti, prenderemo la passaporta che ci condurrà a destinazione, tenetevi pronti”. Si alzò dalla scrivania e prese il suo bagaglio, per poi avvicinarsi ad una vecchia spazzola sdentata.
Harry si avvicinò al fratello di Ron, con la scusa di aiutarlo con la valigia.
“Ciao Percy, come sta Audry?” chiese apprensivo.
“Ciao Harry, ormai ci siamo quasi, manca poco. Avrei voluto stare con lei in caso il lieto evento si fosse concretizzato in questi due giorni, ma mia moglie sa che c’è bisogno di me per questo incontro, dove, oltre alla partita, ci saranno da discutere temi molto importanti. Sono fortunato ad aver incontrato una donna come lei, ci intendiamo a meraviglia” disse nel suo tono pomposo che Harry aveva ormai imparato ad accettare.
“Spero che il piccolo allora ti aspetti prima di nascere”
“Sarebbe un bel gesto davvero” disse sorridendo.
“È  il momento, avvicinatevi” . La profonda voce di Kingsley richiamò tutti attorno a lui.
Si disposero intorno al ministro che teneva in mano la spazzola e, toccandola tutti con un dito, essa si illuminò di azzurro. Harry riconobbe la famigliare sensazione di essere arpionato per l’ombelico e strattonato in avanti e i suoi piedi si staccarono da terra per poi atterrare su un pavimento fatto di sassi.
“Benvenuti al Drago Volante, la migliore locanda di Torino!”
 
 
   
 
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