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Autore: Ellens    23/02/2011    7 recensioni
Juliet Sunders non ha paura di nessuno: si caccia nei guai, se li va a cercare come suo unico divertimento, ne è attratta tanto quanto un'ape è attratta dal suo stesso miele.
Chase Turner la odia: lei tende a rovinargli la vita giorno per giorno, per il semplice fatto che l'odio è reciproco.
Passano il tempo a minacciarsi, squarciarsi gomme e umiliarsi a vicenda, giusto per imporsi a far capire chi è che comanda alla Bellflower High School.
Due tipi così non possono che continuare ad odiarsi, o no?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Juliet Sunders: un nome, una garanzia

 

Sotto questo sole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Juliet Sunders: un nome, una garanzia.

Un guaio, forse.

Tendeva ad attaccare briga con tutti, nessuno escluso.

Le normali adolescenti si dividevano in tre categorie, a Bellflower: quelle snob, con la puzza sotto il naso e pronte a guardare dall'alto in basso anche il cane del vicino, e quelle troppo timide o insignificanti, figlie perfette e tutto il resto. Infine, ultima ma forse più importante, la categoria delle ragazze diverse, alla ricerca di disastri, tentatrici, coloro che provavano gioia infinita nel finire in presidenza e nel dare del filo da torcere a tutti. Più che coloro, però, qui bisognava parlare di colei: Juliet Sunders, unica componente della terza categoria, che disgraziatamente faceva per cento.

Leggenda scolastica, piaga cittadina, finiva in presidenza un giorno sì e l'altro pure, uscendone stranamente sempre pulita.

Sfacciata, odiata e pericolosa: aveva la capacità di tirarsi fuori dai casini, e l'innata dote di ficcare gli altri nei guai. Sempre.

Ma, forse, la cosa più grave, se così vogliamo definirla, era la percentuale di divertimento che l'accompagnava durante le sue ore in presidenza, o comunque impegnate a far la cattiva ragazza.

Ne traeva beneficio, forse.

Restava il fatto che alla Bellflower High School, non c'era spazio per il giocatore da football palestrato e aitante che chiudeva nel gabinetto i poveri sfigati occhialuti e poco popolari.

O almeno, non c'era spazio per lui nei gabinetti, per questo Juliet si limitava a rovinargli l'esistenza. Non per generosità od altruismo verso gli sfigatelli, ovviamente.

Il problema grosso ed evidente, infatti, era che si divertiva. Si divertiva troppo.

 

 

 

- Juls, comportati bene- la madre della ragazza s'appoggiò allo stipite della porta, mentre la figlia raccoglieva le ultime penne dal tavolo e si preparava ad uscire.

Quel giorno, Juliet Sunders, detta Juls da pochi eletti, ovvero la madre, il padre e l'amica Alice, si sentiva particolarmente in vena di divertirsi.

- Sì, mamma, sarò una brava scolara: seguirò la lezione, mangerò la merenda e soprattutto non chiuderò nel gabinetto le matricole. Infine, te lo prometto, gli occhi del preside Wilson oggi non avranno motivo di posarsi sul mio bel faccino- rispose la ragazza, prendendo l'ultimo quaderno e schiaffandolo con noncuranza nella borsa.

- Tesoro, sono più che seria. Non so se l'hai notato, ma l'anno scolastico è iniziato da un mese e tu sei finita diciassette volte in presidenza-

Juls si voltò a guardare la madre ostentando un'aria offesa - Mamma, è tutto un losco giro, m'incastrano perchè sanno che è facile dar la colpa a me- sbuffò, falsamente contrariata, poi afferrò la felpa posata sulla sedia e se la infilò velocemente; era in ritardo, cavolo, in un grosso, gigantesco ritardo.

Alice si sarebbe incazzata.

- E comunque, me ne tiro sempre fuori- aggiunse sulla soglia della porta, poi, senza dare il tempo alla madre di ribattere con una frase del tipo "allora stai ammettendo, lurida bugiarda", corse giù per il vialetto, mentre il sole, addormentato quasi quanto lei, le dava un tiepido buongiorno.

 

Alice, all'angolo della strada, scalpitava come ogni giorno lanciando occhiate all'orologio e maledicendo l'amica.

Se solo non si fossero conosciute da diciassette anni, forse, anzi no, sicuramente, l'avrebbe piantata in asso da almeno mezzora.

Ma per sua immensa sfortuna, Juliet Sunders era quella che le mocciose chiamavano migliore amica, o amica per la pelle, e il destino gliel'aveva affibbiata forse nella speranza che la cambiasse.

O forse perchè nella vita precedente aveva fatto una strage devastante nel pieno di un centro commerciale, o giù di lì, meritandosi di conseguenza una punizione tanto letale.

O forse, lei era così masochista e stupida da volerle comunque bene, troppo bene.

- Non sono in ritardo, è solo un effetto ottico- le soffiò Juls alle spalle, con ancora il fiatone per la corsa.

- Juls, domani non ti aspetto- decretò Alice, visibilmente irritata.

- Lo dici sempre-

- Ecco, appunto, stai attenta-

Juls rise- Ma non potresti mai andartene senza di me, a malapena ti ricordi la strada per andare a scuola-

- Non infierire, Sunders. Il fatto che il mio senso dell'orientamento presenti delle pecche, non è materiale d'insulto-

Juls afferrò il braccio dell'amica, allungando il passo - Sento che oggi è una bella giornata. Sento proprio che oggi mi divertirò- disse, sorridendo al giorno che andava illuminandosi.

- Cerca di divertirti in mattinata e tieniti libero il pomeriggio, Juls, non posso spenderlo tutto ad aspettare che tu esca dalla presidenza- si lamentò Alice.

Juls, i cui capelli neri e mossi le sfioravano appena il viso coprendole gli occhi grandi e color nocciola, piegò la testa di lato nello stesso atteggiamento che assumeva quando era soprappensiero.

- Mh, forse vedrò di sbrigarmi entro le undici- decretò infine, mentre varcavano i cancelli della scuola.

- Grazie-

- Oh, di niente, Alice. Per te questo ed altro- disse, pregustando un divertimento che appariva decisamente sfrenato.

Il suo divertimento, in quei giorni, si chiamava Chase Turner.

Non figo, assolutamente no.

Chase Turner era bello, il che, secondo Juls, era assai diverso: il figo attirava, il bello faceva venire la tremarella, allontanando la gente.

Ma non lei.

Non che si reputasse alla sua altezza, né puntava a qualche storia d'amore con quest'ultimo, ma provava una devastante sete di vendetta.

Voleva fargli assolutamente passare le pene dell'inferno, puntava alla bocciatura o qualcosa di simile, un'espulsione bella grave per il loro ultimo anno.

Qualcosa che lo rovinasse definitivamente.

- Che ti ha fatto di male, poverino?- chiese Alice, leggendola nel pensiero.

Juls scrollò le spalle, non sapendo darle una vera e propria motivazione - Non so, il fatto è che mi irrita. E sa di essere bello, e se ne approfitta. Il che mi irrita. Crede di avere la scuola ai suoi piedi, non ha ancora capito chi comanda qui- sussurrò infine le ultime parole, impregnando il tutto con un misto di possessione.

Alice la guardò preoccupata - Mi fai paura-

- Oh, Alice, non è a te che devo far paura- chiarì alla fine, allontanandosi dall'amica e andando incontro al ragazzo.

Non lo degnò di uno sguardo, né rallentò in sua presenza, ma quando loro si trovarono a pochi millimetri, Juls li bruciò dandogli una spallata.

Una minatoria, per la precisione; una di cui sia lei che Alice sapevano il significato.

- Guarda dove metti i piedi- Chase si spostò, accigliato.

A Juls irritava quel suo modo di fare. Lei non era una brava ragazza, lei era la stronza della situazione. Il gioco lo conduceva lei, e quel tipo di giocatori le davano ai nervi.

- Scusa, ero accecata dalla tua bellezza- gli sorrise, tutt'altro che sincera.

Chase la guardò allontanarsi, pensando che l'avrebbe pestata molto volentieri.

Non si pose neanche il problema che era una femmina o quant'altro: Juliet Sunders era sopra le righe, se c'era da pestarla, andava pestata, perchè lei sicuramente non si faceva paranoie riguardo al disturbarlo.

 

Juls avanzava a grandi falciate verso il laboratorio di fotografia, mentre una malsana idea, o almeno, una davvero scorretta, le balenava in testa.

Bussò alla porta con due dita, aspettando che un ragazzo si voltasse e le prestasse attenzione.

- Sì?- chiese questo, senza degnarla di molti sguardi.

- Ciao, mi chiamo Juliet Sunders-

- So chi sei- sussurrò lui, alquanto annoiato; sembrava non avere la minima intenzione di lasciar perdere le sue stupide fotografie: continuava a giocherellarci con le dita, senza realmente divertirsi.

- Davvero?- era sorpresa.

- Certo. Tutti sanno chi è Juliet Sunders. Tutti sanno che è meglio starti alla larga, che sei una fonte di guai e che è meglio tenerti buona-

Juls lo osservò, abbastanza sconvolta. Non che quella non fosse la pura e cruda verità, ma nessuno gliel'aveva mai detto esplicitamente.

- Bene. Meglio così, allora, non ci sarà bisogno delle presentazioni. Senti- iniziò, sfoderando un sorrisino - so che tu fotografi bene. E so che ti piace seguire la gente, quindi ora ti farò una  proposta che non potrai rifiutare-

- Chi ti dice che non declinerò l'offerta?-

Juls lo guardò dritto negli occhi - Vuoi davvero perdere l'occasione di smerdare Chase Turner?-

Il tipo, che in quel momento sembrò risvegliarsi dal letargo, aprì gli occhi - No, ovvio che no-

Juls sembrò soddisfatta e si sedette sul bordo del banco - Non mi hai detto come ti chiami-

- Liam. Liam Baker-

- Bene, Liam. Credo che da oggi tu avrai una nuova amica, e io un nuovo amico-  sorrise lei.

- Un affare, direi-

- Uno grosso, Baker. Uno grossissimo-

 

 

Juls entrò nell'aula di scienze, essendo consapevole di essere in ritardo di ben dieci minuti.

- Sunders, grazie per averci degnato della sua presenza. Si sieda qui davanti, accanto a Turner, così eviteremo che complotti qualcosa negli ultimi banchi- il professor Quirrel le indicò il posto accanto a Turner, dove al momento sedeva un ragazzo poco interessato che giocava a tris da solo. E perdeva.

- McKenzie, si alzi e vada infondo, qui davanti non è d'aiuto- il professore liquidò il ragazzo e si voltò di nuovo verso la lavagna, prendendo tutto interessato a spiegare la cellula.

Juliet affondò nella sedia, mentre il suo vicino di banco non dava segni di vita.

- Ah, Sunders- il professore si girò nuovamente, per squadrarla da capo a piedi - Una sola parola con Chase e la sbatto dal preside. Turner, per te è lo stesso-

- Professore, non ci sarà pericolo: Turner è in grado di dialogare come il mio cane-

Il ragazzo, alla sua destra, fece per aprir bocca. Juls lo guardò invitante, sperando con tutto il suo cuore che dicesse qualcosa di cattivo, giusto per divertimento.

Amava vederlo irritarsi, amava dargli fastidio.

- Sunders, all'uscita nasconditi nel gabinetto- digrignò.

- Oh, ma per affrontare te va benissimo uno spazio affollato, così tutti potranno vederti all'opera e notare le tue capacità da lottatore di sumo. Sei un figo, potresti ingrandire la tua reputazione ancora di più, se questo è possibile- Juls si portò la matita alla bocca - a meno che tu non abbia paura di fare una figuraccia-

- Sunders, ti sei mai sentita femmina?-

Lei si voltò, avvicinando il viso a quello del ragazzo - Solo quando ti vedo, sai. Sento le farfalle qui, sotto lo stomaco, credo di amarti-

Quirrel si voltò per fulminarli - Sunders, Turner, un'altra parola-

Quel professore, a detta di Juliet, era estremamente irritante. Parlava sempre, non concedendo una chiacchierata amichevole ai suoi alunni.

- Ma professore, una sola parola è troppo generico. Potrei dire casa, come pizza, come sternocleidomastoideo-

L'uomo, alquanto sovrappeso, divenne un secondo rosso, poi aprì la bocca per dire la frase magica. -  Sunders, in presidenza. E tu pure, Turner-

Gioia pura.

 

 

 

- Preside Wilson - Turner si sedette alla poltrona, guardando dritto negli occhi l'ometto dinanzi.

Non era un frequentatore abituale dell'ufficio del preside, non quanto Sunders, almeno.

- Turner, qual è il problema?-

- Il professor Quirrel mi ha mandato qui perchè parlavo con Juliet Sunders durante la sua ora- disse semplicemente il ragazzo, prendendo ad osservare le sue unghie.

- Mh. Chi ha iniziato?-

- Lei, preside-

- Esca, Turner. Non ho tempo da perdere con lei, la signorina Sunders mi occuperà gran parte della giornata, oggi- disse l'uomo, quasi abituato a quella frase.

Restò a fissare un punto indefinito nello spazio, finché la ragazza non si materializzò sulla poltrona, prendendo a toccare ogni cosa vi fosse sulla scrivania.

- Preside-

- Sunders, che c'è oggi?-

- Il professor Quirrel mi invita a parlare, e quando io lo faccio mi caccia fuori dall'aula-

- Non farnetichi, Sunders. Sono stanco di lei, dei suoi problemi e della sua faccia tosta-

- Preside, ma il professor Quirrel ha detto esplicitamente "Sunders, un'altra parola". Era un invito bell'e buono a parlare, non trova? Altrimenti avrebbe detto "Sunders, la finisca di parlare". Non è colpa mia se lei assume personale incapace di formulare un pensiero coerente con i propri desideri-

Wilson digrignò i denti, evidentemente irato: quella ragazza era una piaga.

- Sunders, oggi è lunedì, non iniziamo male la settimana. La prego di uscire immediatamente dal mio ufficio e non farsi vedere più, almeno per stamattina-

- Sono in punizione, preside?-

- Sì, Sunders-

Juls sorrise sotto i baffi - Per aver interpretato correttamente una frase esposta in modo scorretto? Non crede che sia ingiusto? Forse dovrei chiamare la professoressa di lettere ed esporle il nostro dubbio, non trova?-

Il preside sbuffò, passandosi una mano sul viso. Vittoria.

- Ci vediamo domani, Sunders. Esca dal mio ufficio-

- Devo presentarmi nell'aula di punizioni, oggi pomeriggio?-

- No, Sunders, non deve. Esca dal mio ufficio immediatamente, però-

- E' sempre un piacere fare affari con lei, preside, lo sa?- e, così dicendo, uscì felice e appagata nel corridoio.

Turner l'aspettava appoggiato al muro, le braccia conserte e l'aria minacciosa.

- Turner, risparmiatelo per domani, il pestaggio. O un altro giorno, comunque. Non credere che abbia finito qui-

- Che ti ho fatto, Sunders? Non possiamo far finta di non esistere l'un per l'altro, come abbiamo fatto fino ad ora?- Chase allargò le braccia, indeciso se sbatterla al muro o andarsene.

- Potremmo, ma in questo periodo la tua esistenza mi irrita particolarmente, Turner, e se qualcosa mi irrita, ho imparato ad utilizzarla per divertirmi un po'-

- Sunders, farai una brutta fine- le puntò il dito addosso, decisamente incazzato.

- Turner, tu prima di me- lei gli sorrise, alquanto divertita.

Quel ragazzo non aveva autocontrollo, il che era proprio ciò che faceva al caso suo.

Juliet si voltò, dirigendosi verso l'aula di fotografia, sperando di trovare Baker e dirgli che doveva mettersi al lavoro subito, perchè lei si sentiva proprio in vena.

 

 

 

Ma voi vi rendete conto che ho scritto una cagata assurda, vero?

.-.

Okay, il fratto è che mi sono un po' stancata del solito prototipo di ragazza sfigata che trova il ragazzo figo che s'innamora di lei.

E mi sono anche stancata della ragazza con il carattere che risponde al ragazzo figo.

Ora ho deciso che la mia protagonista sarà figa, sarà forte, sarà la stronza della situazione.

Voglia che la gente la rispetti, abbia un po' paura di lei, sappia che non è una santa, ma un'abituale frequentatrice della presidenza. La voglio un po' più cattivella, pronta a fare di tutto per rovinare la gente, una che ama irritare il prossimo, una che se c'è da fare una cosa proibita è lì, in prima fila.

E quindi basta, questa era l'introduzione :D

Spero che vi piaccia, spero che calcoliate la frase "inserisci una recensione" e spero che la recensione sia positiva.

In caso contrario, credo che sopravvivrò, cercando di non affogare nelle mie stesse lacrime di disperazione.

Okay, basta, ho davvero finito.

Grazie :D

 

 

~Ellens

 

 

   
 
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