Sotto questo sole
Juliet Sunders: un nome,
una garanzia.
Un guaio, forse.
Tendeva ad attaccare briga
con tutti, nessuno escluso.
Le normali adolescenti si
dividevano in tre categorie, a Bellflower: quelle snob, con la puzza sotto il
naso e pronte a guardare dall'alto in basso anche il cane del vicino, e quelle
troppo timide o insignificanti, figlie perfette e tutto il resto. Infine,
ultima ma forse più importante, la categoria delle ragazze diverse, alla
ricerca di disastri, tentatrici, coloro che provavano gioia infinita nel finire
in presidenza e nel dare del filo da torcere a tutti. Più che coloro,
però, qui bisognava parlare di colei: Juliet Sunders, unica componente
della terza categoria, che disgraziatamente faceva per cento.
Leggenda scolastica, piaga
cittadina, finiva in presidenza un giorno sì e l'altro pure, uscendone
stranamente sempre pulita.
Sfacciata, odiata e
pericolosa: aveva la capacità di tirarsi fuori dai casini, e l'innata
dote di ficcare gli altri nei guai. Sempre.
Ma, forse, la cosa
più grave, se così vogliamo definirla, era la percentuale di
divertimento che l'accompagnava durante le sue ore in presidenza, o comunque
impegnate a far la cattiva ragazza.
Ne traeva beneficio,
forse.
Restava il fatto che alla
Bellflower High School, non c'era spazio per il giocatore da football
palestrato e aitante che chiudeva nel gabinetto i poveri sfigati occhialuti e
poco popolari.
O almeno, non c'era spazio
per lui nei gabinetti, per questo Juliet si limitava a rovinargli l'esistenza.
Non per generosità od altruismo verso gli sfigatelli,
ovviamente.
Il problema grosso ed
evidente, infatti, era che si divertiva. Si divertiva troppo.
- Juls, comportati bene-
la madre della ragazza s'appoggiò allo stipite della porta, mentre la
figlia raccoglieva le ultime penne dal tavolo e si preparava ad uscire.
Quel giorno, Juliet
Sunders, detta Juls da pochi eletti, ovvero la madre, il padre e l'amica Alice,
si sentiva particolarmente in vena di divertirsi.
- Sì, mamma,
sarò una brava scolara: seguirò la lezione, mangerò la
merenda e soprattutto non chiuderò nel gabinetto le matricole. Infine, te lo prometto, gli occhi del preside
Wilson oggi non avranno motivo di posarsi sul mio bel faccino- rispose la
ragazza, prendendo l'ultimo quaderno e schiaffandolo con noncuranza nella
borsa.
- Tesoro, sono più
che seria. Non so se l'hai notato, ma l'anno scolastico è iniziato da un
mese e tu sei finita diciassette volte in presidenza-
Juls si voltò a
guardare la madre ostentando un'aria offesa - Mamma, è tutto un losco
giro, m'incastrano perchè sanno che è facile dar la colpa a me-
sbuffò, falsamente contrariata, poi afferrò la felpa posata sulla
sedia e se la infilò velocemente; era in ritardo, cavolo, in un grosso,
gigantesco ritardo.
Alice si sarebbe
incazzata.
- E comunque, me ne tiro
sempre fuori- aggiunse sulla soglia della porta, poi, senza dare il tempo alla
madre di ribattere con una frase del tipo "allora stai ammettendo, lurida
bugiarda", corse giù per il vialetto, mentre il sole, addormentato
quasi quanto lei, le dava un tiepido buongiorno.
Alice, all'angolo della
strada, scalpitava come ogni giorno lanciando occhiate all'orologio e
maledicendo l'amica.
Se solo non si fossero
conosciute da diciassette anni, forse, anzi no, sicuramente, l'avrebbe piantata
in asso da almeno mezzora.
Ma per sua immensa
sfortuna, Juliet Sunders era quella che le mocciose chiamavano migliore amica,
o amica per la pelle, e il destino gliel'aveva affibbiata forse nella speranza
che la cambiasse.
O forse perchè
nella vita precedente aveva fatto una strage devastante nel pieno di un centro
commerciale, o giù di lì, meritandosi di conseguenza una
punizione tanto letale.
O forse, lei era
così masochista e stupida da volerle comunque bene, troppo bene.
- Non sono in ritardo,
è solo un effetto ottico- le soffiò Juls alle spalle, con ancora
il fiatone per la corsa.
- Juls, domani non ti
aspetto- decretò Alice, visibilmente irritata.
- Lo dici sempre-
- Ecco, appunto, stai
attenta-
Juls rise- Ma non potresti
mai andartene senza di me, a malapena ti ricordi la strada per andare a scuola-
- Non infierire, Sunders.
Il fatto che il mio senso dell'orientamento presenti delle pecche, non è
materiale d'insulto-
Juls afferrò il
braccio dell'amica, allungando il passo - Sento che oggi è una bella giornata.
Sento proprio che oggi mi divertirò- disse, sorridendo al giorno che
andava illuminandosi.
- Cerca di divertirti in
mattinata e tieniti libero il pomeriggio, Juls, non posso spenderlo tutto ad
aspettare che tu esca dalla presidenza- si lamentò Alice.
Juls, i cui capelli neri e
mossi le sfioravano appena il viso coprendole gli occhi grandi e color
nocciola, piegò la testa di lato nello stesso atteggiamento che assumeva
quando era soprappensiero.
- Mh, forse vedrò
di sbrigarmi entro le undici- decretò infine, mentre varcavano i
cancelli della scuola.
- Grazie-
- Oh, di niente, Alice.
Per te questo ed altro- disse, pregustando un divertimento che appariva
decisamente sfrenato.
Il suo divertimento, in
quei giorni, si chiamava Chase Turner.
Non figo, assolutamente no.
Chase Turner era bello, il
che, secondo Juls, era assai diverso: il figo attirava, il bello faceva venire
la tremarella, allontanando la gente.
Ma non lei.
Non che si reputasse alla
sua altezza, né puntava a qualche storia d'amore con quest'ultimo, ma
provava una devastante sete di vendetta.
Voleva fargli
assolutamente passare le pene dell'inferno, puntava alla bocciatura o qualcosa
di simile, un'espulsione bella grave per il loro ultimo anno.
Qualcosa che lo rovinasse
definitivamente.
- Che ti ha fatto di male,
poverino?- chiese Alice, leggendola nel pensiero.
Juls scrollò le
spalle, non sapendo darle una vera e propria motivazione - Non so, il fatto
è che mi irrita. E sa di essere bello, e se ne approfitta. Il che mi
irrita. Crede di avere la scuola ai suoi piedi, non ha ancora capito chi
comanda qui- sussurrò infine le ultime parole, impregnando il tutto con
un misto di possessione.
Alice la guardò
preoccupata - Mi fai paura-
- Oh, Alice, non è
a te che devo far paura- chiarì alla fine, allontanandosi dall'amica e
andando incontro al ragazzo.
Non lo degnò di uno
sguardo, né rallentò in sua presenza, ma quando loro si trovarono
a pochi millimetri, Juls li bruciò dandogli una spallata.
Una minatoria, per la
precisione; una di cui sia lei che Alice sapevano il significato.
- Guarda dove metti i
piedi- Chase si spostò, accigliato.
A Juls irritava quel suo
modo di fare. Lei non era una brava ragazza, lei era la stronza della
situazione. Il gioco lo conduceva lei, e quel tipo di giocatori le davano ai
nervi.
- Scusa, ero accecata
dalla tua bellezza- gli sorrise, tutt'altro che sincera.
Chase la guardò
allontanarsi, pensando che l'avrebbe pestata molto volentieri.
Non si pose neanche il
problema che era una femmina o quant'altro: Juliet Sunders era sopra le righe,
se c'era da pestarla, andava pestata, perchè lei sicuramente non si
faceva paranoie riguardo al disturbarlo.
Juls avanzava a grandi
falciate verso il laboratorio di fotografia, mentre una malsana idea, o almeno,
una davvero scorretta, le balenava in testa.
Bussò alla porta
con due dita, aspettando che un ragazzo si voltasse e le prestasse attenzione.
- Sì?- chiese
questo, senza degnarla di molti sguardi.
- Ciao, mi chiamo Juliet
Sunders-
- So chi sei-
sussurrò lui, alquanto annoiato; sembrava non avere la minima intenzione
di lasciar perdere le sue stupide fotografie: continuava a giocherellarci con
le dita, senza realmente divertirsi.
- Davvero?- era sorpresa.
- Certo. Tutti sanno chi
è Juliet Sunders. Tutti sanno che è meglio starti alla larga, che
sei una fonte di guai e che è meglio tenerti buona-
Juls lo osservò,
abbastanza sconvolta. Non che quella non fosse la pura e cruda verità,
ma nessuno gliel'aveva mai detto esplicitamente.
- Bene. Meglio
così, allora, non ci sarà bisogno delle presentazioni. Senti-
iniziò, sfoderando un sorrisino - so che tu fotografi bene. E so che ti
piace seguire la gente, quindi ora ti farò una proposta che non potrai rifiutare-
- Chi ti dice che non
declinerò l'offerta?-
Juls lo guardò
dritto negli occhi - Vuoi davvero perdere l'occasione di smerdare
Chase Turner?-
Il tipo, che in quel
momento sembrò risvegliarsi dal letargo, aprì gli occhi - No,
ovvio che no-
Juls sembrò
soddisfatta e si sedette sul bordo del banco - Non mi hai detto come ti chiami-
- Liam. Liam Baker-
- Bene, Liam. Credo che da
oggi tu avrai una nuova amica, e io un nuovo amico- sorrise lei.
- Un affare, direi-
- Uno grosso, Baker. Uno
grossissimo-
Juls entrò
nell'aula di scienze, essendo consapevole di essere in ritardo di ben dieci minuti.
- Sunders, grazie per
averci degnato della sua presenza. Si sieda qui davanti, accanto a Turner,
così eviteremo che complotti qualcosa negli ultimi banchi- il professor
Quirrel le indicò il posto accanto a Turner, dove al momento sedeva un
ragazzo poco interessato che giocava a tris da solo. E perdeva.
- McKenzie, si alzi e vada
infondo, qui davanti non è d'aiuto- il professore liquidò il
ragazzo e si voltò di nuovo verso la lavagna, prendendo tutto
interessato a spiegare la cellula.
Juliet affondò nella
sedia, mentre il suo vicino di banco non dava segni di vita.
- Ah, Sunders- il
professore si girò nuovamente, per squadrarla da capo a piedi - Una sola
parola con Chase e la sbatto dal preside. Turner, per te è lo stesso-
- Professore, non ci
sarà pericolo: Turner è in grado di dialogare come il mio cane-
Il ragazzo, alla sua
destra, fece per aprir bocca. Juls lo guardò invitante, sperando con
tutto il suo cuore che dicesse qualcosa di cattivo, giusto per divertimento.
Amava vederlo irritarsi,
amava dargli fastidio.
- Sunders, all'uscita
nasconditi nel gabinetto- digrignò.
- Oh, ma per affrontare te
va benissimo uno spazio affollato, così tutti potranno vederti all'opera
e notare le tue capacità da lottatore di sumo. Sei un figo, potresti
ingrandire la tua reputazione ancora di più, se questo è
possibile- Juls si portò la matita alla bocca - a meno che tu non abbia
paura di fare una figuraccia-
- Sunders, ti sei mai
sentita femmina?-
Lei si voltò,
avvicinando il viso a quello del ragazzo - Solo quando ti vedo, sai. Sento le
farfalle qui, sotto lo stomaco, credo di amarti-
Quirrel si voltò
per fulminarli - Sunders, Turner, un'altra parola-
Quel professore, a detta
di Juliet, era estremamente irritante. Parlava sempre, non concedendo una
chiacchierata amichevole ai suoi alunni.
- Ma professore, una sola
parola è troppo generico. Potrei dire casa, come pizza, come
sternocleidomastoideo-
L'uomo, alquanto
sovrappeso, divenne un secondo rosso, poi aprì la bocca per dire la
frase magica. - Sunders, in
presidenza. E tu pure, Turner-
Gioia pura.
- Preside Wilson - Turner
si sedette alla poltrona, guardando dritto negli occhi l'ometto dinanzi.
Non era un frequentatore
abituale dell'ufficio del preside, non quanto Sunders, almeno.
- Turner, qual è il
problema?-
- Il professor Quirrel mi
ha mandato qui perchè parlavo con Juliet Sunders durante la sua ora-
disse semplicemente il ragazzo, prendendo ad osservare le sue unghie.
- Mh. Chi ha iniziato?-
- Lei, preside-
- Esca, Turner. Non ho
tempo da perdere con lei, la signorina Sunders mi occuperà gran parte
della giornata, oggi- disse l'uomo, quasi abituato a quella frase.
Restò a fissare un
punto indefinito nello spazio, finché la ragazza non si
materializzò sulla poltrona, prendendo a toccare ogni cosa vi fosse
sulla scrivania.
- Preside-
- Sunders, che c'è
oggi?-
- Il professor Quirrel mi
invita a parlare, e quando io lo faccio mi caccia fuori dall'aula-
- Non farnetichi, Sunders.
Sono stanco di lei, dei suoi problemi e della sua faccia tosta-
- Preside, ma il professor
Quirrel ha detto esplicitamente "Sunders, un'altra parola". Era un
invito bell'e buono a parlare, non trova? Altrimenti avrebbe detto
"Sunders, la finisca di parlare". Non è colpa mia se lei
assume personale incapace di formulare un pensiero coerente con i propri
desideri-
Wilson digrignò i
denti, evidentemente irato: quella ragazza era una piaga.
- Sunders, oggi è
lunedì, non iniziamo male la settimana. La prego di uscire
immediatamente dal mio ufficio e non farsi vedere più, almeno per
stamattina-
- Sono in punizione,
preside?-
- Sì, Sunders-
Juls sorrise sotto i baffi
- Per aver interpretato correttamente una frase esposta in modo scorretto? Non
crede che sia ingiusto? Forse dovrei chiamare la professoressa di lettere ed
esporle il nostro dubbio, non trova?-
Il preside sbuffò,
passandosi una mano sul viso. Vittoria.
- Ci vediamo domani,
Sunders. Esca dal mio ufficio-
- Devo presentarmi
nell'aula di punizioni, oggi pomeriggio?-
- No, Sunders, non deve.
Esca dal mio ufficio immediatamente, però-
- E' sempre un piacere
fare affari con lei, preside, lo sa?- e, così dicendo, uscì
felice e appagata nel corridoio.
Turner l'aspettava
appoggiato al muro, le braccia conserte e l'aria minacciosa.
- Turner, risparmiatelo
per domani, il pestaggio. O un altro giorno, comunque. Non credere che abbia
finito qui-
- Che ti ho fatto,
Sunders? Non possiamo far finta di non esistere l'un per l'altro, come abbiamo
fatto fino ad ora?- Chase allargò le braccia, indeciso se sbatterla al
muro o andarsene.
- Potremmo, ma in questo periodo
la tua esistenza mi irrita particolarmente, Turner, e se qualcosa mi irrita, ho
imparato ad utilizzarla per divertirmi un po'-
- Sunders, farai una
brutta fine- le puntò il dito addosso, decisamente incazzato.
- Turner, tu prima di me-
lei gli sorrise, alquanto divertita.
Quel ragazzo non aveva
autocontrollo, il che era proprio ciò che faceva al caso suo.
Juliet si voltò,
dirigendosi verso l'aula di fotografia, sperando di trovare Baker e dirgli che
doveva mettersi al lavoro subito, perchè lei si sentiva proprio in vena.
Ma voi
vi rendete conto che ho scritto una cagata assurda, vero?
.-.
Okay,
il fratto è che mi sono un po' stancata del solito prototipo di ragazza
sfigata che trova il ragazzo figo che s'innamora di lei.
E mi
sono anche stancata della ragazza con il carattere che risponde al ragazzo
figo.
Ora ho
deciso che la mia protagonista sarà figa,
sarà forte, sarà la stronza della situazione.
Voglia
che la gente la rispetti, abbia un po' paura di lei, sappia che non è
una santa, ma un'abituale frequentatrice della presidenza. La voglio un po'
più cattivella, pronta a fare di tutto per rovinare la gente, una che
ama irritare il prossimo, una che se c'è da fare una cosa proibita
è lì, in prima fila.
E
quindi basta, questa era l'introduzione :D
Spero
che vi piaccia, spero che calcoliate la frase "inserisci una
recensione" e spero che la recensione sia positiva.
In caso
contrario, credo che sopravvivrò, cercando di non affogare nelle mie
stesse lacrime di disperazione.
Okay,
basta, ho davvero finito.
Grazie
:D
~Ellens