Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: aliasNLH    24/02/2011    3 recensioni
Altrimenti detto: come fare ad ottenere il corpo di Tsunayoshi Sawada (no ragazzi, il doppio senso non ve lo siete immaginato) e tornare tranquillamente nella propria prigione prima di cena.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                         Onore ai piani, contorti, intricati (e inutili) di Rokudo Mukuro



[Tsuna]



Quella di oggi è una giornata perfettamente normale. Assolutamente normale, normalissima! E certo, perché altrimenti? Insomma…in fondo avevo solo visto il mio guardiano del sole correre come un pazzo, con indosso solo i guantoni e delle bermuda da boxe, per i corridoi della scuola a urlare a chiunque lo stesse a sentire che stava per ricevere delle lezioni privatissime e segretissime con il grande maestro TaiPai (ma dove diavolo era finito anche Reborn?) e nessun segno del rappresentante del comitato disciplinare ad arginare la follia dilagante. E Kyoko-chan? Mi era sembrato di vedere giusto una scia di fumo e sentire una voce molto simile alla sua che si dirigeva verso il centro città che gridava qualcosa riguardo ad Haru e una gara di mangiata gratuita al loro negozio di dolci preferito. Risultato? La classe era dimezzata.
Davvero…ma cosa stava succedendo?

Prima le traveggole con Gokudera e Yamamoto, poi le stranezze dei fratelli Sasagawa (e Haru che centrava sicuramente in qualche modo, centra sempre), Hibari e Reborn che non si trovano, i miei genitori scomparsi (in viaggio, ok ma scomparsi comunque…) e quello…?

Un urlo terrificante, e drammaticamente familiare, fece sobbalzare tutta la classe se non la scuola intera.

«Tu! Finto decimo dei Vongola!!» ti prego, supplicai senza trovare il coraggio di alzare lo sguardo, ti prego non lui! Non loro!! «Dove hai messo il mio Boss? Dimmelo, feccia!»

Cos’aveva fatto di male? Cosa? E perché diavolo i Varia sembravano trovarsi in Giappone? Ma loro non se ne dovrebbero stare in Italia? Perché Levi è in classe mia? E dove cazzo è Hibari quando serve!? Insomma, ci sono dei pazzi sanguinari che girano indisturbati per Namimori e lui non si fa vivo! Hibari!!!!!!

«Non lo so…» risposi comunque, rassegato, sotto lo sguardo sconcertato di tutti gli altri.

«Se scopro che mi hai mentito torno e ti faccio a pezzi…» con queste parole terrificanti (non vedi? Sto tremando) il varia del Fulmine scomparve dalla vista lasciando una classe con la bocca spalancata e un Mammon che borbottava qualcosa riguardo al cercare Reborn per farsi ridare dei soldi e che cominciava volare in giro per la classe e poi fuori dalla finestra nella sua ricerca (inutile perché, a parere di Tsuna, se l’arcobaleno del sole non voleva essere trovato non si sarebbe fatto trovare per nulla, specie da qualcuno a cui doveva qualcosa di diverso dei pugni o un paio di fucilate).

Che giornata…ed erano solo le dieci della mattina.

Sperai con tutto il cuore di arrivare vivo almeno all’ora di pranzo.
 
All’ora di pranzo ci ero arrivato vivo, più o meno…ovviamente devo ammettere che ignorare tutto ciò che mi succedeva intorno è stata la soluzione migliore, non si discute.
Voltare bellamente lo sguardo dall’altra parte quando ho visto passare un Lambo adulto inseguito da una Bianchi urlante sotto la finestra della classe; sospirare e ignorare totalmente un Dino strillacchiante con attaccata I-Pin in versione Bomba Gyoza; fare finta di niente alla vista di un Xunxas seduto di straforo sul tetto di un furgone che passava in quel momento con il suo secondo in comando seduto tranquillamente sulle ginocchia e una coppa di gelato che (Dio, ho sperato di aver visto male ma non ho osato tornare a guardarlo) stavano mangiando insieme con gli occhi a cuoricino (in quel momento mi chiesi, lo ammetto, e per caso Levi non fosse andato un po’ troppo lontano a cercarlo).

Saltare a piè pari il fatto che tutti facevano casino e che Hibari Kyoya sembrava momentaneamente scomparso, come tutti.

La faccenda puzzava? Oh, e non avete ancora idea di quanto.

Guardando con un certo rammarico i corridoi vuoti della scuola, inondati dalla luce debole di un sole nel bel mezzo del tramonto (ma quanto sono romantico…dev’essere stata la troppa tranquillità) mi sistemai meglio al borsa sulla spalla e mi diressi (da solo peraltro…ma dov’erano andati a cacciarsi tutti?) verso casa sperando che almeno lì ci sarebbe stato qualcuno ad aspettarmi…che giornata deprimente.

Ricacciando a forza indietro le lacrime (razza di traditrici! E meno male che non c’era Gokudera nei paraggi, altrimenti vedi che casino ne usciva fuori…) scesi con passo strascicato per le scale.

Non è da me dire certe cose ma…che giornata di merda….!
 
 
 
È con il calare delle tenebre che, in una anche fin troppo silenziosa (infatti i vicini si stavano preoccupando non poco) dimora dei Sawada, una figura scura si avvicinò alla finestra del figlio, saltando agilmente sull’albero accanto e entrando senza nemmeno forzare la serratura.

Ah…i vantaggi…

«Tsunayoshi Sawada» la figura raggomitolata sotto le coperte, tanto stretta su sé stessa da sembrare anche fin troppo piccola per uno studente, tremò a mala pena senza però dare altro segno di aver sentito le parole pronunciate dall’inatteso (e alquanto sospetto oserei dire) ospite.

«E’ inutile che cerchi di sfuggirmi» riprese la voce (fuggire? Perché? La persona sdraiata nel letto aveva forse dato segno di voler scappare?) «con tutto quello che ho fatto per farti rimanere da solo, oggi, mi merito una bella ricompensa, no?»

Il nuovo arrivato attese un cenno o una qualche reazione da parte dell’altro (che ovviamente non avvenne).

«Oya, oya~~» ridacchio sommessamente a quel silenzio «non mi dirai che te la sei presa? In fondo sono certo che i tuoi si stiano divertendo come non mai alle Fiji…in fondo è un bel posto…e non ti dico la fatica a trovare dei posti liberi in questa stagione…»

La voce suadente e carica di aspettative di Mukuro risuonava nel silenzio della stanza e andava a colpire l’unica cosa che sembrava muoversi, la figura rannicchiata tra le lenzuola di Tsunayoshi.

«Poi è stato il turno di Hayato Gokudera e Takeshi Yamamoto, è stato così facile…» lasciò per un momento al frase in sospeso «era così palese…ho creato due illusioni, presi così com’erano l’uno dall’altro non si sono accorti che il farli incontrare era il mio piano; alla fine ho fatto sparire le illusione e qui due, beh, se non erro saranno occupati ancora per un bel pezzo…» altra risatina da maniaco «e Sasagawa? Un vero colpo di genio, anche con la sorella e l’amica…a volte mi chiedo come faccio ad essere così geniale…»

«Per i Varia è stato un altro discorso» una smorfia infastidita si fece largo sul volto gongolante del guardiano della nebbia «non erano previsti…ma alla fine ho sistemato anche loro: è bastato mandare un biglietto gratuito in prima fila alla sfilata di Dolce&Gabbana per Lussuria, mandare Leviathan alla ricerca di un fantomatico Boss che, anche se non era esattamente previsto da piano, ha tranquillamente passato un pomeriggio con il suo secondo in comando (cavolo, non credevo che quei due….), illudere il bamboccio di avere un conto in sospeso con l’altro bambino, sguinzagliare Flan su Belfagor (a quest’ora staranno facendo a gara con gl’altri due guardiani…mhmhmh)»
La figura seminascosta dalle lenzuola tremò leggermente.

«Mandare il capo degli erbivori da Hibari Kyoya, senza scorta, è stata la genialata, specie se ci aggiungiamo tutti gli altri e quella bimba bomba…tutti improvvisamente impegnati e nessuno in giro…mio piccolo Tsunayoshi…»

Mukuro era ormai arrivato al letto e vi si sedette con un movimento sensuale, accarezzando appena il rigonfiamento tra le lenzuola.

«E con Ken e Chikusa a comprare delle scarpe…» ridacchiò «ho ancora abbastanza energia prima di dover ridare il corpo alla piccola Chrome…oggi sarai mio…»
Il maniac-ah ehm, Mukuro fece per scostare le coperte per prendersi il (a suo parere, beninteso) meritato premio quando la persona che vi era nascosta sotto ne uscì di propria spontanea volontà costringendolo a fare un passo indietro sconcertato.

«Arcobaleno!» esclamò scandalizzato abbandonando del tutto il tono suadente che aveva mantenuto fino a poco prima «cosa ci fai lì sotto? Secondo i miei calcoli saresti dovuto essere…»

«Sarei dovuto essere in Italia, giusto?» Reborn sorrise furbescamente «ma mi pare che io non sia il tuo unico errore, giusto?»

Mukuro lo guardò confuso.

«Dametsuna» riprese il bambino «non mi pare sia a casa…» alla fronte aggrottata dell’uomo allargò il proprio sorriso «avevo capito perfettamente il tuo piano (perché era sicuramente il tuo, brutto maniaco pervertito) e, anche se per la maggior parte delle tue prede hai visto giusto ci sono delle persone che non sei e non sarai mai in grado di controllare».

«Cosa  vorresti dire con questo?» chiese di rimando assottigliando gli occhi.

«Io, prima di tutto, non mi sono messo in mezzo perché ero curioso di scoprire cosa ti saresti inventato e devo ammettere di esserne rimasto piacevolmente stupito, hai una mente organizzativa niente male e il piano era ben congegnato» fece una pausa «peccato solo che non tutto sia andato secondo…»

«Insomma» fece Mukuro spazientito «mi dici dove ho sbagliato e dove si trova Tsunayoshi Sawada?»

Il sorriso di Reborn assomigliava, ad ogni parola e minuto che passava, sempre più ad un ghigno maligno.

«Secondo te?»
 
 
 
«Non ho capito esattamente ma all’improvviso quel piantagrane di erbivoro si è presentato all’ufficio del comitato disciplinare farfugliando qualcosa riguardo ad un’importantissima informazione che mi doveva dare, ma non ho capito esattamente» fece una pausa «a dire il vero non lo stavo nemmeno ascoltando, mi stava facendo perdere tempo».

Il solito Hibari, dritto al punto. Almeno quello non sembrava essere cambiato.

«Poi è arrivata quella specie di mucca in miniatura che ti trascini sempre dietro formato maxi, inseguita dalla cuoca d’infimo livello con un paio di torte dal colore sospetto e dalla bambina cinese».

Se non altro sia Bianchi che I-Pin erano ancora vive da qualche parte del globo, per Lambo non ci avrebbe messo una mano sul fuoco.

«Poi l’erbivoro si è appiccicato alla bambina e ha cominciato a correre come un pazzo per tutto l’ufficio strillacchiando come una donnetta» un nervo saltò in superficie al ricordo «l’ho massacrato e scaraventato, con bimba al seguito, fuori dalla finestra…poi c’è stato qualcuno che si è messo a lanciare dei fuochi d’artificio in cortile ma quando sono arrivato non c’era più nessuno…» l’irritazione era talmente evidente che persino dall’anello che il guardiano della nuvola teneva al dito un leggero alone di fiamma si fece vivo.

Temendo una possibile nuova ritorsione da parte di Kyoya sui suoi amici (peraltro assenti e molto probabilmente impegnati in attività che Tsuna non voleva nemmeno conoscere) il giovane Vongola fece passare le proprie dita lungo le braccia dell’altro fino a far combaciare i propri palmi con il dorso delle sue mani. Quel contato tanto lieve e, oramai per loro, abituale ebbe il potere di calmante il rappresentante disciplinare che, con un sospiro stanco, strinse maggiormente a sé il più piccolo posandogli il viso sulla massa arruffata di capelli castani.

Lo aveva visto uscire dal confine della scuola (dal confine delle sue proprietà) un attimo prima che il giovane sparisse dietro l’angolo. Hibari Kyoya aveva passato tutto il giorno a cercare di districarsi in una sempre più assurda e pressante serie di problemi che sembravano sorgere uno dietro l’altro, specie quando riusciva finalmente ad intravedere la chioma arruffata dell’altro nella folla impazzita e, avendolo finalmente intravisto senza nessuno in giro (e mentre ogni altra emergenza sembrava essere stata sedata), lo aveva ricorso afferrandolo per un braccio e trasciandolo di forza (senza nemmeno doverlo costringere, praticamente l’aveva seguito scodinzolando) fino all’ufficio del comitato disciplinare.

Una volta arrivati si era seduto sul divano con un sospiro stanco e Tsuna gli si era sinstemato sulle ginocchia con innocenza, inconsapevole come ogni colta di starsi avvicinando al punto critico con il lupo di turno (vedersi Hibari Kyoya). Il presidente gli aveva circondato le spalle con le braccia in un gesto abituale e il più giovane si era stretto a lui cercando di reprimente l’impulso di strisciare il naso sul collo del compagno (voleva arrivarci tutto intero a casa, vestiti compresi).

«Mi chiedo se vedermi scoppiare in lacrime mi farebbe sembrare una donnicciola» le parole di Tsuna ruppero il silenzio costringendo Hibari ad alzare la testa dal comodo giaciglio e guardarlo interrogativo «oggi è stata una giornata dannatamente pesante».

«Mh…» il monosillabo del più grande non fu esattamente una risposta esauriente ma Tsuna poteva dire di esserne soddisfatto: era il segno che lo aveva ascoltato (cosa che Hibari non faceva con nessun altro). Lo aveva ascoltato mentre si lamentava della giornata solitaria appena conclusa e gli aveva raccontato di rimando la propria, facendo sentire Tsuna importante.

«E così sei a casa da solo…?»

Tsuna sbuffò contrariato.

«Quel…non è possibile avere un padre così irresponsabile! Avvertire no? E anche mamma…lo sa che non mi piace rimanere in casa da solo…»

«Allora perché non vieni da me?»

Tsuna spalancò gli occhi ma non fece in tempo a reagire in nessun altro modo che Hibari lo aveva sollevato tra le braccia e fatto adagiare sul divano dov’erano seduti, sovrastandolo con il proprio corpo e rimanendo in equilibrio, ad un nulla dal suo viso, con un sorrisetto malizioso.

(Tsuna aveva scoperto che, oltre alla solita espressione apatica e al sorriso folle di quando doveva mordere a morte qualcuno, Kyoya era provvisto anche di altre espressioni: il broncio assonnato di quando lo svegliava per avvisarlo che se ne stava andando, il sorriso rilassato del sonno o quando si lasciava andare stanco stringendolo come un peluche, il sorriso appena accennato all’angolo della bocca quando vedeva Tsuna fare qualcosa di stupido o comportarsi in modo ridicolo, il cipiglio severo di quando Gokudera o Yamamoto gli stavano troppo vicini…tante vero?)

«V-venire da te?»

«Mh-mh» rispose il disciplinare strusciando la punta del proprio naso contro il collo del compagno con un ghigno malizioso «se siamo rimasti da soli dobbiamo approfittarne, non credi anche tu?»

«Kyo-mph….mh….ah~».
 
 
 
 
 
Era passata più di una settimana da quel giorno maledetto-benedetto-fate-un-po’-voi (e ovviamente dipende da chi vi darà la risposta)
Come?
Volete tutte le risposte?
¬¬…non ne ho voglia…

O.o….o-ok! Va bene lo faccio!!!!!
 
Quindi…la domanda è…cosa pensate di quel nemmeno troppo lontano lunedì?
 
Yamamoto prese un altro boccone dal panino che stava mangiando, in compagnia del solo Gokudera, sul tetto della scuola mentre guardava in lontananza un Lambo ridacchiante e del tutto dimentico della passata traumatica esperienza nelle grinfie di Bianchi (peraltro scomparsa…) e I-Pin mentre si litigavano una polpetta di riso in cortile (che vista acuta).
«Non trovi che ci sia anche fin troppa calma?» chiese a bassa voce vicino all’orecchio di Gokudera che arrossì ferocemente senza però dare segno di volersi allontanare (erano anche seduti parecchio vicini…hihi)
«N-non saprei…» fece l’altro cercando di ignorare la mano vagante del non più tanto Yakyubaka sulla sua schiena e allo stesso tempo trattenendosi dall’afferrarlo per la maglia e fargli cose non esattamente consoni ad un ambiente scolastico (e a parer nostro non si trattava più di prenderlo come bersaglio per le sue bombe, per quello non si è fatto alcun problema nemmeno prima).
«Non hai l’impressione che manchi qualcuno?»
«Q-qualcuno?» ripeté sull’orlo Gokudera socchiudendo gli occhi (voleva proprio farlo dannare…)
«Già…» gli sussurrò direttamente nell’orecchio in riposta; era troppo divertente!!
Ogni possibile risposta o ribattuta venne immediatamente soffocata da due labbra esigenti e persino Reborn, nascosto dietro la porta, non poté fare a meno di scuotere la testa rassegnato e andarsene.
Quei due stavano diventando veramente inguardabili.
 
«Vooooooooooooooooooooooiiii!!!» l’urlo di un ben conosciuto spadaccino arrivò fino alle orecchie provate di un Levi ancora impegnato nella ricerca del suo Boss (dalle parti della Cambogia) ma non si fermò a riflettere che, il “voi” tanto caratteristico del collega, urlato con quella inflessione e intensità, potesse essere solo rivolto alla persona che stava così alacremente (e totalmente inutilmente) cercando. Si limitò a scuotere al testa e a chiedersi perché lo avesse sentito e ripartì verso nord. L’avrebbe trovato il suo amato Boss, lo giurava, Levi.
«Ma sei del tutto impazzito?» nel frattempo l’origine di quell’urlo spaccatimpani inveiva contro il tanto ricercato Boss che, incurante come al solito, stava prendendo un bicchiere nuovo (i pezzi del vecchio si potevano vedere ancora intrappolati tra i capelli del secondo in comando).
«Si può sapere cosa ti è venuto in mente? Vecchio rimbecillito? Quello era-»
«Sta’ zitto feccia» lo interruppe come al solito «e fa’ quello che ti ho detto»
A quell’uscita persino Flan e Belfagor (con la partecipazione speciale di Mammon e Lussuria che si trovavano in salotto a discutere sul nuovo colore della tappezzeria) presero seriamente in considerazione l’idea di scappare per qualche ora dalla residenza italiana per rifugiarsi in quella giapponese; tutto pur di fuggire a quello che quei due avrebbero combinato poi.
«Col cazzo che mi metto quel completino in pelle per soddisfare i tuoi bassi istinti»
«Eppure io mi sono lasciato legare ieri senza fare nemmeno troppe storie…»
«VOOOOOOOOOOOOOIIIIIIIIIIII».
 
In cucina, a parecchi chilometri di distanza, Iemitsu, stava guardando al sua bella moglie preparare la cena con un sorriso più teso del solito.
«Cosa succede?» le chiese preoccupato.
Lei si voltò e portandosi le mani al petto alzò lo sguardo verso il soffitto, dove in linea d’aria ci sarebbe dovuta essere la stanza del figlio.
«Sono giorno che non vedo Tsuna, sono preoccupata…dove potrebbe essere?»
 
 
Giusto (sorrisetto-malizioso-che-è-tutto-un-programma), dove potrebbe essere il piccolo Tsuna?
 
Sicuramente non con Rokudo Mukuro che, più o meno saputa la ragione per cui il suo adorato Tsunayoshi non si trovava nella propria stanza ad aspettare che lo facesse suo (c’è sempre il doppio senso, tranquilli), era svenuto ed era ritornato nella sua prigione sotterranea con la promessa che, una volta uscito, l’avrebbe fatta pagare a quel #&%$°*£ del presidente del comitato disciplinare (lasciando oltretutto al suo posto una totalmente ignara Chrome)
 
 
 
 
NLH
 
 
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Allora? Che ne dite? Vi è piaciuto!? Santissimo…spero di sì, con tutta la fatica che ho fatto per scriverlo…ahah           A dire la verità era da un po’ che l’idea mi frullava in testa ma non ne volevo sapere di metterla per iscritto poi, ieri, mi stavo per mettere ad aggiornare una fic (Il sonno del cuore genera mostri  per chi fosse anche solo lontanamente interessato [sì, questa è pubblicità e non ho paura ad usarla]) e non sono riuscita a farne a meno.
Spero vi siate divertiti almeno un po’ J; almeno quanto me a scriverla.
 
Un bacio
 
 

  
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