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Autore: aliasNLH    04/02/2011    3 recensioni
Draco Lucius Malfoy è un uomo potente e crudele, disposto a tutto per far vincere il suo signore. Harry James Potter e un uomo deciso e un punto fermo per tutti coloro che credono nella sua causa, porre fine all'assurda guerra che si stava combattendo.
Sono entrambi due giovani pronti a dare la propria vita per quello in cui credono, ma saranno disposti a cedere tutto in cambio del cuore che entrambi hanno perso?
L'ho scritta parecchio tempo fa ma, quando l'ho riletta, mi sono nuovamnte innamorata dei personaggi a cui ho dato vita; nella speranza che anche voi imparerete ad amarli.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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                                   Il sonno del cuore genera mostri
 
 

  

[Bergen-Belsen, 2.30 a.m, Torre]
 


 
 

All’ennesima frustata l’uomo lanciò un grido di dolore soffocato dalla mancanza d’aria, dovuta ad un’altra frustata.
«Aspetta» il prigioniero rabbrividì nel sentire quella voce gelida, a mala pena rischiarata dalla debole candela «lascia che urli, che senta il dolore, rallenta il ritmo e intensifica i colpi» la voce stava dando istruzioni al suo carceriere con una calma e una freddezza terrificanti, specie visto lo spettacolo a cui aveva appena assistito.
«Sì, signore» il prigioniero strinse maggiormente i denti nel sentire il tono gongolante del suo fustigatore prima di urlare a pieni polmoni tutto il proprio dolore.
«Te lo chiedo per l’ultima volta» riprese la voce fredda «dove si nasconde Albus Silente?»
Il silenzio venne rotto solo dagli ansiti e i gemiti di dolore a stento trattenuti.
«Peccato…» continuò per nulla frustrato ma solo annoiato «davvero, non capisco come mai alcuni di voi si ostinino a tenere labocca chiusa, non ci ricavate nulla se non più torture. Personalmente non mi lamento ma, vedi, dall’alto vogliono risposte quindi cerca di venirmi incontro».
«…do…».
Dall’angolo buio si levò una risatina.
«Perdonami ma temo di non averti capito».
Il prigioniero emise un basso ringhio; il suo aguzzino sapeva benissimo che aveva le corde vocali troppo provate ma non gl’importava anzi, ci godeva.
“Bastardo” pensò con tutta la forza che aveva, come se potesse sentirlo “bastardo, bastardo, BASTARDO!”
Inaspettatamente, l’uomo nell’ombra, si alzò avanzando con una certa calma fino a che la luce non illuminò il bel viso dai tratti aristocratici e affilati contornati da morbidi capelli biondo argentati.
Istintivamente il prigioniero si ritrasse per non essere costretto a fissare quel viso tanto bello quanto crudele e spietato.
«Perché scappi?» ghignò avvicinandosi maggiormente «tanto non puoi andare a da nessuna parte, sei incatenato, non vedi?» concluse come se stesse parlando del tempo «perché invece di starcene qui ad annoiarci non mi dici quello che veglio sapere e poi te ne torni alla baracca?»
«Ma…i…» il sussurro roco risuonò nel silenzio della piccola stanza raggelando l’atmosfera.
«Bene» la voce tagliente del suo aguzzino ruppe la tensione, spogliata da ogni maschera di cortesia «sei testardo cane e io non ho troppo tempo da dedicare a quelli come te» l’uomo, minaccioso, si avvicinò al prigioniero piegandosi fino ad essere alla sua altezza «sappi allora che in questi tre giorni il tuo silenzio non è servito a nulla, abbiamo preso il tuo figlioccio e quei suoi patetici amici…» un’espressione di puro terrore, per sé e per il ragazzo, si formò sul volto provato e ferito «molto bene…vedo che almeno la tua situazione l’hai capita» con la canna della pistola gli alzò il mento in modo da puntare gli occhi di gelido ghiaccio in quelli neri e terrorizzati di lui «saprai quindi che il tuo ragazzo riceverà il tuo stesso benvenuto» sussurrò ghignando «e, soprattutto, che ora tu sei solo d’intralcio…» abbassò ulteriormente la voce fino a trasformarla in un sussurro maligno «sai, in un certo senso mi dispiaceva farti fuori, in fondo sei pur sempre un tedesco puro, per di più mio zio, ma a quanto vedo non hai sfruttato l’occasione che ti ho offerto…liberatelo!» proseguì poi alzando la voce e raddrizzandosi.
L’uomo, improvvisante libero dalle catene, si accasciò a terra gemendo forte quando i fianchi e la schiena martoriati vennero a contatto con il pavimento freddo e scivoloso. Cercò di rialzarsi ottenendo come risultato solo quello di sfregare il braccio sanguinante sulla ruvida pietra.
Il giovane biondo o sovrastava girando pigramente la pistola tra le lunghe dita sottili.
«Le tue ultime parole?»
Il prigioniero sputò nella sua direzione, mancandolo, mentre teneva gli occhi fissi nei suoi, con astio.
«Capisco…» sussurrò rispendendosi da solo, guardando il grumo di sangue, saliva e bile ai propri piedi e, inginocchiandosi, gli portò la pistola allo stomaco «allora ci vediamo all’infermo, Black».
 
Uno sparo seguito da un urlo lacerante, simile al guaito di un animale, attraversarono tutto il campo di concentramento fino a raggiungere una delle tante capanne situate ai margini del forte.
Un paio di profondi occhi verdi si spalancarono pur rimando impassibili; una ragazza si portò le mani al volto sporco.
«Sirius…» singhiozzò mentre un giovane dai capelli rossi tirava un pugno al muro, scorticandosi le nocche delle mani già abbastanza compromesse.
«Quel gran figlio di puttana…»
«Calmati Ron» fece il primo giovane.
«Calmarmi?» esplose il rosso «con che coraggio mi dici di calmarmi!? E come diavolo fai ad essere così tranquillo?» la ragazza gli appoggiò una mano sul braccio, ancora in lacrime, nel tentativo di placarlo «lasciami Hermione» stizzito si ritirò da qual contatto facendo un passo verso il primo ragazzo «spiegamelo Harry, perché io non capisco! Come cazzo fai ad essere così tranquillo? Quel bastardo di Malfoy ha appena ucciso Sirius e tutto quello che sai fare è startene qui, a guardare il soffitto, sdraiato per terra» le parole del rosso vennero troncate dallo sguardo glaciale del moro.
«Trovo» disse in tono leggero ma che nascondeva una velata minaccia «che agitarsi per qualcosa su cui non abbiamo più alcun controllo sia perfettamente inutile quanto stupido, dobbiamo risparmiare le forze e» si apprestò a concludere alzandosi e portandosi ad una spanna dall’amico «dobbiamo assolutamente sopravvivere e per farlo creeremo il minor numero di problemi possibile, sono stato chiaro?»
Ron annuì esitante a quello che, indubbiamente, era il capo e, ricacciando qualsiasi ribattuta gli fosse venuta in mente, andò a coricarsi dall’altra parte della capanna seguito da Hermione lasciando Harry da solo a guardare quel poco di cielo notturno, che si poteva osservare dalla stretta finestra della loro prigione, con una silenziosa preghiera e gli occhi asciutti.
 
Un calcio al costato svegliò definitivamente il moretto sdraiato per terra presso l’unica finestra della capanna che, senza emettere un suono, si tirò a sedere.
«Alla buon’ora Potter» ignorando gli uomini in divisa che gli stavano intorno, Harry, volse il viso in direzione della voce incrociando, appoggiato comodamente alla porta, il possessore dei due gelidi occhi grigi che popolavano i suoi peggiori incubi «avevo quasi paura fossi morto…»
«Sarebbe stato un bene per te, no Malfoy?»
Il tipo alla sua destra lo colpì alla nuca con i calcio del fucile, gettandolo nuovamente a terra.
«Come ti permetti Potter?»
«Come osi rivolgerti a lui in questo modo?» rincarò la dose il secondo preparandosi a colpirlo nuovamente.
«Signori!» il biondo li interruppe seccamente alzando il tono «signori» continuò con voce più morbida vedendoli allontanarsi da Harry «non c’è alcun bisogno di trattarlo a questo modo, orami sono abituato al modo di fare alquanto…rozzo del signor Potter, no?» li redarguì aspirando una boccata dalla sigaretta «in fondo e abbastanza divertente vedere come non dia ancora segno di rinunciare…»
«Ma Malf-»
«Niente ma» li interruppe nuovamente duro «ora andatevene, me ne occupo io».
«Sì signore» i due uomini si inchinarono con deferenza e uscirono, lasciandoli soli.
«Dove sono Ron e Hermione?»
L’altro spirò un’altra boccata.
«Lenticchia è al lavoro, ci mancava un uomo alla miniera, e la mezzosangue…» Harry ebbe un fremito ma non si mosse né esternò la rabbia che provava al sentirlo pronunciare quelle parole «è con Blaise, lo sai quanto lui adori i figli di un tedesco e un’ebrea, no…?» concluse sarcastico.
«Cos’hai intenzione di farle?»
«Io proprio niente» ghigno il biondo «chiediti piuttosto cosa le farà-»
«Se» lo interruppe il moro rialzandosi e sovrastandolo con la sua altezza «se Zabini le fa qualcosa io…»
«Tu cosa, Potter?» chiese ironico senza lasciarsi intimidire anzi gettandogli il fumo in faccia «cosa credi di poter fare tu?» con una risata gli si avvicinò maggiormente e gli spense la sigaretta sulla spalla avvicinando la bocca all’orecchio dell’altro «tu non puoi fare assolutamente nulla» sussurrò sentendolo fremere «sai completamente in mio potere Potter» si allontanò facendo cadere la cicca ormai spenta e si chiuse la porta alle spalle facendo un cenno infantile di saluto con una mano «ci vediamo sfregiato».
 
«Fammi vedere!»
«Non è niente»
«Non è vero! Ti ha praticamente bruciato la spalla!»
«Ti ho detto che non é nulla, Ginny, lasciami in pace» con uno scatto, Harry, si alzò allontanandosi da quella ragazza troppo pressante e raggiungendo Ronald dall’altra parte della capanna «allora?»
Il rosso si allontanò con lentezza dalla fessura tra le travi e scosse la testa sconsolato.
«Ancora nulla, non è ancora tornata…»
«Tornerà» concluse Harry categorico, le sopracciglia aggrottate e un antico dolore negl’occhi «Zabini odia perdere il divertimento alla prima volta, fortunatamente per noi…»
Ron strinse i pugni lasciando che le parole dell’amico gli scivolassero addosso, esternando tutta la preoccupazione nei confronti dell’altra amica, ancora nelle mani dei quell’aguzzino tanto odiato. Harry gli lanciò un’occhiata di avvertimento e tornò a sedersi al solito posto, sotto la finestra e ricominciando a guardare il soffitto.
«Ritornerà…sì…»
 
«Hermione!» ilo gridi di Molly spezzò il pesante silenzio in cui si erano susseguite lentamente le ore svegliando i presenti.
Tutti si precipitarono verso la porta ella capanna quando un’ombra maschile si stagliò sulla soglia.
«Zabini» sussurrò Ron minaccioso.
«Scusate l’intrusione in piena notte, spero di non avervi disturbati» esclamò allegro «ma questa graziosa signorina desiderava tanto tornare a casa…» e, facendosi da parte, lasciò entrare la figura barcollante alle sue spalle «ci vediamo presto…» le sussurrò all’orecchio facendola sussultare «buona notte» concluse cortese prima di andarsene e sbarrare la porta all’esterno.
Hermione fece qualche passo ondeggiando malferma sulle gambe prima di cadere a terra.
«Herm!» gridò Ron correndole incontro e sorreggendola «cosa ti ha fatto?»
La ragazza scoppiò in lacrime.
«E’…è stato..st-stato…» le lacrime avevano cominciato a scorrere copiose e i singhiozzi convulsi rendevano difficile tutto quello che non fosse il rannicchiarsi su sé stessa e sfogarsi.
«Sssssh…» sussurrò Ron stringendola imitato da tutta la sua famiglia «calmati…»
Hermione sembrò annuire prima di chiudere gli occhi e sprofondare quasi istantaneamente in un sonno pesante e tormentato.
 
«Che ti è preso Zabini? Chiese Malfoy guardandolo distrattamente da sopra il boccale che stava bevendo.
«Non capisco a cosa ti riferisci Dray…» commentò l’altro in risposta prendendo un sorso di birra.
«La Granger» specificò di rimando mentre si frugava nelle tasche alla ricerca di una sigaretta respirava ancora…non è da te»
Blaise alzò le spalle indifferente scolandosi il boccale e perdendosi nei ricordi.
«Buongiorno mezzosangue».
La ragazza trasalì forzandosi a non lanciarsi contro di lui.
“Intelligente” pensò ghignando il morto “e orgogliosa”
Perfetto.
«Vieni Granger, entra» lei lo squadrò diffidente «avanti! Mica ti mangio!» tenendolo d’occhio come se ne fosse seriamente capace, Hermione, mosse qualche passo nella stanza «brava ragazza, accomodati pure…» la precedette sedendosi su una delle due poltrone presenti nella stanza, accanto ad un tavolo occupato solo da una bottiglia e un bicchiere «vuoi da bere?»
«Vuoi avvelenarmi Zabini?»
Lui alzò le spalle.
«No».
Lei squadrò diffidente il bicchiere di acqua pulita sul tavolo, la desiderava, desiderava qual bicchiere e Blaise lo sapeva, stava morendo di sete ma non aveva alcuna intenzione di cedere.
«Capisco…» mormorò poi pensoso «vorrà dire che la berrò io…» e, con un movimento lento, afferrò il bicchiere e se lo accostò al viso bevendo lentamente, sorseggiando con estrema calma e soddisfazione ogni sorso, assaporando l’acqua e lo sguardo al contempo adirato e implorante di lei.
«Allora» le sussurrò riempiendo nuovamente il bicchiere fino all’orlo prima di piazzarglielo di fronte «adesso lo vuoi?»
In tutta risposta lei gli strappò il bicchiere dalle mani e lo vuotò in un solo sorso.
«Ne vuoi ancora?»
Hermione annuì esitante, certa che dietro a quell’atteggiamento apparentemente cordiale si nascondesse una trappola ma incapace di fermare la sete, e Blaise le riempì un secondo bicchiere, senza un’altra parola, poi un terzo e un quarto, un quinto, continuando a fronteggiarla con uno sguardo indagatore e vagamente interrogativo per delle ore.
Verso il primo pomeriggio Hermione distolse lo sguardo, imbarazzata.
«Che succede?» chiese l’altro inclinando al testa interrogativo e chinandosi leggermente verso di lei.
«I-io, ecco…doveri andare in bagno» confessò la ragazza a disagio.
«Ah…»
Il silenzio tornò sovrano.
«Allora, dov’è?» chiese nuovamente e, visto che Zabini non dava segno di volerle rispondere, fece per alzarsi quando, improvvisante e senza che l’avesse visto muoversi, si trovò con una pistola puntata contro. Lentamente risalì dalla canna alla mano che la impugnava, lungo tutto il braccio, fino ad arrivare al viso divertito di Zabini.
«Dove pensi di andare, Granger?»
«Al bagno Zabini, dove se no?»
Blaise ghignò e la fece risedere con poca grazia, continuando e premerle la canna della pistola sul petto.
«Puoi scordartelo mezzosangue, se devi pisciare lo farai qui» le rispose brutalmente con un sorriso di derisione sulle labbra; era caduta nella sua trappola con tutti i piedi.
Hermione si risedette con la consapevolezza di essere stata capita anche fin troppo bene dal moro. Patì le pene dell’inferno e dell’umiliazione quando, sei ore dopo, si liberò alla presenza di quell’uomo e delle altre guardie che non le avevano tolto gli occhi di dosso da quando era entrata.
«Ehi! Zab!» Draco sventolò una mano davanti al viso dell’amico come per scuoterlo dai suoi pensieri.
«Che?» chiese l’altro ritornando con i piedi per terra.
«Niente, ti eri imbambolato» rispose il biondo risistemandosi sulla panca «a che pensavi?»
«Ad un bel sogno color cioccolato» fu a  risposta enigmatica che gli diede prima di alzarsi e uscire velocemente dalla sala.
Draco, sospirando, rinunciò a cercare di capire il muro e seguì il suo esempio spegnendo quel che rimaneva della sigaretta sul muro del corridoio che portava alle stanze da notte, ripromettendosi di compiere nuovamente quel gesto, magari su una superficie ben diversa.
Una stretta allo stomaco lo costrinse a fermarsi ma la ricacciò indietro con una certa fretta, riprendendo i pensieri da dove li aveva abbandonati; presto sarebbe venuto il turno di Potter.
 
«Voi! Toglietevi!» bastò quel semplice ordine per far sì che gli occupanti della capanna si pigiassero sulle pareti. Superò al famiglia di straccioni, del lupo e altri ancora fino a raggiungere il trio sul fondo.
«Ehilà, Potter!» esclamò con fredda allegria «dormito bene?» chiese accendendosi una sigaretta.
Ron e Hermione si strinsero attorno a Harry istintivamente, per proteggerlo o per essere protetti.
«Sono spiacente» continuò per nulla contrito «ma oggi dovrò dividere il magico trio» con un sorriso indicò i ragazzi ai lati che vennero portati via separatamente.
«Bene, Potter…ti auguro una buona giornata» e, facendo un passo verso di lui, fece per spegnerli la sigaretta sulla spalla come faceva da un po’ di tempio a quella parte ma venne intercettata dalla mano di Harry. Il moro, apparentemente indifferente al dolore sul palmo, gli voltò le spalle mentre l’altro, insoddisfatto quanto stupito, si accendeva un’altra sigaretta.
«Credo che tu non abbia ancora capito esattamente in che situazione ti trovi, pagherai cara questa insolenza, Potter» ghignò voltando al testa nella sua direzione «o meglio…la pagherà un certo straccione di tua conoscenza…»
 
Intanto, a parecchi metri di distanza, in una stanza claustrofobica quanto fredda, un uomo sui cinquant’anni dai lunghi capelli platinati si stagliò sulla porta.
«Salve, Weasley».
 
 
 
 
 
Eccomi tornata con un’altra storia si Draco e Harry, ben diversa dalla one-shot che ho pubblicato pochi giorni fa, e non solo perché questa ha più capitoli.
In sostanza ho deciso di ambientare tutta la storia durante la seconda guerra mondiale: i nazisti sono i mangiamorte con a capo Voldemort mentre gli altri cercano di combatterlo.
 
Probabilmente ora non si capisce perché è il primo capitolo ma avrei dovuto scrivere un’altra fic prima di questa che spiegasse un po’ la situazione precedente a questa (intendo gli anni precedenti) ma poi mi sono detta che avrebbe rovinato la sorpresa quindi magari la scrivo dopo…
 
Spero di essere stata chiara e, soprattutto che vi interessi abbastanza da seguire anche il seguito, hihi.
 
Un bacio
 
 
 
NLH





 

  
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