La macchina del tempo (presenta Seto Kaiba)
“Una semplice distorsione temporale”
rispose Kaiba, quindi avanzò lentamente verso di loro, scoccando un’occhiata
in tralice alla stele ormai totalmente cambiata. “Immaginavo che c’entrava
con quello, ma speravo di no…” aggiunse sospirando.
“Insomma, Kaiba, spiegati!” esclamò
Jounouchi, che veniva preso da una voglia incredibile di prenderlo a pugni ogni
volta che lo vedeva. “Una distorsione che?”
“Temporale” rispose Seto.
Marik incrociò le braccia sul petto e
scosse la testa. “Stai dicendo che qualcuno o qualcosa ha cambiato un
avvenimento del passato e adesso pure il futuro sta mutando?” chiese beffardo.
“Ma andiamo. Con cosa l’avrebbe fatto, poi?”
Seto abbassò leggermente lo sguardo a
terra, poi lo rialzò. “Con la macchina del tempo di mia invenzione”
“Come, scusa?!”
Seto inarcò leggermente il sopracciglio,
mentre osservava il gruppo. “Sarà meglio continuare questa conversazione nel
mio laboratorio…”
Fortunatamente, la limousine della Kaiba
Corporation era abbastanza grande da poter trasportare tutti i ragazzi
contemporaneamente, quindi in meno di mezz’ora arrivarono senza troppi
problemi alla fabbrica in periferia che apparteneva a Seto, e quest’ultimo li
guidò nel labirinto di corridoi fino all’ultima stanza, piena fino all’orlo
di strani marchingegni dagli usi più disparati. La macchina del tempo in
questione era costituita da una cabina grande circa un metro quadrato, con il
soffitto a cupola, e una tastiera del computer con lo schermo su uno dei lati,
mentre su quello opposto si trovavano le porte automatiche di entrata.
“Sembra un ascensore” fu il commento
di Jounouchi, e probabilmente la descrizione migliore che si potesse fare.
“Ricapitolando” disse Honda, che
sentiva in arrivo un grande mal di testa. “Tu sostieni che qualcuno ha usato
questa macchina del tempo per andare nel passato e cambiare qualche avvenimento
per impedire a Yuugi di avere il puzzle?” Dopotutto, se suo nonno già non si
ricordava più della sua esistenza, era probabile che nel cambiamento Yuugi non
lo avesse mai ottenuto.
“Credo che, chiunque sia stato, abbia
fatto ben di peggio” scosse la testa Marik. “Ha cambiato il passato di
tremila anni fa, o non si spiegherebbe il disegno sulla stele”
“Lo temo anche io” commentò Seto,
sconsolato per il fatto di dover ammettere una cosa del genere.
Jounouchi strinse forte i pugni. “E’
tutta colpa tua, Kaiba!” esclamò. “Si può sapere perché hai inventato una
cosa così pericolosa?! Dì la verità, volevi usarla per cambiare le tue
meritatissime sconfitte, vero?”
“Non mi stupisce certo che un imbecille
come te non capisca la portata di una simile cosa” commentò Seto degnandolo
solamente di un’occhiata annoiata. “So benissimo quanto cambiare anche una
solo gesto del passato sia pericoloso, anche per chi lo compie”
Il biondo rimase un pochino interdetto.
“Allora perché l’hai inventata?”
“Per migliorare i miei videogiochi”
spiegò brevemente l’altro. “Per quanto riguarda la grafica e la storia, i
miei prodotti sono insuperabili rispetto alle altre aziende e queste, per
ottenere almeno una fetta del mercato, si concentrano maggiormente
sull’aspetto storico e scenografico dei vari giochi. Per questo l’ho
inventata: supererò la concorrenza per tutto. Dopotutto, un filmato realizzato
al computer non vale una ripresa reale di Giulio Cesare mentre varca il Rubicone”
I ragazzi si limitarono ad osservarlo
schifati per qualche minuto: non potevano credere che avesse realizzato
un’invenzione che sapeva così pericolosa solo per il gusto di dimostrarsi il
migliore, ma avrebbero dovuto aspettarselo.
“Scusate…” Anzu ruppe il silenzio
alzando timidamente la mano. “Ma, visto che il passato è stato cambiato,
anche al nostro presente avrebbe dovuto accadere la stessa cosa. Come mai,
invece, ricordiamo tutto?”
Dopo la sua domanda, si alzò un leggero
coro di “si, è vero, come mai”, una sorta di mormorio confuso e dubbioso.
“Non è esattamente così…” Seto
scrutò il gruppo, ben sapendo che tutto il discorso sarebbe stato molto
complesso per le loro menti insignificanti. “Come posso spiegarvi abbassandomi
al vostro livello…?” Si avvicinò ad una lavagnetta appesa alla vicina
parete e prese il gesso appoggiato nel contenitore accanto. “Immaginiamo il
corso del tempo come una semiretta con origine nel Big Bang, anche se non è
proprio così” Disegnò una linea che partiva da un cerchietto e che andava
all’infinito verso l’alto. “Ogni singolo istante di questa linea – e
badate che stiamo parlando di infinitesimi, qualcosa di ben più piccolo dei
secondi – corrisponde ad un particolare evento. La modifica di anche uno solo
di questi attimi porta ad una distorsione temporale.
“Ovviamente, il tipo di distorsione che
si crea dipende anche dal gesto che si compie. Se qualcuno tornasse indietro nel
tempo e si fermasse per cinque minuti, senza muoversi, in mezzo al deserto del
Sahara, è chiaro che non succederebbe nulla. Se invece qualcuno uccidesse, ad
esempio, Hitler prima che fondi il partito nazional-socialista, anche se la
Seconda Guerra Mondiale dovesse ugualmente scoppiare, probabilmente non sarebbe
così disastrosa e antisemita”
Fece una croce ad un punto qualsiasi
della linea. “Supponiamo ora che qualcuno abbia cambiato un evento di una
simile portata. Ovviamente, anche tutti quegli infinitesimi istanti che
compongono il tempo dovrebbero cambiare in conseguenza di ciò. Tuttavia,
essendo appunto minuscoli e in un numero spropositato, l’effetto non è
immediato” Disegnò un’altra linea, che partiva dalla croce e procedeva poi
parallela alla prima. “Si forma invece un ramo collaterale, che potremo quasi
definire un’altra dimensione, con il futuro modificato. Piano piano, ogni
istante del nuovo corso si sostituisce all’originale, fino al cambiamento
completo”
Iniziò a disegnare una serie di linee
trasversali che partivano dalla seconda retta e la collegavano alla prima.
“Non essendo questo processo immediato, per prima cosa si hanno delle visioni,
o dei contatti, con quest’altra dimensione, che ci mostrano il nuovo futuro
che ci attende, finché anche noi non dimenticheremo tutto…” Rimase un
attimo sorpreso dal silenzio che aveva accompagnato la sua spiegazione e che
regnò anche successivamente nella stanza. “E, sinceramente, quello che ho
visto non mi piace neanche un po’!” aggiunse.
Yuugi non poté fare altro che assentire
mentalmente. Probabilmente, durante la prima telefonata che aveva fatto quella
mattina, aveva avuto il piacere di conversare con il nuovo Jounouchi, quello
dell’altra dimensione che, a quanto pare, non era affatto suo amico. Non gli
piaceva affatto una simile eventualità, anche se significava negare a sé
stesso di non essere capace di ottenere degli amici senza l’aiuto del suo
prezioso puzzle, come invece aveva sostenuto davanti a Yami a Battle City. Ma,
nonostante questo sentimento di incapacità, non poteva assolutamente
permettersi di perdere il suo doppio: forse, l’avrebbe dimenticato con il
passare del tempo, ma finché ricordava anche una sola cosa su di lui, anche
solo il colore dei suoi occhi, o il suono della sua voce, non poteva arrendersi.
Avrebbe fatto qualunque cosa, pur di riportare la storia sulla giusta via.
“Come facciamo…” domandò
timidamente, “…a rimettere tutto a posto?”
Tutti si voltarono a guardarlo, visto il
silenzio comprensibile che lo aveva accompagnato fino a quel momento.
“L’unica cosa da fare è scoprire chi sia il colpevole, quindi tornare
indietro per impedirgli di andare a modificare il passato. Roland!” Seto
schioccò le dita e il suo dipendente si manifestò al suo fianco, porgendogli
una paio di fogli scritti con una lista di nomi. “Io ho presentato ieri la mia
invenzione alla Mostra della Scienza e della Tecnologia, e la notizia dovrebbe
essere uscita sui giornali di stamani” Passò il foglio a Yuugi. “Poiché
noi abbiamo iniziato ad avere problemi da oggi, significa che il misfatto è
stato compiuto la notte scorsa, perciò può trattarsi solo di una persona
presente alla presentazione di ieri”
I ragazzi iniziarono ad esaminare i nomi.
“C’era anche Hirutani!” esclamò Jounouchi. “E’ stato lui!” Infatti,
non poteva immaginare nessun’altra ragione per cui il suo ex-amico teppista
potesse recarsi ad una mostra sulla tecnologia, materia in cui probabilmente
capiva meno di lui.
“Quello che dici è assurdo”
intervenne Honda. “Abbiamo detto che è la storia del Faraone ad essere
cambiata, vero? Hirutani non ne sa nulla”
“Potrebbe averlo scoperto facendo delle
ricerche” ribatté il biondo. “Chi non riconoscerebbe Mou hitori no Yuugi
sulla stele?” E l’amico comprese che, qualunque cosa avesse detto, non
sarebbe riuscito a fargli cambiare idea su quella questione.
“Ce ne sono tanti…” Yuugi scorse la
lista con la punta dell’indice. “Anche Haga e Ryouzaki… Il padre di Otogi…”
Tutte persone che, in una maniera o nell’altra, avevano conosciuto la vera
identità del suo doppio e che avrebbero avuto un buon motivo per vendicarsi,
sebbene lui ritenesse questo sentimento totalmente inutile e controproducente.
“Quanto tempo abbiamo?” domandò
Marik, che si era limitato ad una breve occhiata a quei nomi, non conoscendo la
maggior parte delle avventure vissute dal Faraone con i suoi amici.
“Precisamente, non lo so” rispose
Seto. “Facendo un breve calcolo…” Iniziò a disegnare sulla lavagna una
serie di formule complicate e radici cubiche senza una ragione apparente.
L’egiziano lo fermò subito. “Lascia
perdere! Tanto, sono sicuro che da quei calcoli uscirà qualcosa di molto
piccolo”
“Dell’ordine di dieci alla meno nove,
si” Seto finse di non aver sentito quel tono troppo autoritario per lui.
“E’ troppo poco tempo!” esclamò
Bakura, il quale era rimasto in silenzio fino a quel momento, una specie di
presenza fantasma, un ladro che non desiderava farsi notare. “Mandami nel
passato, Kaiba. Ti rimetto io a posto le cose”
“Proprio per niente” replicò questi.
“Chissà quanti altri casini finiresti per creare”
“Ti ho detto di mandarmici, cazzo!” E
tirò un calcio alla cabina della macchina del tempo, con una violenza più
apparente che reale.
Seto lo afferrò per il collo della
maglietta. “Che diavolo fai? Vuoi spaccarmela?”
“Ti sei cagato sotto, eh?” Bakura
sorrise ironico. “Perché sai benissimo che senza una macchina con cui tornare
indietro, tu e la tua bella azienda siete fottuti…”
“Fanculo” commentò lasciandolo.
“Che vorresti poi fare, nel passato?”
L’albino si spazzolò tranquillo la
maglietta a righe blu e bianche. “Se io scoprissi qual è l’evento che è
stato modificato, potrei impedirlo direttamente al giusto tempo e risistemare
tutto correttamente” Scoccò uno sguardo agli altri ragazzi. “Conducendo due
indagini in parallelo, una nel passato e una nel presente, avremo più
possibilità”
“Hai ragione” convenne Yuugi, in un
tono che dimostrava quanto non fosse convinto di quest’ultima idea. Troppe
volte Bakura si era rivelato un temibile avversario, sotto le spoglie di amici
sincero, fidato, anche se forse non del tutto disinteressato. Aveva imparato a
non fidarsi più, sebbene, una volta, avesse creduto alla sue parole.
“Non devi preoccuparti, piccolo re”
commentò allora lui. “Dopotutto, lo faccio soltanto per me stesso” Allungò
il braccio verso di lui. “Vedi? Sto scomparendo anche io, e permetterai che
non ci tenga affatto” Lentamente, il braccio si dissolse in una nebbia
tremolante, come un miraggio di un’oasi lontana. Durò un battito di ciglia,
poi l’arto ricomparve più nitido.
“Allora, forse non è una cosa
malvagia” disse Anzu, dopo aver ripreso il fiato che quella visione aveva
tolto a tutti. “Voglio dire… Forse, qualcuno è tornato indietro per
modificare la situazione in favore del Faraone”
“Che intendi dire?” chiese Jounouchi,
manifestando il pensiero di tutti.
“Noi sappiamo che Mou Hitori no Yuugi
si trova nel presente perché tremila anni fa si è sacrificato in
combattimento” cercò di spiegarsi, gesticolando vistosamente. “Ma se invece
avesse vinto senza avere alcun bisogno di sacrificarsi, non ci sarebbe necessità
della sua presenza nel futuro, da noi… E quindi, nemmeno di Ryou e di Kaiba
che sono… Bè…” Abbassò lo sguardo per evitare le occhiatacce che,
sapeva, le sarebbero arrivate, “…delle reincarnazioni…”
“Questo è anche peggio!” Bakura
rabbrividì: per lui era già abbastanza essere stato sconfitto tremila anni fa
e costretto a rimanere intrappolato nell’anello millenario, senza contare le
umiliazioni subite nel presente. Non aveva davvero bisogno del primo idiota che
passava a peggiorare ulteriormente la situazione.
Yuugi non aveva minimamente pensato ad
una simile eventualità, e rimase profondamente scosso. Certo, Yami era il suo
idolo, l’obiettivo da raggiungere, ma avrebbe potuto sacrificare la sua
felicità per riaverlo accanto a sé? Forse, se nel passato era davvero
sopravvissuto, aveva avuto dei giorni felici, una fidanzata, forse…
Jounouchi fu più spiccio. “Tu non lo
vuoi più con noi?! Vuoi far cambiare tutto?”
“No!
Assolutamente!” si difese Anzu. “Lo sai che Mou Hitori no Yuugi è il
mio-” Si bloccò, arrossendo, senza terminare la frase. “Solo che… Dovremo
pensare anche al suo bene…”
Seto
guardò le loro espressioni incerte e depresse, scuotendo la testa. In quella
situazione, sapeva di poter contare solo su di loro, ma, al tempo stesso, non si
fidava assolutamente. “Bakura, preparati a partire” disse solo, accendendo
lo schermo della macchina del tempo. “Dimmi dove ti devo mandare”
“Finalmente!”
esclamò l’interessato, avvicinandosi alla porta.
“In
questo caso, vengo anche io” intervenne Marik, precedendolo.
“Perché?”
Bakura lo scrutò con i suoi occhi nocciola, sospettoso.
“Primo,
perché sono un custode delle tombe ed è mio dovere verificare che nessuno
cerchi di cambiare la storia a suo favore” E gli scoccò un’occhiata
eloquente. “Secondo, perché sono l’unico che se ne intende di Egitto e
terzo… Siamo amici, giusto?” Sorrise beffardo.
Bakura
ricambiò. “Perché no? Andiamo”
“Allora,
lascio questo a voi” disse infine Yuugi, sentendo comunque una morsa nel cuore
per non poter accompagnare i due ragazzi nel passato, ad incontrare il suo
doppio per poterlo toccare come avrebbe fatto con un qualunque amico. “Noi
cercheremo il colpevole nel presente” Aspettò un istante, prima di rispondere
alla domande silenziose degli altri. “Finché non scopriamo chi è stato e
cosa ha cambiato, non possiamo essere certi che lo abbia fatto per il bene di
Mou Hitori no boku” E non si poté far altro che assentire a questa
affermazione.
“In
questo caso, io vado nel passato” disse Jounouchi, il quale non si era mai
fidato di Bakura, né era mai riuscito a perdonare a Marik il controllo mentale
che aveva avuto su di lui a Battle City.
“Non
ci pensare neanche, bonkotsu” lo deluse immediatamente Kaiba. “E’ già un
problema, per me, mandare questo due, figurati il campione dei perdenti”
Il
biondo strinse le labbra all’ennesimo insulto. “Se la situazione non fosse
grave, ti prenderei a calci nel sedere”
“E
provaci” sorrise Seto ironicamente. Al suo fianco, Roland, silenzioso, infilò
la mano nella tasca dei pantaloni.
“Non
ho tempo da perdere” Si girò, strappò la lista dalle mani di Yuugi e si avviò
verso l’uscita. “Andiamo da Hirutani: prima troviamo il colpevole, meglio è”
Ed i ragazzi, salutando leggermente gli altri, si accinsero a seguirlo, onde
evitare che combinasse qualche guaio per la troppa foga e per la rabbia.
“Per
voi” Seto si rivolse a Bakura e Marik, passandogli due semplici guanti bianchi
con un pulsante blu sulla parte del dorso. “Pronti a partire?” Premette un
pulsante sulla tastiera e la porta della cabina si aprì.
“Fai
meno chiacchiere” sbottò l’albino, entrando nella macchina mentre si
infilava il guanto alla mano destra. Marik lo seguì.
“Ti
accontento subito” commentò Seto, premendo un'altra serie di pulsanti sulla
tastiera con abile velocità. “Via!”
Le
porte si chiusero con un leggero suono cigolante, quindi la luce nel soffitto si
accese. Da dentro, la macchina del tempo somigliava ancora maggiormente ad un
ascensore, ma non avendo né pulsanti per decidere la destinazione né botola,
era molto più soffocante, e dava l’idea di una prigione dalla quale era
impossibile uscire. Inoltre, alla partenza i due ragazzi non sentirono alcun
rumore o alcun movimento né il salita né in discesa, solo un fastidioso ronzio
nelle orecchie, come se una mosca stesse volando attorno alle loro teste. Quando
cessò, le porte si aprirono, lasciando stupefatti i passeggeri che erano
convinti di trovarsi ancora nello stesso posto.
Uscirono
lentamente dalla cabina, e furono accecati da un sole caldo, che scottò la
pelle e gli occhi come se una fiamma viva ci fosse passata sopra. Dopo che la
loro vista si fu finalmente abituata a quella luce soffocante, che faceva loro
bagnare le maglie leggere dal sudore, ebbero il coraggio di voltarsi: la
macchina del tempo era scomparsa. Attorno, si stendeva solo una poco familiare
distesa di sabbia rossa e bollente, che si perdeva nell’orizzonte, e, poco
lontano, una serie di altipiani che formavano costruzioni simili a canyon.
A
quanto pareva, si trovavano in Egitto, tremila anni prima.
Nella
prossima puntata…
Sono
decisamente molto preoccupato… Chissà cosa sarà successo a Mou hitori no
boku… Anche se, adesso, quello che mi preoccupa di più è quello che
potrebbero combinare Marik e Bakura nel passato… Ma non toccheranno nulla,
vero? Vi prego, qualcuno mi dica che non toccheranno nulla!
Prossima
puntata: “Come trovare guai quando questi non ti vengono a cercare“ Non
perdetela!
Hola!
Grazie a
Ho dovuto aggiungere
l’avviso “spoiler!” perché, dal prossimo capitolo, appariranno dei
personaggi della nuova serie e non so se saranno già comparsi in tv ora che
danno le puntate due volte a settimana. Mi scuso anche per le parolacce che ho
scritto, solo che mi sembravano adatte ai personaggi, anche se nell’anime non
le pronunciano. Voglio dire, Bakura era un ladro, Jounouchi un teppista… Due
così, nella realtà, ne direbbero a iosa, e mi sembrava più realistico
fargliele pronunciare anche nella mia storia. Spero di non offendere nessuno.
Evee mi ha fatto notare
che ho inserito dei termini in giapponese (e sono contento che ti piaccia come
idea ^^) dando per scontato che il lettore li conoscesse. Se così non fosse,
fatemelo presente e provvederò a tradurli. Ancora grazie per i commenti, e,
grazie anche a chi avesse solo letto la storia. Continuate a seguirla.
A presto.
Hui Xie