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Autore: Alison_95    25/02/2011    7 recensioni
La storia prende luogo sempre dopo la fine della quinta serie. Sembra che la pace regni sovrana, ma vengono percepite delle onde di energia negativa dalla Tv Galaxy che porteranno al ritorno dei Three Lights e a conseguenze disastrose per Bunny. Cosa succederebbe se lei divenisse una persona completamente diversa?
Buona lettura ^^
P.s. la nota OOC è rivolta al solo personaggio di Bunny :)
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Capitolo IV: Alone
 
Un anno dopo…
 
Rea si alzò presto quella mattina perché voleva pulire il tempio e aiutare il nonno visto che il pomeriggio si sarebbe vista con le altre per discutere riguardo ai cristalli. Erano ormai le 7.30 quando entrò in cucina e trovò sul tavolo una colazione a dir poco invitante, preparata probabilmente proprio dal nonno che le ripeteva continuamente “Dovresti mangiare un po’ di più, ultimamente sei sempre più magra e soprattutto ti vedo stanca”. Ed era vero. Molto spesso Rea doveva usare chili di trucco per coprire le occhiaie alle sue amiche, non voleva che si preoccupassero inutilmente. In fondo era solo una semplice insonnia momentanea dovuta a continui incubi, che forse avrebbe dovuto raccontare. “Ma non servirebbe a niente, non siamo astrologhe… e poi non devo preoccuparmi, sarà solo un ansia dovuta agli eventuali combattimenti.”
Così Rea prese la cartella e iniziò a scendere le scale, quando una sensazione di dolore la assalì, si voltò, sembrava provenire dal tempio, eppure non c’era nessuno.. “Basta adesso comincio anche ad avere le allucinazioni”. No, mai confondere la stanchezza con la verità.
 
La campanella del pranzo suonò e tutti si riunirono in giardino come erano soliti fare da anni. Ormai la scuola era diventata seriamente noiosa, anche per la stessa Ami che si era ritrovata a ripetere sempre le stesse materie per ormai sedici anni, quando avrebbe potuto essere un medico. Molto spesso accadeva che marinassero le lezioni e si trovassero a casa dei Three Lights a giocare a carte, a Guitar Hero o semplicemente a trascorrere le giornate insieme. L’unico che passava a trovarli ogni tanto era Marzio: l’università era una cosa differente poiché lui accedeva comunque ai corsi successivi e dopo un paio di anni si era trovato un lavoretto che ormai gli teneva occupata la mente, mentre Seiya, molte volte, trascorreva interi pomeriggi a comporre canzoni o a fare lunghi giri della città in moto, aveva un posto speciale, una collinetta, dove si fermava a pensare, o semplicemente cantava.
La scuola era ormai davvero una “pizza” e le ragazze ne risentivano, quindi per scacciare la noia, organizzavano durante la pausa pranzo nuovi giochi o nuove uscite da fare.
Ma quel giorno erano tutte turbate.
Morea si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “Ho portato il pranzo per tutti, ieri non avevo niente da fare..”
- “Ecco perché non sei venuta a scuola!” Rispose Marta, nascondendo il suo sguardo assassino.
- “Scusa, preferisco passare la mattina a cucinare piuttosto che a scuola a fare sempre le stesse cose, tanto poi con voi mi vedo nel pomeriggio”
- “Purtoppo non hai tutti i torti”
- “Ragazze, su con la vita, insomma io mi diverto” . Seiya sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi per rallegrare le ragazze ma ciò che ottenne fu solo una serie di “Mmm..” senza senso e che non promettevano nulla di buono.
 
All’improvviso però il telefono di Ami squillò, era Heles… Cosa voleva a quell’ora?
- “Ciao Ami, abbiamo un problema o meglio io penso sia favoloso”
- “Spiegati meglio! Dobbiamo preoccuparci o no?”
- “Ha attaccato un mostro vicino la sala giochi, noi stiamo andando, raggiungeteci lì, è il primo cristallo! Finalmente!”
- “Heles, non è esattamente una cosa molto positiva che ci sia un mostro!”
- “Non ti rendi conto?! Si torna a combattere! Ammetti che anche tu sei felice…”
- “Effettivamente, okay arriviamo, ora lo dico agli altri, riattacco. Ciao Heles”
 
Bisogna precisare che Ami aveva in mano un libro di matematica, la sua materia preferita e che quella serie di pagine ricche di formule si volatilizzarono in aria in meno di un secondo, o meglio furono lanciate dalla stessa ragazza che prima le stava guardando con tanta cura, la stessa ragazza che fece un sorriso misto tra il compiacimento e il diabolico e urlò “Ahahah, ragazzi c’è un mostro, si torna a combattere!”
 
- “Cosa?! Non ci credo! Aaaaa chiamiamo Rea!” Marta non perse tempo a manifestare la sua gioia prendendo il cellulare e urlando parole senza senso alla povera guerriera di Marte che cercava di decifrare la comunicazione.
- “Quindi si torna all’attacco?” Seiya si rivolse ai suoi fratelli con una sorta di compiacimento e loro semplicemente annuirono cercando di non sbilanciarsi troppo, altrimenti l’intera scuola avrebbe pensato che il gruppo si fosse appena ubriacato.
I tre si alzarono con la massima disinvoltura e trascinarono verso i bagni le ragazze, ancora in preda a una crisi, con un sorriso da una parte all’altra del viso.
- “Ragazze dovete trasformarvi? E non è detto che i mostri siano così semplici come diceva Galaxia” disse Taiki, cercando di tranquillizzare le ragazze.
- “Va bene, ora proviamo a tornare con i piedi per terra. Ma vi rendete conto?! Finalmente combattiamo, basta ora ci trasformiamo” rispose Morea.
- “Potere di Mercurio, vieni a me!”
- “Potere di Giove, vieni a me!”
- “Potere di Ven… Aspettate un attimo, ma voi adesso come vi trasformate?!”
- “Marta, sempre la solita curiosa! Noi rimaniamo così, possiamo comunque utilizzare i nostri poteri” , Yaten sbuffò e si passò la mano tra i capelli con la solita aria di superiorità.
- “Ok, scusa antipatico! Potere di Venere, vieni a me!”
- “Ehi, ci sono anche io! Potere di Marte, vieni a me”!
 
Seiya incrociò le braccia e con sguardo divertito, “Era ora! Possiamo andare?!”
 
E il gruppo si avviò verso il luogo di incontro, correndo a più non posso, saltando da un tetto all’altro, sentivano l’adrenalina che scorreva nelle loro vene, il cuore pulsava all’impazzata, ma non capivano cosa li rendesse così felici, così soddisfatti del combattimento. Percepivano le onde negative del mostro avvicinarsi, eppure non avevano paura bensì si sentivano emozionati come se fosse una competizione, come se fosse la prima volta che i poteri confluissero in loro… Ma se invece quello che li spingeva così tanto verso il mostro fosse la remota possibilità di rivedere Bunny? E se lei fosse ricomparsa, li avesse riabbracciati, pentendosi di ciò che aveva fatto? No, lei aveva dovuto partire, non era stata una sua decisione, ma qualcosa di imposto.
Era questo quello che tutti pensavano.
Ma certe persone dicono: “Certe volte ami troppo una persona per vedere i suoi lati negativi”. Chiunque abbia inventato questa frase, ha ragione.
 
- “Ehi ragazze, eccoci qua, come procede?” urlò da lontano Rea.
Heles sferrando un altro pugno si voltò “Ce l’abbiamo quasi fatta, non era poi tanto difficile!”
Marta puntò le mani sui fianchi “E ci avete tolto tutto il divertimento?!”
- “Visto che ci tenete tanto, sferrate il colpo di grazia!”
- “Catena dell’….”
 
Marta non riuscì a concludere il suo attacco che improvvisamente il mostro fu tagliato in due da una lama che emanò una luce potentissima, generando un cristallo a forma di prisma, azzurro e brillante esattamente come una stella, e dall’ombra spuntò una figura sconosciuta.
 
- “Chi va là?” Chiese Ottavia che intanto aveva  richiamato a sé l’asta di Saturno per iniziare il combattimento.

Non si udì risposta, tutti tacquero mentre con un velocissimo gesto, il cristallo azzurrò finì nella mani di colei che aveva lanciato la lama, che avanzò lentamente attraverso il vicolo.
 
- “Non ci posso credere… Bunny!” Urlarono in coro le Inner, che non vedevano l’ora di potere correre verso l’amica, abbracciarla e farsi raccontare i motivi della lontananza, c’era di sicuro una spiegazione.
Ma ben presto si accorsero di come quella ragazza camminava a passo sostenuto verso il mostro sconfitto per riprendere la sua arma. Aveva un top semplicissimo senza maniche bianco con una scritta in nero “I’m not who you think I am”, dei pantaloni neri con degli strappi all’altezza del ginocchio e scarpe, anch’esse nere, col tacco ma, non fu tanto l’abbigliamento, quanto i capelli, sciolti, mossi e tagliati fino a metà schiena, e l’atteggiamento a colpire le guerriere, quegli occhi azzurri, duri come il ghiaccio, che scrutavano attentamente ogni mossa delle avversarie.
 
- “Bunny, adesso chiamiamo Marzio, sono contentissima che tu sia tornata! Non vedevamo l’ora…”  Marta le sorrise.
- “Si, adesso possiamo cercare i cristalli insieme, grazie per averci aiutato.!” Disse Rea, cercando di allentare la tensione, venutasi a creare.
- “Voi pensate davvero che io sia qui per voi?”
- “Bunny, cosa significa?”
- “Mi pare di essere stata abbastanza chiara, io e Luna siamo qui per altri motivi, non di certo per vedere voi!”
- “Se è uno scherzo non è affatto divertente!”
- “Ti sembra che stia scherzando?”
Quegli occhi gelidi, incutevano terrore. Seiya la guardava, non capiva cosa stesse succedendo, o meglio aveva capito troppo bene. Lei era tornata, ma non per lui, non per loro.
- “Bunny non ti ricordi di Marzio? Del tuo regno?”
- “Si certo, Marzio, come no! Potete dirgli che, se non l’ha ancora capito, ho chiuso con lui sedici anni fa, come ho chiuso con tutti voi”
Un’altra pugnalata.
- “Noi eravamo le tue migliori amiche, ti abbiamo aspettato per tutto questo tempo! Non ti abbiamo mai accusato di niente! I Three Lights sono tornati solo per te!” Replicò Rea ormai singhiozzando.
- “Rea, qualcuno una volta mi disse che le lacrime non servono a niente. Per quanto mi riguarda avete solo sprecato il vostro tempo aspettando il mio ritorno. Io devo portare a termine la mia missione e voi non dovete intralciarla. Sono stata abbastanza chiara? O ve lo devo dimostrare?”
Oramai erano tutti attoniti, nessuno riusciva a parlare.
- “In questi sedici anni, ho imparato a stare senza di voi e devo dire che ora mi riesce bene stare da sola. Ora, scusate, ma potete anche andarvene visto che il cristallo l’ho preso io.”
- “Non esiste, a noi servono e adesso tu ce lo ridai” ribattè con disprezzo Heles.
- “Beh l’ho preso prima io, potete anche provare a prendervelo ma non conviene visto che sappiamo bene chi tra di noi è la più forte. Ora, visto che non levate le tende, me ne andrò via."
- “No, io non ci credo. Come può la persona dolce, ingenua, buona che ho conosciuto diventare così?” Seiya gridò queste parole che, più che una domanda verso Bunny, sembravano una triste affermazione.
- “Ahah, forse Seiya, hai sbagliato a innamorarti di me. A proposito, lo sei ancora? Perché ora te lo dico: eravamo amici, nulla di più, tu l’hai accettato ma sei tornato comunque per cercarmi, questo significa che speravi di potermi rivedere e conquistare. Bene ora ti dirò che tu significhi meno di zero per me, già a quel tempo continuavo a vederti solo per compassione visto che amavo Marzio. Ma ora il problema non si pone, non amo più neanche lui e tu, beh povero, puoi anche continuare a illuderti su di me, ma dai.. potrebbe succedere che io ti calcoli il giorno in cui scoprirò di essere nata mora. Ops! Ma che dico? Io sono nata bionda! Quanto mi dispiace, ahah!
Eccola, dritta al cuore, un’altra pugnalata, inflitta senza nemmeno pensare al dolore provocato. Bunny, si girò, richiamò Luna e insieme sparirono nel buio delle tenebre.
Milena si appoggiò al muro e scivolò lentamente verso terra cercando di trattenere le lacrime, che invece solcavano il volto delle Inner. Heles si avvicinò “Andrà tutto bene”,
- “No, è finita” le rispose Milena con gli occhi fissi verso la strada.
- “Staremo senza di lei. L’importante ora non è il destino, ma la pace.”
 
Bunny aveva lasciato tutti senza parole e mentre Sydia spiegava la situazione al telefono a Marzio, Seiya realizzò solo in quel momento il significato delle parole che gli aveva rivolto, le aveva fatto pena? Era questa la verità?
“Quindi è questa la fottuta verità! Io non ho mai contato niente per lei… Ma cosa diavolo è successo in questi sedici anni?! Perché è cambiata? E la sua missione?
Non posso arrendermi, non senza aver capito quel che succede. La troverò.”
 
E mentre un ragazzo prendeva una decisione, a pochi metri di distanza, su un tetto, una ragazza guardava la sua città illuminata, le vetrine, le strade che aveva lasciato anni prima, e le scese una lacrima sul volto. Una lacrima di tristezza, nostalgia, rassegnazione e di speranza.
 
- “Tieni, ora siamo a due” Bunny diede a Luna il cristallo.
- “Ne manca solo uno…”
- “Si e poi arriverà la parte difficile..”
- “Ce la faremo”
- “E se lui…”
- “Non pensarci neanche, lo è senz’altro. Ora però non piangere.”
- “Non piango per lui..”
- “Allora per..?”
- “Si, è triste vedere che quando piangi l’unica persona che ti può consolare, è quella per cui stai piangendo.”

  
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