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Autore: Viki_chan    26/02/2011    7 recensioni
“Parli tanto dei problemi con il tuo sangue, non vedi che stai facendo la stessa cosa con me? Fingi che non ti importi niente del mio marchio, ma alla prima occasione lo tiri fuori.”. Lei era ancora coperta, mi sembrava di parlare da solo. Forse stavo davvero parlando da solo, forse lei non voleva sentire quello che avevo da dirle. Forse nemmeno io avevo più voglia di chiarire quella situazione.
“Non è la stessa cosa. E’ difficile costruire la fiducia di una persona che per anni ha dimostrato di essere qualcun altro.” disse scoprendosi. E di nuovo, mi sembrò di avere davanti qualcun altro.
(cap XV)
Settimo anno ad Hogwarts. Draco Malfoy ritorna a scuola con la famiglia a pezzi e una brutta fama. Un incontro, una parola di troppo. Forse è arrivata l'ora di cambiare.
[Questa storia è il POV di Draco di The Life After]
------------------EPILOGO PUBBLICATO------------------
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota dell’autrice: Nuovo capitolo! Grazie mille di tutte le recensioni… Sono felice che molti lettori di The life after stiano seguendo anche questa storia!
Buona lettura!
Stay tuned!

Qui trovate The life after, il POV di Hermione.
Qui trovate The life after - Summer's Chronicles, la continuazione del POV di Hermione.
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2. Non così tanto male



“Cara madre,
qui va tutto bene…”


No.

“Carissima madre,
avevi ragione tu, Hogwarts è..”


No.

“Madre,
ho preso la decisione giusta…”



Ma a chi la davo a bere? Presi l’ennesimo pezzo di pergamena e lo buttai nel cestino con rabbia. Niente andava bene e mia madre aveva torto. Non bastava tornare un passo indietro, fingere che tutto quello che era accaduto negli ultimi due anni fosse stato solo un incidente di percorso. Non mi sentivo uno studente di Hogwarts, ma nemmeno un Mangiamorte.
A dirla tutta non mi sentivo più niente.
Erano passate due settimane dall’incontro con Hermione Granger in biblioteca e il senso di soddisfazione che avevo provato era scomparso da un pezzo.
Nessuno da quel giorno aveva più chiesto il mio parere per qualcosa.
Solo Blaise, ma Blaise era Blaise.
Mi cacciava dalla camera una sera si e una no, accompagnandosi di ragazze sempre più belle e stupide. Tornava a chiamarmi a notte fonda, invitandomi a prendere un pezzo del suo bottino.
Non mi andava più di andare a letto con tutte quelle ragazze.
Non avevo più voglia di fingermi interessato alle loro teste oltre che ai loro colpi.
Non mi mancavano le loro moine.
Passavo la maggior parte del mio tempo con Astoria Greengrass, una delle mie adulatrici più fedeli e anche una delle meno fastidiose.
Astoria era una ragazza intelligente e acuta, ma nonostante questo la mia presenza la istupidiva. Che fosse innamorata di me era così ovvio. Tutta colpa di quei patti tra famiglie Purosangue. Era convinta che l’avrei sposata un giorno. Un tempo l’idea non mi dispiaceva affatto. Un matrimonio di convenienza stile Malfoy. Se fossi stato fortunato un giorno avrei scoperto di amare Astoria, come era successo ai miei genitori.
Ma la fortuna non era mai stata dalla mia parte e la prospettiva di una vita tranquilla non mi illudeva.
Guardai l’orologio e mi accorsi di essere in ritardo. Non avevo fretta di sentire qualche bella lezione su come affrontare “i cattivi” dal mezzo lupo Weasley, ma mi irritava dover sostenere tutte le occhiatacce dei miei compagni, soprattutto se non potevo affatturarli all’istante.
Mia madre era strata chiara anche sotto quel punto di vista. “Tieni un basso profilo Draco, copri il Marchio. Non cacciarti nei guai.”
Il Marchio.
Frugai tutta la stanza e finalmente trovai la benda. Presi la borsa mi diressi verso la lezione di Difesa contro le Arti Oscure, litigando con la fascia per farla stare chiusa.
Camminai tranquillamente per un po’, per cercare di destare meno sospetti possibili e quando il corridoio divenne deserto mi misi a correre.
Qualche passo dopo raggiunsi una ragazza, che come me era in ritardo.
Alzai lo sguardo e mi accorsi che non era una ragazza, era LA ragazza: Hermione Granger.
Imprecai e lei rispose con un cenno, come se l’avessi salutata.
Arrivammo davanti alla porta e mi piegai, la milza sembrava volermi esplodere dal ventre e la benda penzolante da un braccio.

“Busso?” chiese.

Presi la fascia e la ricacciai in borsa. Dovevo coprire il Marchio con la camicia.

“Fai come vuoi.” Le risposi noncurante abbassandomi la manica e cercando di legare i bottoni.
Ero talmente concentrato che la vista di due mani sul mio braccio mi spaventò.

“Che fai?” dissi alzando troppo la voce e spostando il braccio istintivamente. Incontrai i suoi occhi e mi fulminò all’istante.

Non disse altro e bussò.

Weasley ci invitò ad entrare, ma io cambiai idea. Non avevo voglia di vedere quella gente. Non avevo voglia di leggere la sorpresa di vedere me insieme a lei.

Mentre lei aprì la porta, io feci dietrofront.

“Non dovrebbe essere a lezione signor Malfoy?” la voce della McGrannit mi colpì alle spalle qualche minuto dopo.

“Non mi sento molto bene.” Mentii sfiorandomi la fronte con il braccio marchiato.

“Allora venga, la accompagno da madama Chips, magari ha solo bisogno un po’ di riposo.”

Maledizione.

La preside mi fece strada verso l’infermeria deserta. Mi sedetti su un letto, meditando di andarmene non appena la McGrannit se ne fosse andata. Non lo fece, rimase con me ad attendere Madama Chips, che stava somministrando una pozione fumante ad un bambino sdraiato qualche letto più in là.

“Il signor Malfoy non si sente molto bene.” Spiegò la Preside avviandosi alla porta “Lo affido a te Poppy.”.

“In effetti è un po’ pallido.” Mi disse la Guaritrice appoggiando una mano sulla mia fronte.

Stupida.

Il colorito della mia pelle era sempre lo stesso.

Bianco e candido.

Anche per molti risultava malaticcio, io amavo la mia carnagione.

“Ho semplicemente un po’ di mal di testa.”

“Allora si sdrai, le porterò un energizzante.” Commentò.

Mi accomodai a letto senza dire altro. Per ingannare il tempo presi una pergamena e scrissi poche e false righe a mia madre.

Tutto va bene.

Tutto è perfetto.

Tutto è bello.

“Beva la pozione e si rilassi.” Disse Madama Chips porgendomi un calice fumante. Non me lo feci dire due volte.

Il sole rimbalzava sui lenzuoli candidi accecandomi.

Appoggiai il bicchiere vuoto sul comodino e chiusi gli occhi per qualche secondo.



“Dra!”

“Ma che diav..” un cuscino mi colpì in pieno volto prima di riuscire a finire la frase.

“Cosa ti è successo? Mi hai fatto prendere un colpo.”

“Blaise, non sei mia madre. Che ore sono?” dissi mettendomi seduto.

“E’ appena finito il pranzo.”

“Ho fame.”. Mi alzai e feci per mettermi le scarpe.

“Abbiamo qualcosa in sala comune. Ma dove vai?”

“Devo mandare un gufo a mia madre. Ci vediamo in sala comune tra poco.”

Uscii dall’infermeria senza voltarmi, diretto alla guferia.

Avevo dormito molto ed ero molto riposato. Era una bella sensazione, forse la una delle più belle che avevo provato fino ad allora.

Mancavano pochi scalini all’ingresso della guferia quando un uccello si diresse minaccioso verso di me.

“Che cosa vuoi stupido uccello?” urlai. Qualcuno dall’altro lato della porta rise.

Il gufo mi porse la zampa, al quale era legato un messaggio.

“Appunti della lezione di Difesa contro le Arti Oscure.” Iniziai a leggere ad alta voce. “Gli inferi.”

Scorsi il foglio con lo sguardo. Dopo il riassunto della lezione un breve messaggio.

“Non ha senso saltare una lezione per un incontro spiacevole. Hermione.” Mi guardai intorno. La stanza sembrava deserta.

“Granger! So che sei qui stupida...” e mi venne da ridere. Non so per quale ragione non riuscii a fermarmi, sentivo il bisogno di ridere, di svuotare i polmoni. Ad un certo punto sentii le lacrime punzecchiarmi gli occhi. Dovevo essere pazzo. Mi calmai e cercai di captare la sua presenza sopra il tubare degli uccelli.

“Devon!” dissi richiamando il mio barbagianni. “Manda questa a Villa Malfoy.”

Dopo aver legato la busta ritornai a guardare la stanza. La ragazza aveva una grande pazienza.

“Granger!” urlai un’ultima volta, senza ricevere risposta.

Presi un pezzo di pergamena e scrissi “Fregata.” poi chiamai un gufo.

“Portala ad Hermione Granger.”

Il gufo uscì dalla finestra e rientrò planando a qualche passo da me, proprio dietro ad una colonna.

Sentii la Granger prendere la lettera, poi finalmente uscì dal suo nascondiglio con una faccia colpevole.

“Saltare le lezioni per un incontro spiacevole.” Dissi imitando la sua vocina.

“Tu un incontro spiacevole? Si vede che non hai mai dovuto incontrare spiacevolmente il Signore Oscuro nel bagno di casa tua. Sei proprio una ragazza strana Granger, non ti facevo così premurosa.” Sentii le mie gambe muoversi verso di lei senza ricevere un mio comandi. “Certo, bisogna avere proprio una bella pazienza per stare con Lenticchia, è proprio un …”

“Ron!” urlò interrompendomi. Beh, io avrei usato idota, ma anche Ron era un insulto abbastanza forte. La guardai confuso, improvvisamente iniziò a muoversi con velocità raddoppiata, mi era difficile seguirla.

“Devo andare.” Sussurrò passandomi accanto. “Grazie.” Aggiunse sparendo.

“Io..” iniziai a dire, ma lei doveva già essere lontana. Tanto non avrei saputo trovare delle parole per risponderle. Avrei dovuto ringraziarla? Non era mia abitudine. Forse sarebbe bastato un sorriso. Forse era meglio così.

Dopo aver congetturato un altro po’ sulle parole della Granger, presi un altro foglio e mi sedetti in un angolo pulito della guferia.

“Cara madre,

sono un bugiardo, lo sai. Ma qui non è così tanto male.
Non preoccuparti.

Draco”




Chiamai l’ennesimo gufo e lo guardai volare via.


Hermione Granger.


Era così fastidiosa e saccente, incredibilmente testarda.

Ma quella risata… non era così tanto male.

   
 
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