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Autore: CieloSenzaLuna    28/02/2011    2 recensioni
Ho sempre adorato il film d'animazione Disney "Balto" ed ora, ho provato a scrivere qualcosa sui personaggi principali.
Long fic ambientata tra i ghiacci, nel periodo di transizione dal primo film al secondo.
Dedicato a, chi come me, si sente ancora un po' bambino.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre

Muk e Luk si rotolavano nella neve, vicino alla sponda della pozza d’acqua cristallina.
- No, Muk, mi stai schiacciando! –
Rotolavano lungo un pendio irregolare, rimbalzando sulle pietruzze e bagnandosi il pelo chiaro.
Muk e Luk erano fratelli. Viaggiavano sempre in coppia; dove c’era uno, stava anche l’altro.
Muk, il più piccolo come età, ma il più grosso di stazza, non parlava. Non aveva bisogno di parole per far comprendere qualcosa al fratello; gli bastava un solo sguardo. Si limitava a osservare ogni cosa tutt’intorno con aria sempre trasognante e contava su Luk per ogni cosa. Non sarebbe mai riuscito a stare senza di lui. Muk e Luk, o Luk e Muk, erano due parti di una singola medaglia.
“Siamo come Balto, Muk. Balto è metà lupo e metà cane, e noi siamo... noi siamo tutti e due orsi, sì, però siamo insieme. Capito?” aveva detto una volta il rotondo Luk, con abbraccio goffo. Muk aveva annuito e l’aveva avvolto con le grosse zampe, immergendolo nel suo pelo soffice.
I due, insieme, si davano forza. Non era mai esistito solo Muk, o solo Luk. Ve l’ho detto, loro viaggiavano in coppia, senza mai separarsi. Erano semplicemente Muk e Luk.

Luk, dopo essere scivolato fino a terra sul pendio per cinque volte consecutive, era già stanco. Il fratello lo incitava a continuare, con gli occhi vivaci che guizzavano da una parte all’altra e la lingua di fuori.
- Basta, Muk, sono stanco –
Muk gli rivolse uno sguardo languido.
- No e ancora no –
Muk lo guardò ancora con uno sguardo da cucciolo.
Luk si voltò dalla parte opposta: - Non ti guardo, Muk, non ti guardo –
Il fratello lo acchiappò da dietro e lo stritolò in un abbraccio soffocante, alzandolo in aria. Luk cominciò a dimenarsi con tutte le sue forze.
- No, dai! Basta, Muk, mi fai il solletico! – e cominciò a ridere. A lui si unì anche l’altro, che dopo poco mollò la presa.
Muk si lasciò cadere a pancia all’aria sul terreno freddo. Spalancò le zampe e si distese in tutta la sua figura. Uggiolò lievemente, come fanno i cani.
- Non è che adesso ti credi un cane come Balto, vero? Tu non tiri le slitte –
Muk socchiuse gli occhi, mentre Luk prendeva posto sulla marcata curva della pancia del fratello, acciambellandocisi.
Sembravano due palle di pelo, o due colline innevate, una sopra l’altra, a sospirare in nuvolette condensate. Ecco, magari sarebbero potuti sembrare due nuvole, due nuvole a forma di orsi polari.
- Secondo te dov’è la nostra mamma, Muk? –
Muk non rispose in alcun modo, pensieroso.
- Io me la ricordo, ma solo un pochino – sussurrò la palla di pelo più piccola.
Restarono in silenzio per qualche minuto, senza niente da dire.
- Se non ci fossi tu sarei da solo, sai, Muk? – si accoccolò ancora meglio sulla pancia tonda del fratello - Meno male che ci sei tu, Muk. Meno male –
La palla di pelo più grande guardava il cielo, emozionato. Sorrise sornione, poi produsse qualcosa simile ad un ululato.
Luk rise.
Muk si stava convincendo proprio di essere un cane, eh?
Non importava; Muk era molto, molto simpatico, più grosso ognuno dei cani che aveva visto e dato che la sua lingua era più grande di quella di qualsiasi altro, riusciva a leccarlo più di tutti.

Si volevano bene, Muk e Luk.


  
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