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Autore: LetShizueGo    04/03/2011    0 recensioni
"Come se non bastassero angeli psicopatici che vogliono distruggere l'intera umanità adesso si ci mettono anche dei pagani finiti nel dimenticatoio... possibile che non si ha un'attimo di pace?" [Possibili spoiler sulla quinta stagione]
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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A/N: Chiedo scusa se ci ho messo molto per postare questo capitolo ma ero molto indecisa se postarlo o meno, diciamo che è un capitolo importante della storia e tutt'ora non sono sicurissima dell'impostazione che gli ho dato... sarete voi a giudicare! Se vi viene in mente qualcosa che potrebbe renderlo più decente sono aperta a consigli e critiche, tanto il mio scetticismo non mi renderà mai contenta XD
Detto questo... buona lettura!! :D


Capitolo 3

Tucson, Arizona

Era all'incirca mezzogiorno quando la ragazza si svegliò di soprassalto e sentì la conversazione che imperversava nella stanza accanto. Era la voce di due ragazzi che associò subito a quella dei due Winchester per il tipo di conversazione che si stava svolgendo fra di loro, una discussione accesa e colorita, dove i dubbi e le domande regnavano sovrane, come era solito in quel lavoro. Ma stavolta era lei l'oggetto di quella conversazione e quelle domande riguardavano lei, domande a cui lei poteva dare risposta.
-Dean, sono tre giorni che dorme! Non credi sia un po' strano?- stava dicendo quello che evidentemente doveva essere Sam. Era agitato, preoccupato e sospettoso, lo si percepiva dall'insistenza nella sua voce, un leggero tremolio scandiva le sillabe delle parole che diceva.
-Sarà stanca, lo hai visto com'era ridotta povera donna- rispose ironico Dean, più menefreghista del fratello e noncurante della delicatezza della situazione in cui inconsapevolmente erano entrati a far parte.
-Ha detto che non è mortale e Castiel non si fida di lei, che ne dici se forse diamo ascolto per una volta a quel povero angelo e la lasciamo qui? L'abbiamo salvata, fine. Se la deve sbrigare da sola, qualsiasi cosa sia-
-A maggior ragione dobbiamo rimanere e scoprire cosa sia, io di qui non mi muovo-
-Ma Dean...-
La ragazza staccò l'orecchio dalla parete e si avviò verso la porta della stanza per uscire e raggiungere invece quella da cui provenivano le voci dei due fratelli. Si fermò davanti alla porta e la fissò un istante prima di alzare lentamente il pugno e bussare.
-Non ci serve nulla- disse Dean frettolosamente interrompendo la conversazione. Evidentemente credeva che fosse la donna delle pulizie a bussare.
Lei bussò di nuovo con più forza ma ricevette la stessa risposta, stavolta da parte di Sam. A quel punto si innervosì leggermente, al tempo in cui aveva potere di vita e di morte sugli uomini nessuno si sarebbe permesso di risponderle in quel modo, così provò ad aprire la porta con i suoi poteri ma fu inutile, questi erano troppo deboli ormai. E pensare che allora aprirla sarebbe stato uno scherzo da ragazzi.
Alla fine bussò nuovamente e con molta più insistenza ma i due in coro le risposero di non voler essere disturbati ulteriormente e, visto l'ennesimo rifiuto, disse con voce abbastanza alta perchè entrambi sentissero: - Aprite questa porta Winchester-
I due all'interno rimasero impietriti un istante prima di scambiarsi un'occhiata interrogativa, ma quella voce così dolce dal tono più che imperativo aveva parlato chiaro, così Sam si accinse ad aprile la porta della stanza e a farla entrare.
Lei entrò altera e con una certa fretta, il vestito da sera rosso che svolazzava ad ogni suo passo le donava un aria quasi divina, i lunghi capelli neri spostati dall'aria che fendeva col suo corpo. Con la stessa grazia e con lo stesso silenzio con cui era entrata si sedette al bordo di uno dei due letti e guardò prima Sam e poi Dean, che la fissavano quasi in estasi. Be' almeno non era cambiato il suo effetto sugli uomini.
Sam fu il primo a riprendersi da quella che sembrava una visione angelica, anche se visto l'astio che quella donna nutriva verso gli angeli, e viceversa, forse angelico non era il migliore aggettivo per descrivere quella situazione. In ogni caso appena ritornò in sé, nella mente di Sam si affollarono tante di quelle domande che iniziarono ad uscire da sole, senza un minimo senso logico.
-Chi sei?- chiese prima ancora di rendersene conto e aspettando una risposta soddisfacente.
-Tallulah Tanner- rispose a quel punto la ragazza con aria distratta mentre passava una mano sulle lenzuola del letto ammirandone i motivi geometrici.
-Chi sei realmente- aggiunse a quel punto Dean stizzito dall'atteggiamento di quella ragazza.
-Ecco una domanda, prevedibile, ma pur sempre una domanda- iniziò lei sorridendo con un angolo della bocca e distogliendo lo sguardo dalle lenzuola e puntandolo sui due ragazzi.
-Ripeto, sono Tallulah Tanner, ma forse voi mi conoscete meglio come Afrodite- rispose secca lasciando i due per un attimo increduli e poi sorpresi, quando ebbero metabolizzato la risposta data loro dalla mora. Ed ecco che si spiegavano un paio di cose, tipo la sua straordinaria bellezza e la sua affermazione “sono debole ma non mortale” rivolta a Castiel tre notti prima.
-A-Afrodite?- chiese Sam sorridendo ebete, non credendo ancora a quello che aveva sentito.
-Ragazzi, non sarà mica la prima volta che incontrate una divinità spero... o è così?- chiese a quel punto lei con aria perplessa.
-No, no, certo che no, ma... Afrodite!- esclamò Dean guardando il fratello tutto eccitato. Insomma, bella e dea, secondo quelle poche cose che sapeva era anche parecchio lussuriosa quindi aveva più possibilità di quante ne avesse ipotizzate prima. Festa, finalmente! In fondo doveva ringraziare pure colui che l'aveva salvata da quegli umanoidi con gli occhi di pietra.
-Possiamo passare alle cose serie Dean?- chiese lei alzando gli occhi al cielo e sbuffando, sempre più scocciata dalla superficialità umana.
-Perchè gli angeli non possono vederti di buon occhio?- chiese a quel punto Sam osservandola con interesse scientifico, analizzando ogni suo movimento o espressione, cercando di carpirne tutto ciò che si poteva sapere su quella donna, su quella dea.
-Pensavo fosse ovvio, sono una divinità pagana spodestata dal loro paparino, se ero ridotta in quelle condizioni è colpa anche del vostro Dio- disse acida osservando sprezzante un crocifisso appeso ad una delle pareti. Non era come quelle divinità grezze e primitive, che trovavano comunque qualche popolo abbastanza regredito da venerarle, no, lei era la gloria di un popolo che era passato alla storia come il creatore delle arti e della guerra, popolo ormai scomparso e con loro il suo culto. Lei non aveva più nessuno che credesse nel suo potere, era sola e senza trono. Nessuno più assecondava i suoi capricci. Il suo nome veniva nominato solo da scolaretti che studiavano misere traduzioni di grandi opere letterarie che descrivevano la sua storia, che ormai era diventata un mito, inventato dall'uomo per combattere la paura dell'ignoto. Ma ora doveva mettere in guardia quei due ragazzi, che ancora non si decidevano a fare una domanda sensata e perdevano tempo in cazzate come il perché non poteva vedere gli angeli.
-A quanto pare le domande importanti me le devo fare da sola- borbottò dopo un breve silenzio in cui i fratelli la squadravano come fosse qualcosa di raro. Li ignorò beatamente prima di riprendere il suo discorso.
-Avrei evitato di far entrare in questa faccenda voi umani se avessi potuto ma la situazione è critica e l'Apocalisse cristiana è nulla a confronto di ciò che potrebbe accadere se succede quel che si sta progettando-
Sam fece per interromperla ma lei lo zittì e proseguì nel suo monologo.
-Siamo da tempo stanchi di stare a guardare il mondo in mano ad un Dio che neanche si sa se esiste, e noi dimenticati e citati solo da studenti che studiano i nostri miti e i filosofi che contestavano la nostra esistenza. Stiamo lì a far nulla, a vedere la vita che passa e noi non ce ne rendiamo neanche conto, ci sentiamo sempre più inutili. Ed è stato proprio mentre eravamo troppo impegnati a compiangere noi stessi che Ade ha organizzato il suo piano di rivolta, coinvolgendo parte del pantheon, mio marito compreso.
Chi ha ostacolato il suo piano è stato fatto prigioniero e torturato, segregato in diverse parti del mondo, lasciato a perire nella sua ribellione. Io ero fra quelli. Ma ormai Ade è il più potente dei nostri, così gli fu facile convincere mio marito, Efesto, che mi drogò e mi rinchiuse lì dove mi ha vista Sam, in un sotterraneo francese. Cercai di mettermi in contatto con Sam ma fui scoperta e le mie illusioni furono spezzate da Efesto più e più volte.
Poi, quando mi hanno trasferito a Tucson, Efesto è stato richiamato da Ade, lasciandomi sola con le anime di Persefone e mi sono messa in contatto con entrambi appena mi è stato possibile-
Concluse il suo racconto nel silenzio, i due fratelli si scambiavano brevissime occhiate stranite, la dea che guardava la strada dalla finestra chiusa e riviveva tutti quei momenti, e scavava nelle sue memorie rievocando i momenti felici, quando le donne e gli uomini la adoravano, le offrivano doni e organizzavano feste in suo onore, quando con le sue sorelle organizzavano banchetti e quando poteva accarezzare il suo amante, ora rinchiuso come lei e sofferente come lo era stata lei, e si demoralizzava pensando di non poterlo salvare perché non sapeva dov'era, lui, l'invincibile dio delle armi, sottomesso ad uno stupido vecchio frustrato dall'oblio in cui era caduto.
-Cosa vogliono fare questi dei?- chiese dopo un po' Sam e, a quella domanda, la donna abbassò gli occhi di ghiaccio e li posò su di lui.
-Liberare i titani- sussurrò frustrata.
-I vostri padri, quegli esseri dalla forza immensa che Zeus rinchiuse nel Tartaro?-
-Sì Sam, loro e non avete idea di quanto siano potenti, non come noi-
Cadde il silenzio in quella stanza e ognuno pensava a qualcosa di diverso, ognuno cercava di seguire la sua linea di pensiero isolandosi dal mondo che lo circondava.
Afrodite con la stessa leggerezza con cui era entrata uscì dalla stanza, lasciando i due Winchester a riflettere sulla storia da lei raccontata.
-Stando alle credenze, siamo di nuovo nella merda- osservò Dean dopo una pausa di qualche minuto. Una nuova Apocalisse, con non sapeva quanti pazzi assetati di sangue che spappolano i crani delle persone e tutto per riportare un credo estinto da almeno duemila anni. Ma possibile che sempre loro c'erano in mezzo a queste cose? Non potevano continuare a cacciare poltergeist in santa pace senza che nessun angelo, demone o dio gli rompesse le palle? No, quando mai avevano diritto anche loro ad un po' di ferie!
-Venticinque dei assetati di sangue da affrontare, come minimo. Sì siamo nella merda- commentò Sam passandosi una mano fra i capelli.
-Ammesso che questa tipa supersexy abbia detto la verità- replicò Dean, sperando che avesse dannatamente ragione. Comunque, se c'era una cosa che aveva imparato in tutti quegli anni era proprio il non fidarsi di nessuno e, soprattutto, non fidarsi delle donne sexy... Bela Talbot era stato l'esempio pratico della sua teoria, peccato però che avesse fatto una brutta fine... chissà come se la passava all'Inferno, sicuramente stava torturando qualcuno. Rise al solo pensiero. In ogni caso, torturante o torturata, l'Inferno se l'era meritato in pieno quella puttana.
-C'è solo un modo per scoprirlo, e non le farà molto piacere- rispose Sam indicando col dito sottile il crocifisso appeso alla parete, quello stesso crocifisso che la tipa che si faceva chiamare Tallulah aveva fissato con tanto astio pochi minuti prima.
Dean annuì e, poggiandosi alla finestra, prese in mano il cellulare e compose il numero sulla tastiera a toni.
-Pronto?- rispose Castiel atono. Ormai si sarebbe sorpreso del contrario, aveva capito che solo l'Apocalisse avrebbe potuto smuovere quell'angelo.
-Vieni all'albergo, dobbiamo parlare- gli disse Dean imperativo e chiuse il telefono.
Quando si voltò, sobbalzò vedendosi davanti l'angelo dagli occhi blu che lo fissava con aria critica. Beh almeno aveva un aria, ma questo fu un pensiero successivo in Dean. Infatti lo fulminò appena il cuore si calmò, agitato com'era dallo spavento. Quante volte glielo doveva ripetere che doveva “apparire” FUORI dalla porta e suonare il campanello? Se voleva sentirsi un po' Harry Potter, lo poteva fare benissimo fuori dalla stanza.
-Cass, la prossima volta ti faccio fare un bel viaggetto- borbottò acido il maggiore dei Winchester mentre si avvicinava al letto su cui si era seduta prima la donna e sedendocisi lui.
-Allora?- chiese l'angelo a Sam, ignorando palesemente il fratello, cosa che lo innervosì ancora di più. Si sentiva un bambino che aveva paura dei pagliacci, e non gli piaceva sentirsi un marmocchio... soprattutto non che ha paura dei pagliacci, quello è Sammy!
-La ragazza... ha raccontato una storia strana... roba su Titani e una guerra civile fra dei greci- rispose Sam rivolto a Castiel. Ora che lo diceva ad alta voce gli sembrava una storia ancora più inverosimile di quando la sentiva. Anzi, quando l'aveva sentita ci stava credendo davvero.
Quella donna aveva un non so che di strano, era così... ammaliante. Riusciva a farti staccare la spina della ragione e a lasciarti trasportare dalla sua stessa voce, facendoti credere a qualsiasi cosa lei dicesse, una sorta di ipnosi momentanea, che poi svaniva appena lei spariva dalla tua vista. Non era qualcosa del tutto normale quella sensazione, aveva paura che fosse, come dire, pericolosa.
-Ce ne stiamo già occupando- ribattè Castiel con disinteresse e senza batter ciglio.
-Quindi vuoi dire che quella è realmente Afrodite??- esclamò Dean eccitato ma poi si fermò un attimo.
-Ve ne state occupando?! Sai che non promette nulla di buono? L'ultima volta che vi siete occupati di qualcosa è venuta l'Apocalisse- continuò alzando un sopracciglio perplesso e ironico.
-Si quella è Afrodite- sbuffò Castiel, ignorando la seconda parte dell'intervento di Dean. Perché comunque gli umani dovevano essere sempre così stupidi e superficiali? Era una situazione piuttosto seria, la Verità divina rischiava di essere spodestata da stupidi pagani che invocavano sacrifici e intervenivano continuamente nella vita degli umani, vanitosi e perversi, invidiosi e gelosi, dei che portavano molto più male che bene, egoisti, bugiardi e capricciosi, dei che usavano l'uomo come un barattino.
-In che modo ve ne state occupando?- chiese Sam più diplomatico e, in fondo, preoccupato per la ragazza. Aveva la sensazione di sapere già la risposta.
-E' un po' controversa la questione. C'è chi vuole arrivare al capo della rivolta e chi vuole ucciderli tutti- disse rispondendo alla domanda, -appoggio il primo filone- si affrettò ad aggiungere alzando le mani quando i due Winchester lo fulminarono.
-Ovviamente gli altri non la pensano così- continuò, -pensano che si debba far fuori l'intero pantheon greco. Siamo deboli e potrebbero spodestarci facilmente, così si sono create le due fazioni e la nostra numericamente molto inferiore rispetto alla pro sterminio di massa-
-Cosa consigli di fare quindi? Chiese Dean a quel punto, non poco preoccupato per la sorte della ragazza e di tutti i tipi che soffrivano come lei. Non erano umani, vero, e probabilmente li avrebbe eliminati in qualche altra occasione, ma aveva visto come avevano ridotto quella donna, pestata e torturata, e tutto per una psicopatica mania di gloria eterna.
-Vi direi di uscire da questa storia ma so già che non lo farete, quindi proporrei di usare quella dea pagana per scovare il capo della rivolta. Raccontatemi cosa vi ha detto-
Così Sam e Dean iniziarono a raccontare tutto ciò che Afrodite gli aveva narrato, dalle origini della guerra civile alla prigionia, fino alle anime che erano comandate dalla regina degli Inferi. E mentre raccontavano cercavano di proteggere la donna che li aveva ammaliati, aggrappandosi a qualsiasi capro espiatorio per suscitare un minimo di compassione nell'animo di Castiel.
Finito il racconto, Castiel si fermò a riflettere. In parte i due fratelli avevano ragione a difendere la dea. Lei era una vittima di quel complotto, quasi come lo era stato lui nell'Apocalisse e, per quanto quella seduttrice d'uomini non gli andava a genio, aveva il suo stesso obiettivo e, in quel momento, era l'unica chance che avevano a disposizione, e anche gli altri angeli l'avrebbero pensata allo stesso modo una volta scoperto che era in circolazione. L'avrebbero illusa, facendosi rivelare tutto ciò che sarebbe venuta a scoprire e poi l'avrebbero giustiziata in nome di Dio appena sarebbe diventata una minaccia.
Doveva precedere l'altro lato delle schiere celesti.
Questa riflessione fu interrotta dal ritmico ticchettio di qualcuno che bussava alla porta.
Sam si alzò per andare ad aprire ma Dean lo fermò.
-Ricordati che abbiamo armi di ogni genere sul tavolo-
Si sentì nuovamente bussare. A quel punto Castiel si alzò e chiese chi stesse bussando. Una visione investì i tre uomini, era Tallulah, o Afrodite che dir si voglia tanto non c'era differenza, che sbuffava poggiata alla porta della stanza, con un pantalone di pelle nero a sigaretta ed un vestito di tricot bianco con collo ad anello e giubbotto di pelle nera corto. Portava stivaletti bianchi con tacchi vertiginosi e sottili. Tamburellava con le dita sul suo braccio in un gesto di impazienza.
Appena la visione cessò Castiel aprì la porta fin troppo velocemente e la ragazza perse l'equilibrio rischiando di cadere.
Si osservò intorno e guardò accigliata Sam e Dean, che la fissavano straniti.
-Che c'è? Ho fatto shopping- disse lei entrando e fissando Castiel con la coda dell'occhio. Si andò a sedere vicino a Dean e accostò le sue labbra a pochi centimetri dal suo orecchio.
-A quanto pare non ti fidi di me chèrie- gli sussurrò con voce dolce. Ma in quella dolcezza si sentiva tutto il rancore dell'indignazione e del rimprovero. Non riusciva a credere che, dopo quasi tremila anni, aveva detto finalmente chi era ad un umano che neanche credeva in lei e lui avesse anche dubitato della sua parola!
-No, semplicemente non mi fido di nessuno- rispose Dean sorridendo e ammiccando.
-Allora ora che farai, mi porti tra le nuvole e mi torturi finchè non ti dico dove sono gli altri? Risparmiati la fatica, se lo sapessi non sarei qui- sibilò distogliendo la sua attenzione da Dean e rivolgendosi a Castiel, che la guardava interessato, come se fosse una rana da vivisezione.
-Niente di tutto questo. Semplicemente collaboriamo. Abbiamo lo stesso obiettivo- commentò lui senza smettere di osservarla curioso.
-Per poi farmi fuori? No, grazie. Non mi fido di voi mostriciattoli con le ali- ribattè lei spostandosi leggermente indietro istintivamente, senza rendersene conto. Ma sia Dean che Sam se ne resero conto e si chiesero perché, insomma aveva almeno duemilasettecento anni, dovrebbe essere potentissima.
-Invece dovresti se ci tieni alla pelle donna- sibilò a questo punto Castiel con una strana luce negli occhi. Non sopportava quell'atteggiamento di superiorità e quel pregiudizio inutile e malvagio. Non solo aveva intenzione di aiutarla ma era anche trattato come un ipocrita bugiardo, come uno di quegli angeli che la volevano trascinare al patibolo.
-Ah sì? Potrei farti inginocchiare e farti implorare perdono se volessi- asserì acidamente alzandosi di scatto dal letto e muovendo un passo contro Castiel guardandolo truce. Aveva finito col sottostare a quei soldatini piumati, ora voleva vivere come a lei piaceva e nessun essere dalle ali nere le avrebbe tolto questa sua libertà. Aveva vissuto nell'ombra per fin troppo tempo ed ora, che rischiava la testa, aveva deciso di rischiarla da donna libera di fare ciò che era in suo desiderio fare. E strappare il cuore di quell'angelo stava arrivando in cima alla lista.
Castiel estrasse la sua lama e iniziò a caricare quando Sam e Dean si intromisero, Sam bloccando Castiel e Dean fermando Afrodite.
Mentre Dean afferrò la dea riuscì a sentire i suoi muscoli tremare sotto la pelle liscia. Non sembrava più una donna, in quel momento, ma l'immagine dell'ira, altera e distruttrice. Castiel invece si stava calmando, fin troppo calmo per qualcuno di umano... Ma nessuno dei due lo era: lei una dea così antica che la sua nascita è ormai andata dimenticata, lui un angelo che di umano aveva solo il corpo, il suo contenitore.
Così come due poli della stessa carica si respingono a vicenda entrambi i Winchester sentivano cedere le loro prese, respinti da una forza eterea che cercava di allontanarli.
Castiel non aveva ritirato la lama e Afrodite la fissava rabbiosa, piena di rancore e pregiudizi, e né Dean né Sam si lasciarono sfuggire quel particolare non del tutto inutile, rischiava di esserci un divinicidio a breve!
-Ora basta- esclamò Sam lasciando andare Castiel che lo fissò accigliato, con un'espressione da “non ho iniziato io”. Dean fece altrettanto con la ragazza, ma fu molto più restio e cauto di Sam, rimanendo a poca distanza dalla donna, che non aveva dava segno di volersi calmare.
-Dovresti fidarti di Cass, è dalla nostra da anni- disse Sam abbozzando un sorriso alla ragazza. Insomma, Cass aveva rinunciato a tutto per fidarsi di lui e suo fratello, gli aveva dato fiducia anche quando non ne meritava e aveva sempre provato a farlo sentire... normale? Ora doveva perlomeno aiutarlo visto che rischiava la sua stessa vita e, a lui e a suo fratello, aveva parato il culo un po' troppe volte. Inoltre gli doveva la vita di Dean. Senza di lui adesso suo fratello non sarebbe stato lì a fissare quella donna pensando a quanti punti gli avrebbe fatto guadagnare il portarsela a letto.
-Per l'appunto... dalla vostra. Non dalla mia. E se neanche voi vi fidate di me, come faccio io a fidarmi di lui?- esclamò lei spostando lo sguardo da Sam a Dean, lasciando involontariamente trasparire una minima parte di quella disperazione che la tormentava da mesi. Quella stessa disperazione che, in un estremo tentativo, l'aveva portata ai Winchester.
-Sai, sta rischiando il collo in questo momento, inseguito da un esercito di angeli capitanato da quello psicopatico di Raffaele che più che un arcangelo mi sembra un pazzo omicida sadico e che vi vuole fare fuori tutti quanti, e questo solo per poterti offrire una possibilità di vittoria e vita. Quindi penso che questa sia una motivazione più che valida per fidarti- rispose secco Dean, che non riusciva a concepire quell'astio verso Cass. Lo aveva avuto anche lui ok, ma non credeva negli angeli... lei invece li aveva praticamente visti nascere e il possesso della Terra non gli sembrava un motivo abbastanza valido per avere tutti quei pregiudizi e quella rabbia nei confronti del povero Cass. Semmai in tutti gli altri stronzi che la volevano morta.
La dea non rispose, tornò solo a sedersi e gettò la testa fra le mani, combattuta dai pregiudizi che le dicevano “tortura quell'angelo” e la speranza di poter riabbracciare presto le sue sorelle e il suo amato. Si sentiva estremamente sola in quel momento, le mancavano persino quelle persone che aveva odiato per anni, per secoli.
-Cosa vuoi sapere?- sussurrò infine con voce flebile e incerta. Non era mai stata una persona razionale, era noto, ma quanto in quel momento avrebbe preferito che al suo posto ci fosse stata Atena, lei sì che avrebbe fatto la cosa giusta...
-Come troviamo gli altri?- chiese allora Castiel fissandola inespressivo. Finalmente sarebbe riuscito a sapere qualcosa di più degli altri e ad aumentare la sua possibile vittoria. Non avrebbe fatto del male a creature innocenti, soprattutto perché sapeva cosa volesse dire essere tradito dai propri fratelli.
-Non possiamo essere trovati, soprattutto da voi. A meno che non siamo noi a volerci mettere in contatto con qualcuno, come è successo nel mio caso. Ma serve forza e, credetemi, nelle condizioni in cui ci lasciano è impossibile comunicare, veniamo intercettati subito perché non riusciamo ad essere diretti e facilmente possiamo sbagliare soggetto, come mi è capitato con Sam, che venivo immediatamente scoperta dai miei carcerieri- rispose sospirando. Anche se si fosse messa in contatto con i suoi fratelli non era sicura che avrebbero avuto la forza di rispondere direttamente come lei aveva fatto con Dean, erano sorvegliati.
-Quanti siete?- continuò Castiel, trasformando così quella situazione in un terzo grado per la ragazza.
-Sei i ribelli, tolta me, e otto i fautori del complotto. Demetra ha deciso di rimanerne fuori. E non cambierà idea- anticipò appena vide le labbra di Castiel muoversi.
-Come facciamo quindi a trovarli adesso? E' praticamente impossibile intercettare gli altri... siamo punto e a capo!- esclamò Dean girando su se stesso e dando le spalle agli altri mentre si avvicinava al tavolo per poi tornare indietro appena ebbe finito di bestemmiare, cosa che innervosì molto Cass, che lo rimproverò pesantemente appena Dean ebbe finito.
-A dire il vero...- si intromise a quel punto la dea, -c'è una vecchia leggenda, ma risale a prima di Omero, è leggenda perfino per noi... comunque si racconta che quando risiediamo sulla terra per più di qualche giorno, la zona in cui stiamo diventa l'opposto di ciò che noi proteggiamo. Ma è una cosa stupida, senza logica e del tutto infondata! Il mio caso ne è la palese dimostrazione-
-Ha ragione Dean, una fabbrica deserta non può essere una dimostrazione, è normale che non ci siano tracce di bellezza o sesso-
-Be' in effetti gli hotel sono più eccitanti- annuì Dean come se fosse una cosa ovvia.
-Altre alternative?- chiese l'angelo alla ragazza squadrandola sempre con quel tanto di astio che bastava a farlo star bene.
-Sono abbastanza forte da riuscire a comunicare con gli altri. Possiamo vedere se qualcuno avrà la forza di rispondermi- concluse alzando leggermente la testa e mostrando un volto non del tutto sicuro di quello che stava per fare.

Il sole stava tramontando all'orizzonte e Afrodite era seduta su un'altalena, mentre osservava il sole che lentamente scendeva privando la terra del suo calore e abbandonandola al gelido freddo della notte. Stava aspettando che calasse il buio per pensare un po', senza nessuno che la disturbasse, che la guardasse come un animale da vivisezione. Le dava tanto fastidio quanto piacere essere osservata ma a volte era deleterio, c'erano situazioni in cui la solitudine era la cura migliore per tutto.
Dondolava lentamente, così che il dondolio accompagnasse i suoi pensieri. Era pronta ad affrontare la realtà? A salvare i suoi stessi fratelli e anche l'umanità? Non riusciva a credere che proprio lei era lì, a Tucson, finalmente libera e non intercettabile, lei che era sempre stata la più volubile ed irresponsabile fra tutti gli altri, ora doveva salvare tutto il pantheon greco e con loro tutta l'umanità.
Non voleva neanche ammetterlo ma sapeva di essere senza speranze, del tutto disperata, pronta ad aggrapparsi a qualsiasi sporgenza le permettesse di ritardare il disastro imminente. E fidarsi di Castiel, Dean e Sam era l'esempio lampante di quanto lei, la dea della bellezza e della seduzione, era caduta in basso... fidarsi di due umani e di un angelo era per lei deplorevole e si vergognava di tutto ciò ma aveva bisogno di loro, aveva perso tutti i suoi poteri, ne rimaneva solo il riflesso, da sola non sarebbe sopravvissuta più di quarantotto ore.
Iniziò a ricordare il passato infelice dopo l'età aurea della sua lunga vita, la loro decadenza e lo scarto, la guerra che imperversò fra loro e gli angeli per il potere religioso, le lotte fra pagani e cristiani, i roghi e le violenze. E ricordava cosa accadde per essere andata contro il volere di Zeus suo sovrano, per difendere quelle persone che invocavano il nome di un Dio che in quel momento non si mostrava neanche ai suoi sudditi, che non si macchiava le mani del sangue dei suoi fedeli e degli eretici che loro e i suoi angeli uccidevano pur di affermarsi nel mondo.
Il sole scendeva sempre più, avvicinandosi all'orizzonte, e la dea continuava a fissarlo con occhi vuoti e assenti.
Si alzò lentamente dall'altalena e iniziò a camminare verso il sole, con calma solenne, come una sacerdotessa che porta le offerte agli altari del dio. Chiuse gli occhi e si fermò, i raggi rossi le illuminavano il viso chiaro rendendolo color delle foglie autunnali.
Iniziò a concentrarsi, svuotando la mente di tutti i pensieri e i ricordi, concentrandosi solo su un arcaico epiteto che attribuirono a sua sorella tanto e tanto tempo fa, quando ancora erano giovani e stavano prendendo il posto degli dei della natura.
-Invoco te, o dea, o Atena dalle bianche braccia, invoco te chiedendoti una risposta, offrendoti la vita e la speranza, chiedendoti solo il luogo in cui ti hanno portata i nostri fratelli traditori, Afrodite- disse in greco, sentendo dentro di sé il dolore agghiacciante del corpo della dea, la sua debolezza e il suo svenimento. Le trasmise quell'immagine, l'immagine di lei vestita di pelle e tricot bianco in quel parco di Tucson, e lei che parlava nella sua lingua che ormai era andata quasi del tutto perduta.
Appena finì interruppe immediatamente il contatto, cadendo il ginocchio e gettando le braccia in avanti per non cadere di faccia sull'erba. Sentiva tutto il corpo dolorante come quando era stata torturata da Efesto, ma si sentiva nuovamente debole, e si concentrò per non aprire nuovamente la sua mente e non farsi trovare dai ribelli oppure sarebbe andato tutto a rotoli prima ancora di iniziare, e non era solo la sua vita in pericolo adesso, era responsabile anche di Sam e Dean e non poteva di perderli per sua negligenza.
Si alzò barcollando e si raddrizzò poggiandosi ad un albero finchè non si riprese. Ci volle meno del previsto, in pochi minuti i dolori si affievolirono, forse perchè non erano i suoi, e parte dell'energia persa le tornò a scorrere nel corpo, riusciva a percepirla come se fosse adrenalina.
Lanciò un'ultima occhiata al sole, ormai baciato dall'orizzonte, e si allontanò verso la strada e si fermò sul marciapiede, fermando il primo taxi libero e facendosi portare all'Hotel.
Entrata nell'hotel, si avvicinò alla reception dove era di turno Tom, un ragazzo un po' ingenuo sui vent'anni molto attraente e dai lineamenti e i modi gentili.
-Buonasera miss Tanner- esclamò lui sorridendo timidamente alla ragazza che ricambiò il sorriso con dolcezza quasi materna.
-Ciao Tom, puoi darmi la chiave?- chiese lei poggiandosi al bancone ed osservando il retro del bancone della reception. Era davvero carino, in legno scuro e dalle fodere rosa antico.
Tom prese la chiave e la porse alla ragazza continuando a sorridere, internamente felice che quella donna gli sorridesse così dolcemente.
-Grazie mille Tom- rispose lei salutandolo con la mano. Salì due rampe di scale prima di arrivare alla porta della sua stanza ed entrare. Gettò il giubbotto di pelle vicino a due valigie color porpora aperte su uno dei due letti, mezze piene ma ancora disordinate, e lei si andò ad immergere in bagno. E' indescrivibile il sollievo che provò quando l'acqua le scivolò addosso scottandola, quando sentiva la schiuma del bagnoschiuma accarezzarle la pelle e il profumo di fiori di ciliegio stuzzicarle piacevolmente il naso facendole fare profondi respiri per tentare di assaporare quel profumo idilliaco.
Mentre uscì dalla vasca sentì qualcuno bussare alla porta della stanza.
-Un attimo- esclamò abbastanza forte da farsi sentire. Si avvolse un asciugamano candido intorno al busto perfetto e andò alla porta.
Quando l'apri Castiel rimase impietrito sul posto, osservando le spalle piccole della ragazza e le cosce scoperte per due terzi e tutto il resto che c'era da vedere insomma.
-Sì?- chiese lei osservandolo interrogativo con gli occhi chiari e spostando i capelli sulla spalla destra.
-Ehm... sì... ero venuto per dirti che domani mattina andiamo a, ehm, New York, a quanto pare c'è qualche demone su di giri ultimamente- disse alla dea fissando un punto indistinto dietro le sue spalle per evitare il suo corpo così dannatamente perfetto da far cedere anche uno come lui se ci si fosse soffermato troppo.
-Ok, allora mi chiamate quando dobbiamo partire, tanto ho le valigie pronte- asserì lei sorridendo divertita e mordendosi il labbro inferiore volontariamente. Quanto non era divertente stuzzicare un angelo così casto e puro?
-Bene- disse Castiel voltandosi di scatto e sparendo come al suo solito.
-Buonanotte eh!- esclamò lei con una risata cristallina e suadente.
Si vestì, si mise la sua camicia da notte color smeraldo e si stese sopra le coperte leggere, girandosi su un fianco. Certo che l'Arizona era davvero calda di quel periodo! Un ultimo pensiero fu rivolto a sua sorella, Atena, e si concesse il lusso di sperare che la sua invocazione presto o tardi potesse ricevere una qualsiasi risposta.
Appena chiuse gli occhi fu investita da un'immagine. Era un tempio greco, di questo ne era sicura, ma non riusciva a riconoscere qual era, e all'interno della sala che era destinata alla statua della divinità, c'era Atena, stesa a terra piena di sangue, dolorante, che cercava inutilmente di non svenire.
La visione cessò non appena Atena chiuse gli occhi, così che lei non riuscì ad identificare il tempio, erano tutti così uguali e mal ridotti ormai che era difficile distinguerli, e lei non aveva visto nulla se non poche colonne in stile ionico.
Si alzò di scatto e corse in camera di Dean e Sam, facendoli saltare in piedi. Dean afferrò la sua pistola da sotto il cuscino e gliela puntò dritta al petto mentre Sam afferrò l'acqua santa.
-Sono io, abbassate quelle cose!- disse ansiosamente la donna, parlava velocemente e sembrava piuttosto agitata.
-Afrodite, che succede?- chiese Sam avvicinandosi svelto e posando la boccetta d'acqua santa sul tavolo insieme a tutte le altre armi.
-Ho visto Atena, in un tempio, ma non so quale- disse Afrodite, sempre più vicina alle lacrime per la preoccupazione e la gioia di averne quasi trovata un'altra.
-Descrivimelo- disse a quel punto Sam iniziando a parlare anche lui velocemente, mangiandosi anche qualche finale di parole.
-Ho visto solo qualche colonna in stile ionico, e ce ne sono a decine di templi ionici- sospirò lei passandosi una mano fra i capelli. Perchè non era riuscita a distinguere qualche dettaglio in più, qualcosa che era distintivo di quel tempio così da poterlo individuare facilmente!
Anche Sam, che aveva acceso il pc, lo chiuse con una botta secca. Non sarebbero mai riuscita ad individuarla in tempo per salvarla. Ma non fece trasparire tutto ciò e la rassicurò invece che l'avrebbero trovata in breve tempo.
-Grazie ragazzi, nonostante non siate obbligati ad aiutarmi vi state esponendo comunque a dei rischi enormi, vi devo molto e vi ripagherò un giorno, lo prometto- sussurrò lei guardando prima Sam e poi Dean, voltandosi infine verso la porta e uscendo leggera e graziosa, con la camicia svolazzante che la seguiva da lontano.
-Secondo te come ci ringrazierà, eh Sammy?- chiese dopo un po' Dean sghignazzando malizioso.
-Non ne ho la più pallida idea- rispose atono Sam mentre smanettava al computer, facendo ricerche su ricerche, in parte per il nuovo caso, in parte per la dea.
Dean osservava il soffitto e pensava agli avvenimenti degli ultimi giorni, al salvataggio della ragazza, alla comparsa di Sam... anzi, aveva una piccola incazzatura in sospeso per quanto si ricordava.
-Allora, Sammy, noi due non stavamo parlando di qualcosa prima che finissimo in questo casino? - chiese Dean scuro. Ora sì che si stava incazzando, bastava il solo ripensarci a farlo impazzire.
-Di cosa Dean, non ricordo- ribattè Sam atono menre era concentrato unicamente su ciò che stava facendo al pc.
-Del fatto che sono due anni che sei vivo ed io non ne sapevo nulla!- sbottò Dean alzando il tono della voce.
-Dean... possiamo evitare in piena notte?-
-NO. Voglio delle risposte quindi inizia a spiegare. Prima di tutto che ci fai qui, è stato Cass? Secondo, perchè non mi hai chiamato, oppure non mi hai mandato un messaggio? Ti si erano paralizzate le dita?!-
-Dean, non volevo fartelo sapere per non trascinarti in altri casini.. Hai rischiato di morire massacrato daa Lucifero che stava nel mio corpo, malmenato da tuo fratello! Avevo solo pensato che se io fossi sparito dalla tua vita non avresti più rischiato così tanto come allora-
-Ah sì? Sai che rischio la vita ogni volta che mi metto in macchina o attraverso la strada? Non fare il cretino Sam, per favore... comunque come vedi finisco nei casini anche senza di te! Ora mi trovo a dover assistere una dea depressa e isterica come una tata accudisce un bebè!!-
-Ok Dean, ho sbagliato, cosa vuoi che faccia adesso? Che mi spari un colpo in testa per il rimorso, mi spiace ma io all'inferno non ci torno-
Dean si fermò. Aveva pensato a litigare così tanto con suo fratello che si era dimenticato da dove veniva. Si sentiva un po' in colpa, non gli aveva nemmeno chiesto come fosse l'inferno, insomma lo sapeva, ma voleva sapere come aveva reagito Sam, se stesse bene o no. Era stato troppo impulsivo... come al solito.
-Com'era l'Inferno Sam? Stai bene?- chiese dopo una manciata di minuti in cui era calato il silenzio fra i due. Sam chiuse il portatile e si stese volgendo la testa dalla parte opposta a quella di Dean.
-Buonanotte Dean- fu l'unica risposta che fu concessa al maggiore dei Winchester.

   
 
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