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Autore: Kat Chan    04/03/2011    2 recensioni
[AGGIORNAMENTO del 05/07/2011 circa lo stato della storia, nel profilo.]
L x Misa. Un momento nel tempo. Un incontro avvenuto per caso. Il fato capovolto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Rewrite




Theme 25: Fence ~ Recinto

Quando Light le aveva detto che Ryuuzaki non sarebbe stato contento, lei non lo aveva messo in dubbio. Ma l’idea di un Ryuuzaki scontento consisteva grossomodo in una sua telefonata piuttosto aspra. Magari le avrebbe affibbiato un bodyguard extra.

Non aveva contemplato la possibilità che Ryuuzaki si presentasse di persona a casa sua con un’espressione estremamente nervosa, annunciandole che dovevano parlare.

E di certo non aveva contemplato l’evidente stizza che gli orlava il tono di voce solitamente gentile. “Misa-san,” cominciò, guardandola dall’alto, decidendo per una volta di restare in piedi, senza accomodarsi sul divano. “Hai una qualche vaga idea delle conseguenze della tua bravata di ieri?”

Lei finse nonchalance, scrollando le spalle. “Misa è solo uscita per un po’.”

Errore.” Si accigliò. “Sei scappata volontariamente ai due uomini che ho assunto per proteggerti, e sei sparita per quasi quattro ore.”

Misa sospirò, sedendosi sul divano con una tazza di tè tra le mani. “Non mi piacciono. Sono soffocanti.”

“Qui non è questione di piacere. Li hai perché ne hai bisogno.”

“Misa non è d’accordo.”

“A quanto pare hai dimenticato le telecamere che ti avevano installato.”

“Non l’ho dimenticato, è solo che non credo ci sia bisogno di arrivare a delle guardie del corpo,” sbuffò.

“E cosa proporresti, allora?” la sfidò lui.

“Beh, Misa non lo sa ancora con precisione,” ammise, bevendo un sorsetto del liquido bollente per sedare i nervi a fior di pelle che stava cercando di nascondere.

“E lo sai perché? Perché il mio è il piano migliore. E funzionerebbe meglio se tu lo rispettassi.”

“Te l’ho già detto, non voglio quel tipo di protezione!” strillò la ragazza.

“Non puoi avere sempre quello che vuoi, Misa-san,” Lui s’infilò le mani in tasca con veemenza, come per tentare di trattenersi. “Devi accettare ciò di cui hai bisogno.”

“Allora io non ho bisogno delle tue guardie del corpo!”

Il suo viso parve addirittura contrarsi, per un momento. “Misa-san, hai uno stalker. Le guardie del corpo sono il minimo.”

“Allora Misa si prenderà un cane. Un cane grosso e cattivo che abbai e spaventi la gente.”

“A te non piacciono i cani. E poi davvero riusciresti a prenderti cura di un animale con il tuo lavoro?”

Lei corrugò la fronte; non le piaceva la piega che stava prendendo il discorso. “Misa troverà qualcos’altro. Tutto ma non un bodyguard.”

Lui sospirò. “Per l’ultima volta, ne hai bisogno.”

“Ma Misa non li vuole!” ripeté, animosamente.

“Ti stai comportando come una bambina!” La voce di Ryuuzaki stava cominciando ad aumentare d’intensità.

“Ma quando mai! È la vita di Misa, e lei dovrebbe poter scegliere cosa vuole e cosa non vuole. E poi Misa non capisce perché Ryuuzaki-san stia cercando di imporglieli.”

“Perché sto cercando di proteggerti!” urlò lui, abbassandosi per afferrarle le spalle, facendole quasi versare inavvertitamente il tè. “Sto cercando di proteggerti come meglio posso. Perché non me lo permetti?”

Lei sbatté le palpebre un paio di volte, ammutolita dallo shock. Ryuuzaki non aveva mai alzato la voce con lei, prima d’ora. Non si era mai nemmeno arrabbiato con lei. Aveva sempre il pieno controllo delle proprie facoltà. Non sapeva come reagire a questo nuovo scatto inverosimile.

Ryuuzaki stesso parve rendersi conto del proprio comportamento, e la lasciò andare, ritraendosi. Scosse la testa, confuso. “Questa… è una situazione veramente bizzarra, Misa-san,” disse infine, in un tono di gran lunga più simile al solito, prima di mettersi a rosicchiare la punta dell’indice.

“B-bizzarra?” ripeté meccanicamente lei dopo aver ritrovato la voce.

“Non sono il tipo da discussioni. Non infuriate, perlomeno.”

Gli diede un’occhiata scettica. “Ryuuzaki-san non si è mai arrabbiato?”

“Oh, certo che mi arrabbio, ogni tanto. Ma non urlo mai. Lo trovo controproducente.”

“Con Misa non ti fai tanti problemi…” borbottò, imbronciandosi.

“Tu faciliti il processo,” ribatté. “Rimane comunque alquanto destabilizzante.”

“Tu mi urli addosso e la cosa sarebbe destabilizzante per te?

“Urlare in generale è destabilizzante. Te l’ho già detto, non vedo perché dovrei alzare la voce, quando un tono tranquillo e un discorso razionale sono molto più efficienti.” La guardò, tamburellandosi ora il mento col dito, “Ma tu mi…” S’interruppe bruscamente, riportando le mani in tasca. “Le guardie rimangono.”

Lei sbatté la mano libera sul cuscino su cui era seduta. “Ryuuzaki-san!”

Quando suonò il campanello i suoi nervi già a pezzi andarono completamente in frantumi, e sussultò. Con un mezzo sbuffo andò a vedere chi fosse. Non aveva mai ricevuto nessuno mentre c’era Ryuuzaki. Forse era semplicemente una consegna.

Scoprì però che non si trattava di un evento neanche lontanamente ordinario come una consegna, quando guardò nello spioncino e dall’altra parte trovò Mamori.

Si voltò verso di lui, un po’ impallidita, e bisbigliò, “È la sorella di Misa.”

“Ah.”

La sua non-reazione fa fece incupire. Non lo sapeva cosa significasse?

“Misa?” la chiamò la sorella da fuori la porta, bussando di nuovo. “Misa, sei in casa?”

Lei guardò la porta, e poi di nuovo Ryuuzaki. “Misa che deve fare?”

“In che senso? È tua sorella, no? Dovresti risponderle.”

Lo fissò senza espressione per un istante, non comprendendo la sua indifferenza. Poi, dicendosi che in fin dei conti non poteva ignorare sua sorella, le aprì.

“Ah, eccoti qui. Stavo cominciando a pensare di essere passata in un brutto momento.”

“Non è mai un brutto momento per Mamori.” Abbozzò un sorriso tremante e le diede un rapido bacio sulla guancia. “Vieni.”

Il sorriso di Mamori parve smorzarsi quando entrò e individuò Ryuuzaki in fondo alla stanza.

“Salve,” la salutò lui, dimenando le dita a mo’ di saluto.

“Hm, salve?” rispose lei, incerta. Si rivolse a sua sorella e chiese, “Sto interrompendo qualcosa?”

“Oh, ecco-”

“Certo che no,” la fermò Ryuuzaki, dirigendosi verso di loro. “Io e Misa-san ci stavamo soltanto salutando. Non faccia caso a me.”

“Ah. Hm, mi chiamo Mamori,” si presentò lei, spostandosi per bloccargli la strada. “Sono la sorella maggiore di Misa. Lei è?”

“Otani Shin'ichi.”

Quel nome gli uscì dalle labbra con una tale tranquillità che Misa non poté non ostentare una smorfia derisoria. Non era neppure il nome che usava all’università!

“Piacere di conoscerla, Otani-san. È un amico di Misa?” domandò con un sorriso.

“In realtà sono il suo fidanzato.”

Ancora una volta, una tale tranquillità che la stanza quasi si mise a girare.

Ebbe l’impulso di correre in camera sua, nascondersi sotto le coperte e rimanere lì fino a quando fosse tutto finito. Però mostrò alla sorella il suo sorriso migliore e annuì. Era l’unica cosa che potesse fare.

La donna inarcò un sopracciglio. “Io… capisco.”

“Beh, io ora vado,” continuò lui, raggiungendo la porta con disinvoltura. “Misa-san, parliamo dopo. Mamori-san, è stato un piacere.”

“Anche per me,” assicurò lei, perplessa. Quando poi finalmente se ne uscì, piombò sulla sorella minore. “E quello sarebbe il tuo fidanzato? Adesso capisco perché è un segreto!”

“Mamori! Non è una cosa molto carina da dire.”

“Beh, non voglio essere maleducata, ma non è proprio il tuo tipo. Me lo immaginavo un po’ più… presentabile.”

“Ry– Otani-san non ha niente di male!” esclamò, riprendendosi meglio che poté.

“Ma se ha la faccia di uno che non dorme da giorni!”

“Non può farci niente. È fatto così.” lo difese, sapendo che Ryuuzaki probabilmente qualcosa avrebbe potuto farci, se avesse voluto.

“Beh, tanto alla fine non è questo quello che conta. Basta che ti tratti bene.” concluse con un sospiro.

Lei ripensò alla loro ultima discussione, a quanto fosse stato insistente e arrabbiato. Ricordò anche la ragione che gli aveva provocato tanta collera. Chissà se era trapelata anche quando era venuto a sapere della sua piccola fuga.

Lo aveva fatto preoccupare così tanto che aveva passato tutto il giorno a sobbollire fino a quando non si era presentato all’uscio di casa sua? Sapere di poter far perdere un po’ il controllo a una persona che di solito lo teneva sempre saldamente in pugno diede una spintarella alla sua ostinazione sulla sostanza della disputa, seppure solo di qualche centimetro.

“Ogni tanto è un po’ assillante,” ammise. “Ma Misa sa che le sue intenzioni sono sempre buone.”

Lei la guardò severamente. “Va bene, risposta accettabile. Per ora. Comunque, avevo pensato di farti una sorpresa venendo a casa tua. Non mi aspettavo che l’avresti fatta tu a me.”

Misa rise. “Beh, ma Misa è molto sorpresa di vedere Mamori. E tanto contenta! Questo significa che sei qui per cercare un posto in cui vivere, vero?”

“Sì, anche se a quanto pare forse non mi vorrai tra i piedi tanto spesso, quando mi trasferirò da queste parti,” rispose lei con un ghigno.

Lei arrossì vivamente. “M-ma certo che Misa ti vorrà! Non pensare così! Misa e Otani-san non – cioè, noi non…”

“Ad essere completamente sincera, preferirei non saperlo.” I tintinni di una suoneria si alzarono dalla borsetta della donna, che dopo aver pescato il cellulare lesse il messaggio appena ricevuto. “No, che diamine!”

Il grido la fece ritrarre un po’. “Mamori?”

Lei alzò la testa, furiosa. “Non posso crederci. Proprio non ce la faccio.”

“Misa non capisce.”

“Kira.” brontolò con disgusto. “Kira ha ucciso una delle persone che stava subendo un processo in uno dei casi a cui stavo lavorando. Evidentemente la difesa non ha fatto in tempo.”

“Oh. Capisco.”

“Questa è la quinta volta che capita! Ma crede davvero di star dando una mano a qualcuno? Come può essere una vera fine per le vittime, se il presunto criminale non arriva neanche alla fine del processo?”

Lei aggrottò la fronte. “Allora Mamori crede ancora che Kira si sbagli?”

“Non lo credo. Lo so.”

“Mamori pensa che abbia ragione L?”

“Assolutamente. Farsi giustizia da soli non è giustizia, nella maniera più assoluta.”

“Quindi secondo te Kira e L non potrebbero mai andare d’accordo?”

“Certo che no,” ribatté, rafforzando il concetto scuotendo il capo. “Hanno delle opinioni diametralmente opposte sull’amministrazione della giustizia. E nessuno dei due ha intenzione di scendere a compromessi.”

Raggrinzì un po’ il viso. “Credi che Misa sia una cattiva persona perché pensa che abbiano ragione tutti e due? Perché non vuole che cada L ma neanche Kira?”

Mamori parve confusa. “Misa, non vedo perché questo dovrebbe fare di te una persona cattiva.”

“Il fatto è che Kira ha fatto sparire l’uomo cattivo che ha ucciso mamma e papà, e allora è il mio eroe. Però anche L è una brava persona.” Tirò un po’ su col naso, cercando di non piangere. “Punisce i criminali, proprio come Kira. Solo, in maniera diversa. Vogliono entrambi giustizia, per questo Misa non capisce perché non possano andare d’accordo.”

“Perché per L il sistema di Kira non è giustizia,” spiegò lei, non capendo perché Misa fosse tanto turbata dalla questione. “E il sistema di L ha troppe falle, per Kira.”

“Ma sono tutti e due brave persone,” insistette. “Quindi dovrebbero essere amici. Le brave persone non dovrebbero volere la morte di altre brave persone!”

“Non è così semplice.” Le poggiò una mano sulla spalla.

“Dovrebbe esserlo! Per Misa lo è!” strillò. “Kira sarà l’eroe di Misa per sempre. Ma adesso che Misa conosce meglio L, sa che anche lui è un eroe. Quindi dovrebbero semplicemente capire che non c’è bisogno di combattere, e poi entrambi gli eroi di Misa sarebbero al sicuro.”

Sua sorella si accigliò. “Misa, sta succedendo qualcosa di cui vorresti parlarmi?”

Lei scosse convulsamente la testa, ma allo stesso tempo l’abbracciò. “Non mi sento bene. Puoi rimanere qui, stanotte? Pigiama party?”

“Certo,” la rassicurò, dandole delle pacche gentili sulla schiena. “Lo sai che non lascerei mai la mia sorellina da sola quando è tutta scombussolata.”

“Mamori è una brava sorella. Domani starò meglio. Prometto.”

“Prometti?”

“Sì. Perché domani Misa capirà esattamente cosa fare. Vedrai.”
   
 
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