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Autore: OnlySunshine    06/03/2011    6 recensioni
"Fino a tre settimane fa..." iniziò prendendo un bel respiro "...vivevo in una villetta dall’altra parte della città, i miei genitori non sono ricchi ma riescono comunque a vivere bene. Ho diciannove anni, non ho fratelli né sorelle, mi sono diplomata l’anno scorso con il massimo dei voti e sono stata ammessa alla Columbia ma non ci sono mai andata, ovviamente. Sono scappata di casa, mi hanno sbattuta fuori in realtà. Ho passato gli ultimi venti giorni girovagando per New York, cercando di allontanarmi il più possibile da quella che era casa mia. Ed eccomi qui, senza una casa, come in quella canzone di Avril Lavigne, come si chiamava?"
"Nobody’s Home" rispose in un sussurro il ragazzo.
Jen ha visto il mondo crollarle improvvisamente da sotto i piedi, ha perso la sua famiglia e la sua casa. Eppure uno strano incontro potrebbe restituirle tutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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<< Tu non sei mia figlia! Tu non sei la mia bambina! >> urlava tra un singhiozzo e un altro. 
<< Mamma ma cerca di capire... >> supplicò lei con voce tramante << Io… >>  
<< Fuori da casa mia! >> soffiò la donna furiosa << Vai via! >> 
<< Cosa? >> domandò la ragazza incredula cercando aiuto nel padre che, però, con le mani fra i capelli non riusciva neanche a guardarla in faccia.
<< FUORI!!! >> urlò nel culmine della furia la madre. 

 
Spalancò gli occhi improvvisamente mentre una lacrima le rigava il volto, l’aveva sognato ancora, l’aveva rivissuto ancora.
Quando era piccola e si svegliava dopo aver fatto un incubo le bastava nascondersi sotto le coperte e pensare “è solo un sogno, solo un sogno” per calmarsi. Ora non poteva farlo più, per due ragioni principalmente: primo, non aveva coperte e, secondo, quello non era solo un sogno. Quella era la sua vita.
Completamente persa nei suoi pensieri la ragazza non si accorse neanche dell’omone che la tirava da un braccio.
<< Signorina, mi scusi ma si potrebbe spostare? Sa a differenza sua io dovrei lavorare >> disse sarcastico scostandola dalla porta davanti cui aveva dormito << Barboni... se proprio non avete posto in cui stare dormite sulle panchine, quelle sono pubbliche! >>
<< Mi scusi >> rispose timidamente lei mentre con le dita cercava di sistemare i lunghi capelli lisci << Ma ieri pioveva e questo è l’unico posto che ho trovato per ripararmi >>.
L’uomo piegò la testa di lato impietosito, forse, dalle condizioni della giovane
<< D’accordo, ma vai via ora. >>
<< Certo, subito >> obbedì, voltandosi e cominciando a camminare, così, senza una meta precisa,  come faceva da settimane ormai.
Girovagò per la periferia di New York per ore, fino a quando, mentre le lancette del suo orologio si fermavano sulle 14:30, il suo stomaco cominciò a brontolare. Cercò di resistere ma sapeva che le probabilità che stramazzasse al suolo priva di sensi erano troppo alte per rischiare, guardandosi intorno, quindi, puntò un piccolo supermercato. Odiava procurarsi il cibo in quel modo ma da quando aveva finito i soldi era l’unico che aveva.
Entrò nel Brush Supermarket cercando di non dare nell’occhio ma la proprietaria, una robusta signora con una chewinggum in bocca, la fulminò da dietro la cassa e, squadrandola, seguì ogni suo movimento con lo sguardo; la ragazza cercò di sembrare disinvolta ma sapeva bene che i suoi abiti sporchi e consumati attiravano fin troppo l’attenzione, così dopo aver avanzato di vari metri si rifugiò dietro ad uno scaffale per essere sicura di non farsi vedere. Guardò davanti a lei: patatine, patatine di tutti i tipi. Non era il massimo ma sicuramente meglio di niente, quindi rapidamente aprì la borsa e, afferrato un pacchetto, stava per infilarlo dentro quando...
<< Non farlo! >> disse una voce alle sue spalle, il cuore cominciò a martellarle nel petto e in preda al panico si girò di scatto con gli occhi spalancati. Davanti a lei c’era un ragazzo riccio dagli scuri occhi marroni che, avvicinatosi e presogli dalle mani il pacchetto di patatine, le sussurrò all’orecchio << Berta, la proprietaria, ti tiene d’occhio da quando sei entrata. Guarda è dietro di me >>.
La ragazza cercando di superare lo shock si alzò sulle punte e lanciando uno sguardo dietro alla spalla del ragazzo intravide Berta con le mani sui fianchi che lanciava occhiate maligne mentre continuava a masticare a bocca aperta.
<< Merda! >> riuscì a dire lei mentre con la mente rielaborava le opzioni che aveva: la fuga o... la fuga.
 Ad un tratto però il ragazzo, che era già fin troppo vicino a lei, avvolse le braccia intorno alle sue spalle e la sollevò da terra, poi alzando il tono di voce esclamò
<< Chels! Chelsea! Oh mamma, ma quando sei tornata? >> la riportò a terra dopo un giretto << Pensavo che rimanessi al college fino alle vacanze di Natale! >> continuò facendole l’occhiolino.
 << Em... N... No sono appena arrivata >> improvvisò lei balbettando, non sapendo dove lui volesse arrivare ma capendo che era l’unico modo per uscire sana e salva da quella situazione.
<< Vieni dai! Ti devo assolutamente portare a pranzo fuori! >>concluse lui e, cingendole la spalla con il braccio, la condusse verso la porta del negozio << Berta ripasso più tardi! >> salutò sorridente.
<< Quando vuoi caro! E salutami tuo fratello se lo senti! >> rispose la donna affettuosamente mentre i due uscivano.
<< Oh mio Dio! >> sospirò lei sedendosi per terra quando girarono l’angolo << Ho appena rischiato di finire in prigione, se non fosse stato per te... >>
<< Che vuoi che sia. >> rispose lui porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.
<< Grazie davvero >> disse lei sorridente prima di voltarsi e iniziare a percorrere la strada.
Lui rimase lì per un momento ad osservare i suoi lunghi capelli neri che svolazzavano seguendo la sua camminata poi con uno scatto la raggiunse e l’afferrò per un braccio.
<< Aspetta! Ho detto che ti avrei portata a pranzo, ricordi? >> disse speranzoso puntando ai  luminosi occhioni verdi.
<< Beh tecnicamente tu hai invitato Chelsea a pranzo, giusto? Io non sono Chelsea >> rispose lei di ribatto
<< Oh beh e tu chi sei? >> chiese lui ridacchiando
Lei esitò un momento, poi sorrise << Jen >>  disse porgendogli la mano.
<< Nick >> rispose lui stringendogliela << Allora.. Jen, ci andiamo a mangiare si o no? >>
<< Va bene. >> accettò lei mentre lo stomaco le riprendeva a brontolare.
 
Mezz’ora dopo i due erano in un locale non molto lontano da dove si erano incontrati, seduti sui divanetti che mangiavano un hamburger ridendo.
<< Quindi tu sei uno studente? >> domandò lei mentre continuava a ingozzarsi di patatine fritte.
<< Si, studio Scienze Economiche alla New York University >> rispose lui non del tutto entusiasta.
<< Perché quella faccia? Sembra interessante. >> domandò lei incuriosita.
<< Lo è, ma la mia passione è la musica. Mi sarebbe piaciuto diventare un cantante, scrivevo molte canzoni. Ora meno spesso, sto cercando di concentrarmi sugli studi. >>
<< Perché hai mollato? >> chiese lei tranquilla
<< È una storia troppo lunga e complicata, ti annoierei a morte! >> evitò la domanda lui
<< Wow hai anche dei segreti! Sei la perfetta rockstar! >> esclamò Jen ed un enorme sorriso si dipinse sul volto di Nick << Sai che sei molto bello quando ridi? >> ammise lei.
<< Non sei la prima a dirmelo, il problema è che non lo faccio spesso >> rispose lui ridacchiando << Io sono il serio in famiglia. Comunque, anche tu hai un sorriso bellissimo >>.
Jen abbassò lo sguardo rossa come un peperone e Nick cercò di cambiare discorso << Beh ora tu sai la mia storia... Qual è la tua? >>.
La ragazza lo guardò quasi sorpresa della domanda e un secondo dopo aveva già preso la sua borsa e si era alzata in piedi
<< Mi spiace devo andare… Oh no! Non ho i soldi per pagare >> disse mortificata ma agitata allo stesso tempo.
<< Non ti preoccupare, offro io! Ma non andare via rimani ancora un po’ >> la supplicò lui
<< Mi spiace non posso restare. Grazie di tutto. >> Nick non fece in tempo neanche ad aprire bocca che lei era già andata via, gettò il pezzo di pizza che aveva in mano nel piatto e sbatté la schiena sullo schienale del divanetto sbuffando.
Che diamine le era preso?





************
Ecco il primo capitolo!
Qui comincia a capirsi qualcosa.
Jen è stata sbattuta via di casa, ma perchè?
Anche Nick sembra nascondere qualcosa, ma cosa?
Dovete continuare a leggere se volete scoprirlo. ;)

Ringrazio le tre persone che hanno recensito il prologo:

lillikiasisters tu sei assolutamente di parte! Essere la mia migliore amica rende il tuo commento non valido mi spiace... ahah ti amo honey!
niki1909 e CeLogeJonas
 grazie mille anche a voi, spero continuiate a leggere!

Il prossimo capitolo lo posterò fra qualche giorno, sempre se continuerete a recensire! 

SPOILER
"<< Giusto, rimaniamo a casa in attesa che la misteriosa Jen bussi alla porta e ti chieda di sposarla! >> esclamò alzando teatralmente le braccia e annuì soddisfatta di ciò che aveva detto."
  
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