I come Inseparabili
(Frankie
e Zachary)
“è oggi
è oggi!”
Il
piccolo Zachary si arrampicò sulla ringhiera delle scale e si lasciò scivolare
dolcemente fingendo di volare.
“è
domenica!è domenica!” esclamò il bambino balzando a
terra e prendendo a correre per l’atrio, i calzoncini che rimbalzavano sulle
ginocchia minuscole.
“Papà è
domenica!” raggiunse la cucina e si arrampicò fra le braccia del padre che
sghignazzò divertito stringendolo a sé.
“Sei
pronto per la nostra giornata Campione?” domandò Frankie scompigliandogli i
capelli e osservando il visetto del figlio riempirsi di gioia.
La
domenica era sempre stato il loro giorno.
Niente
lavoro la domenica.
Niente
interviste, niente concerti.
Solo
Papà e Zack.
“Prontissimo!”
il bambino esultò spalancando le braccia e scompigliando con energia i capelli
del padre che scoppiò a ridere.
“E
allora via!Veloci come il vento!” Frankie raccolse il cestino da pic-nick che Daphne,su moglie, aveva preparato con cura e si precipitò in
macchina reggendo Zachary sulle spalle.
“Uhm che
me ne faccio di questo sacco di patate?”
Domandò
afferrando il bambino per le braccia e le gambe, spalancando la portiera
posteriore con il fianco.
Zachary
sghignazzò lottando con il padre per sfuggire alla sua presa.
“Lassiami!Lassiami!” si dimenò fra
le risa sgusciando via alla presa di Frankie e arrampicandosi sul sedile
anteriore.
“Pronti… Via!” il padre agganciò la cintura di sicurezza al
piccolo e mise in moto;destinazione: oceano.
In
realtà era poco più che un laghetto la meta a cui
erano diretti, ma Zachary che era così minuscolo, aveva sempre considerato quel
posto un autentico oceano.
“Siamo
arrivati!”
Il
piccolo balzò giù dalla vettura prima ancora che Frankie avesse il tempo di
sganciarsi la cintura.
Zachary era fatto così; era una saetta, non un
bambino. Si muoveva sempre in maniera troppo rapida e nessuno in famiglia aveva
i riflessi abbastanza pronti al punto da riuscire a prevedere le sue azioni.
Era uno
spirito libero, un bimbetto dall’aria furba e combina guai, una specie di
Frankie in miniatura.
Zachary
era anche un gran pasticcione, ma di una cosa suo padre era certo: con quella
piccola peste non ci si annoiava mai.
Perché
per lui era semplicemente l’ometto più sveglio e brillante sulla faccia della
terra.
“Papà papà vediamo se
corri più veloce di me?”
Ridacchiando,
il piccolo rosso prese a correre lungo l’erba umida di rugiada rincorso da un
divertito Frankie che tratteneva a stento il passo: era davvero un cucciolo di
gazzella.
“Adesso
ti prendo mascalzone!”
Il padre
spiccò un salto e afferrò Zachary per i fianchi sollevandolo con facilità.
Il bimbo
tentò di liberarsi dalla presa ridacchiando.
“Papà
non ci vede più!”
Esclamò
afferrandogli il berretto e tirandolo verso il basso, offuscando la vista
dell’uomo.
“Piccola
peste malefica!” Frankie scoppiò a ridere allontanando le manine del suo bimbo e
afferrandolo per le ginocchia lasciandolo ondeggiare a testa in giù.
“Ti
arrendi?” domandò mentre Zack tentava di tirarsi su scalciando a più non posso.
“No!”
Strillò
il bambino sventolando le braccia per toccare l’erba. Non appena le manine
sfiorarono la superficie umida si diede la spinta e
sfuggì alla presa del padre ruzzolando a terra.
“Zack!”
Frankie si inginocchiò preoccupato, un accenno di
sorriso ancora visibile sulle sue labbra.
“Campione,
ti sei fatto male?”
Zack
rimase immobile nell’erba con gli occhi chiusi, le braccia spalancate.
Fingeva
di dormire,ma purtroppo il sorrisetto che spiccava tra
le lentiggini lo tradiva.
“Uh e
così ti sei addormentato eh?”
Commentò
Frankie arruffandogli i capelli rossi e prendendo
posto accanto a lui.
“Beh
allora non ti dispiacerà se mi accomodo accanto a te.”
Stette
al suo gioco e si sdraiò accanto al figlioletto.
Le
dita intrecciate dietro la nuca, gli occhi socchiusi per ripararsi dalla luce
del sole. Un
mezzo sorriso di soddisfazione dipinto in viso.
L’erba
era umida e odorava di terriccio, ma né a Zachary, nè
a Frankie importava.
Per un
padre e un figlio, nulla ha importanza se non le risate dell’altro. I giochi,
le coccole rubate, le corse.
Per un
padre e un figlio che trascorrono una giornata
assieme, tutto il resto cala in secondo piano.
Improvvisamente
manine piccole si mossero con agilità sul torace di Frankie inducendolo ad
avvertire il solletico.
Sorrise,
e ancora con gli occhi chiusi, serrò le sue mani attorno ai fianchi del
figlioletto e lo sollevò per aria.
Zachary
strillò fra il divertito e il sorpreso, sgambettando divertito.
“Pensavi
di fregarmi eh?”
Il padre
lo fece roteare ancora per qualche secondo, ascoltando la risata del suo
piccolo, così pura, così limpida. Così contagiosa.
“Hai
vinto papà!Hai vinto!”
Si
arrese il bambino scalciando con forza, sferzando l’aria con le piccole Converse.
Il padre
lo depositò nuovamente a terra.
Zachary
gli tirò un pugnetto sul braccio con aria imbronciata.
Frankie
si girò su un lato e rimase immobile per qualche istante,piacevolmente
compiaciuto nell’osservare il visetto vispo del suo piccolo terremoto.
“Che
cosa c’è? Fai l’offeso perché ho vinto io?”
Domandò dolcemente
arruffandogli i capelli color fiamma.
Zachary
scosse il capo con forza incrociando le braccia al petto e voltandosi
dall’altra parte.
Frankie
ridacchiò fra sé, divertito dalla reazione del piccolo Zack.
Intorpidito
dai tiepidi raggi del sole, si depositò il cappello sugli occhi e decise di
sonnecchiare un pochetto, le dita incrociate dietro
la nuca.
Non impiegò
molto ad avvertire un dolce peso depositarsi sul suo torace e due braccia
ossute allacciarsi al suo collo.
“Passata
la rabbia?”
Domandò
con un sorriso da sotto il cappello.
Zachary
glielo levò e gli sorrise, il visetto colmo di
vivacità e birbantaggine: un sorriso adorabile.
“Papà.”
Mormorò appoggiando la testolina rossa sul suo petto.
“Io e te siamo una bella squadra vero?” domandò ascoltando il
respiro lieve del padre.
L’uomo
sorrise fra sé, accarezzando la testolina del bimbo accoccolato sul suo torace.
“La
migliore, Campione.” Lo rassicurò mentre le braccia di Zachary lo stringevano
con più tenerezza.
“E
staremo sempre assieme vero?” domandò ancora il figlio sollevando il musetto birichino e concedendo una smorfia buffa al padre che gli
sfiorò il nasino con tenerezza.
“Sempre
Zachary.” Confermò guardando il suo bambino negli occhi ed
avvertendo una piacevole stretta al cuore.
Perché
Zachary era il suo meraviglioso ometto, ma il legame che li univa era qualcosa
di ben più stretto rispetto al solido rapporto che unisce padre e figlio.
Perché
Zachary e Frankie erano anche amici, oltre che a essere un padre e un figlio.
O
meglio, erano fratelli.
Come
fratelli.
“Papà?”
Il
piccolo sollevò ancora una volta lo sguardo e guardò dritto negli occhi il
padre con espressione confusa.
“Come si
dice quando un papà e un bambino si vogliono bene più più più di tutto e non si
lasceranno mai e poi mai?”
Nuovamente
il volto di Frankie venne illuminato dalla magia di un
sorriso.
Sorrisero
gli occhi di un figlio.
Sorrise
il cuore di un padre.
“Inseparabili
Zachary.”
Annunciò
con tenerezza avvolgendo in un abbraccio il piccolo monello.
“Si dice
inseparabili.”
Zachary
annuì lasciandosi stringere e depositando la testolina sul petto del padre,ancora una volta.
“Io e te siamo inseparabili papà.”
Annunciò
Zack mentre il sole si insinuava tiepido fra le fronde
degli alberi,riflettendo la sua luce su quelle figurine circondate dal prato.
“Hai ragione amore mio.”
Frankie
depositò un bacio sulla testolina rossa del suo figlio minore e sorrise.
Un
sorriso colmo di complicità e di orgoglio.
E
ricordi lontani, appartenuti a un piccolo Frankie ormai cresciuto
vorticarono con una delicata dolcezza nei meandri della sua mente riportandolo
al passato.
Un
passato per certi versi così simile al futuro.
Perché
Frankie lo sapeva, e ora anche Zachary ne era sicuro, che c’era una concetto chiave trascritto nei loro geni.
In
quelli della famiglia Jonas.
Era una
parola
“Inseparabili.”
Nota dell’autrice.
E sono
di nuovo qui.
Questa
volta con preferito fra i quattro Jonas (Frankie) ed il suo piccolo ometto terremoto: Zachary.
Questo
frammento è uno dei miei preferiti, perché adoro il
tipo di legame che lega questi due: il genere di legame che lega i papà giovani
ai loro piccoli “campioni”; quando si è molto di più che padre e figlio. Si è
amici, si è fratelli.
Zach e Frankie sono così.
Spero
che vi sia piaciuto anche questo frammento. E ringrazio le 5
splendide persone che hanno commentato il precedente capitolo (Vi adoro
*______*). Corro a ringraziarvi tramite il “rispondi alla recensione).
Un
abbraccio grande (anche da parte di Zachary)
Laura