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Autore: Fey    14/01/2006    0 recensioni
Due ragazzi, due fratelli, un segreto che li unisce....tanti che li dividono. Un passato oscuro ... un futuro incerto... vite che si incontrano e si spezzano. E' una storia un pò particolare ma di questo ve ne renderete meglio conto nel suo evolversi...diciamo che la scrittrice è un pò pazza...eh...eh...cmq credo sia una lettura carina e interessante. Aspetto le vostre recensioni, grazie in anticipo per la vostra attenzione.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap

Cap.2.

 

L’intero istituto è in fermento; mi fermo a riflettere. Possibile tanta agitazione per una semplice festa?!

I giorni sono passati alla velocità della luce ed ora gli ultimi preparativi sono agli sgoccioli. Mio fratello è stato molto impegnato, mi chiedo come faccia ad occuparsi di tutto ed a non tralasciare gli allenamenti del suo club sportivo. I ragazzi del dormitorio lo chiamano l’Instancabile, ho riso quando ho sentito questo soprannome, ma ora devo ammettere che gli si adatta a perfezione. Spesso lo vedo camminare per i corridoi concitatamente  eppure anche in questi momenti non perde mai la sua aria austera, capisco perchè piaccia tanto alle ragazze della scuola, per la prima volta mi accorgo della realtà: mio fratello emana un aurea d’irraggiungibile perfezione. Strano non me ne sia accorta prima, forse è perché prima lui era sempre accanto a me mentre ora riesco a vederlo solo quando stanco rientra in stanza per la notte.

-         Ehi…ehi… bella addormentata…- mi chiama Mark, irrompendo nei miei pensieri - …cosa fai impalata nel corridoio.

-         Ah…nulla ero solo soprappensiero.

-         Sei sola… e Nora ?

-         Credo sia in giro con le ragazze del dormitorio.

-         E tu perchè non sei con loro ?!

-         Ecco…io...

-         Uhm….. comunque ora sei libera, no ?

-         Eh…si.

-         Bene ... questa è una insperata fortuna per me…vieni – aggiunse con tono eccitato afferrandomi per trascinarmi via.

Prendiamo il primo filobus per il centro cittadino, Mark canticchia una canzoncina per tutto il percorso, non ha voluto dire dove mi sta conducendo ma sembra felice ed anch’io lo sono, cambiare aria mi farà di certo bene.

-         Mark , non ci saranno problemi, ora avremmo dovuto essere a lezione.- affermo fissando l’orologio.

-         Ah…se per quello non farti problemi, chi vuoi si accorga della nostra assenza, e poi…- gridò alzando i pugni in segno di sfida- …quel maledetto professore è l’unico che si ostina con le sue stupide lezioni, lo sanno tutti che le feste sono feste.

-         Ehm…ma…non è una vera festa…

-         Scusa…?!- chiese il giovane protraendosi verso di me.

-         Ah…oh…nulla… non ho detto nulla.

Mark avvolte faceva realmente paura, a rifletterci era la prima volta che io e lui uscivamo da soli, forse se qualcuno ci avesse visto avrebbe pensato ad un qualche appuntamento, a tale pensiero mi sentii arrossire.

-         Ehi…- mi chiese- cosa hai …sembri accaldata…

-         Non è nulla – affermai sbiancando di colpo.

-         Strano hai di nuovo cambiato colore…ah…la fermata presto scendiamo…

-         Si...

-         Bene…siamo in tempo – affermò una volta giunti a destinazione.

Io dal canto mio rimasi sconvolta.

-         Una mostra di pittura moderna…- riuscii solo a bofonchiare, prima che il ragazzo mi trascinasse dentro con irruenza.

Man mano che penetrammo nei vari ambienti vedevo il volto di Mark risplendere sempre di più, tutto intorno a lui lo suggestionava ed emozionava, rimaneva incantato per lunghi attimi di fronte ad ogni nuova opera che avvistava per poi spiegarmela nei  minimi dettagli. Senza rendercene conto passammo l’intero pomeriggio in quel luogo, mirando e rimirando le opere più varie.

-         E’ stato fantastico.- esclamai una volta tornati al dormitorio.

-         Sono felice ti sia piaciuto…oggi era l’ultimo giorno prima della chiusura ed io volevo assolutamente andarci.

-         Ma come mai hai atteso l’ultimo giorno…

-         A dire il vero c’ero già andato…

-         Eh?...

-         Tutti i giorni da quando ha aperto.- affermò incrociando le braccia dietro la nuca.

-         Incredibile.

-         Dici…

-         Non avrei mai creduto amassi questo genere di cose.

-         Non ti sembro abbastanza intelligente…?!- chiese sarcastico.

-         No, non sembri abbastanza serio.

-         Uhm…comunque vedo di essere riuscito almeno nel mio scopo…

-         Eh…?

-         …In un modo o nell’altro sono riuscito a farti ridere…

-         ....

-         Da quando tuo fratello è impegnato con la festa hai sempre un’aria così imbronciata, devo dire che cominciavi a darmi sui nervi…

-         Cosa…?

-         Che vuoi farci odio i musoni…

-         I…io ti ammazzo- gridai avvitandogli un pugno nella schiena, mentre lui svicolava sfuggendo più in là.

-         Ehi, voi due!...- ci interrupe una voce conosciuta- …cosa state combinando?

-         Fratellino.- lo salutai vedendolo avvicinarsi.

-         Oh è giunto l’impegnatissimo vicepresidente…meglio che vada prima di subire una delle sue solite noiosissime ramanzine….a domani- continuo allontanandosi.

-         Ma dove la trova tutta quella energia- chiese Remy.

-         Sei stanco?- gli chiesi preoccupata.

-         Un po’, ma siamo riusciti ad ultimare tutti i preparativi per domani…

-         Sono contenta.

-         …scusa ti ho lasciata sola in questi giorni…

-         Non importa.

-         Tu…sei …...incredibile.

-         ……

-         Per domani hai già un cavaliere?!

-         Eh? No io…non credevo occorresse.

-         Bene allora mi accollerò io tale ruolo.

-         Ma fratellino sei sicuro…

-         Certo e poi non avrei permesso a nessun altro di accompagnarti alla festa.

-         Però  io …

-         Cosa c’è…non vuoi ti accompagni …forse preferisci la presenza di Mark…

-         No…- mi sbrigai a controbattere- …è che io … ecco non so…

-         Si…?!

-         Io non so ballare.

-         Ah…Ah…Ah…

-         Non ridere- chiesi imbarazzata.

-         Scusa…- mi rispose lui tra una risata e l’altra - …sono scortese ma…mi dispiace … - affermò e poi aggiunse divenendo serio per qualche istante- …comunque non occorre che  tu sappia ballare ci sarò io con te…sarai con tuo fratello perciò non devi farti problemi e poi ti dirò un segreto neanche io sono molto bravo nel ballo.

-         ……

In un modo o nell’altro quel fratello così carismatico, quel ragazzo perpetuamente gentile riusciva sempre a lasciarmi priva di parole. Cenammo insieme come prima dello stress degli ultimi giorni degustando abbondanti porzioni di tagliolini cinesi, ridendo dei rispettivi racconti degli avvenimenti della giornata, per poi crollare in fine addormentati sul mio letto.

Che bel calduccio penso nel risvegliarmi, apro lentamente gli occhi, intravedo qualcosa.

-         Buon giorno.

Un limpido sguardo azzurro mi invade mentre un delicato sorriso mi saluta candido.

-         A…azzurro …- balbetto ancora assopita.

-         Prenderai freddo- si preoccupa mio fratello coprendomi con il lembo di coperta spostatosi dal mio corpo.

-         Bu…buongiorno- quasi grido sedendomi di scatto nell’accorgermi dell’accaduto.

La risposta di Remy è immediata, prima che io possa rendermi conto di nulla mi afferra le spalle cingendomi saldamente per poi accostarmi al suo fianco. Le sue braccia sono ancora attorno a me quando comincia a parlare.

-         Non alzarti…- quasi mi supplica.

-         Ma…

-         E’ bello…è bello stare così…era da tanto che lo desideravo…

-         I…io…- balbettai.

-         …Da bambini era sempre così… ogni mattina quando mi svegliavo tu eri lì…accanto a me…sempre…poi te ne sei andata ed io… quando mi svegliavo ero solo…c’era freddo e silenzio…

-         …….

-         …Io…scusa non siamo più bambini…ti ho imbarazzata…- aggiunse infine lasciandomi per allontanarsi.

-         No…- gridai afferrando le sue mani- … anche a me è mancato…

Remy ridiscese nel letto lasciando che le mie mani scaldassero le sue, i suoi occhi non erano più su di me, guardava lontano.

-         E’ bello…- affermai- …è davvero bello questo calduccio.

Gli occhi di Remy tornarono su di me, il loro sguardo era dolce, per un attimo mi era sembrato di vederlo quel Remy bambino, solo nel suo lettino vuoto.

-         Restiamo così solo un po’…ancora un po’- aggiunse serrando le palpebre, lo imitai per ricadere in un dolce sonno ristorante.

Già nel tardo pomeriggio gli abitanti dei due dormitoti avevano cominciato ad impazzire, un vociare irrequieto si espandeva per i corridoi, a pranzo la mensa era stata una concitata discussione tra vari gruppi. Tutti attendevano l’immane serata. Avevo trascorso l’intera giornata in camera di Nora nella selezione dell’abito più adatto, l’elettricità era nell’aria. Ripensai all’Italia, le nostre feste erano diverse, ma in fondo c’era qualcosa di  molto simile in tutta quella attesa. Le ragazze erano tutte ormai pronte quando mi accomiatai da loro. Al mio rientro in stanza non vi trovai nessuno, mio fratello doveva essere corso nei giardini della scuola per accettarsi che tutto fosse in ordine a partire dal traballante palco che tanti problemi aveva dato in quei giorni per la sua costruzione e stabilità.

Scelsi un vestito dall’armadio, era un abito semplice dalla ampia gonna rigonfia di un leggero strato di tulle, mi era stato regalato solo l’anno prima eppure quel giorno era ormai così lontano, sembrava così lontano, scrollai la testa, il passato è passato rammentai. Decisi di truccarmi, era da tanto che non lo facevo, presi un rossetto tenue dalla mia beauty, lo passai sulle mie labbra, ero pronta. Decisi di uscire per raggiungere gli altri in giardino, stavo afferrando la maniglia quando la porta si aprii sbattendomi in faccia.

-         Lara!...- gridò Remy entrando.

-         Ah…- piagnucolai tenendomi il volto tra le mani.

-         …Mi dispiace fa vedere…- chiese sconvolto mio fratello allontanando le mie mani per guardare meglio.

-         Non è nulla- affermai .

-         Uhm…hai la fronte arrossata.

-         Ah…è uno sciocchezza non fa neanche male ma,  tu perché sei qui…

-         Sono venuto a prenderti .

-         Eh?

-         Sono il tuo cavaliere lo hai già scordato.

-         Ah no, no di certo.

-         Non c’è bisogno che ti agiti.

-         Non sono agitata.

-         Ti stai arrabbiando.

-         Non è vero.

-         Ehi voi due andiamo.- ci richiamò all’ordine Mark sopraggiungendo.

-         Andiamo?- chiese allora mio fratello porgendomi il braccio.

-         Si. – risposi afferrandolo.

La musica era già iniziata quando arrivammo sul luogo, in molti tra chiacchiere e risate danzavano accarezzati da un dolce venticello.

-         Vuoi?...- chiese Remy porgendomi il palmo della mano.

-         Eh?...

-         …ballare…vuoi ballare…

-         I…io…

-         Stupida !- intervenne acido Mark.

-         Come ?

-         Dai vieni.- mi afferrò Remy trascinandomi sulla pista.

Fu allora che delicatamente mio fratello circondò il mio corpo con il suo, conducendo i miei movimenti tramite i suoi nel vortice delle danze. Lentamente le mie paure sparirono, lasciando strada ad una gioia semplice e cristallina, danzavamo come bambini senza badare ai passi quanto all’euforia della musica, più volte il mio cavaliere mi lanciò in mirabolanti piroette. Più in là tra un passo e l’altro Mark distoglieva la sua attenzione dalle chiacchiere con i suoi amici per fischiarci e commentare il nostro buffo dondolare. Una voce, un membro del consiglio studentesco si avvicina agitato, hanno bisogno di Remy, e i due si allontanano insieme.

-         Siamo rimasti soli - commenta Mark raggiungendomi .

-         Già. – confermo.

-         Hai sete?.

-         Si.

-         Allora aspetta qui, torno tra un attimo.

-         Si.

-         Ehi…sbaglio o sei un po’ ripetitiva oggi?!- chiese sarcastico il ragazzo allontanandosi.

-         Tu…- riuscii solo a gridare prima di essere interrotta.

-         Ok…ok . Concluse ormai di spalle.

Un po’ stizzita rimasi immobile ad attendere il suo ritorno mentre un brivido mi percorse la schiena, quello era il segnale evidente dell’irrigidirsi  del clima notturno. Lanciai uno sguardo verso il punto in cui Mark era sparito, lo vidi, era totalmente circondato da giovani ragazze ululanti. Non sapevo piacesse tanto, pensai. Un nuovo brivido mi raggelò, mi decisi a tornare in camera per indossare  una maglietta più calda. Percorsi lestamente i lunghi corridoi dell’Istituto, il silenzio che vi regnava aveva qualcosa di innaturale, ed io odiavo il silenzio. Era sotto il suo dominio che i fantasmi del passato tornavano a farmi visita, ed anche quella volta stava accadendo, scrollai il capo, non volevo rammentare, no non adesso pregai, ma era tardi. Un tremolio ritmico prese ad invadere quelle mani che fino a poco prima avevano stretto quelle di mio fratello, lentamente le porsi davanti al mio volto  pregandole di fermarsi, fu un attimo ma bastò, lo vidi, quel colore rosso cangiante le ricopriva ancora . Il mio corpo si irrigidì fino a cristallizzare ogni mio senso. Un colpo, un dolore netto, lancinante, la spalla duole, qualcuno correndo la urta, per poi cadere a terra, alle mie spalle. Delle voci stridono nell’aria tersa, la figura si rialza scappa verso le scale che danno al terrazzo, le voci si avvicinano. Sono due ragazze del primo anno, le vedo scivolare in un altro corridoio, riconosco una di loro, c’era anche lei la sera in cui fui minacciata. La sua figura mi inquieta, mi volto verso le scale, il silenzio torna a dominare l’intero ambiente. Il mio corpo lentamente prende a muoversi, sono piccoli passi i primi che faccio, ma i secondi sono rapidi sempre più rapidi. Cosa mi accade ho paura, come quel giorno, come in quel attimo. Apro di forza la porta del terrazzo, la vedo, se ne sta immobile in piedi sul ciglio del parapetto. Deve aver sentito la porta sbattere, si volta, mi vede.

-         Vattene!- grida.

-         ……

Mi manca il respiro, la gola mi brucia, tento di avvicinarmi.

-         Smettila non avvicinarti !...

-         No…- le rispondo alzando il mio sguardo verso il suo, senza arrestare il passo.

-         Ma tu cosa vuoi….tu….- chiede turbata.

-         Voglio sapere cosa stai facendo?...- le chiedo ormai accanto al parapetto.

-         Non lo vedi da sola?!... – risponde.

-         P…perché?...

-         Io…

-         Quelle ragazze…prima…ti hanno fatto qualcosa…

-         Tu come fai…

-         Le ho viste prima e …anche tempo fa…erano loro, dietro la vecchia palestra…

-         Ci hai viste…

-         Ah…non volevo…ero nel magazzino e…

-         Basta…non mi interessa sparisci !…

-         Io…me ne vado solo se vieni via con me.- affermai attaccandomi alla parete.

-         .… Ah…ed adesso cosa fai.

-         Eh?...mi arrampico, non vedi ?- dissi ergendomi sul muretto.

-         Aspetta … - gridò allungando una mano come ad afferrarmi -… sta attenta…

-         Grazie…

-         Eh?

-         Ti preoccupi per me…grazie.

-         Io…non…- balbettò lei ritirando la mano.

-         Sei gentile….

-         ……

-         …Tu davvero…davvero vuoi morire ?…- le chiesi guardando la terra lontana- …davvero credi sia l’unica soluzione possibile?

-         …E’ …inutile… è inutile che te ne parli tu non puoi…non puoi capire…ed ora lasciami in pace!

-         Secondo te non posso…- quasi sussurrai abbassando lo sguardo per poi voltarmi e prendere a camminare per il parapetto come un’equilibrista .

-         Smettila…- gridò ancora lei, mentre dalle scale due orecchie non viste ci spiavano -  …sei impazzita.

-         Hai paura che io cada…hai paura che io muoia…?

-         I…io…

-         Hai paura della morte?- aggiunsi infine voltandomi a fissarla.

-         ……

-         Se vuoi che mi fermi…- le dissi portandomi al suo fianco- …dimmi perché…

-         Perché cosa ?

-         Perché sei qui ora…

-         Tu…a cosa ti serve saperlo…non mi conosci neanche…

-         E tu …vuoi buttarti, no?…vuoi morire, no?…e allora che differenza fa se qualcuno ne conosce il motivo ?...le cose non cambiano, no?...

-         Quelle ragazze…io non sono come loro…non sono come te…

-         ……

-         Quelle ragazze hanno detto di essere mie amiche…hanno detto che gli piacevo…dicevano di volermi aiutare…di voler essere gentili con una come me…una disadattata… una che non vale nulla …io sono qui con una borsa di studio…la mia è una famiglia povera ed io…per loro non sono che un peso…anche per loro non sono che un fastidio….

-         Lo credi davvero ?...

-         …la mia gamba…io…non posso lavorare …non posso aiutare la mia famiglia… io sono solo una povera storpia…anche quelle ragazze … hanno rinunciato con me … sono lenta…maldestra…non riesco a fare ciò che mi chiedono…non riesco a diventare loro amica…

-         Quella non è amicizia…non sei tu ad essere sbagliata ma loro…

-         No sono io ad essere un peso…loro prima lo hanno detto…ma se io sparissi a nessuno mancherei…nessuno dovrebbe più preoccuparsi di me…nessuno…

-         Io…continuerei a farlo… e anche la tua famiglia…

-         ……

-         …tu dici di non valere niente …però sei qui in una delle scuole migliori dell’Inghilterra con una borsa di studio…questo non è, non valere niente …e poi…hai detto di essere diversa da me…è vero…sei diversa…io non sono qui per miei meriti ma solo per il nome che porto ed anche quelle ragazze…

-         Tu non capisci…

-         Vuoi ancora morire…anche sapendo ciò, non trovi un motivo per cui vivere…un motivo per cui rialzarti…- continuai a dire mentre la mia interlocutrice aveva preso a piangere.

-         Un motivo…?

-         Arrivare a desiderare la morte è facile…smettere di desiderarla è difficile…

-         Tu cosa ne vuoi saperne, sei bella, ricca, hai l’amore di un fratello stupendo…tu…

-         Io…- pronunciai scandendo ogni sillaba mentre lentamente mi voltavo a fissarla - … c’è stato un tempo in cui desideravo morire…l’ho desiderato così tanto da non pensare ad altro…

-         ……

-         … a causa mia, per colpa di una persona insignificante come me …un’altra persona aveva perso la vita…una persona meravigliosa…lei…lei era come il sole per chiunque la incontrasse lei era il sole ed io lo avevo spento…

-         Ma tu… sorridi sempre…da quando sei qui tu… sorridi sempre…non puoi aver pensato di…

-         …E’ perché l’ho trovato, il motivo per rialzarmi… io l’ ho trovato… quando qualcuno mi ha teso la mano … quando qualcuno mi ha detto non lasciarmi…ed adesso sono io a chiederlo a te…- dissi porgendole la mano- … ti prego non lasciarmi…

-         Tu non hai bisogno di me…

-         Io non voglio vedere più nessuno morire davanti ai mie occhi,  non voglio più essere abbandonata…

-         ……

-         …e poi tu… mi piaci davvero… per ciò vorrei sul serio esserti amica…se tu lo vuoi…

-         ……

Tremando la sua mano si avvicina alla mia, l’afferra, la stringe, calde lacrime ci bagnano.

-         Grazie- le sussurro, non mi risponde le lacrime le ricoprono il volto, riprendo la parola:

-         - Senti che ne dici di tornare con i piedi per terra…comincio ad avere qualche capogiro.

-         S…si.

Mano nella mano scendiamo le scale, lo zoppicare della mia nuova amica è visibile ma non evidente come lei crede, decidiamo di non tornare alla festa c’è troppa confusione. Restiamo a parlare a lungo sulla tromba delle scalinate, accompagno Trecy nel dormitorio, la sua stanza è davvero piccola, una singola con un mini bagno, sommersa di libri. La saluto torno nel mio alloggio, i corridoi cominciano a rianimarsi ma la festa non deve ancora essere finita. Controllo la camera ma mio fratello non è ancora ritornato, ritorno in giardino, le danze sono ancora nel vivo. Cerco in giro non lo trovo. Anche Mark sembra scomparso, fa freddo ho scordato la maglietta. Penso di andarmene ma qualcuno mi ferma. E’ un ragazzo del terzo anno, mi chiede di ballare. Cerco di rifiutare gentilmente, insiste trattenendomi, dopo aver appoggiato le sue mani sulle mie spalle. Comincio a sentirmi a disagio, dico di aver sonno, gli chiedo di lasciarmi andare.

-         Dai non fare la ritrosa, ti sto chiedendo solo un ballo, cosa ti costa ?

-         Ma i…io.

-         Lasciala stare!- intervenne un atro ragazzo vista la mia evidente agitazione- non vedi che non vuole.

-         Pablo !- esclamo felice.

-         E tu che vuoi, non vedi che stiamo parlando?!

-         Be a me più che altro sembra che tu la stia importunando...- dichiarò acido Pablo per poi voltarsi verso di me - …vieni ti riaccompagno in stanza.

-         Aspetta amico…non crederai di fregarmela, ho aspettato tanto che quella palla al piede di suo fratello la molasse un attimo ed ora arrivi tu…

Un tonfo, un pugno diretto nello stomaco, il tizio inopportuno è a terra.

-         Io…non sono tuo amico- affermò Pablo scagliando il colpo e poi continuò verso di me : - su andiamo ti accompagno, prima che qualcun altro cominci a fare lo scemo.

-         Eh?- sussurrai ancora inebetita

-         Allora vieni?!

-         S…si!

Percorrerò la strada in silenzio ed in silenzio mi salutò di fronte alla mia stanza.

-         Grazie. – gli sussurrai soltanto e lui: - Non c’è di che piuttosto sta più attenta la prossima volta, sei molto ambita da queste parti.

-         Eh?

-         Ah…AH…Ah…sei adorabile…notte Lara Lance.

-         ……

Rossa come un peperone rientrai finalmente in possesso del mio letto, sul quale crollai esausta. Quella era stata una giornata piena di emozioni, per un attimo i pensieri mi assalgono, fisso le mie mani ricordando quanto ho detto prima a Trecy, si io non sono sola, io vivrò fin che continuerà a stringere questa mano. Un rumore di chiavi, Remy è tornato, entra silenziosamente, lo saluto.

-         Fratellino- lo chiamo sorridendogli.

-         Sei ancora sveglia.

-         Si…ti aspettavo.

-         Scusami ti ho di nuovo lasciata sola…

-         No, io non ero sola…perchè noi due l’abbiamo promesso…

-         Si hai ragione.- mi salutò lui accarezzandomi i capelli più dolcemente di quanto non avesse mai fatto.

  
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