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Autore: 3lo_2ofi    09/03/2011    2 recensioni
...-Lexa!- sentii una voce famigliare chiamarmi, Callie, meno male, non ci siamo persi.
-Hey Callie.. Dove siete?- chiesi guardandomi attorno.
-Non lo so. Sono andata in bagno.. E non trovo più il tavolo..- disse sorridendo da ebete.
Vidi Nathan con la coda dell’occhio cadere all’indietro di botto.. Anche io le prime volte reagivo cosi, ma poi ci si fa l’abitudine.
-Tu, Sei un Mark al femminile..- disse lui alzandosi in piedi.
-Ahah!- fece Callie divertita.. Non so se dalla mia faccia, che descriveva quanta pena e quanto irritamento mi provava Callie in questi momenti… O per Nathan.. Che ancora non sapeva come reagire.
[Estratto dal capitolo 6]
Genere: Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti di efp.it!! Abbiamo deciso di intraprendere la nostra carriera come scrittrici con questa fanfic su Inazuma eleven! Speriamo che vi piaccia e altrimenti … Buona lettura e commentate!
 
 
Finalmente il giorno della finale era giunto.
Non stavo più nella pelle e credo che anche i miei compagni la pensassero allo stesso modo.
Era una bellissima giornata di fine luglio, il sole splendeva alto nel cielo e faceva un caldo insopportabile, chissà quando avremmo iniziato a giocare …
Eravamo nello spogliatoio a cambiarci: sostituivamo gli abiti quotidiani con la divisa che ci aveva resi più forti, uniti.
La maglia a maniche corte nera con il drago a tre teste che ci contraddistingueva dagli altri team del campionato, i pantaloncini altrettanto neri, e due strisce laterali grige.
Le teste s’intersecavano tra loro raggiungendo tre punti diversi dell’indumento, una sulla spalla sinistra che sfumava in giallo, una sulla spalla destra che sfumava in azzurro e l’ultima dove terminava la stoffa, dove anch’essa sfumava, ma in rosso.
Avremmo giocato contro una delle squadre più forti del Paese, colei che aveva vinto il Football Frontiere, e aveva sconfitto i creduti alieni: la Raymond. Ero così emozionata che tremavo. Smisi, quando una mano mi si appoggiò sul mio braccio, come per calmarmi. Mi voltai, siccome ero girata di schiena e alzai lo sguardo: occhi color del sangue e capelli viola che terminavano in due codini blu metallizzati, era Lexa Moore.
Giocava nella difesa, era veramente in gamba, oltre a Jed Gray, ovviamente.
Lui era il nostro capitano, dei Darkhydra. È stato lui ha mettere insieme la nostra squadra, all’inizio ognuno giocava per conto suo, e a nessuno importava di partecipare a tornei e in conclusione, di vincerli. Ma lui aveva capito fin da subito che il calcio ci piaceva da morire. Quindi, decise di girare il nostro piccolo paesino e cercare i migliori giocatori. Alla fine c’era riuscito.
Ma oltre ad essere un difensore formidabile era pure un grandissimo allenatore. Era stato lui ad insegnarci tutto quello che sappiamo ora.
E come ringraziamento l’abbiamo, portato in finale.
Ma c’era un altro scopo, oltre al divertimento: vincere i soldi che c’erano in palio.
Il nostro villaggio era molto povero, e niente e nessuno sarebbe riuscito a vincere, oltre a noi.
 Mi senti strattonare dolcemente: quando ascoltavo la mia musica, nessuno riusciva ad attirare la mia attenzione, l’unico modo era: urlarmi contro oppure, toccarmi dentro.
Tolsi le cuffiette, abbandonando il mio lettore musicale nella tasca del mio zaino, e mi diressi con i miei compagni fuori dallo spogliatoio.
Attraversammo un lungo corridoio buio, prima di uscire all’aria aperta. Non avevo mai visto dell’erba talmente verde, e cosi tanti posti a sedere per i tifosi. Ne rimasi affascinata.
Mi sentii spintonare a forza. Non me l’aspettai e caddi a terra. Intanto una risata beffarda raggiungeva le mie orecchie.
- Ahahah! Sempre con la testa fra le nuvole tu, eh Callie?- disse Michael, il centrocampista. Capelli legati in una coda bassa, rigorosamente biondi  e occhi verdi. Io lo guardai ingenua, poi risposi altrettanto innocua:
-Stavo semplicemente ammirando l’immensità di questo stadio … è bellissimo!- dissi alzandomi, quasi saltando e sorridendo. Michael digrigno i denti, voleva farmi rimaner male, in un qualche modo ma io sapevo sempre come replicare per cambiare le carte in gioco. Mi lanciò un’occhiataccia e se ne tornò ad allenarsi.
Era ancora molto presto, ma Jed aveva deciso di arrivare molto prima della partita per riscaldarci e prepararci per quella sfida, per niente facile.
Sapeva perfettamente che la Raymond non era da sottovalutare, ma comunque credeva in noi, ed é questo che conta.
Ci trovavamo allo stadio della Royal Academy. In pratica eravamo in campo nemico.
Ci allenammo per ben due ore, siccome la partita c’era alle 20.00.
Mancava poco all’arrivo dell’altra squadra e non vedevo l’ora di conoscere i nostri avversari, ero sempre stata cosi, nemici o non. Per me era di vitale importanza. Gli altri ragazzi credevano che fossi tutta matta: passare da giocatore a giocatore, porgendo la mia mano e presentandomi. Io non capivo cosa ci fosse di male, nel farlo.
Oramai al loro arrivo mancavano 10 minuti, allora decisi di chiacchierare con qualcuno: Lexa era occupata, Jed pure, metà squadra si stava riscaldando. L’unica persona da sola era la riserva in panchina: era un ragazzo solitario e silenzioso. Con i capelli rasati, gli occhi persi nel vuoto, neri. Il motivo per cui era entrato in squadra non l’avevo mai capito, ma per non essere impertinente non glielo avevo mai domandato.
Mi avvicinai lentamente, e lo salutai.
-Ciao Al … - dissi con un filo di voce. Lui alzo semplicemente lo sguardo su di me. Io sapevo sempre cosa dire, ma con lui, la mia capacità di parlare a vanvera svaniva.
Mi sentivo osservata, per rompere il ghiaccio decisi di chiedergli che cosa pensava di questa finalissima, e riuscì a sbloccarlo.
-Penso … che sarà dura … - era già molto per lui. Gli sorrisi. Era un tic, per me era impossibile non sorridere.
Finalmente senti delle voci sconosciute provenire dal corridoio, da dove eravamo arrivati noi. Mi batteva fortissimo il cuore. E li vidi.
Erano strani ma emanavano un’energia di collaborazione, amicizia, e accoglienza.
C’erano undici ragazzi con la divisa, un’allenatrice, tre ragazzine, e una ragazza scura di pelle, e un ragazzo con degli occhiali, per niente adatto al calcio, che si diressero immediatamente in panchina.
Mi feci avanti. Corsi nella loro direzione. Quando li raggiunsi, tutti mi guardavano, ma non ci feci caso, essere al centro dell’attenzione non mi infastidiva.
Andai verso l’allenatrice, per rispetto, poi sarei passata al capitano e agli altri membri della squadra.
Lei mi guardava impassibile, la raggiunsi. Le porsi la mano, lei fece lo stesso, quando la strinsi, le dissi:
-È un vero piacere fare la sua conoscenza. Io mi chiamo Callie Lee e sono la punta dei Darkhydra.- Lei mi rispose subito dopo.
-Molto piacere Callie, io sono l’allenatrice della Raymon e mi chiamo Lyna Shiller.- annui sorridendomi. Captai subito il segnale. Non so come facevo, ma con un certo sguardo gli allenatori, mi davano il via libera per presentarmi alla sua squadra come preferivo.
Andai diretta e sicura verso il capitano: era il portiere, aveva dei grandi occhioni neri e i capelli castani con una fascia arancione. Appena mi vide che mi avvicinavo, una smorfia confusa si dipinse sul suo volto. Mi venne da ridere. Era proprio buffo.
Quando gli fui abbastanza vicina presi a parlargli, porgendo sempre e comunque la mano:
-Molto piacere. Io mi chiamo Callie Lee e sono la punta dei Darkhydra!- dissi molto più allegra. Lui rispose altrettanto vivace.
-Piacere mio Callie! Io sono Marc Evans e sono il capitano e portiere della Raymon!- Io aggiunsi, sempre guardandolo in quei profondi occhi:
-Sarà un vero piacere giocare contro di voi in questa finale, Marc! Ma non credere che sarà cosi facile!- gli sorrisi, anche lui di rimando ne fece uno, a trentadue denti.
-Ragazzi avvicinatevi!- disse ai compagni- devo presentarvi, una nostra avversaria che è venuta gentilmente a presentarsi!- in pochi secondi tutti i ragazzi, prima impegnati in altre attività ci circondarono.
-Lei è Callie ed è la punta dei Darkhydra!- io guardai in faccia a tutti.
Intanto nei Darkhydra …
Lexa stava impazzendo, non trovava Callie e tra poco sarebbe iniziata la partita.
-Ma dove diavolo si è cacciata quella … - stava per terminare la frase quando riconobbe la ragazza, circondata dalla Raymon.
“Non cambierà mai …” penso Lexa prima di avvicinarsi agli avversari.
Intanto Callie cercava di chiedere a tutti i giocatori i nomi, ma prima che potesse continuare venne presa per i capelli da Lexa …
-Aiho, Lexa!! Ma sei impazzita??- dissi massaggiandomi la testa, dopo essere stata strapazzata abbastanza. Lei mi trucidò con lo sguardo, poi chiese scusa a Marc e i suoi amici.
- Scusate, non riusciamo mai a tenerla a bada … - disse guardandomi di sottecchi.
Un ragazzo con i capelli castani in una strana pettinatura che tirava tutta da una parte e un neo sotto l’occhio sinistro, s’intromise.
-Ma non stava facendo niente di male … - purtroppo non ero ancora riuscita a scoprire tutti i loro nomi. Lexa non cedette allo sguardo del castano. Però … era carino. Decisi di dirglielo, mi rialzai di scatto, e dissi tranquillamente, indicandolo. Era nel mio dna, dire sempre e comunque la verità, seppur in modo strambo:
- Tu!! – richiamai di nuovo l’attenzione di tutti, e pure quella di Lexa su di me, lui con il suo dito lo rivolse a se stesso. Io annui con entusiasmo, - sei proprio carino!! – tutti si lasciarono andare all’indietro (stile manga). Quando si rialzarono, avevano una faccia stupita e preoccupata, ma non capivo il motivo della seconda sensazione.
Ci stavo ancora pensando quando udii dei pesanti passi avvicinarsi, mentre la mandria di ragazzi si apriva, stava arrivando la ragazza della panchina: aveva una faccia che costituiva l’ira pura, a parer mio, dagli occhi lanciava saette, ed erano indirizzate verso di me.
Aveva pure lei la divisa, dei capelli blu sotto le spalle e la pelle scura. Ormai era davanti a me. Mi guardava malissimo.
-Tu … chi hai chiamato … carino?- stava per sollevarmi dalla maglietta, ma la fermarono appena in tempo: un ragazzo piuttosto alto dai capelli azzurri, una montagna con i capelli afro verdi scuri e un altro piccolissimo, rispetto al secondo: con dei grandi occhioni arancioni da monello e i capelli viola scuro.
Mentre la portavano abbastanza lontano da me, sentivo che le parlavano, cercando di calmarla:
-Calma, Susette, non ha fatto niente … -  Lei rispose in malo modo, allo stangone.
-Come non ha fatto niente!!  Cosa stai dicendo, Bobby??!? A dato del carino al mio Eric!!- allora era così che si chiamava!! Stavo per chiacchierarci insieme quando Lexa, spazientita mi trascinò via da loro.
In un attimo eravamo dalla nostra parte, “ed ora si che sono cazzi …” pensai.
A Lexa pulsava una vena sulla tempia. Poi arrivò Luke, un altro dei nostri giocatori, attaccante. Alto, capelli neri con la cresta e occhi giallo limone, che la portò via. Sicuramente per farla ragionare, e non spezzare a me, le due gambe prima di questa finale.
Ormai era ora. Vidi che non c’erano tifosi se non dei ragazzi. Ma non m’importava.
Prima di entrare in campo mi sistemai il ciuffo dei miei capelli, per evitare che durante un’azione mi entrassero negli occhi.
Era ora di entrare in campo.
L’adrenalina entrava in circolo, il cuore ci esplodeva nel petto.
E finalmente, il fischio d’inizio.

 
 
Il primo è finito! Aspettiamo commenti ma anche tanti consigli su come migliorarci!! A presto! 
  
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