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Autore: Falling_Thalia    11/03/2011    1 recensioni
Josephine Lacroix ama il suo lavoro più di qualunque cosa. Dedica le sue giornate ai suoi scrittori e ai loro manoscritti. Giovane talento e punta di diamante della Casa Editrice, le viene affidato un progetto di un autore molto influente. Vorrebbe rifiutare ma le condizioni del lavoro glielo impediscono.
Una volta venuta a contatto con il suo nuovo Scrittore si pente amaramente di aver accettato ma, ormai intrappolata in quella enorme villa dai mille segreti, dovrà seguirlo in ogni passo.
Alec Sougrènt e i sui modi di fare metteranno la vita di Josephine in subbuglio, sopratutto nel momento in cui il suo più grande segreto verrà svelato.
Benvenuti a Villa Sougrènt, la Villa del Vampiro.
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Josy uscì dalla stanza barcollando e Alec rimase a fissare Clementine che sorrideva compiaciuta.
- Carina la tua cenetta, come si chiama? –
Andò a sedersi sul divano in attesa di una risposta.
- Si chiama Josephine e non è la mia cenetta. –
- Ah no? A me è sembrato che fosse così. –
- No, è solo la mia Editor. E a volte è un po’ masochista. –
- Mmmh…come vuoi. Però…non eri tu quello che cent’anni fa diceva “ niente storie con i colleghi, è troppo pericoloso!” ? –
Alec sospirò, chiuse la finestra che era ancora aperta e si sedete di fianco a lei.
- Cent’anni sono tanti. Le cose possono cambiare. –
- Con questo mi vuoi dire che lei sa? –
- Sì. –
- Come ha fatto a scoprirlo? Pensavo che fossi almeno un po’ prudente! –
- Sono stato prudente. Solo che lei non è stupida e ha messo insieme i pezzi. –
Clementine lo fissò in malo modo.
- Quali pezzi? Non può di certo esserci arrivata così dal nulla! –
- Il problema con la luce, gli orari strani, la donna che usciva dalla villa pallida e stanca, la sua ferita rimarginata in una notte e/ -
La donna si era alzata e lo aveva preso per la camicia, sollevandolo.
- Mi stai dicendo che hai bevuto il suo sangue?! –
- Può darsi. –
Rispose lui distogliendo lo sguardo dagli occhi grigi di lei.
- Tu l’hai fatto! Ma ti rendi conto del rischio che corri? –
Lo lasciò andare e tornò a sedersi.
- Non corro alcun rischio. –
- Questo non puoi saperlo. –
- Invece lo so. Si rende benissimo conto che non le crederebbe nessuno. –
- …Alexandre. Se non glielo fai dimenticare tu ci penserà Il Consiglio. E sai che potrebbe essere spiacevole. Per entrambi. –
- Non preoccuparti di questo. Non lascerò che quei vecchiacci le si avvicinino. E poi lei non lascerà questa villa per un po’. –
- Lo spero per te. Davvero. –
Disse. Era poco convinta che fosse giusto così. Però si fidava cecamente di Alexandre quindi si sentì un po’ più sicura.
Dopo qualche minuto scesero al piano inferiore. Clementine voleva suonare il piano e lui voleva rimettersi al lavoro.
Nell’ingresso incontrarono Chloe che si fermò a parlare con Alec.
- Signorino Alec, la Signorina Josephine se né appena andata. È successo qualcosa? –
Alec e Clementine si fissarono.
- Cazzo. –
- Signorino, devo preoccuparmi? –
- No, no Chloe. La signorina Lacroix si assenterà per qualche giorno per motivi personali. –
- Ah, ok. –
Chloe scomparve al piano superiore mentre i due si accomodarono nel salone.
- Bene. È già sparita, complimenti. –
- Nessun problema. Quella donna on ha una vita sociale. Rimarrà nel suo appartamento. –
- Hai i sui numeri di casa e del cellulare? –
- Certo. –
- Allora chiamala tra qualche giorno. –
- Perché non subito? –
- Punto primo ancora non sarà arrivata a casa sua, punto secondo è una donna offesa. Non ti risponderà mai se la chiami adesso. –
Alec la fissò dubbioso.
- Perché dovrebbe essere offesa? –
- Alexandre…capisco che tu le donni le usi solo per nutrirti e farci sesso, ma hanno anche dei sentimenti! –
Alec continuò a non capire quale fosse il punto.
- …Non capisco dove vuoi arrivare. –
- Ascolta. Pensa a come si deve essere sentita quando la sbattuta fuori dalla mansarda…bhe io non posso dire niente a riguardo perché faccio più o meno la stessa cosa con gli uomini, ma a loro va bene cos! Le donne sono diverse! Specialmente quando capiscono tutto. –
- Ah. –
Clementine scosse la testa. Alexandre sarà pure stato un Don Giovanni ma quando si trattava di sentimenti erano duecento anni che non ci capiva niente.
- Va bhe, io vado. È quasi ora di cena. –
- Mmh. –
Uscì dalla villa lasciando Alec immerso nelle sue riflessioni.
Aveva conosciuto Josephine la prima volta che era andato alla H.P.I.
Aveva capito subito che non era chi diceva di essere. L’aura che la circondava non era umana. Apparteneva alla sua specie. Ma lei non pareva accorgersene. Sembrava vivere tranquillamente senza alcun problema. Probabilmente non si ricordava chi era stata. D’altronde il suo aspetto era diverso. Anche il suo comportamento. E non si ricordava nemmeno di lui.
Fu per questo che insistette con Matthew affinché venisse affidato alle sue cure. Gli fu detto che si chiamava Josephine Lacroix, che aveva ventitré anni e che di solito seguiva i giovani scrittori. Alec era già abbastanza affermato nell’ambiente ma fece pressione per averla per se. Voleva scoprire se era davvero lei. Se davvero era sopravvissuta. Se davvero non si ricordava più niente.
Non gli ci volle molto a capire che era proprio come pensava. Il suo sangue aveva parlato per lei.
Venne riscosso dalle sue riflessioni da Claude che senza proferire parola si piazzò davanti a lui e cominciò a fissarlo con insistenza.
- Che c’è? –
- Ho appena visto Josephine andarsene. Cos’è successo? –
- Claude, vecchio mio….hai così poca fiducia in me? –
- Non è la fiducia che mi manca. Ma la conosco fin troppo bene per sapere che ha combinato qualcosa che l’ha offesa. –
- …è così evidente? –
- Direi. –
Claude scosse la testa in segno di disapprovazione e Alec lo guardò malissimo ma la cosa non lo toccò minimamente.
- Sai benissimo che cosa voglio dirti. Non c’è bisogno che rivanghiamo questa storia, giusto? –
- Ho capito farò come ha detto Clementine. Aspetterò un po’ di tempo e poi le cancellerò la memoria. Alla fine non è un bene che ricordi. –
L’uomo asserì.
- Esatto. Meglio che non venga a sapere che il fatto che sia qui non è esattamente frutto dei tuoi capricci. –
Alec girò il viso, irritato. Non aveva voglia di ricominciare da capo quella discussione. Sapeva che lui disapprovava fortemente la presenza di Josephine ma sapeva anche che lo stava facendo per una buona causa. Finché la tenevano sottocontrollo avrebbero potuto evitare il Suo ritorno.
Per questo motivo si convinse una volta per tutte che era la scelta giusta. Così forse non si sarebbe ricordata di nulla. Così forse non sarebbe tornata. Forse.
Il giorno seguente, o meglio, la notte seguente Clementine si ripresentò a casa di Alec. Erano le undici e mezza quando il campanello aveva suonato. Chloe era andata ad aprire e aveva fatto accomodare la donna nel suo studio. Lui si era velocemente sistemato e l’aveva raggiunta. Appena varcata la soglia della stanza si era accorto della tensione e della rabbia che spiravano nell’aria.
- Perché non me l’hai detto subito?! Tu l’avevi già capito da un pezzo!! –
Alec prese un respiro profondo e si sedette sul divano chiudendo gli occhi.
- Sì. L’avevo capito dalla prima volta in cui l’ho vista. Poi ne ho avuto la con ferma.
- è in pericolo. Ora più di prima. Se gli anziani la trovano non sbaglieranno una seconda volta. E tu lo sai bene! –
- Ne sono consapevole. Per questo sono più intenzionato di prima nel cancellarle la memoria. Almeno così sarà al sicuro. –
Clementine lo fissò dritto negli occhi. A quel punto non pensava più che fosse una buona idea.
- No. Devi dirglielo. Deve riacquistare coscienza di sé. Deve sapere. Così avrebbe più possibilità di sopravvivere. –
- Non se ne parla! Gli anziani non la troveranno. È al sicuro. –
- E invece arriveranno sicuramente a lei alla fine! La troveranno e la uccideranno per sempre! Infondo lei è \ -
- Basta! –
Si alzò dal divano e le si parò davanti.
- Non dire più una parola! Non rivangare quella faccenda! Sono passati cent’ani ormai! Sono libero di fare quello che voglio!! –
La donna abbassò la testa intimidita. Quando Alec faceva così le metteva paura. Si conoscevano ormai da duecento anni e sapeva benissimo di cos’era capace.
- Va bene. Scusa. Fa come meglio credi. Sul serio solo… -
Gli si portò vicina e gli posò un leggero bacio sulla guancia.
- …Sta attento ok? –
Abbozzò un sorriso e uscì dalla stanza.
Lui la seguì.
- Aspetta! Scusami. Non volevo parlarti in quel modo è solo che… -
L’aveva raggiunta e ora le teneva una mano fra le sue.
- Non devi darmi spiegazioni, ok? Conosco la storia. –
- Ti aspetto domani. –
Le diede un bacio sulla guancia e la lasciò andare.
Alla fine tornò nel suo studio e si mise a lavorare.
Lettera dopo lettera, parola dopo parola, riga dopo riga, si accorse di aver scritto più di tre capitoli. L’orologio faceva le sette del mattino. Chiuse tutto e andò a dormire. Quando si alzò poté constatare che erano passate già dodici ore da quando si era coricato.
Scese al piano inferiore e trovò una lettera vicino alla porta d’ingresso.
Il timbro postale era quello di Parigi ma non c’era scritto chi fosse il mittente.
Quando l’aprì non ebbe più dubbi. La carta viola, l’inchiostro giallo e il profumo di vaniglia erano la caratteristica di Clementine fin da quando era una bambina.
 
Parigi, 24 giugno 2010
Alexandre…amico mio…
So che fa molto vecchio stile spedire lettere
ma a mio parere è molto più sicuro del spedire e-mail.
Volevo avvisarti che questa notte non potrò venire a trovarti,
ho urgenti impegni di lavoro che mi trattengono a Versailles fino a tardi.
Comunque…ho anche un’informazione da comunicarti.
Alcuni conoscenti hanno riconosciuto la tua Josephine in compagnia di un noto restauratore.
Erano al Louvre e dal loro comportamento si poteva notare una certa intimità.
Ho paura che possa essere troppo tardi.
Se non le cancelli la memoria potrebbe venirle “fame.”
Se non si risveglia da sola sarà quel tizio a fornirLe il pretesto.
Non c’è bisogno che ti spieghi altro.
Sai tutto meglio di me.
Sbrigati a farlo.
                                                                       Baci.
Tua Clementine.
 
Rilesse la lettera velocemente sperando di aver letto male.
Aveva capito benissimo.
Merda.
Doveva muoversi in fretta.
Non che gli importasse realmente della possibile orribile fine di quel tizio, ma non poteva rischiare che Lei tornasse.
Passò i successivi tre giorni a pensare a come fare per farla tornare. Il modo con cui si erano lasciati l’ultima volta non era dei migliori e lui si trovava spiazzato nel pensare a come comportarsi.
Duecento anni e aveva ancora di questi problemi!
Alla fine del settimo giorno provò a chiamarla ma il suo cellulare risultava spento e lui non aveva altri contatti telefonici.
Alla decima volta che ci provava il telefono squillò e Josephine rispose.
Decise di tenere la linea dello stronzo. In verità era l’unica maniera perché la sua rabbia e la sua agitazione non trapelassero.
La conversazione non fu delle più amabili. Si era rifiutata di tornare alla villa. E era con quell’uomo.
- Quell’insulso essere umano non può trattenerla! Lei è \-
Si fermò. Dirlo ad alta voce l’avrebbe reso reale.
Con tutti i luoghi in cui poteva scappare era tornata a Parigi.
Ma tanto non ricordava nulla. Del suo passato e tanto meno di chi ne aveva fatto parto.
Ad Alec il pensiero che non si ricordasse di lui lo faceva infuriare.
Reso da moti d’ira e gelosia uscì dalla villa, prese la sua Mercedes e si diresse a tutta velocità verso casa di Josephine.
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Allor?
Un po' di Spoiler in questo capitolino eh?
Chi è in realtà la Piccola Josy??
Bho. Sono ancora confusa XD Sul serio!!
Però sono già a buon punto con il capitolo sette!!
Mi scuso per il ritardo ma tra punizioni, e il fatto che scrivo sempre tutto a mano ci metterò un po' ad aggiornare!!
Vogliate perdonarmi *fa inchino*
Grazie mille ancora a tutti e continuate  seguirnìmi!!!
_Akana_
 

Per maggiori approfondimeti sulla storia passate nel mio nuovo Blog dedicato interamente alla storia e ai suoi personaggi!!! [http://thequeenoffantasy.myblog.it/]

   
 
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