Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lizzyluna    14/03/2011    2 recensioni
Lo scontro finale si avvicina...ma Harry non è solo: quattro improbabili alleati combatteranno al suo fianco!
I personaggi più odiosi della storia di Hogwarts per la prima volta insieme...dalla parte dei buoni! Cosa succederà?
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Dolores Umbridge, Harry Potter, Peter Minus, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Festeggio il penultimo capitolo lasciandovi un'ideale colonna sonora che abbraccia tutta la storia. La riporterò all'inizio del cap.1.


8-Riscossa

Nel covo dei Mangiamorte l’atmosfera era piacevolmente rilassata. I maghi più spietati del pianeta erano ancora assiepati intorno alla sferovisione (come l’aveva battezzata il suo inventore) per seguire l’incontro; Narcissa si era ritirata in un angolo a leggere Strega Moderna, lanciando occhiate di disapprovazione alla sorella che imprecava come un troll ogni volta che le Harpies perdevano la Pluffa, mentre Lucius Malfoy e Rabastan Lestrange erano impegnati in una partita a scacchi.
“Thestral in C5” disse Malfoy senior.
“Azkaban in D4, e mi mangio il tuo Elfo Domestico!” replicò l’avversario.
“Aspetta che il mio Dissenatore si avvicini al tuo Salazar, e vedremo chi canterà vittoria!”
“GOOOL!” esultarono gli altri Mangiamorte. “Chi non salta Grifondoro è!”
“Piantatela con questo casino, sto facendo il Sudoku!” ringhiò Voldemort dalla sua poltrona preferita.
“Chiediamo scusa, Oscuro!” dissero in coro i Mangiamorte.
“Diamine, chiamatemi VOLDEMORT!”
“Perdonateci, Vol…ehm, non ci riusciamo!”
Anni e anni per inventarmi un nome d’arte e ‘sti imbecilli neanche lo usano! Ma perché non ho arruolato quella Granger quando potevo farlo? pensò l’Oscuro sconsolato.
All’improvviso fuori dalla porta si sentì un rumore spaventoso: una potente esplosione squarciò l’aria immobile e umida dell’abbazia e i muri di pietra tremarono con un boato sordo.
“E adesso cosa succede, per le mutande di Ginevra?” sospirò Voldemort, abbandonando a malincuore la poltrona. Macnair si era già alzato per andare a vedere, ma aveva appena raggiunto la soglia quando la porta si spalancò colpendolo sul naso, ed Avery entrò trafelato, gridando a squarciagola: “Oscuro, allarme, sta arrivando Pott…” ma non terminò la frase: inciampò nell’orlo del mantello e finì lungo e disteso sul pavimento, mentre Macnair, tamponandosi il naso sanguinante, sgranava un rosario di parolacce all’indirizzo del collega.
Voldemort non ebbe neppure la forza di tornare alla poltrona; fece apparire dal nulla una sedia e vi si lasciò cadere con le mani nei capelli (o almeno, in quel che ne restava). “Che idioti…ma Serpeverde ha prodotto solo imbecilli come voi?”
“Veramente era anche la Sua casa, Oscuro!” obiettò Dolohov.
“Grazie per avermelo ricordato, Antonin. Crucio!”
Dolohov conosceva l’Oscuro da anni e sapeva fin troppo bene come reagisse nei momenti di rabbia; grazie all’esperienza accumulata, fu rapido nel buttarsi a terra e mettersi in salvo non appena Voldemort puntò la bacchetta. L’incantesimo colpì dunque il povero Avery, che si era rimesso in piedi e si stava spolverando la tunica.
“L’Oscuro è sempre più nervoso ultimamente” sentenziò Rabastan, mentre Avery crollava di nuovo sul pavimento rotolandosi per il dolore.
“Sarà nervoso per la fuga di Piton: è stata una gran perdita, era l’unico che sapeva cucinare!” ipotizzò Lucius prendendo un biscotto.
In quel momento la porta si spalancò di nuovo con un gran fracasso: la stanza si riempì di fumo, le torce tremolarono, le Harpies sbagliarono un rigore ed Amycus rovesciò la bacinella dei salatini. Nel momento di massima tensione, la nebbia si diradò e Allock entrò urlando con un salto alla Jackie Chan davvero spettacolare; purtroppo mise il piede su una goccia di salsa caduta dal panino di Goyle, e il risultato fu uno scivolone che gli rovinò tutto l’effetto.
“Caspita...a quanto pare Potter si è ossigenato i capelli!” esclamò Bellatrix stupita, lasciando perdere la partita per fissare il nuovo arrivato (che nel frattempo si era schiantato contro il divano).
“E ha anche messo le lenti a contatto!” aggiunse Rookwood.
“Uhm...sicuri che sia Potter? Lo ricordavo più magro...” borbottò Voldemort.
“In effetti non ha la cicatrice” ammise Rodolphus, voltando Allock con un piede e scostandogli il ciuffo. “Ma allora chi è?”
“Ehi, un momento!” esclamò Lucius esaminando il corpo. “Io lo conosco, era l’insegnante di mio figlio!”
“Certo che Hogwarts è caduta proprio in basso!” commentò Goyle.
“Scusate…” intervenne Runcorn perplesso, “ma allora, dov’è Potter? Avery ha detto…”
“Avery non saprebbe trovarsi un tappo di cerume nell’orecchio con due mani e una torcia elettrica” lo liquidò Macnair, ancora dolorante. “Sarà un falso allarme… ora siediti e guarda la partita”
Runcorn non se lo fece ripetere due volte.

Nel corridoio, Piton si mise le mani nei capelli. “Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe finita così! Lasci mano libera agli idioti e questo è il risultato!”
“Beh, a questo punto attacchiamo!” esclamò Harry. “Tanto, peggio di così...”
Tutti afferrarono le bacchette, pronti all’azione; Minus si rimboccò le maniche, con una luce selvaggia negli occhi. “Grifondoro e Serpeverde!” ruggì Piton. “Avanti, all’attacco!”
I quattro diedero fuoco ai razzi che tenevano nella mano sinistra e quelli partirono a razzo (appunto) verso il refettorio, vomitando fiamme e scintille; dopodiché i membri dell’Ordine fecero irruzione nella sala in un turbinio di mantelli azzurri, travolgendo Dolohov e scagliandosi contro Lucius e i due Lestrange.
Solo Narcissa e Bellatrix intervennero per difendere cognati e mariti; gli altri Mangiamorte dedicarono un’occhiata distratta al quartetto, poi tornarono a guardare la partita come se niente fosse.
“Sveglia, deficienti! Ci stanno attaccando!” ringhiò Malfoy, schivando una fattura di Piton.
“Un secondo, lasciaci finire l’azione!” ribatté Travers spazientito.
Fu accontentato: mentre Piton Schiantava Rabastan e Harry scagliava una Fattura Orcovolante per tenere impegnato Lucius, Lee Harper si impadronì della Pluffa ed attraversò tutto il campo per segnare un gol da cineteca che portò le Harpies in vantaggio.
“Adesso possiamo aiutarvi!” dichiarò il Mangiamorte estraendo la bacchetta. “Fate largo, arriviamo!”
Uno dopo l’altro, tutti i seguaci di Voldemort si unirono allo scontro; il salone si riempì di lampi di ogni colore, con le scintille delle bacchette che si mischiavano ai bagliori morenti dei fuochi d’artificio. L’aria divenne irrespirabile per la polvere e i calcinacci che piovevano dalle pareti, e dappertutto volavano incantesimi, urla, maledizioni...
Stupeficium!”
Crucio!”
Protego!”
“Impedimenta!”
Incendio!”
Avada kedavra!”
Sectumsempra!”
Tarantallegra!”
Reducto!”
Expelliarmus!”
Wingardium leviosa!”
Wingardium leviosa? E che cavolo c’entra?”
“Ecco, vedi quel grosso calderone di ghisa lì nell’angolo? Adesso lo sollevo, lo faccio volteggiare in aria come una piuma, miro alla testa di Rodolphus...uno, due, tre...colpito!”
“Bravo Peter, non sei stupido come sembri!”
“Grazie Sev, troppo buono!”
Nonostante la netta superiorità numerica, i Mangiamorte si trovarono ben presto in difficoltà: Piton sembrava conoscere in anticipo tutte le loro mosse, riuscendo a tenere a bada tre avversari alla volta senza alcuna fatica apparente, e i suoi compagni, pur essendo meno abili, si difendevano con determinazione e spietatezza: la Umbridge in particolare sembrava aver dimenticato i precetti del suo adorato Slinkhard per abbracciare con gioia la via della violenza. Lei e Peter si battevano con la ferocia di Rocky I, II, II, IV e V tutti insieme, mentre dalla parte di Harry e Piton lo scontro sembrava un misto infernale di Rambo I, Terminator II, Scream III, Halloween IV, Nightmare V, Saw VI e Venerdì 13 VII con un pizzico di Bastardi senza gloria. Il contributo di Allock… beh, per essere sinceri somigliava più ad un crossover tra Una pallottola spuntata 33⅓ e un film di Mel Brooks.
Come se non bastasse, l’Ordine della Pernice disponeva di armi non convenzionali, ma decisamente efficaci: Freccette Stuzzicose, Frisbee Zannuti, Puntine Levitanti ad infissione automatica, Polverina Solleticante Extraforte e un’intera batteria di Fuochi Forsennati Weasley, il tutto disposto fuori dal salone e sottoposto ad un Incantesimo Congelante Temporizzato; ogni cinque minuti una parte del materiale si sbloccava e saettava nella mischia per dare manforte ai proprietari, e non era per nulla facile per i Mangiamorte scagliare incantesimi con girandole impazzite sotto il naso ed oggettini appuntiti piantati nelle terga.
Approfittando della confusione, Rookwood cercò di sgattaiolare fuori e battersela, ma non ebbe fortuna: “Rookwood, dove stai andando?” lo bloccò Bellatrix.
“A… ehm… cercare aiuto?” balbettò il Mangiamorte, tastando il muro in cerca dell’ingresso.
Quale aiuto, idiota? Stasera siamo tutti qui!” abbaiò la strega, Schiantando un razzo argentato che esplose prontamente in faccia a Macnair.
“Ci sarebbe il giovane Draco…”
“Sì, buono quello! Muoviti, c’è bisogno di te!” dichiarò Bellatrix ributtandolo nella mischia.
“A proposito, professore… dov’è Draco?” chiese Harry a Piton, pietrificando Mulciber prima che colpisse Peter.
“Imboscato a casa mia” rispose Piton liquidando Yaxley. “Non fare quella faccia, Potter, sono il suo tutore!”
“Harry!” gridò Peter, disarmando i due Carrow. “Cerca lui, noi ti copriamo!”
“Va be… attento!” lo avvertì Harry, vedendo Bellatrix mirare alla testa del Malandrino.
Peter si girò di scatto per affrontarla, ma non ce ne fu bisogno: una fattura Cambiacolore scagliata a caso da Allock intercettò l’Anatema che Uccide della strega e il bersaglio, invece di cadere a terra morto, si ritrovò con un ciuffo alla Elvis di un allegro color turchese.
“Che succede qui?” intervenne una voce fredda: Lord Voldemort era tornato. “Ma non posso proprio lasciarvi soli! Vado in bagno due minuti e si scatena il finimondo!”
“Del tuo mondo, Voldemort!” esclamò Harry fronteggiandolo. “Ci incontriamo di nuovo, finalmente… e per l’ultima volta!”
“E ti pareva!” mugugnò Voldemort. “Ma sì, facciamo questo duello, magari è la volta buona che mi libero di te”
“Eh?” chiese Harry, che non aveva capito una parola.
“Dicevo… in guardia, Potter, ti distruggerò! Muhahahahaha!” si corresse l’Oscuro, calandosi nella parte di supercattivo.
I due avversari impugnarono le bacchette e diedero inizio ad una lotta senza esclusione di colpi, accompagnata da una nuova ondata di fuochi d’artificio; Bellatrix cercò di intervenire, ma fu bloccata da un’ondata di Sdrucciobolle Saponate Weasley scaturite provvidenzialmente dalla tasca della Umbridge. “Sei tutti noi Harry!” strillò la donna, mentre la signora Lestrange finiva gambe all’aria.
I duellanti si allontanarono dal gruppo, continuando a bersagliarsi di incantesimi, ed Harry, come stabilito, attirò Voldemort nella stanza vicina, un guardaroba ingombro di file e file di mantelli e vesti di ricambio. “Vuoi giocare a nascondino, Potter? Sarà l’ultima cosa che farai!” ghignò l’Oscuro, buttando all’aria una decina di grucce con un colpo di bacchetta.
“Aspetta e vedrai!” canticchiò una voce dietro un armadio; e mentre il mago, furibondo, si faceva largo tra le pesanti stoffe nere, Harry inforcò gli Spettrocoli con una risata diabolica e sparse la polvere Buiopesto nella stanza.
“A noi due, maledetto moccioso, cosa credi di far...” ringhiò Voldemort. Poi la sua voce si affievolì di colpo. “Potter...Potter, dove sei? Chi...chi ha spento la luce?”
“Paura, Tom?” lo stuzzicò il ragazzo. Grazie agli Spettrocoli forniti da Peter riusciva a vedere perfettamente, e questo gli conferiva un innegabile vantaggio.
“Ce… certo che no, Potter” ribatté il mago, ma la sua voce era sempre più simile a quella di zia Petunia quando scopriva in cantina le tracce inequivocabili del passaggio di un topo. “Lumos! Incendio! Lampadarius! Perché non funzioni, stupida bacchetta?”
“Non mi vedi, Tom caro? Sono qui!” lo schernì Harry, protetto dalle tenebre, e si buttò di lato per evitare un incantesimo scagliato alla cieca. “Oh, che peccato, hai sbagliato mira! Perché non riprovi?”
Un sonoro bonk accompagnò l’impatto di una parte dell’Oscuro con un appendiabiti, dopodiché un secondo raggio attraversò la stanza; il bersaglio lo evitò senza difficoltà, lasciando che distruggesse uno scaffale. “Acqua, Tom, acqua. Prova ancora, hai dieci tiri a disposizione!”
Sgusciando, piegandosi e strisciando, Harry si divertì a mandare a vuoto tutti gli attacchi dell’avversario, la cui agitazione influiva chiaramente sulla mira; alla fine si stancò di giocare e si arrampicò in cima a un armadio per prepararsi alla mossa finale. “Peccato, tempo scaduto. Sei pronto a lasciare il campo, Tom?”
“Dove sei, stupido ragazzino? Lascia che ti metta le mani addosso…”
“Troppo tardi: questa è la resa dei conti, Voldemort!” esclamò Harry con il suo sorriso più crudele (che, data la fitta oscurità della stanza, andò decisamente sprecato). “Accio Nottetempo!”
Il silenzio calò nello stanzino; all’esterno si udivano ancora le grida e le esplosioni dei combattimenti.
“Muahahahaha!” sghignazzò Voldemort. “E questo sarebbe il tuo piano? Non puoi uccidermi, Potter, mi sono spinto troppo oltre sul sentiero dell’imm…”
Poooo!
Lo strano rumore risuonò nell’abbazia, sovrastando il fragore della battaglia; nel salone Rookwood interruppe il duello con Piton per ascoltare, e i combattenti superstiti lo imitarono. “Buffo!” commentò il Mangiamorte. “Se non fossimo in un luogo chiuso giurerei che si tratta di un clac…” e un attimo dopo un enorme autobus viola sfondò la parete dello stanzino, lasciando che le tenebre causate dalla polvere dilagassero all’esterno. In poco tempo la stanza si oscurò; tra tonfi e imprecazioni i pochi Mangiamorte ancora in piedi cercarono di raggiungere il loro signore, inciampando nei corpi dei compagni messi fuori combattimento, mentre i membri dell’Ordine (escluso Allock, che era riuscito chissà come a Schiantarsi da solo) chiamavano Harry sperando che stesse bene.
Nell’oscurità più totale si udì il clunk di un finestrino aperto, seguito da colpi di tosse e conati di vomito. “Orpo, che buio qui fuori!” esclamò una voce. “Che dici, Ernie, cosa sarà successo?”
“Non lo so!” rispose qualcun altro. “Qualcuno ci ha chiamati, è ovvio, ma non vedo...”
“Oh, cielo!” strillò una voce femminile. “Non sarà quello che abbiamo investito?”
“Investito? Abbiamo messo sotto qualcuno, Stan?”
“Come faccio a saperlo, con questo buio? Ehi, signore, l’abbiamo investita?” Silenzio. “Oh beh, sarà stato un gatto. Andiamo, o faremo tardi” e con uno scoppio l’autobus scomparve.
Contemporaneamente l’oscurità si diradò, rivelando il viso soddisfatto di Harry che sbirciava da sopra l’armadio. Ai suoi piedi giaceva un ammasso di tessuto nero, striato da tracce di pneumatici: il Nottetempo aveva investito in pieno il Signore Oscuro.
I Mangiamorte avanzarono con cautela, formando un semicerchio intorno al cadavere.
“È…è morto?” balbettò Narcissa, più sbalordita che dispiaciuta.
“Non guardare, cara” mormorò Lucius abbracciandola e storcendo il naso. “Oh, Merlino… è disgustoso!”
Rookwood guardò Rowle. Rowle guardò Runcorn. Runcorn guardò Nott. Nott guardò Runcorn, perché non sapeva chi altro guardare. E tutti insieme gli ormai ex Mangiamorte e futuri ospiti di Azkaban diedero voce ai loro pensieri più nascosti: “Cooosa? Tutto qui?

“Harry, sei stato magnifico!” esclamò la Umbridge per la decima volta.
“Anche voi!” assicurò Harry. “Tenere testa a tutti quei maghi… non sarei stato così al sicuro neanche in mano agli Auror!”
“Un lavoretto da niente!” minimizzò Piton pulendosi le mani nella veste di Macnair. “D’accordo, chi mette in ordine questo casino?”. Indicò il cadavere a terra, il pavimento ingombro di razzi esausti, salatini e puntine e i Mangiamorte legati come salami che pendevano dal soffitto, alcuni privi di sensi, altri intenti a fissare l’ex collega con aria disgustata.
“Possiamo chiamare gli Auror più tardi, adesso è meglio se ci riposiamo” propose la Umbridge.
Invece era destino che i vincitori non dovessero prendersi quel disturbo: poco dopo qualcosa abbatté i resti della porta e una squadra di Auror capitanata da Kingsley Shaklebolt irruppe nella stanza a bacchette sguainate.
“Mani in alto!” intimò Kingsley. “Gettate le bacchette e arrende…” e inchiodò di colpo, mentre i colleghi gli finivano addosso in uno spettacolare tamponamento a catena e cadevano come birilli tra le risatacce dei Mangiamorte ancora coscienti.
“Ma… ma… cosa… Harry, perché sei qui con loro? Cosa è successo?” chiese Kingsley sbigottito.
“Harry! Harry!” strillarono due voci familiari, e Ron e Hermione si fecero largo nella calca, abbattendo i due Auror rimasti in piedi (uno dei quali piombò dritto su una chiazza verdastra che poteva essere salsa tartara o qualcos’altro) e portandosi dietro mezzo Ordine della Fenice (ovvero, i membri ancora vivi).
“Harry, stai bene!” esclamò Hermione stritolando il giovane Potter in un abbraccio e scoccando un’occhiataccia a Piton e Minus. “Perché sei scappato senza dirci niente?”
“Avevamo una certa fretta, Granger” rispose Piton al posto suo. “Dawlish, leva quella bacchetta dalla mia caviglia, come al solito non hai capito un accidente”
“Inferi in fuga, Dissenatori in libera uscita, licantropi ammaccati… perché non ci spieghi tu cosa c’è da capire, Severus?” mormorò Remus Lupin sospettoso.
Il pozionista e Harry si scambiarono un’occhiata.
“Sei tu l’eroe, Potter!” sentenziò Piton versandosi un bicchiere di chinotto.


Siamo quasi giunti alla fine; resta solo un'ultimo, demeziale capitolo e la storia sarà conclusa. Mi scuso per il ritardo negli aggiornamenti e ringrazio i miei 20 lettori superstiti.
Avrete sicuramente riconosciuto la citazione di Scream III nel duello finale (se l'avete visto, naturalmente).

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lizzyluna