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Autore: Arkadio    18/01/2006    5 recensioni
Mantenere una promessa spesso è difficile, anche se diventa un imperativo da realizzare a tutti i costi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il dolore di dirti addio

Due parole prima di iniziare.

Questa fic è una one shot fatta circa a inizio anno, riveduta e corretta e, soprattutto, continuata e divisa in tre parti. Non tre capitoli, tre istanti di due vite.

I titoli delle parti sono nomi di canzoni che ascoltavo mentre la scrivevo. Se volete provare mettetele su^^.

Credo non ci sia altro da dire.

 

I’m with You

 

Il treno diretto a Londra non era partito quella sera. Guasto, o almeno è questa la spiegazione che diedero. A Harry sinceramente non importava. Trovò solo difficile dare l’addio a quelle mura che lo avevano tanto a lungo protetto. Quelle mura che, fino a qualche ora fa, poteva chiamare casa.

Non ora. Non dopo quello che era successo. Non dopo tutto quello che era successo.

La morte di Silente aveva avuto uno strano effetto, che forse il caro preside si aspettava. Per questo ora sapeva tutto.

Aveva risvegliato in lui una determinazione nuova. La voglia di sopravvivere. Non di ammazzare. Quella di salvare. Non di vendicare.

Eppure l’unica cosa che risuonava nella sua mente era quella stupida parola. Vendetta, vendetta. Troppo pesante per un ragazzino neanche diciassettenne.

Camminava lento, sulle rive del lago, osservando il riflesso della luna tra le onde leggere sulla superficie scura, tra i dardi argentei scoccati dai centauri, e qualche sottile rivolo di fumo bianco si alzava ancora da quella scultura bianca.

Scultura, sì, perché quella era una scultura dedicata alla grandezza di Albus Silente.

Non la sua tomba.

Sarebbe morto solo quando lo sarebbero state anche tutte le persone che credevano in lui.

Ripensò alle parole del primo ministro.

Sarebbe stato l’uomo di Silente, fino alla fine.

Un rumore lo scosse, dei passi che si avvicinavano. Schiuse gli occhi.

“Cosa fai qui Ginny?”

La ragazzina sorrise imbarazzata e stupita.

“Come mi hai riconosciuto?”

Lui mantenne gli occhi chiusi

“Il rumore dei tuoi passi… sono ormai troppo abituato a sentirlo.”.

Non si era girato a guardarla. Se l’avesse fatto si sarebbe pentito di ogni sua decisione. Avrebbe voluto sentire quei passi per sempre, fino alla fine dei suoi giorni. Ma il pensiero che, a causa del suo desiderio, quel dolcissimo rumore avrebbe smesso di suonare in questo mondo lo soffocava. Aveva perso troppe persone nella sua vita.

Non voleva perdere anche lei.

“E cosa ci fa una studentessa modello come te fuori dalla scuola a quest’ora?”

Lei sorrise al sottile tono d’ironia che lui diede alla sua voce.

“Tiri vispi Weasley. Sono pur sempre la loro sorellina no?”

Lui rise di gusto. Lei continuò.

“Potrei girarti la stessa domanda sai?”

Harry alzò lentamente la testa.

“Avere avuto padre e padrino delinquenti aiuta.”.

Scoprì di non provare più troppo dolore a parlare di Sirius o di suo padre. Segno che, forse, stava maturando. O testimonianza della paura di raggiungerli presto.

Ginny si sedette vicino a lui, di fronte al lago.

Avrebbe voluto dirle mille e più cose. Ma non sapeva dove iniziare.

“Ginny… ecco…”

Non finì la frase. Si sentì stringere il collo. Le sue braccia sottili lo stringevano in una morsa che sembrava indistruttibile.

“Non mi interessa se morirò. Voglio stare con te. Solo con te. Non aspetto altro da cinque fottuti anni chiusa qui dentro. E tu non puoi lasciarmi ora che il mio sogno si è realizzato!”

Le ultime parole le disse tra le lacrime. Lacrime aspre, ma dolcissime. Le parole che avrebbe voluto dire Harry si erano ridotte drasticamente a tre. Ma erano di un peso insopportabile. Ora più che mai.

La allontanò da se e la guardò negli occhi.

“Ginny. Il motivo per cui ti lascio è perché non sopporterei di vederti morire. Ne morirei anche io per una semplice e stupenda ragione. Ginny, io ti amo.”

Lei lo fissò. Non osava muoversi, le lacrime scendevano solo più forti. Lacrime di un felice dolore. Una sensazione nuova. Adulta, che non aveva mai provato.

“Anche io Harry…”

Lui la baciò. Con trasporto. Quasi con violenza. E lei si fece rapire. Per tutto il tempo che avrebbe potuto. Per quell’attimo che considerava perfetto.

Si staccarono dopo un tempo infinito e lei lo guardò imbarazzata.

“Sento male. Al cuore.”.

Harry era preoccupato

“Non stai bene?”

Lei scosse la testa.

“è un dolore… strano… la consapevolezza… il dolore di dirti addio. Perché ho paura che non tornerai… promettimelo. Prometti che tornerai da me.”.

Lui sorrise e le asciugò le lacrime con un dito. Poi appoggiò la fronte alla sua guardandola in quegli splendidi occhi dove si era perso più di una volta.

“Te lo prometto Ginny. Tornerò da te.”

Quella notte non tornarono in dormitorio.

Rimasero così, abbracciati. Stringendo forte quel dolore che li stava uccidendo, ma che li avvicinava così tanto.

Il dolore di dirsi addio.

  
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