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Autore: Elyxweet Knight    19/03/2011    1 recensioni
Appena uscì fuori dalla stanza io chiusi gli occhi e nonostante tutto quello che mi fosse successo mi addormentai con il sorriso sulla bocca, avevo finalmente un amico.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lui entrò nella mia stanza senza bussare. Si mise a sbraitarmi in faccia, come tutte le sere era ubriaco e mi accusava di colpe che io non avevo, mi picchiava.
I miei occhi ormai erano vuoti, l'unica cosa che si poteva vedere era la tristezza e la rassegnazione.
Non mi ribellavo nemmeno più a lui, tanto era inutile: lui aveva sempre la meglio.
La mia vita non è stata sempre così, prima era abbastanza bella.
Ero una bambina piena di vitalità che anche se non aveva amici a causa del suo carattere troppo timido, amava giocare, amava gli animali e più di tutto amava la sua famiglia che era composta da due genitori pieni d'amore per lei e da un fratello di un anno più grande di lei che difendeva la sua amata sorellina da qualsiasi cosa.
Sfortunatamente i miei genitori morirono in un incidente stradale quando io avevo solamente 12 anni e mio fratello 13.
Da lì iniziò il nostro incubo.
Gli assistenti sociali decisero di affidarci a nostro zio, fratello di papà, perchè era l'unico parente ancora vivo che avevamo.
Per il primo anno non ci furono problemi.
Ci trovavamo bene con lui e con la moglie.
Tutto cambiò quando zia tradì zio con il giardiniere del vicino e scapparono insieme.
Lì lo zio perse la testa e iniziò a bere e a picchiare sia a me che mio fratello.
Mio fratello Tentava sempre di diffendermi, ma non ci riusciva.
Una volta  Lo zio gli diede un pugno e gli fece perdere conoscenza per due giorni. Ero terrorizzata.
Pensavo che fosse morto pure lui, che pure lui mi avesse abbandonata e già pensavo al suicidio.
Lo zio non mi faceva uscire di casa, non mi faceva andare a scuola, non mi faceva parlare con le persone.
Solo il mio fratellino poteva uscire per sbrigare delle commissioni e per poter lavorare, dato che lo zio non lavorava e ciò che gli passava lo stato come pensione non bastava.
Nessuno credeva a mio fratello quando raccontava ciò che ci faceva nostro zio, perchè tutti lo volevano bene e pensavano che mio fratello raccontasse quelle cose solo per ottenere un po' di attenzione.
Una notte appena  lo zio uscì per il suo solito giro nei bar del nostro quartiere di Dessau, la città nella quale vivevamo, Klaus, mio fratello bussò alla porta della mia camera.
- Chi è? -  chiesi io con la voce rotta dal pianto.
La porta si aprì e vedi entrare il mio fratellone.
Era alto, aveva i capelli neri corti e due grandi occhi azzurri e la sua pelle era bianchissima, tranne per qualche ematoma che lo zio gli procurava quando lo picchiava.
- Prendi le tue cose, ce ne andiamo da questo posto di merda. - Disse lui, prendendo uno zaino da sopra l' armadio e nettendoci dentro i miei pochi averi.
- E dove andiamo? Non abbiamo nessuno, tu ha solo 18 anni e tu 17. Non abbiamo nemmeno dei soldi.
Klaus mi sventolò in faccia un mazzo di soldi. Dovevano essere si e no 1000 euro.
 -E questi cosa sono?- disse sorridendo.
-Dove li hai presi?
-Li risparmio da quando ho iniziato a lavorare. Credo che per un pò ci basteranno.
Dopo tanto tempo sorrisi nuovamente al mio fratellone, lo abbracciai e lo riempii di baci.
Quella notte scappammo e nessun ci vide andare via. Camminammo per un'ora intera senza fermarci e ogni tanto ci guardavamo alle spalle per vedere se qualcuno ci seguiva.
Raggiungemmo un motel che si trovava furi dalla città e prenotammo una stanza.
Ci addormentammo e mio fratello mi strinse a se per tutta la notte.
La mattina seguente io mi svegliai verso le undici del mattino.
-Buongiorno dormigliona!
- Buongiorno! Già in piedi?
-Sì!! Mi sono svegliato presto per andare a comprare i biglietti. Tra un pò partiamo.
- E dove andiamo?
-Tu andrai a Magdeburgo, ti ho trovato un posto di lavoro lì, io andrò ad Amburgo.
-Ma io non voglio separarmi da te!
-Tranquilla, sarà solo per un breve periodo. Ci vedremo tutti i fine settimana e ci sentiremo tutti i giorni al telefono. A proposito! Ho dei regali per te!
Si  avviò verso l'armadio della nostra stanza e tirò fuori una busta.
Ci guardai dentro e ci trovai tanta roba nuova.
Da quanto tempo non ricevevo un regalo e soprattutto da quanto tempo non mi compravano della roba, dato che lo zio mi faceva usare quella della zia.
In fondo alla busta c'era un pacchettino, lo presi lo aprii e ci trovai un cellulare.
-Grazie! non dovevi disturbarti!
-Non è un disturbo. Dopo tutto quello che hai passato ti meriti questo e altro.
Lo guardai in faccia e scoppiai a piangere, mi buttai nelle sue braccia  e lo strinsi a me in un abbraccio.
Anche lui piangeva e ricambiò il mio abbraccio.
-Ti voglio bene fratellone.
-Ti voglio bene anche io mia piccola Layla.
Per partire indossai delle cose che Klaus mi aveva comprato:
Dei jeans neri attillati e una maglietta rossa con ai piedi delle converse.
Lasciai i miei lunghi capelli corvini sciolti e la frangetta incorniciava la mia faccia lentigginosa.
- Stai davvero bene! sai, hai gli stessi occhi azzurri della mamma.
-Grazie- risptosi io arrossendo e accennando un sorriso- anche tu li hai uguali ai suoi, e hai anche il naso di papà.
Uscimmo dall' albergo e andammo aprendere il bus per andare a Magdeburgo.
Il viaggio durò un'ora e quando arrivammo io dovetti scendere e salutare Klaus.
Lo salutai con un grande abbraccio e un grande bacio, poi presi i miei bagagli e gli promisi che l'avrei chiamato almeno tutti i giorni due volte al giorno.
Prima di scendere dal Bus mi diede una busta dove c'erano le indicazioni per raggiungere il posto dove avrei lavorato.
Per le cinque del pomeriggio raggiunsi l'edificio.
Era un palazzo di imprese di pulizie. Andai nell'ufficio del direttore e appena mi presentai mi disse che suo figlio era amico di mio fratello e che aveva per me già un lavoro.
Mi disse che non c'era bisogno di pagare l'affitto nella casa dove avrei soggiornato perchè era una delle sue tante case,  prima che me ne andassi mi diede un bigliettino con scritto l'indirizzo della mia nuova casa e le chiavi,  mi disse anche di tornare domani alle nove che avrei avuto il mio lavoro.
  
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