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Autore: Nikkina Cullen    22/03/2011    0 recensioni
e se una famiglia come i Cullen vivesse vicino casa vostra?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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  Era inevitabile pensare a loro mentre stavo conoscendo altri come loro.
Il fatto di averli conosciuti la consideravo la mia grande fortuna.
Lo avrei anche pensato dell'altra famiglia?
Non avevo cosi tanta certezza.
Loro erano speciali, molto speciali.
E a renderli speciali era un segreto che solo io e quelli come loro conoscevano.
La prima volta che avevo notato Cris e May fu in un supermercato. Un luogo troppo comune troppo umano per loro. Eppure erano li.
Non li si vedeva molto in giro, specie nelle giornata in cui il sole era più caldo e visibile dalla nube di nebbia che spesso lo nascondeva. Molto spesso.
Vedere il sole era una di quelle cose che mi rendeva felice appena aprivo gli occhi. Specie in un posto dove il sole non si faceva vedere cosi spesso. L'umidità era spesso padrona dell'atmosfera cosi anche la pioggia fitta e sottile non mancava mai dalle mie parti.
Un giorno senza umidità era qualcosa simile ad un regalo che poteva riscaldare lo strato bruno del mio corpo.
Troppo bruno rispetto a quello degli abitanti del paese in cui vivevo. Infatti non ero delle loro parti.
E chi lo sapeva di dove ero?
Io di certo no.
Ero stata trovata dai servizi sociali quando avevo tre anni smarrita senza una casa e dato la mia tenera età e la mia sensibile adattabilità ai nuovi ambienti era bastato poco trovare una coppia che non poteva avere figli mi adottasse trovandomi irresistibile.
L'avevano chiamata la fortuna dei principianti.
Il primo incontro con la coppia li aveva rimasti estasiati.
Loro erano benestanti ne poveri e ne ricchi, mi avrebbero dato tutto ciò che era necessario, e anche di più, ma infondo era questo che doveva fare una famiglia. E loro erano la mia famiglia.
A cinque anni mi dissero la verità.
Troppo presto? No. Era la scelta giusta.
Io seppi quasi subito chi non ero. Non senza provare qualche dubbio in seguito. Erano sicuri che gli avrei ascoltati e capiti.
In effetti avevo fatto entrambi le cose e invece di sentirmi smarrita mi sentivo ancora più sicura e grata a quella coppia che aveva salvato il mio futuro. Loro mi avrebbe dato qualsiasi cosa, anche la luna se l'avessi chiesta ma a me bastava solo il loro amore e tutto ciò che mi davano in contorno una casa un presente un futuro ecc ecc.
Mi riempivano d'affetto come se comunque fossi uscita dai loro stessi corpi come se ormai ero veramente parte di loro.
Niente metteva in dubbio il bene che mi volevano.
Ogni tanto però i dubbi sulla mia esistenza mi venivano, naturalmente. Sapere di avere dei dubbi da non poter risolvere non era una bella sensazione, ma non pesava quando ero circondata dal loro calore, pesava quando rimanevo sola.
Quel giorno al supermercato ero sola.
Mi piaceva fare la spesa.
Mi ricordavano i pranzi e le cene spensierate con la mia famiglia e le nostre risate.
Quando rientravo da scuola non vedevo l'ora di sedermi a tavola e non solo per mangiare buonissimi piatti che preparava mia madre, ma per stare con loro e sentirmi protetta da loro.
Capitava che qualche mio  compagno era stato maleducato per via del colore scuro della mia pelle, ma a me bastava ritornare dalla mia famiglia che mi amava più di ogni altra cosa per stare bene e rendere fesserie quelle parole che tanto mi avevano disturbato.
Un giorno successe una cosa davvero strana.
Un mio compagno mi prese in giro per la milionesima volta e io non ce la feci più a sopportarlo in quel momento.
Mi sentii invadere dalla rabbia e i miei occhi si accesero di qualcosa che nemmeno io sapevo cosa fosse ma puntava su quel bambino senza vedere più esattamente quello che io stesso dovevo puntare. Era come se andava per i fatti suoi e io non riuscivo a controllarla. Quella cosa mi spaventò ma non quanto spaventò il ragazzino.
La sua reazione spontanea fu quella di buttarsi per terra, come se lo avessi colpito con lo sguardo.
Cosi esattamente fu ma a lui naturalmente nessuno gli credette.
I genitori lo portarono addirittura dal psicologo della scuola e questa disse che si era creato l'illusione che io potessi colpirlo dopo avermi detto quelle brutte parole.
La causa fu la paura di una mia reazione che in realtà per gli adulti non c'era mai stata. Lo avevo solo guardato male ed era una reazione più che consentita la mia. Naturalmente da quel giorno il bambino non mi rivolse più la parola ne mi guardò mai più negli occhi, sapeva di aver ragione nonostante sembrava folle anche a lui che una bambina potesse far del male solo con uno sguardo.
 E io stessa avevo qualche dubbio sulla non verità delle sue parole. Quel fuoco invadermi dentro e colpirlo cosi brutalmente io l'avevo sentito veramente.
Ma dovevo proteggermi, come mi protessero i miei genitori da quelle accuse folli, quindi mi dissi io stessa che non potevo aver fatto una cosa del genere o comunque non ero sicura.
In paese nessuno ci credette fortunatamente erano molto ragionevoli su queste cose e molto scettici sui poteri paranormali.
E se un paese quello in cui vivi non ti condanna, stai sicuro che nessuno avrà il coraggio di farlo da nessuna parte.
Ero coperta dal fatto che tutti adoravano i miei genitori specie mia madre.
Mia madre lavorava al comune del mio paese ed era conosciuta da tutti. Quel sorriso che mi rincuorava ogni sera prima di dormire, meglio di una carezza non aveva sciolto solo me o miei dubbi, ma anche il resto della cittadina in cui risiedevamo da quando io ero con loro.
Mio padre era suo marito. Il fortunato signore Guanci che aveva avuto la possibilità di sposare una donna del genere. E sapeva anche lui quanto era stato fortunato. Tanto fortunato da essere padre anche di una figlia come me che anche in età di adolescente non gli avevo dato i soliti grattacapi che i miei coetanei concedevano ai loro genitori.
Mi avrebbe concesso tutto anche se io non chiedevo niente.
Non avevo bisogno di altro che di loro a sostenermi come avevano sempre fatto. Sembrava un quadro perfetto il nostro come nelle migliori famiglie americane che si vedono all'inizio di un film ma solo all'inizio poi c'è qualcosa che gli sconvolge e io forse lo aspettavo inconsciamente quel qualcosa.
Io non mi sentivo adolescente per niente.
Quel giorno ne era una prova.
Quale adolescente avrebbe fatto la spesa per la sua famiglia?
Con tutto ciò che circondava la vita di un'adolescente la spesa rientrava tra le cose noiose che mai avrebbero fatto se non per una serata tra amici. Amici. Divertimento. Amici. Divertimento.
Il giro che circonda la vita di un adolescente è quello.
Qualche volta anche i compiti ma solo in caso in cui un brutto voto incombeva alle porte. E questo voleva dire vita ritirata di conseguenza meglio un minimo sforzo prima che una vita di prigione dopo. Questo non tutti lo capivano. Non tutti erano abbastanza furbi da capirlo e quindi la vita di prigionia era più frequente rispetto al minimo sforzo prima.
Da quel punto di vista li trovavo … poco furbi.
Solo tre ragazzi erano furbi come me.
May era al supermercato con la madre. Questo spiegava quanto avessimo in comune tra di noi.
Quel giorno al supermercato ripensavo al fatto accaduto da piccola, in particolare all'insulto sul colore della mia pelle e fui invidiosa della pelle bianco latte di May e di sua madre. La loro pelle era bellissima, sembrava che dovesse luccicare da un momento all'altro per quanto era bella.
Le osservai facendo finta di fare altro anche se era difficile farsi distrarre da loro. Avendo una madre cosi al centro dell'attenzione dovunque andavamo sapevo benissimo quanto era sgradevole essere fissati. Ma loro mi ipnotizzavano inconsapevolmente. Mi prendeva una stretta allo stomaco ogni volta che incrociavo un loro sguardo e quegli occhi erano di uno splendido giallo dorato, come se ero convinta che sarebbero dovuti essere di un altro colore … ma quello mia andava più che bene.
Era il colore sbagliato ma allo stesso tempo quel colore li rendeva speciali.
Superate loro ormai ero nel vortice dei miei pensieri come spesso accadeva dopo aver visto quei ragazzi e non mi accorsi che qualcun altro stava osservando lo svolgersi della situazione.
Il suo saluto mi portò alla quasi realtà molto più strana delle mie fantasie. 
 "Ciao!" mi disse una voce melodiosa che solo quella somigliava a un tono festoso di campane in festa. Quel suono che manco se stai dormendo ti sveglia male.
Mi salutava? Questo si che era veramente strano.
"Ciao" risposi timidamente e molto sorpresa.
Era il fratello di May, Gabriele Marini, che se non avesse fatto segnali come un saluto lo avrei travolto con il mio carrello.
Di nuovo il mio stomaco si strinse in una stretta che non capivo perché mi prendesse ma non era una cosa positiva, strideva assolutamente con loro.
"Anche tu qua?" mi chiese disinvolto lui come se ci conoscessimo da sempre.
"E si - dissi io - qualcuno dovrà pur pensare a riempire il frigo dentro casa."
Il suo sorriso mi riempì il cuore inspiegabilmente come se avessi detto qualcosa di sbagliato.
"Già beh noi siamo in tre se è per questo!" ma non sembrava molto convinto che la sua battuta fosse naturale come la mia.
"Ok - aggiunse - ci vediamo a scuola!"
"Ah, si ciao!" risposi come se le sue parole mi avessero distratta da qualcosa di più bello che poteva essere solo il suo viso.
E mi sorpasso raggiungendo la sorella e la madre.
In paese loro non godevano dello stesso rispetto di cui godeva la mia famiglia.
Lo trovavo ingiusto.
Erano bravi ragazzi raccolti dalla strada come me.
E affidati a due genitori troppo giovani per avere figli della loro età.
Il destino era stato ingiusto anche per Cris e Andrea ma nessuno gli risparmiava i pettegolezzi che risparmiavano alla mia famiglia.
Credevo fossero ingiusti perché i loro pettegolezzi costringevano la famiglia Marini a fare una vita molto solitaria ma a loro stessi sembrava andare bene.
Anzi ero sicura che se ci fosse stato un pericolo ci avrebbero anche protetti nonostante il pensiero comune del resto del paese.
Ma protetti da che cosa?
Mi sentii onestamente stupida per aver pensato qualcosa del genere.
Non erano mica supereroi!
 
 
 

   
 
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