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Autore: Kastania    23/01/2006    2 recensioni
Avete mai provato ad immaginare la storia del Fantasma dell'Opera dal punto di vista della sua protagonista femminile? e chi era Christine Daaè prima dell'incontro con l'Angelo della Musica? questa storia parte proprio dalla sua infanzia.. buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevano parlato moltissimo, praticamente per tutta la notte,seduti sul divano

CAPITOLO 21

 

 

Avevano parlato moltissimo, praticamente per tutta la notte,seduti sul divano, abbracciati in una morsa che consentiva loro a malapena di respirare.

 

Verònique aveva appoggiato la testa sul suo cuore,ed ascoltare quel battito l’aveva fatta tornare alla realtà. Non stava sognando quell’incontro,come era accaduto tante volte in quei due anni.

Lo stava vivendo davvero.

 

Robert,senza smettere di stringerla a sé, le aveva raccontato dettagliatamente tutto ciò che ricordava di quei due anni, il lungo calvario della riabilitazione fisica e quello più massacrante del recupero della memoria. Era profondamente grato e riconoscente ai medici che gli avevano prestato soccorso in Francia, subito dopo il naufragio, ma ora i suoi familiari avevano ingaggiato i migliori psichiatri e medici d’Inghilterra per curarlo.

Quel suo breve viaggio in Francia era votato solo al ritrovarla,e al riportarla con sé a casa.

 

Con molto tatto e svariati giri di parole, le domandò cosa fosse stato di lei in quei mesi.

Se si fosse sposata, se avesse costruito una sua famiglia.

 

Verònique rispose a monosillabi,senza raccontargli tutto.

Aveva visto l’ansia negli occhi di Robert, la paura di perderla di nuovo,definitivamente..

Lo aveva visto tornare a sorridere quando aveva raccontato di essere sempre nubile..

 

In breve, Robert le aveva sommessamente domandato se desiderava ancora sposarlo e dividere la sua vita con lui. Lei aveva risposto di sì, quasi meccanicamente, senza farsi domande, e senza attendere risposte.

 

Ovviamente, si sarebbero sposati e stabiliti in Inghilterra.

Robert desiderava vivere vicino alla sua famiglia, che gli era tanto mancata.

Gli Abbot com’è ovvio non erano entusiasti all’idea di quel matrimonio con una semplice ballerina, ma erano così sollevati dall’averlo ritrovato vivo che si sarebbero piegati a questo suo “capriccio”senza sollevare evidenti obiezioni.

 

E così, nello spazio di una notte Verònique non aveva solo detto addio agli ultimi due anni, ma a tutta la sua vita precedente.

Avrebbe lasciato tutto, perfino la sua patria.

L’amore poteva tanto…e lei amava davvero Robert.

 

Se non per amore,per quale altro motivo sarebbe stata disposta a rivoluzionare la sua intera esistenza,a lasciare tutte le persone care?

 

Smise di porsi quella domanda,e si preparò al suo destino.

Alla vita che aveva scelto di vivere.

 

 

 

Mentre Verònique, in punta di piedi, cercava di uscire dalla stanza, Julienne si riscosse da quello strano torpore che l’aveva vinta, ed aprì gli occhi.

Vide Verò sull’uscio,e piano piano,senza risvegliare né Christine né Vittoria,la raggiunse.

 

“Come mai sei tornata così tardi?” la rimproverò “ti aspettavamo almeno due ore fa…avrei dovuto mandare a casa Christine, sicuramente madame Valerius sarà preoccupata. Accompagnami,vado solo ad avvisarla che la piccola si è addormentata, e che stanotte si ferma da noi.”

 

Verònique annuì mentre Julienne si avvolgeva nel mantello.

Le due donne scesero le scale semibuie in silenzio, ma quando furono all’aperto Julienne vide il viso pallido ed angosciato dell’amica, e le rivolse uno sguardo al contempo interrogativo e preoccupato.

 

Verònique si schermì con un cenno della mano.

“Non mi guardare così…sono soltanto un po’stanca. E poi ..non ho molta voglia di parlare con Gustave, credo tu possa capirmi..”

 

Julienne scrollò le spalle, in un movimento fluido.

“Allora non sai proprio nulla? Gustave è partito, appena ritornato dal mare. A casa c’è soltanto Madame Valerius. Credo che neppure lui avesse molta voglia di parlare con te.”

 

La sincera brutalità di quell’affermazione innervosì oltremodo Verònique.

“Insomma,sono stanca di questa storia! perchè vi sentite tutti in dovere di farmi la predica? Nessuno di voi cerca di capirmi, siete capaci soltanto a giudicare!”

 

Julienne non le rispose neppure, come se nemmeno l’avesse udita.

Salì rapida fino alla porta di casa Daae , lasciandosi volutamente alle spalle l’amica, e bussò discretamente all’uscio. Quando la porta si aprì, confabulò velocemente e a bassa voce con madame Valerius. L’anziana donna non vide neppure Verò, ferma sulle scale: forse Julienne non le permise di aprire completamente la porta proprio a quello scopo.

 

Mentre ridiscendeva quei pochi gradini, Julienne la guardò negli occhi con grande severità.

“Non mi sono mai permessa di giudicarti,perché non posso assolutamente mettermi nei tuoi panni. Ho stretto e cullato il corpo esanime di mio marito fra le braccia, e quindi sono assolutamente sicura che purtroppo non tornerà più a casa da Marguerite e da me. Ma so che nessun ostacolo potrebbe fermarmi o trattenermi, se sapessi che lui è ancora vivo. Perciò, se vuoi sfogare i tuoi dispiaceri cercati qualcuno che non abbia sofferto quanto me.

 

Verò le afferrò una mano, il viso pervaso di rimorso.

“Mi dispiace Julls! Scusami.. non intendevo prendermela con te.” Abbassò lo sguardo, torcendosi nervosamente le mani. “Forse stavo solo cercando di prendermela con me stessa.

 

Una volta fatto ritorno a casa, Verònique  si sedette in un canto della cucina, e Julienne le si accoccolò accanto.

Sapevano entrambe che quello sarebbe stato probabilmente l’ultimo colloquio privato, l’ultima occasione per loro di sentirsi davvero vicine.

 

E c’era soltanto una cosa che Verò desiderava raccomandare all’amica.

“Quando sarò partita Julls…abbi cura di Christine. Mi mancherà moltissimo. E..” esitò per un attimo. “Abbi cura anche di Gustave, quando farà ritorno. Sono stata poco sensibile con lui…e Dio sa che non se lo merita.

 

 

 

Christine guardò la carrozza allontanarsi. Ancora una volta, le sembrava di aver vissuto una situazione irreale.

 

Verònique è partita,non tornerà più,non la vedrò mai più…

Non poteva fare a meno di pensarci, ossessivamente

 

Aveva conosciuto il famoso Robert Abbott,quella mattina, ed era rimasta incredibilmente colpita dalla strana somiglianza con suo padre.

 

Ma ciò che veramente l’aveva conquistata in quell’uomo era stato il modo innamorato con cui lui guardava la sua amica Verò. Come se non ci fosse stato nient’altro al mondo, nella sua vita, nel suo futuro. Uno sguardo totalizzante.

 

D’improvvisò, realizzò che era lo stesso identico sguardo che suo padre rivolgeva a sua madre, quando era ancora in vita.

Uno sguardo che non aveva mai visto fra Gustave e Verònique.

Forse perché il loro amore era stato troncato sul nascere, e non aveva avuto il tempo necessario per divenire così totale e profondo…

 

Ora non era più risentita con Verònique, neppure per quel suo repentino abbandono.

Sapeva di non avere alcun diritto su di lei, e che se veramente le era affezionata non doveva sciupare la sua gioia, il suo futuro con recriminazioni e lacrime.

 

Così quella mattina si era presentata puntuale davanti alla casa di Verònique, ed era rimasta sorridente accanto a Julienne, mentre la povera Vittoria,molto più sentimentale e meno controllata, piangeva tutte le sue lacrime.

 

Verònique e Robert avevano promesso loro di tornare in visita quanto prima, anzi probabilmente subito dopo il matrimonio… ma erano tutti pienamente consapevoli di questa bugia.

 

Verònique aveva le lacrime agli occhi,nel salutare Christine.

Le aveva lasciato, in una scatola, le sue prime scarpette da ballo: una specie di portafortuna, di augurio per il futuro, visto che era a conoscenza del sogno di Christine di entrare nel corpo di ballo dell’Opera Populaire.

La bambina non poteva immaginarselo,ma Verònique, grazie all’interessamento di Julienne, aveva già segnalato la sua allieva all’impresario del teatro, monsieur Lefevre.

 

Verònique era già pronta a partire, ma guardando negli occhi la piccola d’impulso l’aveva abbracciata, stringendola forte a sé. Erano rimaste a lungo così, e Christine aveva letto una strana curiosità sul viso di Robert.

 

Probabilmente l’uomo non aveva la più pallida idea di chi fosse quella strana bambina, segno che Verò non gli aveva parlato di lei …e di Gustave.

Perché non lo aveva fatto? Dopo tutto,se non era stata altro che un’infatuazione passeggera…

 

I due fidanzati erano infine risaliti in carrozza,ed erano partiti.

Si sarebbero sposati appena arrivati in Inghilterra: Christine provò una fitta di invidia.

 

Che strano,non ci aveva mai pensato:però in quel momento si immaginò adulta, libera, al fianco di qualcuno che l’amava pazzamente e che si sarebbe preso per sempre cura di lei…

 

,un giorno tutti i suoi sogni si sarebbero realizzati,ne era sicura.

Un giorno non troppo lontano…

 

  
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