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Autore: JoAngel    26/03/2011    1 recensioni
Un patto fatto anni ed anni prima cambierà la vita della giovane Jo in un vero e proprio Inferno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1

 

Una fotografia. Una sola fotografia può racchiudere molte emozioni e ricordi, e questo Jo lo sapeva fin troppo bene.

Stava sfogliando il suo album fotografico con malinconia del passato, le foto dei giorni passati insieme a lui e che non poteva riavere. O forse sì.

Si stese sul letto guardando il soffitto mentre una arietta sottile entrava nella stanza attraverso la finestra poco aperta.

“Ciao cucciola.” disse con voce soffocata alla gatta, Kira, che le saltò addosso come una palla lanciata da una catapulta. La micia fece le fusa ed incominciò  a strofinarsi su Jo in cerca di coccole.

Lei sorrise dolcemente e le fece due grattini sulla testa, poi si alzò e guardò fuori dalla finestra sospirando. Era una mattina di primavera, i fiori stavano sbocciando uno dopo l’altro.

Decise di uscire per fare una passeggiata dato il bel tempo, prese la giacchetta di pelle leggera e si diresse alla porta principale.

“ Tu fai la brava, capito?” si raccomandò con la gattina che si stava strusciando sulle sue gambe.

Prese le chiavi di casa e poi uscì, chiuse la porta e scese la scaletta di legno. Diede un occhiata alla casa voltandosi per un secondo e poi si rivoltò incamminandosi per andare al lavoro.

Mise le mani in tasca e canticchiava una delle sue canzoni preferite, voltò l’angolo e attraversò la strada. Arrivò davanti alla porta del bar e, appena entrata, ricevette un grembiule in faccia.

“Ehi! Sei in ritardo! Ho capito che ti avevo detto di venire a metà giornata, ma almeno arriva in orario, benedizione!” le urlò il capo mentre lei annuiva facendo finta di sentirlo e mettendosi il grembiule alla vita.

Prese il blocchetto delle note e la penna, mettendosela tra i capelli e l’orecchio, poi si avvicinò ad un tavolo.

“Buon giorno posso servirla?” chiese all’uomo con la giacca scura seduto a quel tavolo che guardava fuori dalla finestra ma, non appena udì la voce fine di Jo, si voltò e la guardò dritto negli occhi.

“Un caffè amaro, grazie.” rispose l’uomo con tono deciso osservando Jo, che stava scrivendo l’ordinazione su un foglietto di carta mordicchiando un po’ il tappo della penna. Finito di scrivere, alzò il capo e guardò l’uomo, annuì sorridente e si avviò verso il bancone. Poggiò il foglietto di carta e guardò Charlie. Lui prese il foglietto e sospirò.

Jo si sentiva osservata ma non ne capiva il motivo mentre serviva i tavoli.

“L’ho trovata, signore.”

“Bene, dove si trova?”

“Lavora in un bar. Spero ne valga la pena.”

“Ne varrà, ne sono certo.”

L’uomo annuì alla voce nella sua testa e aspettò che il caffè arrivasse. Jo si avvicinò di nuovo al tavolo e poggiò la tazza davanti a lui.

“Tenga. Questo è il conto se non vuole altro.” gli disse abbozzando un sorriso notando gli occhi di un colore particolare, gialli vivo. L’uomo annuì ancora e prese la tazza in mano sorseggiando un po’ di caffè, lei si allontanò dal tavolo e rabbrividì. Aveva una strana sensazione e non le piaceva.

L’uomo finì il caffè e lasciò la mancia sul tavolo. Jo passò a prenderla e notò un biglietto: “ So che lo rivuoi indietro, ed io potrei fartelo riavere. Se ne sei interessata incontriamoci al vicolo vicino.” c’era scritto. Lei aggrottò la fronte non capendo, poi giocò con una ciocca di capelli e guardò fuori dalla vetrata, sospirò.

Mise il bigliettino nella tasca dei jeans e pulì con uno straccetto i tavoli vuoti. Guardò l’orologio.

“Io stacco.” disse semplicemente togliendosi il grembiule, poggiandolo sul bancone. Uscì dal bar mentre il capo le urlava dietro.

Jo corse al vicolo vicino e non vide nessuno. Si guardò intorno in cerca dell’uomo.

“Ciao Jo. Sei venuta, non credevo bastasse così poco per convincerti.” ammise una voce da dietro di lei.

Si voltò di colpo facendo un sobbalzo e fissò l’uomo. “Chi, chi diavolo sei? Come fai a conoscere il mio nome?” domandò guardandolo dritto negli occhi.

“Troppe domande, Jo, troppe domande. Sei diventata ancora più graziosa di quanto non lo fossi già da piccola.” ammise l’uomo squadrandola con lo sguardo.

Jo indietreggiò deglutendo a vuoto Perché sono venuta qui? si chiese prima di tentare di correre via, ma l’uomo misterioso la fermò prendendola da un polso.

“Lasciami!” gli urlò contro prima che l’uomo le andò faccia a faccia.

“Io ho quello che desideri da anni Jo, tuo fratello Matt. Ma devi venire con me per riaverlo.” le dice a voce bassa quasi come se ammettesse un sibilo.

“Mio, mio fratello è morto da anni ormai. Non posso riaverlo ed è meglio che non rivanghi il passato, non serve a nulla.” disse Jo agitandosi e cercando di liberarsi dalla presa dell’uomo.

“Jo, ragiona: non sono un mago da strapazzo, potrai davvero riavere tuo fratello, in carne ed ossa, come era prima. Devi solo venire con me.” ribadisse l’uomo con voce sicura.

Lei ci pensò un attimo, smettendo di agitarsi e abbassando lo sguardo pensierosa. Poi cedette e sospirò.

“V- va bene. Dove, dove dobbiamo andare?” si informò passandosi una mano fra i capelli.

L’uomo sorrise soddisfatto. “Bene, allora …” disse prima di schioccare le dita.

Nero. Tutto era diventato improvvisamente nero.

Aprì poco gli occhi e intravide una figura umana che si muoveva.

 “Ooooh … Vedo che è migliorata nel tempo.” disse una voce maschile.

“Già. Dov’è Lui?” chiese un'altra voce, che aveva già sentito, probabilmente quella dell’uomo misterioso.

“Non ha tempo per una ridicola ragazzina, lei aspetterà. Intanto legala così che non scappi” suggerì il primo uomo mentre si chinava verso il viso di Jo, che stava ancora cercando di capire dove si trovasse.

Il primo l’uomo la osservava da vicino, come per studiarla.

“La madre sarà contenta di riavere il figlio.” commentò l’uomo misterioso incrociando le braccia sul petto.

“Signori, come mai tutto questo interesse per una sporca e minuscola anima umana?” chiese un terzo uomo in lontananza.

“Nessun interesse in particolare, Crowley.” rispose la voce conosciuta a Jo.

“Mmmmh però qualche giochino IO potrei farlo con lei, se non vi dispiace.” disse il secondo uomo con una risatina alquanto meschina.

“Alaistar, sai che puoi farci tutto quello che vuoi di questo mucchietto di ossa.” ammise la voce conosciuta come Crowley.

“Bene.” disse la voce oscura strusciando le mani e guardando Jo.

 Lei alzò il capo aprendo un poco di più gli occhi e vide i tre uomini davanti a lei, indietreggiò subito e sentì la terra sotto le sue mani.

“Dove, dove mi trovo?” si chiese impaurita guardandosi intorno e cercando di alzarsi.

Loro non risposero  e l’uomo conosciuto come Alaistar le prese il viso con una mano e la guardò dritto negli occhi.

“Ci divertiremo noi due, vero?” chiese l’uomo percuotendole il viso e lei gli morse la mano.

“Ahia! Brutta str … ” iniziò a dire lui tenendosi la mano, facendo una smorfia di dolore.

“Buttala insieme alle altre … LUI sarà contento forse.” consigliò il primo uomo di cui Jo non aveva ancora udito il nome.

“Ne ha già tante, poi sono meglio i demoni. Questa umana non resisterebbe.” confessò poi Alaistar.

“Deciderà lui, tu fai come ti ho detto.” ordinò poi il primo uomo guardando Alaistar. Quest’ultimo sospirò e annuì, prese Jo per un braccio e la strattonò, conducendola in un'altra stanza. La buttò al muro.

“Se scappi da qui, morirai tra atroci sofferenze” la informò prima di sbattere la porta della cella per chiuderla bene.

Lei si guardò intorno per studiare in che posto fosse e toccò i muri, un po’ sgretolati e umidi, con ragnatele. Rabbrividì per il freddo e si rannicchiò in un angolo della cella, appoggiò il mento sulle ginocchia e si morse il labbro.

“Qualcuno mi aiuti … “ riuscì a sussurrare prima di iniziare a singhiozzare e poi si addormentò restando chiusa a riccio stringendo le spalle.

  
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