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Autore: Nikkina Cullen    27/03/2011    1 recensioni
e se una famiglia come i Cullen vivesse vicino casa vostra?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella mattina fu difficile alzarmi.
Avevo dormito poco e male.
Mia madre per giunta se ne accorse. Come se le poteva passare inosservato ogni mio piccolo gesto o in quel caso turbamento.
Dopo il suo solito bacio sulla mia fronte, arrivò la domanda che mi aspettavo.
"Cosa c'è?" mi chiese ripetutamente, ma io non risposi, non avevo la forza per rispondere.
Di solito ero attenta a mia madre a prima mattina, come lei lo era con me e infatti subito capivamo se ad una delle due era successo qualcosa che la turbava. Quella domanda sarebbe partita anche da me, se nel caso inverso, sarebbe stata lei ad essere turbata, quindi era una domanda consona all'occasione. Ma quella mattina le mie palpebre si chiudevano ogni volta che cercavo di mandare giù il latte con qualche biscotto. E quindi era chiaro anche senza chiedere ulteriormente il motivo del mio apparente turbamento.
Erano le conseguenze di essere stata accecata da quella luce?
O era solo la stanchezza che provavo per non aver dormito bene?
Con due possibilità era difficile stabilire quale era quella giusta. Anche se per mia madre sarebbe stata la seconda e sicuramente la mia parte razionale avrebbe scelto la stessa risposta.
Mi lavai un'altra volta la faccia anche se il getto di acqua fresca più che svegliarmi mi rigenerò per essere vigile solo durante il tragitto, il ché non fu male dato che non volevo che una macchina mi mettesse sotto per colpa di una notte insonne.
La musica aiutava la mia mente a tenersi sveglia.
Avevo scelto musica ritmata proprio per questo scopo.
Provai di nuovo quella stretta allo stomaco prima di alzare gli occhi e me lo ritrovai al mio fianco che camminava vicino a me.
Reagii con stupore a quella constatazione che mi fece passare la stretta allo stomaco molto velocemente.
Un sorriso spontaneo si inarcò sulle mie labbra a risposta del suo splendido e favoloso sorriso.
"Ciao, dormito male?"
"C-come lo sai?" e mi levai l'auricolare dell'orecchio sinistro anche se la sua voce era arrivata limpida e dolce nonostante la musica a tutto volume. "Le occhiaie …  ci potevo mettere un po’ di correttore!" era una battuta ma non riuscii a ridere, lui ce le aveva uguali alle mie.
"Anche tu non hai dormito molto a quanto pare!" e indicai il sotto delle sue sottociglia e lui mi rispose alzando le spalle come fosse una cosa ovvia:
"Mi piace molto la notte! Perché perderci del tempo a dormirci su?"
Poi si affretto a rispondere "Dormo il pomeriggio" ma non fu altrettanto naturale come quando aveva dato la prima risposta.
"Capito" aspettò la mia risposta per sgattaiolare via sussurrandomi solo un "Ciao" e non dandomi neanche il tempo di proseguire il discorso.
Le lezioni erano una manna dal cielo. Dalla mia prima fila poi non potevo che stare attenta alla voce dell'insegnate di turno tenendomi sveglia anche se poco concentrata, ma mi bastava solo cercare di guardare il professore per tenermi sull'attenti.
Arrivò l'intervallo cosi la classe come spesso succedeva si svuotò. In classe rimanemmo in pochi e io di certo non avevo la forza di alzarmi non che lo facessi abitudinariamente. Puntavo la porta distratta dal via vai che si era creato nel corridoio e vidi anche lui che passando davanti alla porta della mia classe mi fissò, sorridendomi.
Cominciai a pensare che il sonno mi stava dando anche qualche problema con la parte visiva ma la mia compagna di banco in quelle rari occasioni in cui parlavano mi smentì "Hai visto anche tu che Marini ti ha sorriso?" "Davvero?" risposi io confusa e imbarazzata " non me ne ero proprio accorta, ehm grazie per avermelo detto!" le concessi con un tono gentile. Fui risucchiata in un vortice di timidezza  nei confronti di Claudia che non le rivolsi più lo sguardo fino a che la campanella non suonò e la salutai come sempre educatamente, prima di precipitarmi fuori dall'edificio.
Claudia non era una secchione ne una da primi posti di fila. Il suo primo banco era una tortura per lei perché le era stato affibbiato per punizione. Il primo giorno di scuola lei e la sua amica Dora si precipitavano per prime a scuola a prendere i posti delle ultime file ma nemmeno dopo il passare del primo mese delle lezione, lei o la sua amica veniva cambiata di posto facendole mettere avanti e a me mi era toccato dividere il banco con lei. Sapevo che non ne era felice  nemmeno lei, appena poteva infatti si  alzava e si dirigeva dietro a parlare con la sua amica. Sapevo anche che non era una cosa personale quindi non ci davo peso. Ma quel fatto ci scommettevo sarebbe stato motivo di pettegolezzo con la sua amichetta del cuore. Era stato cosi evidente che avesse sorriso a me? Forse prima di dirlo se ne era già accertata che non fosse rivolto a lei. Poverina, uno dei Marini considerato il ragazzo più fico della scuola, sorrideva a un' anonima ragazza secchiona come me. Sbuffai non volevo proprio stare al centro dei pettegolezzi e non volevo nemmeno provocare altra invidia nei miei confronti.
Mi bastava quella che suscitava mia madre!
Era proprio una giornata no quella e oltre alla stanchezza a metterci lo zampino era arrivato anche il nervosismo.
A cena i miei genitori pensarono che il nervoso provenisse dall'insonnia e mi lasciarono andare in camera senza chiedere spiegazioni.
Sapevano già entrambi che avevo dormito male.
In camera però non riuscii a stare serena.
Pensavo a quello che era successo a scuola.
Perché mi ha parlato?
Perché mi ha sorriso?
Non si comporta mai con nessuno cosi a parte i suoi fratelli.
Cercavo risposte a domande che mi sembravano già strane fatte in partenza.
E non le trovavo le risposte il che mi faceva stare ancora più in ansia.
Dovevo lasciarmi stupire da quei gesti?
Dovevo credere che fossero fatti solo per educazione?
Oppure chiedere spiegazioni alla persona interessata? Sarei arrivata a tanto?
Perché mi irritavano cosi tanto i suoi gesti?
"Uffa" fu la mia unica affermazione sensata, tanto che mi decisi a spegnere la luce e lasciarmi cullare da Morfeo.
Anche quella notte fu difficile chiudere occhio ma dopo aver contato qualche pecorella smarrita il sonno arrivò relativamente subito anche perché non era tenuto lontano dalla paura come la notte precedente e non ebbi problemi di insonnia il giorno dopo.
Una cosa buona Marini l'aveva fatta.
Non avevo più pensato alla cosa bianca intravista nel bosco il giorno prima.
 
 

   
 
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