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Autore: ladymisteria    29/03/2011    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Finalmente lasciatisi San Valentino - e i relativi strascichi - alle spalle, i Malandrini furono più che lieti di potersi dedicare completamente a quella che loro stessi avevano ufficialmente denominato "O.S.R.": Operazione Salvataggio Regulus.

«Non possiamo permetterci ulteriori rinvii. Credo che su questo siamo tutti d'accordo» disse Remus, bruciacchiando distrattamente un gigantesco cuore di carta - miracolosamente sopravvissuto alle pulizie post San Valentino del rifugio.

James annuì lentamente.

«Assolutamente. Meno Regulus si mischia con quelli, meglio sarà. L'ha detto anche Silente».

Remus si lasciò sfuggire un sorrisetto.

«Veramente mi riferivo all'inizio del ripasso per i M.A.G.O...» scherzò.

James si esibì a sua volta in un ghigno divertito, ma Sirius incrociò le braccia al petto con uno sbuffo contrariato.

Remus lo fissò per qualche istante con uno sguardo interessato, mentre James - all'apparenza ignaro dell'evidente tensione tra i due amici - aveva ripreso il vecchio vizio di rigirarsi il proprio boccino tra le mani.

«Spero davvero che tutti i nostri sforzi siano sufficienti» sbuffò qualche istante più tardi, nascondendo la preziosa pallina d'oro nella tasca interna della propria divisa e alzandosi in piedi con uno sguardo annoiato all'orologio che portava al polso. «Ora che vada. Kattleburn ha acconsentito alla mia richiesta di seguire l'approfondimento della sua lezione sui draghi, e non posso permettermi di fare tardi. Voi che piani avete?».

«Personalmente ho un'ora libera, prima di un'idilliaca lezione di Babbanologia. Lunastorta?» replicò Sirius, volgendo la sua attenzione sul mannaro.

Remus si stiracchiò a sua volta, facendo scricchiolare sinistramente le proprie giunture.

«Niente lezioni fino a Difesa Contro le Arti Oscure con voi, se la memoria non mi inganna» rispose tranquillo.

James sbuffò.

«La solita fortuna. Lo dicevo io che avremmo dovuto scegliere di seguire le medesime materie... Ma no! Voi volevate diventare professori ed Indicibili!» sbottò corrucciandosi.

Scrollò le spalle.

«Ci vediamo dopo a Difesa» disse, chiudendosi la porta del rifugio alle spalle.

Sirius e Remus rimasero per diversi minuti in silenzio, ognuno apparentemente troppo immerso nei propri pensieri per parlare con l'altro.

Fu Sirius a spezzare quell'insopportabile momento di imbarazzo.

«Credo che me ne andrò giù alla Testa di Porco a bermi un Whisky Incendiario» borbottò, preparandosi a lasciare la stanza.

Ma Remus lo richiamò.

«C'è qualche problema, Felpato?» chiese.

Sirius si voltò verso l'amico, la migliore delle sue espressioni confuse sul volto attraente. 

«Problema? No, nessun problema. Perché lo chiedi?» domandò a sua volta.

Remus fece spallucce, guardando Sirius con il capo piegato da un lato.

«James, Dora e persino Lidia non la pensano come te. A sentire loro nei giorni scorsi avresti espresso loro un curioso sospetto...» mormorò pacato, senza staccare gli occhi da quelli dell'Animagus.

Sirius sentì una breve morsa allo stomaco. Aveva sperato che quella conversazione non dovesse mai avere luogo...

«Siamo amici, Sirius?» chiese Remus all'improvviso.

L'Animagus aggrottò la fronte, confuso.

«Che cosa...?».

Il mannaro fece nuovamente spallucce, mettendosi comodo su una delle poltroncine.

«E' una domanda semplice, penso. Siamo amici, Sirius?».

Sirius esitò, cercando un trabocchetto in quella frase. Non ne trovò.

«Certo che lo siamo. Migliori amici» rispose.

Remus giocherellò con il bracciolo della poltroncina.

«Allora per quale motivo sono venuto a conoscenza di questo tuo sospetto nei miei confronti solo stamane - e da Dora, anziché da te?» s'informò.

La sua voce era sempre pacata e tranquilla, ma Sirius conosceva abbastanza l'amico da sapere che in quel momento si sarebbe potuto dire tutto di lui, tranne che fosse rilassato come invece voleva far credere. L'Animagus non dubitava del fatto che se Remus fosse stato appena un po' più in carne, sarebbe stato impossibile notare la tensione dei muscoli - pronti a scattare al minimo passo falso.

Deglutì. Non aveva paura di Remus. Non nel senso letterale del termine, almeno. Ma sarebbe stato uno stupido a sottovalutare quei segnali.

«Non ho mai parlato di un sospetto concreto, nei tuoi confronti» disse cauto.

«E di cosa si tratta, allora? Temi forse che una di queste notti potrei decidere di vedere in te un allegro spuntino di mezzanotte, piuttosto che uno dei miei più cari - se non unici - amici?» replicò Remus incrociando le braccia al petto, un sopracciglio inarcato.

Sirius sgranò gli occhi.

«Cosa? No! Non penserei mai una cosa del genere!» rispose, scioccato.

Il mannaro allargò le braccia, confuso.

«Allora cosa, Sirius? Ho fatto per caso qualcosa che ti ha indotto a credere che io sia un pericolo per te o per gli altri - più del solito?» precisò, la voce che aveva perso un po' della sua pacatezza.   

Sirius scosse il capo più volte.

«Certo che no, Remus. E' solo che tutto questo casino con Regulus, quello che è accaduto dopo Natale... E anche prima! Ti ho visto contro Greyback! Non...».

L'Animagus sbuffò e si passò una mano tra i capelli scuri, cercando le parole per esprimere chiaramente il groviglio intricato che in quel momento erano i suoi pensieri.

«Voglio dire... Non ti ho mai visto... Nessuno di noi ti ha mai visto... Hai affrontato quel pazzo faccia a faccia, e questo è grandioso, certo! Era una cosa che avevi tutto il diritto di fare, e che hai fatto egregiamente. Ma... Non so nemmeno come spiegarlo... Non puoi negare che le tue azioni si prestino ad un fraintendimento, Remus» sbottò alla fine, prendendo posto nella poltroncina di fronte a Remus e fissandolo.

Il mannaro gli restituì lo sguardo, confuso.

«Che vuoi dire, scusa? Come può quello che ho fatto essere frainteso?!».

Sirius sospirò, abbandonandosi contro lo schienale della poltroncina.

«Senti, è sempre stato difficile inquadrarti, sin dall'inizio. Sei riservato, hai un controllo ferreo - ed invidiabile, lasciatelo dire - di te stesso e dei tuoi istinti, sei intelligente... E hai questa tendenza a nascondere le cose da coloro che ti circondano. Ora, se non fossimo in guerra non ci sarebbe assolutamente nulla di sbagliato, in questo. Chi potrebbe mai giudicare quelle che potrebbero essere le tue motivazioni? Ma il problema è che siamo in guerra, Remus. Nascondere delle cose porta ad apparire sospetti» disse.

Remus non parlò subito.

«Sai bene perché nascondo la mia natura...» iniziò cauto.

Ma Sirius lo interruppe, alzando le braccia al cielo in un gesto di stizza.

«Per Merlino, non è quello che intendo!»

«Allora spiegati! Perché al momento non sto capendo affatto per quale motivo tu dovresti sospettarmi di Merlino sa cosa!» esclamò Remus spazientito.

L'Animagus fissò per qualche minuto il soffitto della Stanza delle Necessità, in silenzio.

«Tu nascondi periodicamente delle cose a chiunque ti circonda, Remus. E non parlo della tua condizione, perché quella hai tutto il diritto - e i motivi - di volerla tenere per te. Mi riferisco ad altre cose! Non hai voluto far parola a Silente e ai tuoi genitori delle minacce di Greyback, non hai voluto menzionarci della tua decisione di entrare a far parte dell'Ordine, non hai voluto dirci nulla della tua scelta di affrontare Greyback... Dannazione, non hai voluto dirci neanche che avevi iniziato a frequentare Tonks! Mia cugina!» sbottò infervorato, tornando a guardare l'amico. «Quali altre cose tieni ancora nascoste, Lunastorta?».

Si passò una mano sugli occhi chiari.

«Ripeto, se la situazione non fosse un tale casino probabilmente non baderei minimamente a queste cose, ma il fatto è che rischiamo tutti quanti la pelle. E in una situazione del genere io devo essere assolutamente certo di potermi fidare di coloro che ho affianco. E tu... Beh, comportandoti così non ispiri certo molta fiducia. Per quanto riguarda quello che è accaduto quella notte nella radura... Non posso negare che non sono riuscito a riconoscere il mio amico. Sembravi... Non so... Diverso, Remus. Posso anche giurartelo, se vuoi, ma ad un certo punto - poco prima che Greyback ti lasciasse quel bel ricordino che hai sulla spalla - ho visto il lupo prendere il sopravvento. E non lo negherò: questo mi ha spaventato a morte» ammise.

La stanza piombò in un silenzio fragoroso, mentre i due amici si fissavano negli occhi.

Remus alla fine si alzò, e incapace di stare fermo, iniziò a camminare avanti e indietro.

Aprì e richiuse la bocca diverse volte, quasi che ripensasse continuamente a quello che voleva dire.

«Non... Non posso negare che è quello che è successo, Sirius» ammise alla fine, fermandosi e passandosi una mano tra i capelli. «Quella notte, quando Greyback mi ha inchiodato a terra... Una parte di me, quella non umana, ha seriamente preso in considerazione l'idea di ascoltare quello che mi diceva. C'è stato un momento - un solo lunghissimo momento - in cui la prospettiva di seguirlo è stata incredibilmente allettante. Il lupo voleva -  io volevo - seguirlo. Poi però ho sentito Dora».

Esitò, indeciso su come continuare.

«Non so cos'abbia detto, non lo ricordo. Fatto sta che l'ho sentita, Sirius. E così ha fatto il lupo. E... Non so come spiegartelo, perché tutt'ora non so spiegarlo nemmeno a me stesso, ma in quel momento ho capito che le parole di Fenrir non erano altro che questo: parole. Ho capito che non avevo bisogno di unirmi a nessun altro branco, perché io ne avevo già uno. Io avevo Dora, James, te... Voi eravate - e siete - il mio branco, e abbandonarvi per seguire Greyback... Non ho potuto accettarlo. Ha prevalso l'istinto del lupo sopra a quello dell'essere umano, è vero».

Si guardò intorno, senza tuttavia soffermarsi su nulla.

«Ma il problema principale non è quella notte, vero? Il problema principale sono i segreti. E' questo che a te non va giù: che io abbia avuto dei segreti con voi. Temi che io sia esattamente come Peter».

Dire finalmente quel nome - nuovamente ad alta voce - fece uno strano effetto. Come sentire una brutta parola, per anni vietata.

Sirius esitò a sua volta, poi annuì.

«Sì» confessò.

Remus fece un profondo respiro, tornando a sedersi.

«Posso provare a spiegarmi, oppure niente di quello che dirò ti farà cambiare idea?».

Sirius non rispose subito.

«Quando io feci tu-sai-cosa, tu mi concedesti il beneficio del dubbio. Mi concedesti di spiegare le mie azioni. Penso ti sia meritato il diritto di avere la medesima possibilità» mormorò.

Remus annuì riconoscente.

«Dici che ho mantenuto dei segreti. Ebbene, non negherò nemmeno questo. L'ho fatto. Ma mai per mancanza di fiducia o per secondi fini, voglio che questo sia chiaro. Non ritengo necessario spiegare nuovamente il motivo per cui non ho rivelato ai miei delle minacce di Greyback, ma posso dirti perché non l'ho fatto con Silente: perché l'avrebbe sicuramente portato a decidere di affidare a membri dell'Ordine il compito di impedire a Fenrir di portare a compimento il suo proposito - esponendoli così a rischi a mio avviso inutili. Oppure avrebbe potuto decidere di affidare loro il compito di sorvegliarmi, così da poter intervenire in caso di bisogno. In entrambi i casi le forze dell'Ordine sarebbero state dimezzate, e come tu giustamente hai ricordato più volte, siamo in guerra; e nessuno può permettersi di mettere in pericolo altre persone, se può impedirlo. So per certo che tu definiresti i miei motivi schifosamente nobili, ma io preferisco ribattezzarli puramente logistici».

Sirius non disse nulla, così il licantropo continuò.

«Non vi ho parlato della mia decisione di entrare a far parte dell'Ordine. Vero anche questo, e ne ho già espresso i motivi: mi era stato detto di no, all'epoca, e nessuno di voi mostrava il benché minimo interesse in esso. Non volevo, quindi, che vi sentiste in obbligo di seguirmi anche in questo, così come avevate fatto nelle mie trasformazioni»

«Non è mai stato un obbligo, Remus! Siamo tuoi amici, dannazione!» lo interruppe l'Animagus, sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona su cui era seduto.

Remus sorrise debolmente.

«E di questo non potrò mai esservi grato a sufficienza. Ma onestamente, pensi davvero che avrei chiesto ai miei amici di rischiare le loro vite per me, di nuovo? Credi che la prima volta non avrei cercato di fermarvi, se avessi saputo della vostra decisione di diventare Animagi?».

Sirius aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse immediatamente. Conosceva abbastanza bene Remus da sapere che era esattamente quello che avrebbe fatto...

«Per quanto riguarda la decisione di affrontare Greyback e quella di non dire nulla di me e Dora... Beh, sono strettamente collegate. Avevo deciso, effettivamente, di non coinvolgervi nella mia lotta contro Fenrir. E sempre per lo stesso motivo: non volevo che rischiaste la vita per me. Se vi avessi detto che avevo iniziato una relazione con Dora, inevitabilmente avreste capito che avevo deciso di fare qualcosa affinché Greyback non interferisse in essa. Mi avreste sommerso di domande, e alla fine avreste scoperto la mia decisione - decidendo a vostra volta di unirvi a me nello scontro» sospirò. «Tuttavia quello era il mio proposito iniziale. Ma la lunga chiacchierata avuta con Silente quel giorno mi portò a cambiare idea. Ricordi che - poco prima dell'annuncio dell'arrivo dei funzionari del Ministero - accennai al dovervi dire qualcosa?».

Sirius tornò con la mente a quella sera - una cosa non molto difficile da fare, dato che molto probabilmente non avrebbe mai dimenticato quelle terribili ore.

«Effettivamente... Dicesti che non appena avremmo avuto un momento, ci avresti parlato di qualcosa che avevi deciso di fare» ammise piano, fissando l'amico con gli occhi sgranati.

Remus annuì nuovamente.

«Vi avrei detto ogni cosa, ma l'improvvisa visita di Greyback ha reso del tutto superflua la nostra chiacchierata...».  

Si appoggiò a sua volta contro lo schienale della poltrona.

«E questo è quanto. Da allora non vi ho più taciuto nulla. Sei libero di credermi o meno. Non farei mai nulla che possa mettere in pericolo te e gli altri. Siete la mia famiglia» confessò piano.

Di nuovo, nella stanza calò il silenzio.

Sirius giocherellò distrattamente con la propria divisa per un po', e alla fine tornò a fissare il soffitto.

«Come siamo arrivati a questo? Eravamo inseparabili. Tutti e quattro. Ora Codaliscia è chissà dove, e noi due non facciamo altro che scontrarci. La discussione sulla Torre di Astronomia, la rissa dopo l'arrivo di Andromeda e Ted... Persino tu e James siete quasi venuti alle mani, dopo Natale! E adesso abbiamo iniziato a sospettare gli uni degli altri; abbiamo iniziato a chiederci se uno di noi è un altro traditore... Che cosa ci è successo, Rem?» sospirò.

Il licantropo scosse il capo lentamente, concentrandosi sulle proprie scarpe.

«Non lo so, Sir. Vorrei poter dire il contrario, ma non posso» sospirò. «Forse la verità è che, semplicemente, siamo cresciuti. Magari la nostra è una di quelle amicizie destinate a concludersi con la fine della scuola. Non tutte le amicizie durano per sempre, in fondo. Guarda solo Piton e Lily».

Sirius gli scoccò un'occhiataccia.

«Che c'entra ora Mocciousus?» chiese.

«Lui e Lily erano amici già prima di venire a Hogwarts, non puoi averlo dimenticato. Per anni lei lo ha difeso contro i vostri scherzi. E poi un giorno, tutto è andato in pezzi».

Sirius sgranò gli occhi.

«L'ha chiamata Mezzosangue!» gli ricordò.

Remus sospirò.

«E' esattamente quello che stavo dicendo, Felpato: un'amicizia apparentemente destinata a durare per sempre, rovinata da un'unica azione sbagliata. L'unica differenza con noi è che le azioni sbagliate sono state molteplici. Prima fra tutte... Prima fra tutte quello che è accaduto con Piton» mormorò, fissando l'Animagus, che gli restituì lo sguardo. «Quello è stato l'inizio, Sirius. La prima avvisaglia che qualcosa non andava».

Si passò una mano sugli occhi.

«Ti ho odiato, sai? Per la prima volta, da quando ci siamo conosciuti, ti ho odiato davvero. E sai perché? Perché avevi intenzione di usarmi come arma. Perché, quando hai deciso di fare quel brillante scherzo a Piton, non hai pensato a me come il tuo amico, ma come il lupo mannaro che poteva sporcarsi le mani al posto tuo».

Di nuovo, Sirius sgranò gli occhi.

«Non è assolutamente vero!» obbiettò.

Remus gli scoccò un'occhiataccia.

«Ah, no? E per quale motivo hai deciso di mandarlo alla Stamberga Strillante proprio durante una luna piena? Se il tuo scopo era solo quello di fargli dare una lezione dal Platano Picchiatore, per quale motivo non hai scelto una normalissima notte di, che so, luna nuova?» gli chiese, con tono ferito.

Sirius non rispose, ma per Remus fu una risposta più che sufficiente.

«Credevo mi avessi perdonato» mormorò l'Animagus dopo un po'.

Remus si lasciò sfuggire una risatina tutt'altro che allegra.

«Alla fine l'ho fatto, non è vero? E sai perché, nonostante tutto, decisi di "passare sopra" a quanto avevi fatto? Per lo stesso motivo per cui non potrei mai farti del male coscienziosamente: sei la mia famiglia. Forse lo sei addirittura più di quanto lo sia Jamie» ammise con enorme fatica. «E' che... Siamo simili, in qualche modo, noi due. Entrambi dobbiamo ogni giorno dimostrare che siamo diversi da quelli come noi. Tu sei un Black: la gente si aspetta sempre il peggio, da parte tua. Si aspetta che tu li uccida, li torturi per il puro gusto di sentirli urlare. Ti vedono e si preparano ad essere giudicati come persone inferiori. Non importa quante buone azioni compi, quante volte ti dimostri un amico leale e una brava persona. Basta un solo sbaglio, e tutti ti giudicheranno in base a quello. E la stessa cosa vale per me. Hai visto anche tu Moody, la notte che siamo entrati a far parte dell'Ordine. Hai sentito anche tu i sussurri, hai letto la diffidenza nei nostri confronti...».

Sorrise triste.

«Come potevo dunque essere io quello che ti avrebbe negato il perdono?» concluse.

Sirius, rimasto zitto per tutto il tempo, parve riscuotersi.

«Io... Io penso che tu abbia ragione ancora una volta. La colpa di tutto questo è di entrambi. Se si è creata una crepa nella nostra amicizia è a causa nostra. In questi ultimi anni ci siamo comportati esattamente come gli altri si aspettano che quelli come noi si comportino. Ci siamo lasciati influenzare da pregiudizi e ci siamo dimenticati di essere più di semplici compagni» esalò, serrando brevemente gli occhi. «Ho fatto esattamente quello che quel pazzo di mio padre aveva previsto: ho iniziato a dubitare di te più di chiunque altro a causa della tua maledizione, dicendomi che eri per natura portato a mentire. E in tutto questo non mi sono reso conto di star comportandomi esattamente come i membri di quella famiglia che tanto disprezzo...».

Si prese il viso tra le mani, e non parlò più.

I minuti passarono dolorosamente lenti, finché Sirius non si alzò in piedi e tese una mano a Remus.

«Credo che io ti debba delle scuse. Di nuovo» mormorò, gli occhi lucidi.

Il licantropo fissò brevemente la mano dell'Animagus, poi l'afferrò e strinse l'amico in un abbraccio fraterno. 

«E io ne devo a te, Felpato» rispose.

Si separarono, e Sirius strinse significativamente la spalla di Remus.

«Siamo due idioti, non è vero?» chiese, la voce percorsa da un tremito.

Il mannaro sorrise, imitando il gesto dell'Animagus.

«E della peggior specie».

Sirius si allontanò di qualche passo, cercando di riacquistare - almeno in parte - la propria compostezza.

«Devo andare a Babbanologia. Ci vediamo a Difesa, okay?» disse, raccogliendo la propria borsa di libri.

Remus annuì.

«Certo».

Sirius era già alla porta, quando Remus lo richiamò.

«Ehi, Sirius...»

«Cosa?»

«So già che me ne pentirò, ma se... Se dovessi sentire il bisogno di sfogarti un po' in seguito a questa nostra chiacchierata... Ecco, sappi solo che non ti fermerò. Anzi, a dirla tutta, penso proprio di avere una terribile congiuntivite. Non vedrei uno scherzo nemmeno se venisse fatto proprio sotto al mio naso...».

E quasi a voler avvalorare le sue parole, iniziò a strofinarsi con aria sofferente gli occhi.

Sirius sorrise.

«Grazie, Lunastorta».

[*]

Il professor Kattleburn diede un ultimo sguardo ai ragazzi seduti davanti a lui - la metà della quale era ancora impegnata a copiare quanto aveva scritto sulla lavagna.

«E con questo si conclude il nostro approfondimento. Pur ritenendolo superfluo, mi sento in obbligo di ricordarvi che i draghi - oltre ad essere probabilmente le più celebri creature magiche del nostro mondo - sono estremamente pericolosi, e che per nessuna ragione dovete avvicinarne uno, a meno che non siate maghi e streghe molti capaci ed addestrati. Le conseguenze di una condotta tanto sconsiderata sarebbero molteplici e, vi assicuro, decisamente poco piacevoli. Ritengo inoltre inutile ricordarvi che le uova di drago sono considerate Beni Non Commerciabili di Classe A, e che possederne uno vi porterebbe ad avere diversi problemi con l'Ufficio per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche».

Con un colpo di bacchetta cancellò la lavagna, rivolgendosi poi nuovamente agli studenti davanti a sé.

«Per domani voglio un saggio di almeno due pergamene sulle dieci razze di draghi conosciute, con particolare approfondimento dei molteplici usi che il nostro mondo fa di queste creature mentre esse sono ancora in vita e al momento della loro morte. Sangue, cuore, pelle... Ogni cosa. Potter? So che la mia materia non rientra nel tuo percorso di studi, ma hai scelto di seguire questo approfondimento, e quindi mi aspetto di vedere anche il tuo saggio, domani».

James si tolse gli occhiali e si strofinò vigorosamente gli occhi con uno sbuffo. Come se non avesse già abbastanza cose a cui pensare, in quel momento...

Raccolse i suoi libri e uscì dalla classe, sperando che ai due amici le cose andassero meglio.

[*]

Sirius Black prese ancora qualche vago appunto di quanto il professore diceva - giusto per non essere richiamato. In realtà non aveva molta voglia di seguire la lezione, quel giorno. La sua mente era altrove, concentrata sul fratello e sul cuore a cuore avuto al rifugio con Remus poco più di un'ora prima. Si sentiva davvero un idiota per aver creduto anche solo per un istante che l'amico potesse rivelarsi un secondo Peter Minus...

Sospirò. Aveva rischiato di rovinare la loro amicizia per sempre, e per cosa? Per le parole cariche di veleno di un padre che aveva odiato - e che l'aveva odiato -  sin da quando aveva memoria. E cosa peggiore di tutte, per giorni - addirittura settimane - aveva messo quasi in secondo piano la sua preoccupazione per Regulus nel disperato tentativo di capire se i suoi sospetti nei confronti dell'amico fossero fondati...

Il professore smise di parlare, e Sirius si costrinse a tornare a concentrasi su di lui.

Il mago li studiò uno per uno, un'espressione allegra sul volto rugoso.

«Prima di lasciarvi al proseguimento della vostra giornata vi chiedo di svolgermi, per domani, un saggio sulla capacità dei Babbani di vivere senza la magia e sui possibili incantesimi che potrebbero rivelarsi loro utili per migliorare il proprio stile di vita». 

Sirius sbatté significativamente la testa sul banco.

Quando aveva deciso di seguire quella materia - puramente per infastidire ulteriormente la propria famiglia - non aveva minimamente immaginato che un giorno avrebbe dovuto cercare un modo magico per rendere più semplice la vita di persone che non dovevano scoprire dell'esistenza della magia. Che senso poteva avere insegnare - in quale modo ancora gli sfuggiva - ad un Babbano che poteva ritrovare le proprie chiavi usando un semplice Incantesimo d'Appello, se poi si sarebbe dovuto cancellare la sua memoria affinché si dimenticasse di aver sentito parlare di incantesimi e magie?

La Tassorosso seduta davanti all'Animagus alzò la mano.

«Sì, signorina Dastick?» chiese il professore.

«Crede che il saggio potrebbe avere una lunghezza minima di tre pergamene? Credo di aver molto da dire» trillò la ragazza.

«Non vedo perché no, signorina Dastick. Anzi, sono convinto che sia davvero un'ottima idea!»replicò  il professore allegramente.

Non visto, Sirius puntò la propria bacchetta verso la compagna, che improvvisamente si ritrovò sulle guance una serie di pustole unite a formare la parola: "Demente”.

[*]

«Avrei davvero voluto esserci, Felpato» sghignazzò James.

Si fece pensieroso.

«Anzi, no. Significherebbe avere anche il saggio di Babbanologia, oltre che quello di Creature Magiche...» si corresse.

Sirius emise un flebile gemito.

«Non ricordarmelo! Sai che sto ancora cercando di trovare un senso a quel compito? Non sai che darei per fare il tuo saggio sui draghi...» sbuffò, abbandonandosi sul proprio banco in fondo all'aula di Difesa Contro le Arti Oscure.

James sbuffò a sua volta.

«Te lo lascerei fare volentieri. Non ho alcuna voglia di trascorrere tutta la notte in biblioteca...».

I due rimasero in silenzio per un po', poi James si schiarì piano la voce, indicando con un cenno del capo Remus - seduto qualche banco più avanti e completamente preso dalla lezione.

«Senti, penso che tu e Lunastorta dovreste seriamente fare due chiacchiere a proposito di...»

«Già fatto» lo interruppe Sirius, scoccando a sua volta una rapida occhiata al licantropo. «Subito dopo che te ne sei andato per seguire la lezione di Kattleburn».

L'Animagus raccontò velocemente a James della conversazione avuta qualche ora prima con il loro amico, stando ben attento che nessuno - professore compreso - sentisse.

«Non nego che la cosa mi faccia molto piacere. La situazione iniziava ad essere davvero invivibile...» sussurrò James, sollevato.

«Sembra che i vostri compagni abbiano un bel po' da dire riguardo agli Alpen... Non è così Potter? Black?».

La voce del professore li fece sobbalzare entrambi.

«Ehm...» iniziò James, guardandosi intorno imbarazzato.

Tutta la classe aveva gli occhi puntati su di loro.

«Veramente, ecco...» gli fece eco Sirius, deglutendo davanti allo sguardo del professore.

Quest'ultimo sospirò rassegnato, scuotendo il capo.

«Lupin, vuoi essere così gentile da aiutare i tuoi amici, dicendo loro cosa sono gli Alpen?» chiese poi, puntando la sua attenzione sul terzo Malandrino - apparentemente perso a sua volta in chissà quali pensieri.

Il mannaro si riscosse.

«Gli Alpen? Credo... Credo siano creature oscure degli incubi originarie della Germania» rispose dopo qualche istante.

Il professore annuì soddisfatto.

«Esattamente. Dieci punti a Grifondoro».

Il mago guardò la classe, per controllare che questa volta tutti fossero attenti.

«Gli Alpen, come accennato dal vostro compagno, sono creature degli incubi - solitamente maschi - che sembrano nutrire una particolare passione nel tormentare i sogni delle donne».

Un brusio terrorizzato percorse la parte femminile della classe, ma il professore lo mise a tacere continuando la sua spiegazione.

«E' bene però precisare che un Alp è particolarmente pericoloso solo se si presenta in forma fisica - di solito prediligendo quella di un parente deceduto recentemente o quella di un vero e proprio demone. Gli Alpen erano molto diffusi durante il Medioevo, epoca in cui apparivano prevalentemente sotto forma di animali: gatti, maiali, uccelli, e molti altri».

«Come si poteva essere certi che si trattasse di un Alp, allora? Non poteva essere un semplice animale?» chiese James, curioso.

Il professore annuì nuovamente, compiaciuto.

«Un'ottima osservazione, Potter. Era possibile distinguerli dai comuni animali perché - anche nella forma animale - queste creature portavano sempre un cappello» spiegò, facendo comparire sulla lavagna alle sue spalle un'illustrazione di un lupo con una bizzarra bombetta, che fece ridacchiare alcuni Corvonero.

Il mago non vi fece caso.

«Pur essendo una creatura oscura pericolosa, difficilmente un Alp arriva ad uccidere le proprie vittime, essendo esso dotato di un atteggiamento valoroso» precisò invece.

«Allora in che modo un Alp è pericoloso?» chiese Sirius.

«L’Alp, Black, sfrutta la propria capacità di trasformarsi per assumere la forma di una farfalla, riuscendo in questo modo a penetrare nelle camere da letto delle sue vittime mentre queste dormono. Una volta che si trova in presenza del dormiente, l'Alp ne succhia il sangue, posandosi sul suo dorso».

«Come i vampiri?» chiese Lily, interessata.

L'anziano professore annuì un'ultima volta.

«Esattamente. Molto spesso un Alp e un vampiro vengono erroneamente creduti la medesima creatura. Ma tra essi vi è una significativa differenza: gli Alpen non dipendono dal nutrimento che il sangue gli porta, a differenza dei vampiri. Con questo termina la lezione di oggi. Non vi assegnerò compiti, poiché l’argomento è ancora agli inizi, e chiedervi di scrivere un saggio significherebbe incoraggiarvi a copiare parola per parola quanto riportato sul vostro libro di testo. Dubito, infatti, che siate già nelle condizioni di poter essere esaustivi senza l'ausilio di esso» disse il mago alla fine, mentre gli studenti si alzavano e iniziavano a riporre i loro appunti e i loro libri.

La classe sospirò di sollievo.

[*]

«Meno male che almeno per Difesa non abbiamo nulla da fare...» mormorò James, lanciando un'occhiata rassegnata alla vecchia copia di "Animali Fantastici e Dove Trovarli" di Remus.

«Già. Altrimenti a quest'ora starei già pregando la stella da cui prendo il nome affinché mi conceda la grazia di farmi ammalare di Spruzzolosi» borbottò Sirius sullo stesso tono, adocchiando "Vita Domestica e Abitudini Sociali dei Babbani Inglesi" - la cui copertina portava ancora i segni di quando, l'anno prima, l'Animagus aveva cercato di convincere il professore di non aver potuto fare i propri compiti perché un misterioso cane nero gli aveva strappato il libro dalle mani.

Remus ridacchiò da dietro il suo libro di Difesa Contro le Arti Oscure.

«Continuare a lamentarvi non vi aiuterà a finire quei saggi, sapete?» disse, girando la pagina con aria divertita.

James gli scoccò un'occhiataccia.

«Pensi di darci una mano, Lunastorta, o aspetti che ti imploriamo in ginocchio?».

Remus chiuse il libro e fissò gli amici - seduti sul tappeto davanti al camino della sala comune - con finta aria pensierosa.

«Hmm... Ammetto che la seconda opzione non suona affatto male...» ghignò.

«Te lo scordi che io mi metta in ginocchio per te, Lupin» ringhiò Sirius, gli occhi ridotti a due fessure.

«Lo stesso vale per me. Se c'è qualcuno per cui mi metterò mai in ginocchio sarà Lily Evans» gli fece eco James.

Remus sospirò rassegnato.

«Dovreste farveli da soli...»

«Ma…?» lo incitò Sirius.

«Ma credo che non sarebbe molto... Amichevole, da parte mia, abbandonarvi a voi stessi» concluse il licantropo.

I due Animagi si esibirono in un sorriso smagliante.

«Sia chiaro che questa è un'occasione eccezionale! E non pensate minimamente che sia io a scrivere i vostri saggi! Io vi troverò soltanto i libri. Al massimo correggerò quello che scriverete, ma per il resto…» precisò il mannaro, ma i due amici non diedero segno di averlo sentito.

«Oh, grazie Rem!» esclamarono, alzandosi in piedi e buttandosi - letteralmente - sull'amico per manifestare fisicamente la loro gratitudine.

«Ehi, giù quelle zampacce! Sono fidanzato!».

 

 

****Note dell'autrice****
"Il capitolo maledetto", ecco come dovrei chiamare questo capitolo. Ve lo posso giurare, non ha fatto che crearmi problemi ç_ç
Dimenticavo quello che dovevo scrivere ogni volta che aprivo il documento Word per "aggiornarlo", la pagina internet si riavviava ogni volta che tentavo di caricarlo (sei volte solo oggi, questa è la settima "-.-), comparivano (nonostante il controllo minuzioso) errori di battitura e grammaticali... Un autentico incubo! O.o
Ammetto che è venuto più lungo (molto più lungo) dell'originale, cosa di cui non mi dispiace affatto. "Perché è più lungo?" potreste chiedervi (o probabilmente no, chi sono io per saperlo?)
Risposta: volevo inserire - da qualche parte - quelli che io reputo i più grandi "Missing Moments" dell'amicizia tra Remus e Sirius.
Momenti che avrei tantissimo voluto leggere nei libri e che avrei voluto vedere - in qualche modo - nei film (dato che nel corso degli anni si è stati capaci di inventare alcune scene bellissime ma a volte anche alcune prive del minimo significato *coff coff* Attacco alla Tana *coff coff*).
1) La reazione di Remus allo "scherzo" di Sirius nei confronti di Piton (e il motivo per cui l'Animagus non abbia pensato minimamente alle conseguenze che l'amico avrebbe potuto dover affrontare - oltre a quelle che ha dovuto effettivamente affrontare - in seguito al suo gesto); 
2) Il motivo (o i motivi) per cui Sirius, a un certo punto, abbia iniziato a sospettare che Remus fosse una spia, decidendo di riporre la sua più completa fiducia in Peter. Perché se da un lato posso benissimo capire che Sirius ritenesse Peter troppo poco sveglio e troppo poco coraggioso per essere una spia, dall'altro non capisco per quale motivo abbia così facilmente pensato che suddetta spia potesse essere Remus.
Che Sirius alla fine si sia lasciato influenzare dai pregiudizi della sua famiglia, non volendosi fidare di un lupo mannaro? Che il gesto di Sirius abbia reso "più semplice" per Remus credere al suo tradimento? Chissà!
Questi argomenti non sono mai stati approfonditi, all'interno della saga, lasciando noi poveri lettori con niente più che supposizioni.
Beh, penso di aver "sproloquiato" fin troppo, per oggi.
♥lady
   
 
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