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Autore: Gundam Girl    25/01/2006    2 recensioni
Spike sapeva che non c’era niente da guadagnare guardando Julia più di una volta. Era un demone con le sembianze di un angelo…ed era del suo migliore amico Vicious. Ambientata prima della serie, una fic che racconta il passato di Spike.
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Julia, Spike Spiegel, Vicious
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Part Fifteen: Love Never Ever Fades Away

Part Fifteen: Love Never Ever Fades Away

Spike uscì dal palazzo dove abitava Julia con un sentimento che non riusciva a definire. Una parte di esso era allegria; stava per uscirne fuori, Julia stava venendo con lui, entrambi sarebbero stati liberi dalle catene con cui l’organizzazione li aveva intrappolati.

E allora vide Vicious camminare lungo il marciapiede, lontano dalla sua auto nera, verso il luogo da cui lui era appena uscito. E capì l’altra parte della sua sensazione – Disprezzo.

Disprezzo perchè doveva farlo, doveva tradire l’unica famiglia che avesse mai avuto, fuggire con la donna che amava…tutto per colpa di quest’uomo che li avrebbe uccisi per placare la sua ira invece di lasciare che si amassero in pace.

"Spike," esclamò Vicious, la voce che non tradiva alcuna emozione. Spike sorrise, non perchè era felice di vedere il suo vecchio amico, ma perchè una parte di lui voleva che lui andasse avanti e smascherasse tutto l’odio che provava per lui. "Hai visto Julia?"

"Le ho mostrato il mio occhio," mentì Spike. "Prima mi aveva detto che voleva vederlo senza la benda."

Stando in piedi davanti a lui, Vicious osservò attentamente l’occhio di Spike. Aveva smesso di piovere, dando loro una tregua, ma lui sospettava che sarebbe stata breve. "Sembra perfetto, ma se fosse un pò più scuro..."

In passato, Spike si sarebbe compiaciuto del fatto che Vicious aveva notato la sottile differenza. Gli avrebbe fatto pensare che l’uomo dai capelli chiari fosse davvero un buon amico. Adesso capiva che Vicious lo stava solo esaminando come si esamina un nemico. "Bè, mi tengo quello che mi capita," fu tutto quello che Spike disse. "Anche tu stai andando a fare visita a Julia, ora?"

"Sì. Finalmente ho una missione per lei." Gli occhi di Vicious si strinsero appena, quando lo sguardo di Spike s’indurì. "Non preoccuparti, non sarà niente di pericoloso, per lei. Credo anche che se la caverà piuttosto bene."

"E’ molto abile," convenne Spike. "La prenderà molto seriamente."

"Credi che vorrà farlo?"

Spike dovette dominare la sua espressione rendendola assorta. "Credo…che voglia solo essere felice."

Vicious si concesse di sorridere. Ma la curva delle sue labbra era fredda, e Spike pensò che se avesse toccato Vicious in quel momento, avrebbe sentito il brivido dell’acqua gelida che sembrava scorrere nelle vene di Vicious al posto di sangue caldo. "Allora me l’hai appena confermato. Ci vediamo domani mattina."

"Sì," rispose Spike a bassa voce. Che cosa aveva voluto dire, Vicious, esattamente? "Ci sarò. Metterò su il migliore dei miei show."

I due uomini continuarono a camminare, e quando passarono l’uno accanto all’altro, fianco a fianco, fu come se il tempo si fermasse per un secondo. E seppe che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Vicious.

Ma non guardarono mai indietro.

o0o

Il suono dei passi di Vicious era come un metronomo, e teneva il ritmo del destino. Destino che si avvicinava sempre di più a Julia, mentre lui saliva le scale che portavano al suo appartamento.

Julia non poteva sentirlo, non poteva sentire niente, se non i pensieri che si affollavano nella sua testa. Aveva l’indirizzo che Spike le aveva dato ancora stretto tra le dita, che tremavano leggermente. Era seduta al tavolo davanti alla finestra, aspettando che il cielo si aprisse nuovamente e inzuppasse Tharsis con la sua potenza.

Era persa dietro un velo di illusioni felici che sperava fervidamente diventassero presto realtà. Forse se lo desiderava abbastanza fortemente, non avrebbe nemmeno avuto bisogno dell’aiuto di una fata madrina. Ma la parte pessimista della sua mente le disse che ci sarebbe voluto molto più di una magia per farle avere una vita felice con Spike.

Così persa dietro questo velo e questi pensieri, Julia non si rese conto che la porta si era aperta. Fu solo quando sentì la fredda pressione della bocca di una pistola sulla sua testa che capì che era entrato qualcuno. Comunque, aveva intuito che in qualche modo sarebbe accaduto. E non ebbe alcun bisogno di guardare quello che sarebbe stato il suo assassino.

"Hai intenzione di tradirmi?" furono le gelide parole pronunciate dall’uomo ugualmente gelido. "Pensavi davvero di fuggire?" Un tocco d’ira si aggiunse alla sua voce, rinforzando le sillabe.

Il panico si impadronì di Julia, e il suo nome uscì disperatamente dalle sue labbra. "Vicious…" Sentì che i suoi occhi non erano su di lei, ma sull’indirizzo che aveva tra le mani. La frangia le ricadde sugli occhi, nascondendogli i suoi sentimenti. Perchè la risposta era un sì; aveva cominciato a credere…

"Continua a sognare, Julia," le consigliò lentamente. "Non accadrà mai." Come lei avrebbe reagito, non riusciva a non chiederselo, se le avesse detto che Spike se n’era appena andato senza saperlo.

"Credo…che voglia solo essere felice."

Se non fosse stato Vicious a renderla felice, allora non sarebbe stato nessun altro.

La calma avidità con cui aveva parlato la irritò abbastanza da farle alzare gli occhi preoccupati su di lui. "Hai intenzione di ucciderlo?" sussurrò.

"No." Vicious allontanò la pistola dalla sua testa e la pose sul tavolo vicino a lei. "Sarai tu a farlo per me."

Julia rimase senza fiato, e scivolò appena verso di lui, sperando silenziosamente che stesse mentendo. Sarebbe stata la prima menzogna che avrebbe bene accolto da questo demone. La paura attanagliò il suo cuore e aumentò ancora di più.

Vicious le sorrise, un sorriso pieno della vittoria che era sicuro che avrebbe ottenuto. Nel suo abito nero e la lunga sciarpa, sembrava stranamente un predicatore, uno che venerava il diavolo, piuttosto che Dio. "O lo uccidi," le disse, "o morirete entrambi. Queste sono le tue uniche possibilità. Volevi una missione," le ricordò crudelmente. "E finalmente te ne ho affidata una."

Si allontanò da lei, il sorriso fermo al suo posto, andando verso la porta. Prima che se ne andasse, Julia si voltò impetuosamente verso di lui. "Che cosa ci guadagni da tutto questo, Vicious!" La purezza nella sua voce era come aria fresca nell’ossigeno stantìo della stanza.

Vicious si fermò. "Penso che conosci già la risposta. La domanda è cosa ci guadagno?"

Julia lo fissò, senza capire le sue parole.

"Devo dirtelo?" Un attimo prima di chiudersi la porta alle spalle, sussurrò una parola:

"Libertà."

Sola nel suo appartamento, Julia sentì i tuoni rimbombare sulla città. Un lampo squarciò il cielo e illuminò la stanza per un attimo, come una rivelazione.

E Julia aveva davvero ricevuto una rivelazione. Quando fu sicura che le sue gambe avrebbero funzionato correttamente, si alzò dalla sedia e andò alla finestra, stracciando il biglietto di Spike con le dita stranamente ferme. Raccolse i frammenti e aprì le mani.

Caddero come i pezzi del suo cuore spezzato sul freddo pavimento sottostante.

"Mi dispiace, Spike," mormorò alla pioggia. "Dovrai guardare il tuo sogno da solo."

o0o

La mattina seguente, gli agenti del Red Dragon si stavano riunendo nel luogo dove si sarebbe svolta l’operazione.

I primi ad arrivare furono Vicious, Shin, e Lin. C’era qualcosa che non andava. Normalmente, anche Spike in questo momento avrebbe dovuto essere lì, e solo i gemelli pensarono che fosse strano.

"Spike ha detto che sarebbe venuto, giusto, Vicious?" chiese Lin all’uomo silenzioso. Stava ancora pensando alle azioni di Spike del giorno prima. "La volontà degli—"

"Spike verrà," lo interruppe Vicious, la voce leggermente aspra. "Ma dovresti sapere che la partecipazione di Spike alle azioni del sindacato non hanno mai avuto a che fare con la volontà degli anziani."

Lin tacque, rispondendo all’espressione interrogativa del fratello con una del tutto identica.

Si fecero vedere altri membri, in piccoli gruppi per non attirare l’attenzione della gente al di fuori del perimetro. Shin stava per chiedersi a sua volta che fine avesse fatto Spike, quando il gruppo di uomini udì un suono familiare risuonare nell’aria.

Un mono-racer rosso stava volando verso il deposito di navi. Vicious sentì i gemelli rilassarsi e non riuscì a impedirsi di sorridere. Ma la sua felicità era causata da un sentimento del tutto ostile.

Il mono-racer virò proprio su di loro. L’espressione sul volto di molti agenti dava l’impressione che Spike potesse essere un esperto cavaliere, venuto a vincere la battaglia. Se c’era qualcuno del Red Dragon che incarnava la speranza, quello era Spike. E ora, come Achille, arrivava guidando il suo cocchio…

E allora il cocchio esplose, e il mono-racer scomparve, sostituito da sfere di fuoco e colonne di fumo nero. Pezzi di metallo cominciarono a piovere sugli agenti.

A quella vista, gli occhi di Vicious si indurirono.

Stando in piedi, davanti alla finestra del suo negozio, Annie si era portata la mano alla bocca, e l’esplosione nel cuore della città si rifletteva nel suo sguardo gentile.

Il volto di Mao Yenrai era oscurato da una colonna di fumo che si scorgeva perfettamente dal suo ufficio, dove Spike era stato con lui appena il giorno prima. La sua espressione non mostrava stupore, nè orrore…solo una feroce determinazione. Non riusciva a credere che il ragazzo di cui si era preso cura era morto.

Dal suo appartamento, Julia fissava I frammenti della nave che brillavano alla luce del sole mentre cadevano sulla città sottostante. Spike…In quale sciarada hai trasformato tutto questo.

Poco lontano dal cimitero di Tharsis, Spike pose il meccanismo che era in parte un telecomando, in parte un detonatore, nella tasca del suo impermeabile nero. Si fissava i piedi, mentre camminava. Se qualcuno lo avesse guardato, si sarebbe reso conto che era sospettosamente l’unica persona lì intorno che non stava osservando lo spettacolo in cielo.

Spike si fermò, sentendo che qualcuno stava frignando. Voltandosi, si accorse di essersi fermato davanti a un venditore di fiori. Ma il fioraio era solo un ragazzino, che non poteva avere più di nove o dieci anni. I suoi occhi erano grandi e terrorizzati, mentre erano fissi sull’incidente.

Spike sorrise. "Ehi."

Il ragazzo lanciò un grido, guardando quello che gli aveva rivolto la parola, respirando velocemente.

"Scusa, se ti ho spaventato, ragazzo." Spike quasi sorrise. Dopo tutto, era stato lui a spaventare il ragazzo con l’esplosione qualche minuto prima. "Ho bisogno di uno di quelli." Indicò un mazzo di rose rosse, i boccioli chiusi contro la pioggia che cadeva su di esse.

Il ragazzo lo fissò per un secondo, quindi sorrise con gioia. "Certo! Grazie." Prese il denaro di Spike e gli porse un mazzo con un entusiasmo che Spike aveva visto raramente, fino ad allora.

"Grazie a te." Si voltò e continuò la sua strada verso il cimitero. Lo raggiunse e rimase in piedi sul marciapiede pavimentato. Passò lievemente le dita sui petali vibranti dei fiori, sentendo la loro morbidezza e chiedendosi quanto ci avrebbe messo Julia a raggiungerlo. Non poteva pensare che stesse arrivando…lasciare il suo appartamento subito dopo la "morte" di Spike avrebbe creato troppi sospetti.

Sapeva, naturalmente, che l’incidente avrebbe causato problemi a Mao e al Clan del Red Dragon. L’ISSP avrebbe di certo cominciato a investigare prima del tramonto del sole. Vicious sarebbe stato furioso. Annie sarebbe rimasta sconvolta. E Shin e Lin si sarebbero sentiti abbandonati per un pò.

Le ore passavano. Per Spike andava bene; c’erano ancora alcune prima che il giorno giungesse al termine, e di certo Julia sarebbe arrivata presto. Si sedette sulla panchina dentro il cimitero, assicurandosi che il colletto dell’impermeabile fosse sollevato in modo da nascondergli il collo e il viso.

Era arrivato alla sua nona sigaretta da quando l’orologio della città aveva segnato le sei del pomeriggio. Diavolo, la donna lo stava rendendo nervoso. E gli stava procurando un cancro.

Alle otto, era bagnato fradicio. La pioggia aveva cominciato a colpirlo con rabbia feroce dalle sette. Aveva visto cinque auto dell’ISSP passare velocemente lungo la strada, e tre auto nere che dovevano appartenere sicuramente al Red Dragon. Era a corto di sigarette, e il suo accendino era troppo bagnato per funzionare.

Alle dieci meno un quarto, Spike era pronto a tornare al suo appartamento e a bussare alla porta, gridando il suo nome con voce delirante. Ma quando uscì dal cimitero, un’auto rossa si fermò davanti a lui.

Il cuore gli si frantumò. Julia…

Il finestrino più vicino a lui era abbassato, e Spike vide un uomo enorme che lo guardava. Era calvo in cima alla testa, ma aveva ancora una fitta barba nera sulla mascella che si curvava in alto sulle sue tempie e sotto i suoi zigomi. "Ehi." L’uomo fece uscire una mano dal finestrino e Spike capì che era un impianto cybernetico. "Stai bene, ragazzo? Vuoi un passaggio?"

Spike lo fissò per due secondi, desiderando di avere l’occhio destro per studiarlo più attentamente. Comunque stava fissando principalmente il veicolo che l’uomo stava guidando. "E’ la tua macchina?" gli chiese, la propria voce che risuonava stranamente distaccata alle sue orecchie.

"Questa? Nah," disse l’uomo, grattandosi sotto una piccola lastra di metallo vicino all’occhio. "La sto affittando mentre sono in città. Sto aspettando le riparazioni della mia nave. Sei bagnato fradicio. Sicuro di non volere un passaggio?"

Spike si sedette sul sedile da passeggero, anche se i passi non sembravano essere i suoi. "Mi puoi portare in un posto specifico?"

"Certo, dimmi solo la strada. Non conosco bene Tharsis."

Spike lo portò all’appartamento di Julia, e ascoltò l’uomo a metà, mentre correvano attraverso la città.

"…ho sentito di un incidente in città. Un mono-racer. Ti dirò, non ho mai avuto roba come quella, su Ganymede."

"Ganymede?" Spike rimase impietrito. Julia era nata su Ganymede.

"Sì, l’unico divertimento era un casinò di seconda categoria, ma anche quel posto è chiuso da tempo. L’hanno raso al suolo." Spike non attese nemmeno che l’auto si fermasse del tutto prima di saltare giù e correre alla porta dell’appartamento.

"Ragazzo! Sei—" Ma s’interruppe, e Spike si lanciò dentro l’edificio.

Corse sulle scale facendo due gradini alla volta, e sapeva quanto stesse rischiando. Vicious avrebbe potuto prenderla, usarla per intrappolarlo.

Entrò nell’appartamento, respirando affannosamente per la corsa. Ogni cosa era a suo posto. Quella stupida statuetta era ancora davanti alla finestra. C’era una teiera su un fornello. Andò in camera da letto solo per scoprire che era nel solito stato, con l’eccezione che l’armadio questa volta era aperto e metà dei vestiti che conteneva – per la maggior parte, quelli più caldi – erano scomparsi.

Si diresse in bagno e vide che quasi tutti i medicinali erano spariti a loro volta. E quando infine tornò indietro in cucina, vide che l’appendiabiti vicino alla porta era vuoto.

Spike uscì dall’edificio cinque minuti più tardi. La pioggia continuava a scorrergli addosso senza pietà. Spike si rese conto che stava ancora tenendo in mano il mazzo che le aveva comprato. Era l’unica cosa bella intorno a lui. Privo di consapevolezza, lasciò che una rosa cadesse sul gelido cemento sotto i suoi piedi, proprio al centro di una pozzanghera, e i suoi margini si incresparono.

L’uomo sedeva ancora nell’auto che aveva noleggiato e lo guardava lievemente preoccupato. "Ehi, ragazzo…se vuoi, posso portarti da qualche altra parte."

Spike annuì, anche se non aveva un posto dove andare. Avrebbe dato la vita in un solo giorno – tutto per una donna che era semplicemente scomparsa come il più timido dei fantasmi.

Lasciò cadere anche la sigaretta che l’uomo gli aveva regalato. Cadde per unirsi alla rosa, mentre lui lo raggiungeva.

Guidarono in silenzio. Spike notò dopo un minuto che si stavano dirigendo verso lo spazio-porto. All’improvviso, l’uomo prese la parola. "Ascolta, ragazzo…bè, cominciamo dall’inizio. Come ti chiami?"

Non sapeva quanto sarebbe stato in grado di parlare in quel momento, ma la sua voce venne fuori sorprendentemente chiara, se non priva di qualsiasi emozione. "Spike. Spike Spiegel."

"Bene, Spike Spiegel!" L’uomo stava facendo del suo meglio per apparire amichevole. "Sono Jet Black. E, bè… di solito non lo faccio. Senti, sono un cacciatore di taglie. Lo sono solo da qualche mese, ma stavo pensando di cercarmi un partner. Sembri un ragazzo a posto. Sei interessato?"

Spike rimase in silenzio per un attimo. "Un cacciatore di taglie?"

"Sì, sai…un cowboy. Prendi un pugn di criminali e ti pagano per sbatterli dentro. Ero nell’ISSP, ma l’ho lasciata da un anno, ora." Jet sorrise, ma non c’era ingenuità nella sua espressione. "Allora?"

Spike non lo guardò. Dopo un minuto o due, quando entrarono finalmente nel perimetro dello spazio-porto, sorrise. "Forse, in fondo, potrei essere un cacciatore di taglie," mormorò.

Jet sembrò soddisfatto. "Hai dello spirito, Spike. Penso solo che tu lo stia trattenendo. Il fatto è che, se vieni con me, ho solo una nave. Non ne ho una per te o cose del genere."

"Porterò una delle mie. In realtà," gli disse Spike con il fantasma di un sorriso, "è parcheggiata nel porto proprio in questo momento. Avevo dei progetti. Ma ora sono cambiati."

Jet era troppo contento davanti alla prospettiva di avere un partner per notare l’improvvisa depressione nella voce di Spike. "Bene. Allora, cosa ne dici? Partner?" Stese la sua mano meccanica.

Spike la scosse con la stessa mano con cui aveva toccato i fiori, e facendolo, rivide Vicious, Julia, Annie, Mao e i gemelli, e seppe che queste immagini avrebbero continuato a bruciare nella sua mente, facendogli male al petto.

Era odiato dall’uomo che una volta era il suo migliore amico. Era stato abbandonato dalla sola persona che avesse mai amato. La persona che amava ancora.

Non avrebbe dimenticato. Non avrebbe nemmeno voluto farlo. E un giorno avrebbe ottenuto tutte le risposte di cui aveva bisogno. Ma adesso… Spike incontrò gli occhi di Jet Black e gli rivolse un sorriso genuino.

"Partner."

See You Later, Cowboys.

 

Bè, eccoci arrivati alla fine della storia J

Voglio ringraziare soprattutto Earine per i suoi puntuali commenti che mi hanno fatto molto piacere, e anche quelli che hanno letto la fanfiction senza commentarla! Spero davvero che questa storia vi sia piaciuta. Credo che ora mi dedicherò alla traduzione di altre fanfictions (e magari ne scriverò una io stessa). Farò pervenire i commenti all’autrice.

Ciao a tutti!!

  
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